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Visualizzazione dei post da 2011

Come fosse...

Non si può piangere come fosse morta, poiché non lo è. Non si può sorridere come fosse viva, poiché non lo è. Tra il molto inferno e il nullo paradiso un limbo di terra, nebuloso e nebbioso, non si riesce a vedere che cosa è vita e cosa non lo è senza essere morte. Nel silenzio della sera i pensieri volano, vanno oltre le nuvole cercando una stella. Ma viene la notte, un'altra di tante orfana di stelle.

Levante - pausa - ponente

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Sono nato in una terra inzuppata nel mare, in un levante lontano, senza raggi di sole. Ho gattonato su strade da subito in salita, le ho poi percorse, molto camminando, sovente correndo, talvolta arrancando. Con più di metà del cammino superata, la strada era in piano o in dolce discesa; ma un brutto mattino me la son ritrovata nuovamente in salita, ripida e sconnessa. L’ho affrontata, e in quest’ultimo tratto ho incontrato vermi in sembianze umane, con il cuore chiuso in un conto alla banca o in uno stupido fasullo sentore di potenza: monnezza, che tutta l’aria intorno ammorba. Ma ho anche trovato tanti fiori di campo, umili, immersi in un perpetuo precariato, creato da altri vermi che vanno decretando, gentaglia che taglia, la benda sugli occhi, e decide chi vivere può e chi deve morire. Questi fiori hanno profumo di speranza, persone che del mestiere fanno missione e che sopra le cure distendono l’amore. Li ho benedetti ieri e li benedico ancora: è grazie a questi fiori che pietà no

Omega 3 e radicali liberi

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Di Giannelli sul Corriere della Sera di oggi: un ennesimo sciopero/ricatto della fame per ottenere almeno qualche sottosegretariato? bossI dice:"Si vota quando lo diciamo noi!", pannellA va dove lo porta il cu...ore giorno dopo giorno... Queste sono le colonne di questo bel paesE.

"Vorrei darmi fuoco..."

Angela, vieni, andiamo a passeggio, andiamo in palestra, andiamo a mangiare, andiamo a dormire. Angela, andiamo... Mani guantate, prive d'odore e di calore, anonime, brancicano il mio corpo, mani amorevoli, sì, ma non amorose. Occhi, che guardano questo mio corpo, nudo, senza vederlo. Puliscono, lavano, asciugano, rivestono. Io dico 'grazie', e sorrido, ma "ho perso la mia dignità". Ricordo altre mani, nude, mi percorrevano, al loro passare lasciando una scia di piacere. La schiena, oggi curva, ad ogni sfiorata s'inarcava, invitante. Ricordo altri occhi, mi vedevano senza bisogno di guardarmi, sapevano già tutto di me. Oggi le mie mani e i miei occhi carezzano e vedono solo ricordi. Ecco perché "vorrei darmi fuoco... ho perso la mia dignità". Il corsivo è tutto di Angela; da queste frasi ho tratto questi pensieri, che sarebbero i miei se m

Sei mesi e mezzo dopo...

Siamo in un tunnel, il varco all'entrata si è chiuso, quello d'uscita è lontano, un lontano quasi infinito. La guardo negli occhi, le parlo e mi ascolta ma non riesce a capirmi; mi guarda negli occhi, mi parla e la ascolto ma non riesco a capirla. La chiamo per nome, lo grido il suo nome, è come un urlo sott'acqua, si frantuma in mille bolle, piene di silenzio. Una parete di cristallo ci divide... siamo di fronte  l'uno all'altra, le braccia tese, a chiedere aiuto le sue, impotenti a darlo le mie. Universi paralleli, divisi da un velo, impenetrabile. Ogni tanto una luce illumina l'antro, un fuoco fatuo una stella cadente, un breve lampo... poi tutto si spegne. Al ritorno del buio fisso l'oscurità, in attesa che altra fiammella s'accenda. Rassegnarsi alla morte fa parte della vita; rassegnarsi alla vita, a questa vita, è un peso che schiaccia; la tegola iniziale è divenuta m

Annus horribilis

Il pelo canuto, il peso degli anni e la cosiddetta esperienza accumulata nel corso di decenni, mi hanno reso un po’ coriaceo di fronte alla definizione di ‘anno orribile’; nel passato, di questi anni ce ne sono stati e pensavo fossero unici e irripetibili, li ho lasciati alle spalle, non dimenticati, ma senza ricamarci troppo sopra, ritenendoli bagaglio da portare, dazio da pagare alla vita. Comincio a ricredermi. Siamo verso metà anno e credo che questo 2011, per me, non sia un anno buono. In ordine più o meno cronologico, voglio raccontarvi il perché di questa convinzione. Sorvolo sul fatto di Angela di cui ho già scritto con dovizia di particolari, e il cui capitolo rimane aperto. Nel periodo di assistenza in clinica mi ero ritrovato con alcune pustolette, tipo i morsi di zanzara, nel fianco e sulla schiena. Non ci avevo dato peso, ritenendoli appunto morsi di insetti, beccati forse nelle passeggiate in pineta al seguito di Angela. Polaramin a iosa, con risultati pressoché nulli. N

Otto anni fa, dodici giorni dopo

E’ la città immortalata da Omero, con le sue passioni, il suo coraggio e la sua ingenuità. Riportarne qui la sua storia sarebbe superfluo. Troia è anche una ridente cittadina del foggiano (‘ridente’, poiché si usa definire così ogni paesotto che non sia più borgo e non ancora città). Con un nome così, il ‘ridente’ stride un po’, ma contenti i paesani contenti tutti. Tra l’altro, nella sua storia c’è un fatto curioso che non sono riuscito a spiegarmi: nel suo stemma originario era raffigurata una scrofa allattante dei maialini e il nome della città era diverso; nel 1500 la scrofa era stata sostituita da un’anfora con dei serpenti in essa inzuppati, e il nome era stato cambiato in quello attuale, che dà l’idea del nobile animale senza mostrarne l’onusta figura. Per addolcire l'impatto che questo Nel seguito di questo "racconto" compare una figura che, per rispetto alla privacy, dovrò citare con un nome di fantasia; casualmente ho pensato a Tròia, che, visto appunto il

Tanto per parlare...

Lamberto Sposini, giornalista, è stato colpito da una emorragia cerebrale. Gli auguro di tutto cuore di superare l’ostacolo e riprendersi al meglio. Il fatto nostro similare è talmente recente che non posso fare a meno di drizzare le antenne e cogliere tutte le sfumature della vicenda. Mentre lui lotta per la vita, sono intanto scoppiate le polemiche in merito ai tempi del soccorso, non so da parte di chi e perché; al limite si poteva aspettare che la vicenda si chiudesse, prima di attizzare un fuoco che lascia il tempo che trova. Pare che il tempo dell’intervento, da parte di chi polemizza, sia stato di 40’; i soccorritori dicono, invece, 19’. Prendo lo spunto per tornare indietro di tre mesi e dire come sono andate le cose per Angela. Lo faccio senza venature polemiche; avevo detto, in “Senza bussare”, che appena possibile avrei raccontato quella giornata infame, e mi sembra giusto il momento di farlo. Sabato 29 gennaio, verso le 9,30 del mattino Angela aveva accusato un violento mal

L'alloro

(Secoli fa avevo preparato questo post; interrompo un attimo il racconto dei nostri guai per non mandarlo al macero intonso. Oggi, 25 Aprile, oltre che Pasquetta, è 'anche' l'anniversario della Liberazione. Chi in questa Liberazione è stato coinvolto, il più delle volte suo malgrado, oggi non festeggia: ricorda, e ancora piange chi per questa Liberazione se ne è andato). Oltre che per le foglie usate per dare un particolare sapore agli arrosti, l’alloro porta il pensiero alle tipiche corone, appunto di alloro, periodicamente riesumate come simbolo di ricordo e onore verso i Caduti nelle guerre, in atti terroristici o in vigliacche rappresaglie, tipiche queste ultime del periodo dell’ultimo conflitto ufficiale. La confezione di queste corone era affidata ai fiorai, ed erano, di solito, ordinate dalle pubbliche amministrazioni. Essendo con cadenza periodica per date fisse, gli importi erano inseriti nel bilancio di previsione delle spese; l’assegnazione del compito veniva dat

La quercia

Uno legge il titolo del post e chi pensa a Pascoli ne ha ben donde. Mi sento (ci sentiamo, la sorella di Angela ed io) come quella quercia, abbattuta da un boscaiolo assassino. Anche noi sentiamo i violenti colpi d'ascia che, botta dopo botta, ci stanno abbattendo. Lo spirito è forte, sembra una quercia secolare, ma se non è sostenuto da un corpo efficiente resta una cosa astratta, che può attraversare i muri o spaziare nell'universo, ma se lo carezzi o lo spintoni trovi solo il vuoto. Eravamo rimasti ai primi, piccoli, progressi. Da allora, fino alla dimissione dalla clinica, lo scorso nove di aprile, le cose sono precipitate. Gli effetti collaterali del suo enorme progresso fisico li abbiamo subiti noi. I suoi piccoli passi iniziali si erano trasformati in una iperattività che per un lungo, eterno, periodo ha messo a rischio collasso le due querce. Ancora oggi, ricordando, riteniamo umanamente impossibile non chiudere gli occhi per settimane intere, giorno dopo giorno, e sop

Grazie - Pensieri - Piccoli passi

GRAZIE Prima di passare al resto, vi rinnovo il mio "grazie"; non mi ripeterò più per non tediarvi. Questo è un ringraziamento in abbonamento. A vita. PENSIERI Dal terrazzo fuori dalla stanzetta della casa di cura vedo il mare, laggiù, subito oltre la ferrovia. Nei giorni scorsi era agitatissimo. Le onde, sospinte da un fortissimo vento, battevano con violenza contro gli scogli, sollevando alte colonne verso il cielo; sembravano fumo, invece erano lacrime di sale. Salivano verso l'alto, poi si abbattevano tornando parte nel mare che le aveva create e parte sulla spiaggia, a inumidire la sabbia di gocce amare. Le lacrime, di mare o di terra, sono salate, di un salato amaro; e sono pesanti. Tanto pesanti e amare e salate che non riescono a salire verso il cielo, sono respinte al mittente, non sono gradite. PICCOLI PASSI La fisioterapia la sta rendendo (quasi) autonoma: cammina su e giù nel corridoio, sotto stretta sorveglianza poiché ancora tentennante; si nutre da sola, og

La situazione, oggi

Ho passato il testimone alla sorella, smonto dalla notte, ma sento la necessità di aggiornarvi sul percorso di (speriamo) recupero. Intanto devo ringraziarvi tutti: solo oggi sono riuscito a leggere i vostri "in bocca al lupo" e i vostri incoraggiamenti. Ma non ho avuto bisogno di leggerli per sentirmeli fisicamente addosso: a ogni cenno di sconforto, di delusione, mi sono sentito sospinto, abbracciato, sostenuto da un mondo che sarà pure virtuale, ma non è impalpabile. Il sostegno da parte di tanti sconosciuti (sconosciuti veramente 'illustri', non illustri sconosciuti) mi spinge appunto a battere questo post, che vuole essere ringraziamento e comunicazione. Forse riuscirò a essere un po' caotico nella descrizione, ma sono certo della vostra comprensione. Abbiamo tutti nella testa la fuga di petrolio nei mari del nordamerica. La stessa cosa è successa ad Angela, mia moglie: un'esplosione, inattesa quanto violenta, ha fatto tracimare da una piccola vena una qu

Senza bussare

Il postino suona due volte. Gli accidenti non bussano, entrano in casa, colpiscono e se ne vanno, in cerca di altre vittime. Sabato 29 di gennaio, uno grosso mi è piombato in casa, ha colpito brutalmente mia moglie, e si è allontanato. Emorragia cerebrale, molto estesa, fuoriuscita da un piccolo aneurisma, ha bloccato lei e il tempo a quel sabato mattina. Trovo un attimo di pausa per dirvelo, non per cercare solidarietà che purtroppo non troverei il tempo di raccogliere, ma solo per rassicurarvi sul fatto che il gatto è impegnato su un altro fronte e che se oggi cadesse il mondo, questo fatto sarebbe un problema secondario. Dopo una settimana non so ancora come andrà a finire: se l'esito fosse positivo, un giorno vi racconterò anche questa esperienza. Un saluto e un abbraccio a tutti.

Ricordare

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Ho 'rubato' la vignetta di Giannelli sul Corriere della Sera di oggi, GIORNO DELLA MEMORIA: le parole, talvolta, si perdono nel vissuto quotidiano, una vignetta secca si imprime meglio nella mente, per ricordare, per non dimenticare.

Sintesi

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"L'ubriaco", di Leonardo Maltoni

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L'imbarìgh Da quand ch’ho vèst che i’an i ciàpa via, che mor i dè senza un po’ ’d rimissiòn, ho mes da un chént la mi reputaziòn e am so zarchè e mi post in ‘t l’ustarìa. D’in sdài in ‘t’la scaràna ad lègn e ‘d paja, la nòta la’s strabìga pièn pianìn, un zìgar, un sbadài, un pér ‘d quartìn, do ciàcri, e ac-sé… a m’ingòz fin a la scaja. E cun la testa pèrsa in ‘t un élt mond cun la chitàra a bagàt una canzòn par zarché and chilzè via che magòn, ch’l’ha ardòt la mi vita a un mér ad piomb. L’ingarbòj ad tot i dè, d’incùa e ad ììr par un pér d’ori ài las in ‘t’un cantòn e vers e zìl a soffi un’uraziòn ch’im lassa sté pr’un po’ i mi pansìr. Pu a m’imbarìgh pien pien, cun discreziòn, a stagh so e a m’invèj longh a la stréda, a trabàl cùme un scàf a l’ingulfèda fin che a mardùs in péta a e mi purtòn… … E a lè a m’afèrum, e quési cun rispét a guérd cun i guzlùn in ti oc cla stéla che a guardèva, agrapé a