Più per togliermi uno sfizio che per convinzione, mi ero messo a bazzicare su feisbuck, per ricevere notizie le più disparate, voci di vita quotidiana, poesie, massime, comunicazioni, punti di vista...
Entrato nel "giro" avevo iniziato a commentare i vari post (non sapevo se 'anche' là fossero definiti così), le immagini, i video e qualunque voce suscitasse il mio interesse.
Là, chi non vuole commentare lascia un segno del passaggio cliccando su "mi piace", l'ok col pollice alzato e le altre dita rattrappite verso il palmo, che dice tutto senza dire niente.
E avevo iniziato anche a postare (vedi la parentesi precedente) immagini e noterelle, tutte cosine leggere, niente impegnative.
Avevo notato, nel mio nuotare in quel mare senza confini definiti, che quasi ogni giorno c'erano annunci di onomastici, compleanni, anniversari, con profferte chilometriche di auguri.
Cui partecipavo, accodandomi, pur non conoscendo chi altri li porgeva né, tanto meno, i fortunati ricevitori.
Salvo qualche raro caso, tale da "costringermi" a una partecipazione augurale più sentita e consapevole e partecipativa.
Nel corso della mia vita ero stato sempre restio alla divulgazione di informazioni che portassero chiunque a partecipare, da esterni, a quelle che sono definite feste personali.
Tipo, appunto, i compleanni, in cui se non viene divulgata la data fatidica, questa resta conosciuta più che altro in ambito familiare o strettamente amicale.
Per l'onomastico, ossia la festa del proprio nome (che altri, a tempo debito, avevano scelto senza neanche consultare l'interessato), basta conoscere il nome e prendere atto che in un dato giorno quel nome risulta in calendario, per avviare la sequela di auguri.
A pensarci bene abbastanza stupidini, poiché appaiono solo una conferma che un tizio porta un nome legato a un giorno specifico dell'anno.
Forse questa riservatezza era stata in passato freno naturale al ricevimento di auguri, in particolare per il mio compleanno.
Vedendo su feisbuck il fiume augurale continuo, mi era venuto il ghiribizzo (senile? infantile?) di ricevere anch'io, per una volta nella vita, auguri e abbracci (e pure qualche bacio, che non guasta mai e dà più sapore all'augurio).
Soprattutto nel periodo di prima giovinezza avevo passato tanti compleanni in solitudine, sì da avere talvolta dei dubbi sulla data esatta teoricamente da festeggiare.
Ma non potevo e non volevo ignorare la tradizione ultradecennale che mi aveva portato quasi a nascondere il giorno della mia nascita.
Avevo quindi pensato di "raccontare" questo evento, senza svelarne precisamente e chiaramente la data.
Così, qualche tempo fa, mi ero inventato questo surrogato di notizia, specifico per feisbuck, una specie di anagramma, con scritta, immagine e numero, pesante.
Quasi un nebuloso invito a partecipare le felicitazioni per un traguardo (per me importante) raggiunto.
Ero talmente sicuro che il messaggio fosse chiaro, che avevo ripulito sia il pc che lo smart da tutte le comunicazioni vecchie, per fare posto alla miriade di auguri che pensavo sarebbero arrivati.
Dopo tanti anni di digiuno, c'era in vista una scorpacciata da indigestione...
Risultato finale: avevo ricevuto quattro "mi piace" senza alcun commento, e un "mi piace" con commento generico sulla vecchiaia.
Non espressamente la mia.
Forse l'anagramma era difficile da risolvere, troppo criptato; fatto sta che mi ero ritrovato a bocca asciutta e pancia vuota.
Vabbé, un anno vale l'altro, sarà per il prossimo...
A questo punto, però, avevo condiviso il ghiribizzo su blogger.
Passata la festa gabbatu lu santu, si dice, ma c'era la curiosità, sempre infantil/senile, di leggere altre reazioni, di vedere se l'anagramma sarebbe stato risolto in quest'altro sito.
Senza confronto: Blogger ha battuto Facebook alla grande, senza freddi e inespressivi "mi piace", toccando in tutti i commenti il generico dell'età ampiamente adulta con il pizzico di richiamo alla mia personale (ormai bene avviata) vecchiaia.
Un solo accenno, dubitativo, che si trattasse di un compleanno.
Come detto, sarà per l'anno prossimo.
Sempre che l'arbitro non dia il doppio fischio di fine partita che, per quanto atteso e inevitabile, è sempre scocciante.