Aspettando
Oggi, otto anni fa Era entrata in casa come una furia, in una mano teneva una falce... se nell'altra avesse avuto un martello l'avrei accolta come un'amica, come una compagna, come una sorella. Invece sul braccio aveva un lenzuolo, piegato per bene, come un tovagliolo, ma era un sudario, e cercava un viso su cui stenderlo per un riposo eterno. Forse spiazzata dalla nostra presenza, aveva guardato, e si era accomodata. Aspettando. Nulla è più paziente della morte, aspetta, sa che il tempo non ha età. Si era messa in disparte, quasi assente, ma aveva seguito tutto, attentamente. Aveva fatto il possibile per impedire interventi che la potessero fermare. Zitta, come non fosse presente. Aspettando. Si era fermata nella stanza, l'aveva seguita nell'ambulanza, era presente in sala operatoria, non l'aveva lasciata nel letto di degenza. Ogni tanto accarezzava quella lama, arrugginita dal troppo lavorare, la carezzava come fosse una bamb