lunedì 8 maggio 2023

Quando la Calabria imparerà a leggere...



Appena finito di leggere.

Già la prefazione è una piacevolissima disamina che anticipa in maniera approfondita e competente quello che sarà il piatto forte della lettura.
Una lettura affatto piacevole, sia detto per inciso...

Non una finestra sulla Calabria, ma una enorme veranda da cui si vede tutto (o forse non tutto) il marciume che qui impera. Una lama che, una volta entrati appieno nel racconto, si rigira nella ferita aperta.
Nomi, cognomi e soprannomi elencati ciascuno con il proprio contorno di infamie, commesse o commissionate. E tutti osannati, baciamanati, idolatrati da un popolo che, nel mentre piange, si lamenta, impreca al padreterno, alle urne si prostra a quegli stessi che, quotidianamente da decenni, stanno facendo della Calabria il cesso dell'universo. A parziale attenuante c'è da dire che non ci sono alternative, né al suo governare né ad una possibile alternanza partitica. Non per niente il racconto passa il rasoio su tutti quelli che dagli anni '70 in poi si sono alternati, ufficialmente destra sinistra ambidestri; in realtà una rete a maglie fitte che accomuna, lega, incatena tutti ad un unico ceppo: il grande truogolo che consente mangerie epuloniche a tutti, affratellati nei malaffari che qui vengono puntigliosamente elencati.
Forse l'inserimento nei testi scolastici di questo libro potrebbe, ma ripeto forse, fare aprire gli occhi ai giovani, far vedere che non è questa la Calabria che viene presentata nei (costosi e inutili) spot paraelettorali; la Calabria non è cieli azzurri, mari puliti (😭), gente cordiale... la Calabria vera è quella qui raccontata, ignorarlo significa falsarne la visuale, significa accettarne l'assurda situazione. Significa rinunciare a un futuro che sia almeno parvenza di civile convivenza.

La postfazione è ciliegina sulla torta... intesa come lettura del testo, non sulla torta che i personaggi citati, i più ancora 'degnamente' operativi, continuano a spartirsi, in barba a inchieste, pseudo condanne, assoluzioni che manco un prete concederebbe.

Dio salvi la Calabria... ma mi sa che anche Lui ha rinunciato, anche Lui aspetta e spera.
Sarebbe bello sapere cosa...
Godot?

mercoledì 3 maggio 2023

Aprile, quando era dolce il dormire

Veramente tutto aveva avuto inizio con Marzo pazzo: il marito di una donna, anzianotta e pure malmessa di salute, aveva chiesto aiuto per un malore della moglie. Un malore che le aveva procurato una crisi d'ansia che la spingeva alla fuga dalla casa, con un'apnea pericolosa, la cui mancanza d'aria la portava ad atti di violenta ribellione a chi cercava di tranquillizzarla. Dopo oltre un decennio, avevamo allertato il 118 che, dopo averla flebolizzata, se l'era portata in ospedale. Dopo un paio di giorni di controlli era stata dimessa e il palazzo era sprofondato nel solito apparente tran-tran.
Fine primo tempo.

Aprile 2023, un mese da dimenticare. Per un palazzotto con poche anime stanziali, una quattrina di famiglie e un paio di singoli, dire che è stato un periodo movimentato potrebbe essere letto come un qualcosa che ormai è all'ordine del giorno in tutti i paesi e le città. Basta leggere  le cronache o seguire i tiggì.

Tutto era iniziato il lunedì dopo la domenica delle Palme, con la caduta della ragazza dal balcone sopra di noi. Ne ho già parlato diffusamente in un post apposito, che qui mi limito ad aggiornare.
La ragazza era stata dimessa dall'ospedale dopo qualche giorno, fisicamente abbastanza integra, psicologicamente assai meno. Nel frattempo i carabinieri avevano proseguito le indagini, ufficialmente secretate, ufficiosamente divulgate.
Sembra che la dichiarazione del padre della ragazza non collimasse con la nostra: avrebbe dichiarato che la ragazza non era caduta, tanto meno si era buttata, dal balcone. Secondo la sua versione, avrebbe fatto il giro del palazzo, sarebbe entrata nel nostro giardino passando da una porticina (chiusa dall'interno con chiavistello), avrebbe camminato lungo tutto l'esterno del nostro alloggio, sarebbe salita sul piccolo balcone della cucina, lo avrebbe scavalcato, adagiandosi poi sul terreno... in attesa dei soccorsi.
Questo per sentito dire; in effetti dai carabinieri non abbiamo avuto segnali di messa in dubbio della nostra versione che, al di là del percorso impossibile, dava la ragazza incosciente fino al ricovero in ospedale. Con la madre rintracciata quaranta minuti dopo il fatto e il padre arrivato dopo un'ora; per cui qualunque versione abbiano potuto dare sa di fuffa lontano un miglio. 
Un miglio che avrebbe potuto essere 'verde', se in quel giardinetto ci fosse stato un manufatto di cemento. 
Anche perché, dopo quindici giorni esatti, la ragazza, nuovamente sola in casa, ne era uscita, scalza e infreddolita e piangente, chiedendo a gran voce aiuto, prima al palazzo vicino (silenzio assoluto), poi alle famiglie residenti. Avevamo allertato il 112, erano intervenuti i carabimieri, che per tutta la mattinata erano stati con lei tranquillizzandola, in attesa dei genitori dai quali avere una spiegazione in merito alla disperata richiesta di aiuto. Erano arrivati anche tre addetti dei servizi sociali per verbalizzare le sue dichiarazioni e vedere cosa fare per aiutarla. 
Anche allora, buona ultima era arrivata la madre che, come buongiorno ai carabinieri, li aveva accusati di essere entrati in casa senza mandato...
Fine del secondo tempo.

Nel corso dell'ultima decade del mese, in tarda serata il pizzaiolo del ristorante aveva avuto un malore: ambulanza, rimesso in piedi sul posto, una crisi epilettica forse dovuta a stress da lavoro, frenetico in vista dei ponti e ponticelli prossimi.
Fine terzo tempo.

Tra via-vai di ambulanze e di carabinieri, il mese sarebbe già stato ampiamente da ricordare.

Ma il peggio doveva ancora venire. Anzi, il peggio era già in atto da un bel po', ma con tutto 'sto trambusto era passato (quasi) inosservato.
Un giovanotto dell'ultimo piano da un po' di tempo dava segni di strane stranezze: fischiettava in continuazione, salendo o scendendo le scale, ogni tanto cacciando urla senza senso compiuto, dialogando con se stesso a voce alta, tenendo concioni  dal terrazzo, rivolti verso l'infinito; un infinito in cui era compreso tutto il circondario, nessuno escluso.
L'allarme era scattato quando dai fischi e dalle parole era passato ai fatti: lo sbattere il portone d'entrata, il prendere a calci le porte degli appartamenti, i dispetti alle macchine parcheggiate, in particolare a quella degli stranieri con svirgolamento degli specchietti e rigatura delle fiancate, i gesti di malocchio verso altre... 
L'aggressione verbale violenta, non giustificata e gratuita, verso una signora del palazzo aveva fatto drizzare le antenne, creando intorno al soggetto un prudenziale vuoto.
Come succede spesso, la definizione comune, peraltro generica, lo aveva etichettato come pazzo. 
Fino a quando la madre, venuta appositamente dal paese di residenza abituale, non aveva fatto il giro delle "parrocchie" e, piangendo, aveva comunicato a tutti, amministratore compreso, che il figlio è affetto da uno stato di disturbo depressivo bipolare, che è in cura da uno psichiatra, che non prende le medicine che questi gli propone; chiedeva perdono per il fastidio che dava... Che, forse, il fatto di essere disoccupato, lo aveva gettato in una prostrazione psicologica sfociata poi in depressione.
Che no, non era un pericolo, né per sé né per gli altri. Visto il comportamento del giovanotto, è una rassicurazione che lascia il tempo che trova.
Infatti, come messaggi tranquillizzanti, aveva prima preso a calci, in tarda serata, la porta di casa dei genitori della ragazza già traumatizzata da quanto successole nei giorni appena precedenti; e in seguito aveva preso a pugni e sfasciato lo sportello in legno della nicchia che racchiude il contatore della luce scale e dell'autoclave; con un pugno aveva sfasciato l'interruttore della luce delle scale facendone saltare la mascherina, che aveva poi calciato verso la porta di un locale.
Nei due mesi precedenti aveva cambiato posto di lavoro tre volte: nel primo era durato un paio di settimane, nel secondo tre giorni, nell'ultimo una settimana. A detta della madre, posti lasciati per incompatibilità ambientale con i sistemi lavorativi proposti.

Aprile è passato, maggio si dice sia il  mese degli asini (ma non ne so il perché), speriamo sia il mese buono per entrare in un periodo di antica, quasi dimenticata, pace in terra. 
Perlomeno in questa mia povera terra.

lunedì 1 maggio 2023

Blog e commenti di un tempo lontano

Tempo piovoso, per un 1° Maggio francamente uggioso. Tempo da polenta infarcita da ricordi di un passato neanche tanto lontano. Dovrei fare la storia di questo aborto di poesia, da cosa fosse stata suscitata, ma francamente non lo ricordo. Ho lasciato i commenti, che hanno il sapore di amicizie virtuali ormai disperse nel tempo; a modo loro divertenti, al di là di cosa significassero. Colgo l'occasione per un saluto affettuoso a chi ancora c'è, ma soprattutto a coloro che nel frattempo hanno attraversato quella porta che consente solo l'entrata e mai più l'uscita.

LATITANTE

Peregrino se ne va,
nel deserto di città,
ramingo e disperato,
solitario e ricercato.
Guarda a destra,
e c’è un plotone,
di corvi affamati,
sulla sinistra
un altro plotone,
di jene ridenti…

che cercano lui.

Tutto per colpa
di una cassata,
nata dal nulla
e poi svirgolata.
Tutti lo cercano,
nessuno lo vuole,
soltanto perché,
seguendo la cronaca,
ha scoperto un amore.

Che amore non era,
e neanche un calesse:
era solo un miraggio,
seppure palese.
Lo hanno fregato
nella sua ingenuità,
ed ora è in viaggio.

Un viaggio di fuga,
la Legge lo insegue,
chissà quando mai
quei torvi avvocati
vedranno in che guai
si vanno a cacciare.

Lui nella Legge
ha poca fiducia,
ancora di meno
nell’avvocatura.

Ha i suoi legali,
già sull’avviso,
non sono “dottori”,
di Legge non sanno,
ma legge san fare,
e battono bene,
laddove un gattino
vien pesto di gusto.

Uno fa il cuoco,
l’altro è insegnante,
l’altro è buon mastro
di muratura,
e un altro intercetta
rompendo i contatti
tra chi lo ricerca
per fargli la festa.

E’ un misero gatto,
e oltre che nero,
è pure granata,
che è come dire
“che bella giornata!”.

Chi vuol la sua pelle
per farne zerbino
è bene che sappia
che pur latitante,
(gatto vagante),
ricerca la pace,
la cerca ogn’istante.

E quando sul ponte
vedrà sventolare
bandiera bianca,
o una colomba
con foglia di fico,
che copra in silenzio
un amore cortese,
che altro non era
che una grande cassata
ed un picciol calesse,
sarà segno di fine
della sua latitanza.

.E, comunque, abbasso giulio!



24 commenti:

  1. Questo pezzo è bellissimo. Ho riso, mi ha fatto ridere, è bello. Mi piace. E' cazzuto, però mi piace. Ah, intendo questo:

    E’ un misero gatto,
    e oltre che nero,
    è pure granata,
    che è come dire
    “che bella giornata!”.

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  2. Ci accomuna un gatto!!!
    Simpatico il tuo testo.
    Saluti
    Giulia

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  3. Ma questa poesia...
    non sarà rivolta a me, vero?

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  4. Caro Itsat è per me e per te!
    Gattone ailoviu!

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  5. Lo voglio anch'io il mutuo di topi per Piumino!!!!!
    Un sorriso a te e grazie del commento (simpatico)che mi hai lasciato
    Kisses
    Giulia

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  6. @ Itsas: certo che no! Potrebbe essere usata contro di me in tribunale. Ma come ti vengono in mente certe idee?

    @ Stefy: ovviamente idem come sopra.
    Tra l'altro, i miei legali li ho citati, Itsas pure (domani intervista in tedesco?), degli indagati mancano InfraReDito e Grace (e tutto quel che segue). Di parte lesa manchi tu: se tanto mi dà tanto, i tuoi saranno Gaccaedinì e Pekorinella.

    (Chiedo il rinvio delle udienze perché ho iniziato la vendemmia, e dell'aiuto dei miei legali in questa operazione non mi fido; so che resterei senza uva e senza vino. Alle cose serie penserò dopo).

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  7. Gatto..ci sono delle novità..appena puoi..passa a leggermi da Itsas..
    QUESTA STORIA DEVE FINIRE!

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  8. La gattanza nera come sai ti accomuna anche a me... un saluto dallo scrittore pazzo e dal suo Isidoro... :D

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  9. Grazie per le belle parole che hai lasciato nel mio posticino, sono felice perchè sono riuscita a comunicare qualcosa e in questo mondo in cui tutti pensano a sè stessi, vanno veloci e pensano soltanto ad arrivare e non anche al cammino che compiono per arrivare, l'avere fatto pensare o almeno riflettere anche una sola persona mi rallegra e mi sprona a fare sempre di meglio. A presto Gatto.

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  10. Che casino. Mi spiace a prescindere, ma te la caverai.

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  11. L'ho letta con gusto un paio di volte
    saluti

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  12. grazie gatto..... ho un posto libero come correttore di bozze.... è tuo.... assunto senza colloquio.... per titoli

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  13. Gatto?????? Ma mi dici che ti è pigliato l'altra sera ? Cosa ti ha infastidito, posso saperlo?
    Grazie,
    Heidi

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  14. @ QUASI TUTTI: non ero più tornato sul blog, perché ritenevo il fatto esaurito. Stasera vado per postare l'ennesima fesseria, e mi trovo il finimondo...
    Cerco di essere conciso, e tutti sapete a che sacrificio mi obbligate: Orwell '84 ci fa un baffo (veramente sarebbe un baffetto, ma qualcuno potrebbe pensare al politico, che, almeno in questo caso, è innocente).
    Per mia fortuna e felicità ho incocciato un gruppetto di bloggeristi (spero di non perdere il posto testé offertomi da Bussolina) che, da una virgola piuttosto che dal colore di una mutandina, sanno 'svariare' a tutto campo, creando commedie tragedie gialli... musical no, perché, almeno io, sono negato (alcuni lo sanno bene), in modo talmente sequenziale ed esponenziale da apparire alla fine dell'avventura fatto realmente voluto.
    L'input alla vicenda è partito da Stefy, seguita da Itsas che (coda di paglia) aveva subito detto non sono stato io, seguiti, tra gli altri, da un gatto ingenuo (e anche stravaccato dall'inizio del campionato di B, e non dico altro), che per gelosia ha puntato il dito accusatore verso il negazionista a priori.
    Poi le smentite sono fioccate, anche su giornali mai sentiti nominare, in anglo-inglese e in ispano-spagnolo; sono spuntati, come corvi e jene, avvocati di merda pronti a spolpare gatti itsas stefanie grace alligatori...
    Insomma, un grandissimo casino, partito da un dolcissimo "I LOVE", che qualunque persona dotata di sentimento esprime ogni dì verso l'amato/a.
    Sarebbe stato il The end, se non fosse spuntato un fantomatico Giulio...
    Chiunque si chiami, o sia chiamato Giulio, è candidato al prosieguo del dramma (e qualcuno, volpinamente, lo ha già fatto, subito allontanato dal piedino 36 della Stefy).
    Concisione volevate, circoncisione avete avuto.

    (Ricordate: sparare ai gatti è reato! E anche tirare scarpe, se non accoppiate).

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  15. @ HEIDI: prima di tutto MIAO a te. Non devi esagerare con l'acqua minerale (oh, quando cerco una rima, manco a pagarla...): ho riletto tutto tutto, e non mi pare mi fosse preso nulla di diverso da quello che ho detto.
    Nada verso il tuo post, delicato e sensibile come sempre; nada de nada verso i commenti precedenti e seguenti il mio, li ho trovati aderenti al mio pensare in merito al discusso.
    Voglio sapere dove ho dato l'impressione di essermi infastidito.
    Se non vuoi seguire la strada maestra, il sentiero alternativo lo conosci, è sempre aperto...
    Fammi comunque sapere; nel frattempo ho pronto un secchio di cenere, fredda, e se ho fatto, involontariamente, una cassata, mi ci arravoglio in penitenza. Vabbé, penitenza: lo sai che la cenere per i gatti è la migliore alcova. Però fammi alcovare felice...

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  16. Ciao, mi è sembrato che te la fossi presa quando mi hai scritto: "Heidi, mi sa che con le mie scuse stasera ti fai un cuscino..."
    Mi è sembrato che da me ti aspettassi una risposta diversa e CREDIMI, non ho capito quale.
    Comunque detto questo, non è neanche tanto bello che tu mi indichi la strada maestra caro Sig. Gatto mentre cerchiamo di capirci, perchè ci arrivo comodamente da sola.
    Mi dispiace per tutto e ti chiedo scusa se è il caso di chiedere scusa ma alla porta, anche se virtuale, non mi ci faccio mettere da nessuno!
    Buona Vita
    Heidi

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  17. @ HEIDI: o io sto rincoglionendo (del tutto) o tu insisti troppo con la minerale o è un attimo di non comprensione reciproca. Riprovo:

    a) il cuscino di scuse (le mie scuse) era dovuto al fatto che in poche righe mi ero scusato più volte per non essere riuscito a farmi capire; non era un'ipotesi di sprezzo di queste scuse da parte tua; l'ho creduto un modo originale per darti la buona notte;

    b) devi essere proprio incazzata, per leggere a quel modo le mie indicazioni "stradali":

    LA STRADA MAESTRA INDICATA SONO I COMMENTI DIRETTI E PUBBLICI A UN POST QUALUNQUE.

    IL SENTIERO ALTERNATIVO ERA QUELLO CHE HAI SEGUITO, FORSE CASUALMENTE, PER ENTRARE NELL'ALTRO BLOG PARALLELO, NEL CASO AVESSI RITENUTO PRIVATIZZARE IL TUO MESSAGGIO.

    Non è nel mio carattere troncare un dialogo, per difficile e antipatico possa essere (e non è questo il caso nostro!), invitando l'interlocutore a togliersi dai piedi. Sono testardo nel difendere le mie ragioni, ma altrettanto umile da riconoscere quando ho torto. E in tal caso non mi vergogno di chiedere scusa... fino ad offrirne cuscini, se è il caso, ma mai in modo offensivo).

    Se mi sono spiegato a sufficienza, sono sempre qui, però sempre e solo gatto. Il Sig. l'hanno mangiato i topi.

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  18. Concordo in pieno sul fatto che i bloggeristi in questione sono fantastici ad inventarsi una montagna da un granello di sabbia! :)
    Comunque la qui scrivente cenerentola porta il 39!
    AHAHAHHAH
    Se posso: Heidi, credi a me, Gattone non è il tipo! ;-)
    Fate pace.
    :)

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  19. Gatto, ti chiedo scusa. Sicuramente di persona riuscirei a capirti e a farmi capire meglio, ma così è difficile. Probabilmente sono stata un pochino permalosa e mi stupisce perchè solitamente non lo sono, comunque vuoi un po' d'insicurezza e un po' di sindrome...ormonale, non ho capito le tue intenzioni e tanto meno l'invito. Mi piace troppo quello che scrivi un po' qui e un po lì... che non potrei mai rinunciare a seguirti.
    Ti chiedo scusa e spero di non averti fatto arrabbiare troppo. Dai mettiamoci una pietra sopra, che dici?

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  20. Heidi: ti amo come e più di prima!

    @ Stefynuccia: trentanove!
    Siamo pari: tu mi facevi più giovane (sigh! bisigh! trisigh!), e io ti avevo dato un piedino cenerentoliano.
    Se può farti piacere, ma non so perché dovrebbe, anch'io porto il trentanove.
    E quando compro le scarpe ci sono montagne di 38 e caterve di 40, ma niente 39. O è un piede universale, o viene ignorato contando sulla crescita in età crescitiva, o sul raggrinzimento in quella decrescitiva.
    Qualche 38 mi va già bene...

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  21. Certo, mi fa veramente piacere. Se vuoi ti presto un paio delle mie. Sai portare i tacchi alti? No? Nemmeno io. Ti presterò le scarpette da tennis, ok?
    Mi fai morire! :D

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