domenica 30 maggio 2010

Il cretino parte seconda

Ho già detto nel post precedente di essere della bilancia; ho specificato che a questo mio segno zodiacale si affianca, non sempre gradita, la qualifica di cretino. Cui si è aggiunta quella di rinco.

Passo dalla terza persona usata in precedenza alla prima, io, conscio che l'ego talvolta è sinonimo di megalomania o quantomeno di presenzialismo, non sempre opportuno. D'altra parte esprimersi in prima singolare agevola la stesura dei pensieri e delle esperienze, e la loro comprensione.

Passo quindi alla seconda cretinata.

Il boss di un blog, che mi è caro perché è stato il primo in cui sono riuscito ad accedere (non per blocchi a questi accessi, ma per mia assoluta non conoscenza dell'esistenza di questi canali di dialogo semplificati), aveva postato un testo che tendeva, ufficialmente, a rivalutare la figura del segretario del maggiore partito di opposizione. Figura, evidentemente, fino ad allora un po' obsoleta.

La rivalutazione partiva da una frase ad effetto che il nostro segretario aveva tuonato in un convegno; in cui dichiarava a gran voce che gli insegnanti (nelle loro proteste verso il dicastero specifico dell'istruzione) avevano ragione e che la ministra preposta rompeva i coglioni.

La frase rivalutativa, nel testo del post, era riportata in grassetto. Che, da quel poco che ne capisco e avendo imparato a leggere questo blog, era chiaramente sarcastica.

L'ironia corre sempre nelle righe; il saperla cogliere è un fatto soggettivo, chi ha la fortuna di riuscire a vivere con ironia perfino una vita infame, riesce a coglierla anche in una virgola al centro di una pagina bianca.

Il grassetto in quel testo poteva solo indicare sarcasmo. Giustificato dal fatto che l'identica frase e altre molto più colorite, riferita sia agli insegnanti che alla ministra in questione, corrono su questo e altri infiniti blog esattamente dal giorno successivo alla sua nomina al dicastero dell'istruzione. Avevo avuto modo di considerare che se essa, casualmente, avesse letto qualcuno di questi blog, si sarebbe dimessa, offesa dalle offese. Evidentemente non lo ha mai fatto. Peccato.

Torniamo al post incriminato. Leggerlo e postare un commento è stato tutt'uno.

E il commento, pur approvando i riferimenti della frase in sé, suggeriva prudenza nella rivalutazione del segretario che l'aveva pronunciata; una prudenza dettata da infiniti precedenti di politici che, ormai consuetudine, dicono e smentiscono di aver detto, dicono e sono stati fraintesi, dicono e sono stati estrapolati ecc. Sistema comune a tutti i politici, anche se per alcuni è ormai diventato prassi.

Era un commento ironico, forse proprio quello che si aspettava il boss del blog.

A seguire questo post un altro ripeteva lo stesso concetto, con parole più appropriate delle mie.

Andando avanti nella lettura dei post, mi sono imbattuto in un commento di una sola parola, tutta in maiuscolo seguita da una serie di punti interrogativi per meglio enfatizzarla.

Era un insulto.

In un primo momento avevo pensato fosse diretto al segretario oggetto dei post. Tant'è che mi son detto: esagerato! Già essere segretario del partito di opposizione è una sofferenza, pur mitigata dalle laute prebende identiche a quelle dei membri della maggioranza; se a queste, sofferenze, si aggiungono gli insulti di quelli che dovrebbero essere i sostenitori, allora non c'è più religione.

Però, continuando la lettura dei post, mi sono imbattuto in una richiesta di intervento rivolta al direttore del blog, a cui veniva segnalata la scorrettezza dell'insulto.

Risposta: la maleducazione non ha confini, ignora.

A ritroso, torno al post dell'insulto, e vedo che aveva un destinatario preciso: ossia quello che aveva calcato le mie orme nel consigliare l'attesa di conferma della frase del segretario.

Torniamo al buon senso della bilancia. Sempre due le alternative: a) ha insultato lui, che me ne frega; b) non ha insultato lui, ha insultato il commento gemello del tuo, quindi anche te.

Il cretino, ovviamente, ha scelto la seconda versione. Ancora carta e penna virtuali, e vai.

Ho rivolto al destinatario parole di conforto, invitandolo a seguire il consiglio del boss del blog. Per suffragare meglio queste parole, gli ho detto che trovando una merda per strada meglio evitarla per non sporcarsi le scarpe, pur se il pestaggio di questa materia dicono porti fortuna.

A stretto giro di post arriva la risposta: al destinatario principale dell'insulto diceva di smettere il piagnucolìo; a me (oltre a rilevare che con i pochi soldi che ricevo di stipendio tra poco non potrò comprarmi neanche un paio di scarpe) diceva che, se mai ci fossimo trovati, e avessi confermato il paragone espresso, avrei avuto bisogno di fare un mutuo per pagare il dentista.

Risposta mia: non compro scarpe da anni, essendo passata purtroppo l'età della crescita, quelle che ho vanno benissimo, per cui il poco stipendio riesco a devolverlo in spese voluttuarie. Quanto al dentista mi sarebbe bastato un buon odontotecnico. Ho dimenticato di dirgli, in merito alle scarpe, che per almeno cinque mesi all'anno sono con gli zoccoli da mare, altro buon motivo per non doverne comprare a ogni pie' sospinto.

Finalmente arriva il chiarimento dell'insulto, a questo punto diretto a due destinatari. L'offesa era la ritorsione per avere messo in dubbio le parole del segretario e non avere osannato al suo coraggio. Insomma un vero e proprio culto della personalità.

Inoltre ci tacciava di nulla perspicacia per non avere intuito subito il motivo dell'insulto, che era una sintesi di ciò che intendeva dire.

Ho chiuso, non senza specificare che un insulto nudo e crudo, senza una parola che lo giustifichi, per me è solo un insulto e basta.

Per dire: se all'insulto avesse premesso, per esempio, sono un parente, un nipote, un fan del segretario, e chi dubita di lui peste lo colga, il tutto sarebbe passato inosservato.

Detto così ha risvegliato il cretino, che, sempre da bravo cretino, ha reagito.

In coda: per un attimo, ma solo per un attimo, il buon senso/bilancia voleva battere due parole per chiedere scusa al direttore del blog, che dopo l'invito a lasciar perdere non era più intervenuto nella mini-rissa. Per quel pochissimo che lo conosco, non poteva intervenire perchè impegnato a rotolarsi a terra per il divertimento per lo scambio di affettuosità tra suoi lettori.

Proprio come una carogna; e poiché per lui questo non è un insulto ma un gradito complimento, so che i miei denti per stavolta si salvano.

















mercoledì 26 maggio 2010

Convivenza

Essere della bilancia e convivere con un cretino.

La bilancia tende a valutare ogni cosa in termini di: giusto o non giusto. Se ritiene, non sempre a ragione, che una cosa sia meno che giusta, se ne ha la possibilità cerca non tanto di sanare l'ingiustizia (ché non ne ha possibilità e neanche la capacità), quanto di spiegare (tentare di spiegare) il suo punto di vista relativo al fatto che provoca il suo intervento. Solitamente tende alla moderazione, sia negli interventi verbali che in altre forme di intervento, che la tecnologia moderna consente. Quando possibile cerca, con un pizzico di ironia, di smussare gli spigoli che la dialettica sovente presenta.
Il cretino prende per buona ogni valutazione di questa bilancia, e si butta, come solo un cretino sa fare, a capofitto in qualunque questione la stessa bilancia gli mette davanti al naso.
Talvolta, ma poche volte, il buon senso della bilancia prevale sull'irruenza del cretino; il più delle volte, invece, prima che il buon senso riesca ad intervenire, il cretino è già dentro la notizia.
E così entrambe le componenti di un unico carattere finiscono invischiate in situazioni che, soventissimo, sono assolutamente fuori dagli interessi diretti della testa che ospita i due elementi.

Ultimamente questo fatto si è verificato, in modo più eclatante del solito, in due occasioni.
Qui racconto la prima.

Su un blog il bilancino legge un testo che accusa i docenti di vigliaccheria, perché evitano di contrastare il bullismo nelle scuole, appunto per vigliaccheria.
La componente bilancia butta lì, casualmente, due considerazioni: a) non è un'accusa giusta, soprattutto se generalizzata; b) ma che me ne frega, visto che, tra l'altro, con la scuola non ho niente a che fare?
Il buon senso avrebbe dato retta alla scelta b) e sarebbe passato ad altro. Il cretino, invece, si è buttato a pesce in difesa degli insegnanti.
Nel testo di critica, chiaramente offensiva verso i docenti in genere, era espresso il concetto che tra i doveri degli educatori c'era anche quello di contrastare il bullismo, usando le possibilità "burocratiche" offerte dai regolamenti: richiamo verbale e scritto, ricorso al consiglio dei professori, sanzioni (sospensioni ecc.). Tutte cose che, leggendo l'articolo, i docenti evitano di fare per vigliaccheria; ma tant'è, oggi senza gli insulti pare che i concetti non riescano a far presa.
Il cretino, detto e fatto, prende carta e penna virtuali e va a postare il suo commento.
Memore di una precisazione letta in altro blog, fa suo il concetto di differenza tra educare e insegnare: l'insegnante "insegna" appunto, la famiglia deve (dovrebbe) "educare".
Se la famiglia non "educa", e non lo fa già in età pre-scolare, ovvero se la situazione famigliare è compromessa da problemi di vario genere, che il docente non è tenuto a conoscere, questi si troverà a dover "insegnare" a un bulletto con la testa già predisposta al rifiuto della convivenza dai primi approcci con la scuola (che, anzi, gli darà nuovi spazi per esprimere in modo violento i suoi disagi esistenziali) un civismo già ampiamente abbandonato dal vivere comune. 
Ovviamente il testo saltava a piedi uniti i motivi iniziali di questo bullismo. In pratica, il succo del discorso era: alle elementari, alle medie, alle superiori il bullo deve essere "educato" oltre che "insegnato" (mi sia perdonato il verbo, così esposto è brutto ma rende l'idea); chi non lo fa è un vigliacco.
Il cretino, facendosi forte dei ragionamenti della bilancia, ha osato far presente che:
1) il bullismo difficilmente si scatena all'interno della scuola; se il dubbio delle attività del bullo di turno all'esterno degli edifici scolastici perviene ai docenti, di solito per vie traverse, questi non hanno possibilità d'intervento. È possibile immaginare il prof che fa un richiamo tipo: un giorno di sospensione perché fuori da qui ti comporti da delinquente? Denuncia immediata.
Se, all'esterno della scuola, un prof assistendo a episodi dubbi interviene, non lo fa più come docente, ma come senso civico che qualunque cittadino dovrebbe avere. 
Il "dovrebbe" non è casuale: ogni giorno sappiamo di gente, anche forze dell'ordine (quindi appositamente in essere per reprimere comportamenti scorretti), che evita accuratamente di intervenire anche in plateali episodi di bullismo violento. Per il proprio quieto vivere, evitando le grane.
2) Il cretino aveva aggiunto che un modo valido per combattere il bullismo da parte dei prof sarebbe stato fornirli di una Colt, farli diventare sceriffi a tutti gli effetti, compresa la possibilità di fare a cazzotti come nei film western. Pare che non sia possibile, non è previsto da nessuna legge.
Quanto sopra, in sintesi nel post proposto.
Primo commento al commento: era chiaro che la bilancia-cretino, tra I CARE e "farsi i c... propri", aveva scelto la seconda. Commento del cretino: oggi, nel campo specifico della scuola l'I CARE equivale a I COJONES, poiché se il "mi riguarda" fosse il mio credo, mentre tutti, TUTTI, gli altri si fanno i c... propri, sarei, appunto, solo un grande cojones.

Ma è la serie di commenti successivi che hanno basito sia la bilancia che il cretino.
Uno riportava, paro paro senza aggiunte, l'episodio della maestra colpita alla milza da un ragazzino scatenato in una minirissa con un compagno; i media lo hanno presentato come episodio di mini-bullismo. Personalmente la bilancia ritiene si sia trattato di un incidente di percorso: due ragazzini litigano furiosamente, come a tutti è capitato nella prima e nella seconda gioventù, e nello scalciare disordinato ci è andata di mezzo quella maestra, con le note spiacevoli conseguenze.
Poi una serie di post che davano ragione alla tesi esposta nell'articolo. Leggendoli, bilancia a un certo punto aveva notato un commento che le dava torto marcio, postato dalla stessa persona che aveva riportato il fatto citato qui sopra. Stupore: prima aveva postato un fatto che sembrava dissuadere dall'imitare quella maestra, in quest'altro confermava l'appoggio al "vigliacchi" ripetuto a ogni riga.
Non era finita: l'estensore dell'articolo (lo stesso che aveva stigmatizzato come scelta di "farsi i c... propri" l'intervento del cretino) posta la notizia della maestra che, richiamata verbalmente una studente che aveva offeso una compagna, all'uscita dalla scuola viene aggredita e menata dalla madre e dalla sorella della studente; carabinieri, caserma, arresto delle due, arrivo a supporto di un fratello e di altro parente, conclusione le femmine a Rebibbia e i maschi al Regina Coeli. Così, senza ulteriori commenti...

Cosa avrà voluto dire?

Alla fine dell'avventura alla bilancia, degnamente supportata dal cretino, non resta che aggiungere una terza personalità: bilancia cretino rincoglionito.

domenica 23 maggio 2010

Coppa Campioni

Ieri, 22 maggio, l'Inter ha vinto a Madrid la Coppa Campioni. Ho visto la partita alla tele, mi pare che la vittoria sia meritata e che i complimenti ci stiano tutti. Per le due Coppe e per lo scudetto. E anch'io, granata, non li ho lesinati, proprio perché meritati.

Il felice esito dell'avventura interista, chissà perché, mi ha riportato alla mente un episodio di molti anni fa; indicativamente quando c'era ancora la lira. Me lo racconto da solo, non per timore di scordarlo, ma per avere ogni tanto il piacere di leggerlo come fosse stato scritto da un'altra persona. Un po' come, avendo assistito a qualche evento, quindi avendolo vissuto in prima persona, se trovi articoli fotografie riprese televisive, li leggi e le guardi come fossero commenti o immagini inedite, perché viste da altri occhi o, come si dice, da altre angolazioni.

Bene, apriamo il sipario.

Se (non sia mai!) questa o queste vittorie le avesse ottenute un'altra squadra, magari con gioco stratosferico, con una caterva di reti, insomma teoricamente meritate, il massimo segno di giubilo sarebbe un'alzata di sopraciglio e una sempre attuale domanda: quanto avete pagato? Oppure: cosa avete brigato sottobanco?

Premetto che, pur essendo granata da un mese dopo la tragedia di Superga, sono sempre stato in buoni rapporti con la controparte, nel rispetto reciproco; sfottò a fiumi, ma sempre nei limiti di quel minimo di educazione indispensabile nei rapporti tra persone eguali, pur nella diversità del credo (sportivo in genere, calcistico nel particolare).

Per dire: a causa del mio lavoro di allora, ogni domenica disponevo di un paio di biglietti per la partita della giornata, alternativamente dell'una e dell'altra maglia. Non potendo, sempre a causa del lavoro, andare di persona allo stadio (e a quei tempi era ancora un pomeriggio di festa, per le famiglie al completo) questi biglietti finivano ad amici, senza differenze di bandiera. C'era il barbiere, sfegatato bianconero, con il quale neanche nei derby più infuocati era possibile litigare, tanto era l'educato di base che impediva di trascendere; a lui e suoi amici in genere andavano i tagliandi di competenza.

A questo punto mi sono fatto, da solo, l'osservazione che forse il freno era proprio il fatto di ricevere questi biglietti, gratuiti. Mi rispondo: avrebbe avuto senso se questa moderazione fosse stata rivolta soltanto al benefattore; invece quella pacatezza era abbastanza generalizzata. Se mi fossi accorto, o fossi venuto a sapere di trascendenza da quanto descritto, i biglietti sarebbero finiti, strappati, nel cestino.

Altro esempio: il mio padrone di casa dell'epoca, veramente sfegatato bianconero, con buone disponibilità finanziarie, aveva deciso di fondare uno Juventus Club nel paese. Eravamo in ottimi rapporti, sia personali che di condominio, ma non ho mai capito cosa avesse trovato in me, notoriamente granata, da "costringermi" ad aiutarlo nell'impresa, fino ad obbligarmi a partecipare alla cerimonia di inaugurazione del club. Lui aveva la tesser a n. 1, non si è allargato al punto di offrirne una anche a me. Sono granata, ho aiutato un signore (lo era) a fondare un club avverso: non me ne sono mai pentito, perché era un brav'uomo e, nei suoi limiti, in gamba (aveva la quinta elementare, e con questo titolo aveva creato un'impresa che in zona andava per la maggiore).

I biglietti per gli amici granata non hanno storia, naturalmente. Ma anche tutti loro erano sulla mia lunghezza d'onda.

Fatta questa premessa, vado avanti con il fatto che la vittoria dei nerazzurri di ieri sera mi ha fatto venire ancora in mente. Voglio precisare che questa vittoria, con quanto racconterò c'entra come i classici cavoli a merenda. E' un po' come se guardare il mare ti portasse a pensare a cime innevate.

Dicevo, quasi in apertura, che il fatto risale ai tempi della lira. Ci sono stati momenti (ma proprio momenti) che la storia travagliata del Torino si prendeva una tregua. Non come quelle (poche) volte che la classifica è stata vista da posizioni verso l'alto, ma, diciamo, verso il cosiddetto centroclassifica, senza mire ambiziose ma, soprattutto, senza patemi da possibile retrocessione.

Bene, era uno di quei campionati di tregua. Non abitavo più nella zona, mi ero trasferito piuttosto lontano, in zone dove l'essere granata più che una fede è una rarità. Ma i rapporti, di lavoro e di amicizie, abbastanza sovente mi riportavano al nord. Ed era sempre una festa: abbracci ai granata e altrettanto agli juventini, tutti amici con maglie diverse.

In una di queste rimpatriate, gli amici avevano organizzato una cena in un ristorante verso il centro della città. Domenica sera. Quel giorno c'era stato il derby, e il Torino con una delle rare impennate d'orgoglio, aveva steso i bianconeri 2-0.

Era stata una partita normale, quanto può dirsi normale qualunque derby. Senza gli eccessi o i vandalismi attuali, che condizionano situazioni in negativo dentro e fuori gli stadi.

Ristorante. Tavolata di una dozzina di persone, tutti amici. Suddivisione per colori: due juventini (di cui uno figlio di padre granata, quindi innocuo, anche per la presenza del padre; se avesse banfato, questi gli avrebbe tagliato i viveri), uno della Spal, già allora messa peggio del Torino, quindi con voce molto flebile in capitolo. Gli altri del Toro, con le mogli costrette, pur fregandosene altamente dell'una e dell'altra casacca, a essere filo-granata.

Arriva il cameriere per le ordinazioni, e si inserisce nei commenti sulla partita con questa frase infame: "Oggi avete vinto, ma tanto l'unico obiettivo che il Torino ha raggiunto è stato Superga".
A parte il fatto che da cameriere si è subito trasformato in un grandissimo pezzo di merda, la frase ha avuto, su me in primis e sugli amici della tavolata, l'effetto peggiore che una randellata in testa con una mazza da baseball.
E' stata una coltellata al cuore, inferta a freddo, e gratuita.

Non abbiamo dato l'ordinazione, ci siamo alzati e siamo usciti da quel cesso.

Di solito alle provocazioni, anche di altro tipo, ho una risposta pronta, commisurata al peso della stessa provocazione. Stavolta, tanto era stato vigliacco l'attacco, mi sono trovato ammutolito, agghiacciato, marmorizzato.

Sono passati molti molti anni, ma ancora oggi, anche mentre batto queste noterelle, mi insulto e mi schiaffeggio da solo, per non avere trovato una immediata risposta a quel bastardo.

La risposta mi è venuta poco dopo, troppo tardi per sbatterla in fronte a quel miserabile:
"Il Torino ha centrato quell'obiettivo e ha perso la squadra, la Juventus ha centrato all'Heysel la Coppa dei Campioni senza perdere niente".

Da allora i miei rapporti con gli juventini hanno subito un ridimensionamento: da condivisione sportiva è diventata disprezzo; non perdo occasione per raccontare l'episodio a tutti i bianconeri che mi capitano a tiro.

La loro disapprovazione non riesce però a cancellare quella ferita.

mercoledì 19 maggio 2010

Notiziario rai

Santoro lascia Annozero e lascia la rai. O meglio resta in rai, ma da consulente esterno. 
Buonuscita: 10 milioni di euri. 
Tremonti aggiungerebbe: uguale circa venti miliardi delle vecchie lire. Beato lui!
Due o tre cosine di commento vengono subito alla mente.

La prima è che una piccola parte di quei soldoni è composta dal mio, dal nostro, abbonamento (tassa) alla rai. Prevedo che per il recupero di questo, diciamo, investimento dovrò aspettarmi un aumento del canone, come al solito senza vedere miglioramenti del servizio televisivo.

Ho detto investimento; archiviato da tempo l'editto bulgaro, dei colpiti dal diktat sono (erano) rimasti Santoro e Travaglio. Dopo le telefonate di Berlusconi, non si sa come mai infruttuose, si è passati al piatto di lenticchie (e che piatto! e che lenticchie!) che consentono l'eliminazione con un colpo solo dei due rompicoglioni ancora sulla breccia.

Tanto di cappello a chi ha realizzato il colpaccio; credo che la regia sia sempre la stessa.

Dal quale regista, a Veronica, oltre alla villa di Macherio, vanno tre milioni e novecentomila euri (compresa la tredicesima). 
A vita natural durante. 
A Santoro, i dieci milioni coprono oltre tre anni alla stessa cifra mensile. Sarebbe fame assicurata!

Ma c'è il salvagente della "consulenza esterna", di cui non sapremo mai né l'importo, né la durata, né la resa di questa consulenza. Da una parte c'è un papi generoso, dall'altra c'è una mamma (rai) che i suoi figli continua ad allattarli, anche dopo averli cacciati. 
Unica condizione: non devono più rompere.

Obiettivo raggiunto! Osanna!

Sono talmente schifato da questa faccenda, che non riesco neanche a chiedere a Santoro di vergognarsi (anche perché facendolo sarei tacciato di verde invidia, ed essendo la verità non glielo chiedo, così salvo almeno la faccia).

Quanto a mamma rai, mi auguro sia privatizzata quanto prima, con la speranza che finisca in mano a qualche abile manager che la faccia fallire al più presto. Non penso ci saranno problemi a trovarlo, siamo pieni di questa categoria: stanno facendo fallire l'Italia, vuoi che non riescano a far affondare un carrozzone, un'arca di Noè qual è la rai?

lunedì 17 maggio 2010

Oggi, un giorno qualunque

Prendere una giornata qualunque, vedere e ricordare quanto più possibile, poi raccontarsela, credo sia una specie di yoga mentale. Potrebbe magari aiutare, in vista dei giorni a venire.
Prendiamo oggi, per esempio.

Mi ritrovo con la caldaia guasta; ho cercato un tecnico che la venisse a vedere. Saputa la marca, in modo gentile mi ha indirizzato ad altro tecnico, specializzato specifico per quella marca, che sta, ovviamente, in un altro paese. Aspetto. Intanto quella si accende e spegne in continuazione, passando dall'acqua bollente a quella fredda; la sofferenza è la doccia, tipica scozzese. In cucina ho consigliato alle mie ragazze di lavare le stoviglie alternandole sotto l'acqua calda per il lavaggio, passandole velocemente sotto l'acqua fredda per il risciacquo. Non hanno neanche sorriso, a quella che mi era sembrata una buona soluzione.

Da una decina di giorni sono in guerra con l'adsl. Internet mi sta proprio facendo incazzare: comincio un commento a qualche blog amico, e dopo essermi massacrato i polpastrelli, al momento dell'invio l'adsl sparisce, cancellando tutto. Stamattina, finalmente, si è fatto vivo il tecnico Telecom (ho un altro gestore, ma le linee sono Telecom e, in caso di problemi, intervengono loro). Ha controllato la linea, secondo lui è a posto, dev'essere il modem. "Se lo faccia cambiare, se fosse con noi lo cambierei subito io". Si allontana, mi accingo a chiamare il mio gestore; provo ancora una volta e l'adsl è tornata. Il tecnico non ha fatto nulla, non ho chiamato il gestore, mi sembra di poter parlare di miracolo.

Controllo il conto in banca on-line: manca l'accredito della quota di pensione del mio fondo. Di solito pagano al 15 del mese, i ritardi in sé non mi preoccuperebbero se non vivessimo chiari di luna oscurati da nuvole che non promettono niente di buono. Speriamo in bene.

A proposito di nuvole, anche oggi, come ormai da mesi, c'è stata una spiovazzata, tanto per rompere le uova a chi ha steso il lavato del lunedì. Non dico più il classico "piove, governo ladro!", fingo di avere pagato l'abbonamento.

L'Inter ha vinto lo scudetto, ho visto alla tele i festeggiamenti a Milano, conditi di polemiche tanto per cambiare. Qui in zona, pur essendoci parecchi nerazzurri, non ho notato grandi feste. A meno che le abbiano previste per sabato, dopo Madrid, se tutto va bene. In tempi di crisi, per risparmiare (bevute e fiato) si accorpano anche le feste.

Oggi la moglie è azzoppata, non so cosa ha visto, mi pare sia un fatto di vene, leggermente varicose. Va dal dottore, e torna con la ricetta delle pastiglie per lo stomaco. Speriamo servano anche per le vene, altrimenti dovrò sopportare i suoi guaiti fino all'ora di andare a letto.

E' uscito un po' di sole, spero che sia sufficiente a far produrre qualche chilowatt al pannello fotovoltaico. Da quando è entrato in funzione, ho visto solo pioggia; qualche volta grandine, e avevo la tentazione di sdraiarmi sui pannelli per ripararli.

In giardino, la moglie ha trovato ai piedi di un albero dei funghi. Nessuno in casa se ne intende, per cui è andata da un vicino che pare li conosca. Non erano buoni, ma se il verdetto fosse stato positivo, avrei cercato comunque di evitarli, perché delle mogli e dei vicini è meglio avere un pizzico di sana diffidenza.

Per ora non mi viene in mente altro, per oggi. Eventualmente modificherò il post.