Quando la Calabria imparerà a leggere...



Appena finito di leggere.

Già la prefazione è una piacevolissima disamina che anticipa in maniera approfondita e competente quello che sarà il piatto forte della lettura.
Una lettura affatto piacevole, sia detto per inciso...

Non una finestra sulla Calabria, ma una enorme veranda da cui si vede tutto (o forse non tutto) il marciume che qui impera. Una lama che, una volta entrati appieno nel racconto, si rigira nella ferita aperta.
Nomi, cognomi e soprannomi elencati ciascuno con il proprio contorno di infamie, commesse o commissionate. E tutti osannati, baciamanati, idolatrati da un popolo che, nel mentre piange, si lamenta, impreca al padreterno, alle urne si prostra a quegli stessi che, quotidianamente da decenni, stanno facendo della Calabria il cesso dell'universo. A parziale attenuante c'è da dire che non ci sono alternative, né al suo governare né ad una possibile alternanza partitica. Non per niente il racconto passa il rasoio su tutti quelli che dagli anni '70 in poi si sono alternati, ufficialmente destra sinistra ambidestri; in realtà una rete a maglie fitte che accomuna, lega, incatena tutti ad un unico ceppo: il grande truogolo che consente mangerie epuloniche a tutti, affratellati nei malaffari che qui vengono puntigliosamente elencati.
Forse l'inserimento nei testi scolastici di questo libro potrebbe, ma ripeto forse, fare aprire gli occhi ai giovani, far vedere che non è questa la Calabria che viene presentata nei (costosi e inutili) spot paraelettorali; la Calabria non è cieli azzurri, mari puliti (😭), gente cordiale... la Calabria vera è quella qui raccontata, ignorarlo significa falsarne la visuale, significa accettarne l'assurda situazione. Significa rinunciare a un futuro che sia almeno parvenza di civile convivenza.

La postfazione è ciliegina sulla torta... intesa come lettura del testo, non sulla torta che i personaggi citati, i più ancora 'degnamente' operativi, continuano a spartirsi, in barba a inchieste, pseudo condanne, assoluzioni che manco un prete concederebbe.

Dio salvi la Calabria... ma mi sa che anche Lui ha rinunciato, anche Lui aspetta e spera.
Sarebbe bello sapere cosa...
Godot?

Commenti

  1. Credo che il nostro paese tutto si stia calabrizzando perché il denaro corrompe gesti, pensieri e anime. A qualcuno ha fatto, e fa, comodo lasciare quel meraviglioso territorio in mani poco chiare per cui anch'io non spero nel futuro.
    Ciao.

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    Risposte
    1. Non è che lo Stivale tutto possa essere ritenuto immune, ma qui la faccenda è talmente cancerosa che anche la speranza di un possibile miglioramento è pura utopia. È un libro da leggere, solo così ci si può rendere conto dello stato in cui la Regione è stata, e continua ad essere, perennemente bullizzata. Una riprova del fatto che i calabresi non sanno (non vogliono) leggere è evidenziato dall'elezione di un noto senatore che di questa terra ha da sempre detto peste e corna. E il dubbio che i voti che lo hanno 'incoronato' non siano solo frutto di ignoranza fa la quadra con tutto il resto, qui ampiamente raccontato.

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