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Visualizzazione dei post da gennaio, 2012

Un paradosso

Letti i commenti al post "Aspettando" e a tutti quelli precedenti, ero partito in quarta a controcommentare. Mi sono accorto però che avrei esaurito un dizionario, un sussidiario, un'enciclopedia, senza peraltro riuscire a dare risposte che mi dessero la certezza di avere dato il giusto dovuto a tutti e a ciascuno di voi. Ho pensato bene di affidarmi direttamente al blog (un po' come i messaggi a reti unificate dei vari presidenti, che una sera ogni tanto allietano le nostre serate televisive, come se gli spot quotidiani non bastassero). Mano a mano che leggevo i vostri commenti, le vostre parole, i vostri incoraggiamenti, i vostri (immeritati) apprezzamenti, i vostri abbracci, i vostri baci, mi sono reso conto che qualcosa non quadrava. Acclarato, accertato, appurato, indiscutibilmente certo, che sono sfigato, soprattutto nel corso dell'ultimo anno testé trascorso, una domanda mi è frullata e rifrullata nel cervello. Può uno dichiaratamente sfigato, o jel

Aspettando

Oggi, otto anni  fa Era entrata in casa come una furia, in una mano teneva una falce... se nell'altra avesse avuto un martello l'avrei accolta come un'amica, come una compagna, come una sorella. Invece sul braccio aveva un lenzuolo, piegato per bene, come un tovagliolo, ma era un sudario, e cercava un viso su cui stenderlo per un riposo eterno. Forse spiazzata dalla nostra presenza, aveva guardato, e si era accomodata. Aspettando. Nulla è più paziente della morte, aspetta, sa che il tempo non ha età. Si era messa in disparte, quasi assente, ma aveva seguito tutto, attentamente. Aveva fatto il possibile per impedire interventi che la potessero fermare. Zitta, come non fosse presente. Aspettando. Si era fermata nella stanza, l'aveva seguita nell'ambulanza, era presente in sala operatoria, non l'aveva lasciata nel letto di degenza. Ogni tanto accarezzava quella lama, arrugginita dal troppo lavorare, la carezzava come fosse una bambi

Intervallo

Guardo Angela, i miei occhi fissi nei suoi. "Perché mi guardi?". "Perché sei bella". "Vaffanculo". Il bacio non ha più l'esclusiva come elidente nella parola t'amo.

C'è di peggio

Avevo abbandonato l'idea di parlarne, poiché il troppo alla fine stroppia. E questo 2011 mi ha stroppiato, fino ad averne nausea perfino a parlarne ancora. Un articolo su LIBERALVOX di ieri, 19 gennaio, titolato "Batteria scarica. La macchina non parte", descrive molto bene il disappunto, talvolta l'angoscia, di una panne improvvisa che ti mette in ginocchio, soprattutto se capita in un momento in cui l'uso della vettura è urgente ed indispensabile. E dà consigli sui possibili interventi per rimetterla in moto. Ho commentato: "C'è di peggio", rimandando a questo post in cosa consista questo 'peggio'. Torno all'ultimo Natale. Proprio al giorno di Natale. Nei giorni precedenti questa festività, avevamo pensato (Elena, Roberta ed io) di prelevare Angela dalla struttura di ricovero e portarcela a casa, per un pranzo tutti insieme e per un pomeriggio in compagnia fuori dall'ambiente assistenziale. Avevamo concordato tutto, con tut

el Paris

Non so a cosa fosse dovuto il soprannome, el Paris : forse a una visita giovanile alla capitale francese, da lui talmente ricordata e raccontata e ripetuta, al punto da trovarsene rivestito. Era, a modo suo, quello che si dice 'un personaggio'. La fidanzata aveva voluto che lo conoscessi, prima di convolare. Era arrivato guidando un'Alfetta. Non ne ricordo il colore della carrozzeria, ma ero stato colpito dal lunotto posteriore, il cui cristallo era stato ragnatelato da un forellino che avrebbe potuto essere provocato da un attacco di pietrisco andato a buon fine. Ma anche altre parti posteriori della vettura, intorno alla targa, erano bucherellate da vari forellini, delle stesso diametro, che, essendo le macchine ancora in metallo (non in plastica ornitologica come adesso), escludevano l'offesa da pietrume o grandine, che ne avrebbe tamburellato la carrozzeria, senza peraltro forarla. Le pallottole sì. A domanda specifica, mi aveva spiegato che a causa del suo

Non è colpa mia

Lo so, dicono tutti così, a cominciare dai sessanta milioni di italiani, che non hanno colpe se Italia ed Europa stanno affondando, ma intanto devono pagare. La mia NON colpa è stata che subito dopo l'ultimo post l'adsl ha fatto i bagagli e mi ha abbandonato. Telefonate fino alla fusione dell'apparecchio, incazzature, blandizie, insulti, leccamenti: come gettati nella Fossa delle Marianne, non so che fine abbiano fatto. Cambio gestore, che se ne frega della mia angoscia e con tutta calma mi rimette in pista. Una finestrella si era aperta giorni fa, il tempo di mandare un augurio di buon anno a una stella, poi sono ripiombato nel buio. Oggi, dopo una sessantina di giorni di silenzio-stampa, sembra che le cose siano andate a posto. Per ora grazie a tutti per i commenti al post: non si sono ammuffiti, sono sempre freschi di giornata, e la partecipazione trasuda un affetto che, pur nella sua virtualità, aiuta e supporta. Mi siete mancati, e non so quantificare il quanto