domenica 31 gennaio 2021

Pescando in un recente passato



Una foglia ingiallita che cade da un albero è fatalità. Per quanto ne sappiamo, quella foglia non ha una memoria che le consenta di decidere se restare sempreverde e appesa al suo ramo o di cadere al suolo, morta. Per noi, e per gli esseri viventi in genere, la memoria consentirebbe di influenzare quello che comunemente è noto come destino. Ma qualunque nostra scelta finisce per rientrare nell'alveo di qualcosa che già è scritto. Crediamo siano coincidenze casuali, ma sappiamo che i "se avessi" mai potranno cambiare la nostra esistenza... È sempre una considerazione postuma, la visione di un qualcosa che avrebbe potuto (forse) essere e mai più sarà. Siamo convinti che quanto avviene sia per scelte nostre, invece sono lettura di un copione già scritto... immutabile. Nel caso delle due ragazze, come in tutti gli altri della vita, attuale e passata, nostra e del mondo tutto, i "se" a posteriori si sprecano; vani, inutili, che mai potranno lasciare un'impronta su quanto già avvenuto. I "se" sono un eterno punto di domanda che mai avrà risposta.


Il fatto è che mia figlia, a 16 anni, non può girare da sola per Roma all’una di notte

Siamo nell'era del figliarcato: i genitori non sanno più imporre regole. 

Il commento di Giulio Gambino, direttore di TPI . dicembre 2019

Immagine di copertina
Mi rendo perfettamente conto che quello che sto per scrivere sarà impopolare. Ma voglio dirlo lo stesso. Il punto è che a 16 anni, da sola in giro per Roma, all’una di notte, mia figlia non ci dovrebbe girare. E meno che mai attraversare una strada sotto il diluvio, iper-trafficata, ormai più simile a un’autostrada per le velocità di percorrenza che a una via del centro città. Non è bigottismo o ritorno alle vecchie maniere, è buon senso.
Siamo nell’era del figliarcato e il dramma è che i genitori sono sempre più stanchi e arrendevoli di fronte a coloro ai quali, come i propri figli, viene concesso ogni genere di permesso. Non è modernità, è menefreghismo. Del resto se a mio figlio dico sempre sì, penserà di poter fare quel che vuole, cosa per altro irrealistica e mai vera nel mondo reale. Ma, soprattutto, penserà di poter essere così forte da avere i super-poteri e attraversare una strada in piena notte (non sulle strisce) sotto il diluvio, scavalcando un guard rail.
Non sto colpevolizzando Gaia e Camilla, e meno che mai assolvendo Genovese: per quello che mi riguarda sono tutti e tre innocenti, responsabili solo di essere nati in una società in cui regna una parziale degenerazione delle regole, e anche dei comportamenti genitori-figli così come delle lezioni che i primi devono impartire ai secondi.
Temo che questo laissez-fairismo sia il frutto di un fortissimo senso di colpa che caratterizza i genitori di oggi, privi di forza contrattuale nel rapporto padre-madre/figli poiché consapevoli del fatto che i valori a cui loro stessi hanno col tempo ceduto oggi non abbiano più senso per la propria prole: una crisi di identità e valoriale senza precedenti nella storia della società italiana, forse.
Mi hanno colpito le parole del padre di una delle due ragazze, anche lui vittima di un incidente in passato e per questo finito su una sedia a rotelle: “Adesso non ho ragioni per andare avanti”. O della sorella di Camilla: “Oggi ho scoperto il senso vero della mia vita, quel senso sei tu”.
Ciascun padre/madre si comporta come meglio crede, ma i primi a dover ripensare il loro modo di agire sono i genitori. Usare il pugno duro non significa tenere a casa in castigo i figli. Dire anche di No non equivale a essere troppo apprensivi. E non dare ai figli alcune regole, peraltro sane nella vita di ogni giovane, significa soprassedere al proprio ruolo di genitore.
È evidente che non siamo di fronte a un fenomeno universale, né possono esistere cifre e numeri a sostegno di quanto scriviamo. Questo non è un inno al non prendere più l’auto o al trincerarsi in casa: gli incidenti a volte non dipendono da noi, li subiamo e basta, ma quello che dobbiamo assolutamente recuperare è il ruolo centrale dei genitori e, da parte loro, una presa di posizione più consapevole a costo di essere impopolari o severi; a costo di risultare i genitori che non fanno fare questa o quella cosa ai proprio figli.
L’incidente avvenuto nella notte tra il 21 e il 22 dicembre a Roma, in cui Gaia e Camilla sono morte dopo essere state investite da un loro quasi coetaneo a bordo di un auto, non è il primo né l’ultimo di questa serie. Quella stessa notte, poche ore più tardi, un altro tragico incidente è avvenuto nel quartiere Ostiense, vicino alla Piramide, su viale Marco Polo, quando un ragazzo è morto dopo essere stato investito. Se ne è parlato molto meno anche perché in quel caso ad investire e uccidere accidentalmente il ragazzo è stato un anziano, che diversamente da Genovese non aveva bevuto e, soprattutto, non è il figlio di un noto regista.
Non solo: pochi giorni fa una persona a bordo di un motorino è stata investita su viale Gregorio VII (quartiere Boccea). I vigili stanno ancora cercando testimoni di quello che credono essere un pirata della strada, colpevole di aver investito la persona a bordo del motorino e di essere poi fuggito.
Voi stessi lettori ce lo avete segnalato lamentando da parte dei media due pesi e due misure nel trattare questi incidenti, specie poi quando i riflettori delle nostre telecamere si sono accesi, venerdì 27 dicembre, sui funerali di Gaia e Camilla, per un vizio mediatico a volte inspiegabile che rende una notizia più ‘importante‘ di altre. Ma non è così: ogni 14 ore in media viene investito un pedone a Roma. Solo nella capitale, nel corso del 2019, ci sono stati almeno 43 morti investiti. E queste notizie vengono spesso coperte dai giornali, anche se non tutte assumono la stessa mediaticità (e non sempre per volontà dei media).
È dunque possibile rallentare la spirale di incidenti mortali che da sempre avvengono ovunque nel mondo? Quasi impossibile. Ma quello a cui possiamo porre rimedio, partendo proprio dal tragico e brutale incidente avvenuto a ridosso della vigilia di questo Natale, è il comportamento di alcuni genitori che oggi sembrano aver perso il proprio ruolo.

lunedì 4 gennaio 2021

A una Blu che se ne va

Ripescata da un post di febbraio 2012, in una giornata piovosa, che sembra fatta apposta per andare indietro di qualche anno, quando nei ricordi tristissimi di allora si apre un piccolo varco di dolcezza. Varco che oggi si è richiuso, aggiungendo a quei ricordi amari, anche questo. Se n'è andata, e non mi vergogno nel dire che gli occhi sono gonfi... senza essere residuo di una recente cataratta.

 L'amicizia è quella cosa che riscalda il cuore,
dicono e sarà pure vero, però c'è sempre un ma...
Sono all'antica, ho un concetto un poco ristretto:
per me 'amicizia' è molto dare e poco ricevere.
L'amicizia è in tanti aspetti, è elastica,
ma ha molti paletti, e molti sono i freni.
Uno: con un'amica metti il cuore in pace
a tutti la darà, giammai ad un amico.
Però ci sono casi in cui è ingombrante,
e, molto raramente, perfino imbarazzante.
Esempio, un'amica che insiste: "Datti da fare,
tanto nessuno al mondo avrà da ridire",
e il concetto che ne ho va a farsi benedire.
Dice il vecchio saggio, quello senza amici:
"Chi trova un'amica, ha trovato un tesoro".
Ma se quell'amica l'hai tenuta in braccio
quand'era piccolina, e l'hai allattata,
non con latte tuo, e l'hai coccolata,
vezzeggiata, già quand'era implume,
l'hai veduta crescere, diventare adulta,
l'amicizia è a rischio, un rischio di sventura.
Un giorno te la trovi che gira per la casa,
nuda, col pelo al posto giusto e anche di più,
ti cerca, ti insegue, chiaramente ti vuole.
E tu non puoi, non vuoi e manco vorresti,
darle quello che, a gran voce, lei ti chiede.
Non vuoi credere, e neanche pensare,
che il farla sedere sulle tue ginocchia,
carezzarle lievemente le tette ormai mature,
titillarle dolcemente il timido ombelico,
far correre la mano lungo la sua schiena,
a vedere e sentire corde di violino
come pizzicate da un seghetto,
accettarne il mordicchìo dei tuoi lobi
e gl'improbabili tentativi di succhiotti...
Beh, tutto questo non la autorizza
a pensare che con lei io voglia copulare.
Non posso, proprio non posso.
Questo senza essere un falso moralista,
ché ormai la morale è soltanto una faccenda
che riempie un grasso bigotto portafoglio,
ma proprio non posso, proprio non voglio.
Insiste; le ho pure detto: "Ti caccio da casa",
ma lei continua, mi vuole concupire,
sperando nell'assurda, impossibile,
certezza di riuscire alla fine a fornicare.

 
BLU, l'amica mia
Non è calore d'amicizia quello che la porta, da un po' di tempo a questa parte, a rompermi l'anima, con miagolii struggenti e rotolìi e salti e ronfi e rotolamenti:
è soltanto calore, quel tipo di calore che non entra dentro il cuore ma, delicatamente, ti  rompe le pudenda. Le ho dato estropil gocce, a più riprese; è stato come dare un bicchier d'acqua ad uno che pasteggia con la grappa. E fuori, nel giardino, c'è la fila dei compari in vana attesa.

C'era, allora, ma rientrava; da ora riposerà in un angolo del giardino, sotto un fico d'india che le sarà ombra e protezione.