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Visualizzazione dei post da gennaio, 2019

Aspettando

Oggi, otto anni  fa Era entrata in casa come una furia, in una mano teneva una falce... se nell'altra avesse avuto un martello l'avrei accolta come un'amica, come una compagna, come una sorella. Invece sul braccio aveva un lenzuolo, piegato per bene, come un tovagliolo, ma era un sudario, e cercava un viso su cui stenderlo per un riposo eterno. Forse spiazzata dalla nostra presenza, aveva guardato, e si era accomodata. Aspettando. Nulla è più paziente della morte, aspetta, sa che il tempo non ha età. Si era messa in disparte, quasi assente, ma aveva seguito tutto, attentamente. Aveva fatto il possibile per impedire interventi che la potessero fermare. Zitta, come non fosse presente. Aspettando. Si era fermata nella stanza, l'aveva seguita nell'ambulanza, era presente in sala operatoria, non l'aveva lasciata nel letto di degenza. Ogni tanto accarezzava quella lama, arrugginita dal troppo lavorare, la carezzava come fosse una bamb

Il giorno dopo quello della Memoria

È lunghetto ma merita di essere letto. Con attenzione, fino in fondo. A scuola imparavamo le poesie a memoria.   Non era per le poesie. L’abbiamo capito dopo. La scuola si capisce sempre dopo. Come ogni cosa vera, come la libertà, come l’amore, l’amicizia. A scuola imparavamo le poesie per imparare la memoria. La poesia era un mezzo, uno strumento. S’imparava a ricordare. Lo si faceva con la poesia perché la memoria fosse armoniosa, facendosi scrigno, scaffale di credenza di ciò che avremmo ripreso, per averlo conservato, mantenuto. Serbato. Come si dice anche “serbatoio” per intendere ciò che ti serve per andare avanti quando ti manca ciò di cui hai bisogno. Penso al serbatoio dell’acqua dove l’acqua viene a mancare. Penso alla mia San Vito d’estate. Penso e ricordo. I tedeschi dicono “andenken”, “dare luogo al pensare”, “rammemorare”. È la ricordanza ciò che ti fa pensare e sentire nell'animo i ricordi di quel che è stato. Si dice per questo che non c’è futuro senza pas
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- Un paio di scarpette rosse -  C’è un paio di scarpette rosse numero ventiquattro quasi nuove: sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica “Schulze Monaco”. C’è un paio di scarpette rosse in cima a un mucchio di scarpette infantili a Buckenwald erano di un bambino di tre anni e mezzo chi sa di che colore erano gli occhi bruciati nei forni ma il suo pianto lo possiamo immaginare si sa come piangono i bambini anche i suoi piedini li possiamo immaginare scarpa numero ventiquattro per l’ eternità perché i piedini dei bambini morti non crescono. C’è un paio di scarpette rosse a Buckenwald quasi nuove perché i piedini dei bambini morti non consumano le suole. Joyce Lussu

Breve historia triste

Ore 9:01 Per Servizio Clienti digita 401001: Benvenuto nel servizio Clienti di 1Mobile.   La informiamo che la chiamata sarà gestita dall'Italia . Per 1Mobile digita  ① :      ① Per informazioni commerciali digita  ① :      ① Musichetta d'attesa fino alle ore 18:01, poi voce: La informiamo che il Servizio Clienti è attivo dalle 9 alle 18 da lunedì a sabato.

La manutenzione dell'amore

Troppo bello e troppo attuale per non condividerlo.  È un articolo tratto dalla rubrica "Letti da rifare" di Alessandro D'Avenia, sul Corriere della Sera di oggi, lunedì 14 gennaio, titolato appunto " La manutenzione dell'amore" . A lcune famiglie al completo, nonni compresi, sono sedute ciascuna attorno a una bella tavola natalizia. Una voce fuori campo pone delle domande ai singoli componenti. Chi risponde correttamente rimane, se sbaglia esce dal gioco. Quale famiglia vincerà? I primi giri di domande, mirate sull’età e gli interessi di ciascuno, vedono trionfare tutti: come si chiama l’eroe di  Game of Thrones ? Dove sono andati in vacanza Ferragni e Fedez per Natale? Quanti gol ha segnato Ronaldo in questo campionato? Dove si sposerà Lady Gaga? Ma a un tratto le domande cambiano. Quale è il gruppo preferito di tuo figlio? Dove si sono conosciuti papà e mamma? Dove sono andati in viaggio di nozze? Dove lavora la mamma? Di che cosa si occupa esattamen

A Fabrizio

Tra le sue tante, ho scelto questa. Oggi, da un paio di decenni, lui ne sa più di quanto sappiamo noi. A dimostrazione che, per sapere, non c'è altra via che morire. Un Blasfemo Mai più mi chinai, e nemmeno su un fiore, Più non arrossii nel rubare l'amore Dal momento che Inverno mi convinse che Dio Non sarebbe arrossito rubandomi il mio. Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino Non avevano leggi per punire un blasfemo, Non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte, Mi cercarono l'anima a forza di botte. Perché dissi che Dio imbroglìò il primo uomo, Lo costrinse a viaggiare una vita da scemo, Nel giardino incantato lo costrinse a sognare, A ignorare che al mondo c'è il bene e c'è il male, Quando vide che l'uomo allungava le dita A rubargli il mistero d'una mela proibita Per paura che ormai non avesse padroni Lo fermò con la morte, inventò le stagioni. Se furon due guardie a fermarmi la vita, È proprio qui sulla terra la mela proibita, E non Dio,

Su un libro di poesie

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Commentare una poesia non è facile. Chi la propone vede qualcuno o qualcosa in un modo tutto suo proprio, con una visione assolutamente personale; difficile per chi la legge riuscire a riproporsi gli stessi sentimenti, lo stesso vedere del poeta. Questo per una singola poesia; quando si va a leggere un libro intero di poesie dello stesso autore, ci si trova ingarbugliati in una ragnatela di 'cosa' in ognuna egli intendesse dire, e di mai finiti 'perché' che a loro volta aprono a mille altre domande che restano tali, senza mai trovare una risposta. Invogliato da un amico, appassionato lettore e altrettanto ferrato scrittore, ho acquistato un libro di poesie che lui aveva recensito con la passione che gli è congeniale verso tutte le opere che non abbiano una sola possibilità di lettura, vincolata da una trama troppo preconfezionata su binari da cui non è possibile deragliare, con prologo-cuore-epilogo tracciati su un unico filo conduttore che, pur essendo di possibile

Amen, inshallah

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