domenica 22 ottobre 2017

VECCHIAIA
Uno dei problemi della vecchiaia, oggi, è arrivarci.
Diventare “vecchi”.
Quando pensi di avercela fatta, ti ritrovi carico di acciacchi, di accidenti sanitari, di cretinerie burocratiche...
E di un mondo che corre velocemente.
Troppo velocemente, a confronto della lentezza dello scorrere della vita.
Quella passata.
Ché anche il tempo solare, a mano a mano che gli anni avanzano, sembra prendere una corsa da 100 metri piani.
Un anno trascorre in pochi secondi.
Poi salta su un ministro che dice: “Gli anziani italiani muoiono troppo tardi”, resistono a oltranza, non vogliono saperne di lasciare questa vita, nonostante noi facciamo di tutto per rendergliela assolutamente invivibile.
Per colpa degli anziani i conti dell'INPS vanno a puttane.
E l'INPS (con la RAI e Alitalia e le Banche) è il fiore all'occhiello di questa Italia bella.
È un problema grosso, troppo grosso per essere affrontato con faciloneria.
Una prima idea sta bazzicando in menti eccelse, lautamente retribuite per risolverlo.
A causa di ostracismi inaspettati, e per loro incomprensibili, le loro proposte vengono di volta in volta accantonate.
Accantonate, non cancellate.
'È la politica che gioca', dicono, e non vuole risolvere la faccenda, forte del detto “finché c'è vita, voto é”.
Un primo, timido, tentativo era stato l'inserimento in un sempre prossimo legiferare sull'eutanasia, di un piccolo, insignificante, paragrafo che consenta di eutanasizzare ope legis gli anziani riottosi a farsi da parte con scelta volontaria.
Vista l'età media abbondante di chi dovrebbe votare il provvedimento, nel timore di coinvolgimenti diretti personali, stanno rinviando sine die tutta la legge relativa all'interruzione della vita.
La seconda ipotesi avanzata, basata su dati scientifici inoppugnabili, è in uno stadio di attenta valutazione, e già avviata in via sperimentale "per vedere l'effetto che fa".
Ha preso lo spunto da studi approfonditi di uno scienziato sulla cui serietà e concentrazione nel problema nessuno ha dubbi.
Austro-tedesco, il che dà un imprimatur di inimitabilità alla sua opera.
Il cui sunto, quasi cancellato dagli anni, è stato parafrasato dai nostri studiosi e che in poche parole racchiude un piano che passerà alla storia.
Chiarissimo, nella sua semplicità, dice che “Arbeit hält jung”, il lavoro mantiene giovani. 
E che, non dimentichiamolo, nobilita pure.
Non fosse che ricorda leggermente una scritta in entrata di un purtroppo ben noto b&b tedesco, delocalizzato in Polonia per un fatto di costi, potrebbe un domani diventare il logo dell'Istituto.
I giovani, secondo gli studiosi, non “pesano”, ergo più si è costretti a restare giovani più i conti si risanano, senza colpo ferire e senza ulteriori imposte o tasse, deleterie per l'economia generale.
Il progetto prevede di arrivare gradualmente al top, a un non plus ultra, che consenta il passaggio dalla gioventù alla miglior vita, evitando le forche caudine della vecchiaia.
Molto umilianti, in contrasto di un fine vita nobilitato fino all'ultimo respiro.
È lapalissiano che quella del ministro era una battuta, stralciata da un contesto di chiaccherata amichevole, da amici al bar.
Una di quelle battute che se ne fanno tante.
Uno, ad esempio, dice Roma ladrona (che va inteso non per la Città in sé, ma per tutti gli apparati in essa dimoranti) ed è chiaramente una battuta.
C'è chi, a ogni spicchio di pioggia, dice (magari alzando gli occhi al cielo, come alla ricerca di un governo massimo) Governo ladro (pluralizzabile, visto che di Governi onesti, a mia memoria, non ce ne sono mai stati), non in riferimento al Governo in sé, ma a tutte le strutture che nel tempo questo ha rappresentato.
Più battuta di così si muore.
Con il grazie del ministro, dell'INPS, delle pompe funebri...
E degli eredi.

Le cui lacrime, più che ai giovani-vecchi finalmente defunti, saranno dedicate più alle tasse di successione, salate e amare come le stesse. 

giovedì 19 ottobre 2017

lunedì 9 ottobre 2017

Racconto (di cronaca nera)

Pietro, oggi più di ieri e meno di domani, era incazzato nero.
Incazzato come un gatto.
Incazzato nero, proprio come un gattonero.
Nel racconto la causa del suo incazzamento.
Nel suo palazzo, diversi anni fa, il proprietario di un appartamento, Emilio è il suo nome, lo aveva venduto, senza riuscire ad appioppare all'acquirente un piccolo box, semi abbandonato, privo di luce e acqua.
Un ripostiglio, un pochetto più grande.

Fax simile del box 
Poiché abitava a un centinaio di chilometri da questo palazzo, aveva affidato le sue speranze di vendita come unità singola a un cartello "vendesi" attaccato alla serranda, con il recapito telefonico per informazioni sul prezzo.
Senza tenere conto che nel vano garage transitavano non più di due o tre persone, alcune saltuariamente.
Nessuna di queste (Pietro compreso) era interessata all'acquisto di quel bugigattolo, essendo già tutte proprietarie sul posto di un box o di un magazzino.
Non direttamente, aveva saputo che la richiesta  era di 10.000 euro, ufficiosamente leggermente trattabili.
Fuori valutazione (perlomeno da parte sua).
Aveva lasciato passare una quattrina d'anni, trovandosi ogni giorno davanti quel cartello, che nel tempo gli era diventato particolarmente antipatico.
Trovava stupida l'idea di vederlo attaccato nel seminterrato, anziché in vista sulla strada.
Un condòmino buontempone aveva offerto a Emilio 8.000 euro, rifiutati, a conferma di quel "leggermente" trattabili.
Essendo questo buco adiacente al suo box (niente auto, solo legna, attrezzature per fare il vino e deposito di tante bagatelle che non trovavano posto in casa), in uno dei rari colpi di genio che gli cadevano periodicamente tra capo e collo, aveva telefonato al venditore dando una specie di aut-aut (come un passatempo per un perditempo), che pensava sarebbe caduto nel vuoto, o forse addirittura ritenuto offensivo della serietà della richiesta.
A lui interessava relativamente, ma quel cartello lo infastidiva.
In fondo si trattava di un locale di una sedicina di metri quadrati, niente di che...
Aveva offerto 5.000 euro, prendere o lasciare.
Per telefono niente pernacchia, però era intervenuta la moglie (Teresa) di Emilio:
"È troppo poco, ci venga incontro e facciamo l'affare...".
Le donne, le mogli in particolare, hanno occhi di lince e senso della realtà che contrasta con il granitico pensiero degli uomini: qui aveva capito che, dopo tanti anni, non si trattava più di "vendere" ma di liberarsi di quello che era ormai un peso inutile.
Pietro era sempre stato sensibile alle richieste delle donne; purtroppo non sapeva dire di no alle loro istanze, soprattutto se accorate.
E questa lo era.
Si capiva chiaramente che quella famiglia si trovava in difficoltà economiche, e svendeva i suoi gioielli pur di sopravvivere.
"OK, 5.500, di più non posso e non voglio spendere...".
Con la certezza che questo rilancio sarebbe risultato ancora più offensivo della prima offerta.
Risultato: tre giorni dopo erano arrivati a casa sua, in comunione fisica e legale, con tutte le carte e il testo per il compromesso di vendita.
Firme, assegno...
Provvisoriamente nessun atto notarile che avrebbe appesantito il costo dell'acquisto.
Preso possesso dell'immobile, Pietro aveva provveduto a ripulirlo di terricci e umidità, sintomi qualificativi di un abbandono ultra decennale.
Un cavo fatto passare dal box primigenio, tramite un semplice buco nel muro divisorio, e luce fu anche nel nuovo acquisto.
Rilevati i dati degli ex proprietari, aveva provveduto da subito ai versamenti della tassa sugli immobili, allora denominata ICI, ancora a loro nome. La seccatura era nel dover compilare il doppio modulo, essendo questi, come detto, in comunione legale.
Correva l'anno 2010.
Tre anni dopo, altro "colpo di genio": regolarizzare la vendita con rogito notarile, rinviato al momento della stesura del compromesso.
Questa bella pensata era dovuta a una pulce nell'orecchio, infilatasi nottetempo in uno dei momenti di dormiveglia, quella volta dovuto forse ai peperoni crudi in insalata, mangiati ingordamente alla cena precedente.
Gli piacciono molto, quelli con la polpa spessa un dito, noti come ''di Carmagnola'', e non riteneva fosse questo un peccato di gola grave.
La pulce: atto notarile per evitare che la coppia venditrice decidesse, in qualunque modo e a qualsiasi titolo, di passare a miglior vita, andandosi a godere i suoi risparmi in un paradiso non ben identificato, e trovarsi magari con i figli eredi a contestare la vendita, riappropriandosi del box, e offrendoglielo magari in nuova vendita a un prezzo pure maggiorato, contando sulla stessa disponibilità dimostrata verso i loro (ormai ex, senza possibilità di ripensamenti) genitori.

Fine della prima parte

Nella seconda parte racconterà di catasto-geometra-notaio
e sarà quella che giustificherà l'incazzatura segnalata all'inizio.