Qui da me è Ferrarrosto.
Anzi, lo era.
Tra un morto e l'altro s'avvicina il Due Novembre, e in quella
data ci saranno molte altre facce nuove da "festeggiare".
Morti in cielo, in terra, in mare, sull'acqua e sott'acqua, sui
monti, sulle strade, nei fiumi e nei laghi...
Tutti morti ammazzati, dall'incoscienza, dall'inesperienza, dalla
supponenza, da sfide impossibili, da guasti tecnici...
E morti ammazzati nelle culle o nei lettoni, posti in cui i
bambini dovrebbero essere al sicuro da tutto, ma soprattutto sicuri da chi li
ha generati e messi al mondo.
Le cronache dicono che non è (più) così.
L'Oriana aveva scritto la "Lettera a un bambino mai
nato", non mi risulta sia stata ancora scritta una "Lettera a un
bambino nato e morto ammazzato".
Ormai ci sarebbe materiale sufficiente a riempire una biblioteca.
E coppie che, ignorando il fatto che da anni esiste anche da noi
il divorzio, preferiscono separarsi eliminando in modo definitivo il partner
scomodo.
Bon, passiamo ad altro.
Del mio Ferrarrosto volevo parlare, poi la cronaca mi ha portato
su un altro binario.
Manco a dirlo, un binario morto, pure quello.
Secondo i sondaggi pre-estate, che non vanno letti ma interpretati
alla pari delle leggi, tot miglioni
d’itagliani non sarebbero andati in vacanza, costretti a ferie domiciliari da
fatti contingenti, comunque negativi.
Per fortuna, altri sondaggi, a estate inoltrata, hanno rilevato
che tot miglioni d’itagliani le
vacanze se le sono fatte, se le stanno facendo, regolarmente, in barba alle
catastrofiche previsioni della vigilia.
Al mare, ai monti, ai laghi, nelle cosiddette città d’arte…
I tot miglioni
d’itagliani che hanno rinunciato alla partenza hanno avuto millanta motivi per
accantonare un’usanza secolare, vissuta, amaramente, perfino durante l’ultimo
conflitto mondiale.
Una parte di questi miglioni di sfortunati è tutt’ora impegnata a
spalare acqua, fango, macerie, sogni spappolati da un tempo infame, che non ha
avuto il minimo rispetto per il doveroso cambio di stagione.
Un’altra parte, dicono sia la più consistente, affibbia alla
“crisi” la responsabilità di questo default
estivo.
Bene, tutti costoro, sia i colpiti dal maltempo sia quelli messi
ginocchioni dalla crisi, hanno tutta la mia comprensione e, per quello che può valere, la mia solidarietà.
Invece vado a visualizzare il tot
miglioni d’itagliani che, vuoi per sfuggire al tempo balordo, vuoi perché della
“crisi” se ne sbattono altamente, sono partiti affollando stazioni ferroviarie,
aeroporti, traghetti, autostrade intasate; superando incidenti, bagagli
ostaggiati, voli annullati…
Seguo costoro con particolare interesse, poiché ho constatato (e
tutt’ora vado constatando) che quei tot
miglioni d’itagliani fortunati, usufruendo di tutti i mezzi a disposizione,
sono finiti tutti qui da me, a festeggiare un Ferrarrosto di sole, di mare, di
casino…
Esco da casa e vado ad osservare la situazione per raccontarla in
diretta
Parcheggi:
pieni, in una specie di trenino da festa di capodanno, musi d'auto annusanti i
sederi delle stesse posizionate sul davanti. Sia a destra, strisce blu, che
prevedono il pagamento di un ticket (50 €cent per mezz'ora, 100 €cent per
un'ora, sconto quantità), che a sinistra, strisce bianche, teoricamente gratuito,
col vincolo del disco orario. Come detto, entrambe le zone di parcheggio piene
fino all'impossibile, da costringere i pedoni alla ricerca di un varco in
seguito alla malaugurata idea di attraversare, salvo brandelli di strisce
pedonali sfruttate soprattutto dalle mamme con passeggino pieno.
Carreggiata di traffico: nei due sensi un transito continuo, lento, asfissiante, anche
qui musi contro sederi, ma semoventi. A tutte le ore del giorno, della sera e
della notte.
Lungomare:
parcheggio selvaggio, manco uno spiraglio per appoggiare una bicicletta (che
comunque sarebbe a rischio, meglio portarla direttamente in spiaggia).
Poste: non mi servono, ma, in transito, vedo che all’interno
l’ufficio è pieno e fuori c’è una lunga coda in attesa. Manco da credere che
siano tutti lì per l’aria condizionata, che non c’è, e neanche un ventilatore a
smuovere quella afosa.
Farmacia: idem con patate, sguardi trasversali a bloccare i tentativi di sorpasso.
Banca: interno vuoto, impiegati allo sportello chiacchieranti
senza disturbo alcuno; all’esterno coda infinita allo sportello del bancomat.
Ciclisti: un buontempone, prima dell’estate, aveva
proposto l’inserimento nel Codice della Strada di una norma che consentisse ai
ciclisti di pedalare contromano al senso di marcia degli altri veicoli. Vuoi
per la stupidità della richiesta, vuoi che, se messa in atto, avrebbe solo
sancito per legge un modus operandi
già esplicitamente in atto, pare sia stata ritirata. Anche perché avrebbe
agevolato scontri anche frontali, in cui, probabilmente, i ciclisti avrebbero
avuto la peggio, con il diritto acquisito a risarcimenti sostanziosi dalle
assicurazioni. A favore personale in caso di sopravvivenza, altrimenti pro eredi,
giustamente dolenti e perloppiù gaudenti. L’ecologia va bene, ma non è detto
che andando contromano si sia più ecologici che viaggiando seguendo il giusto
flusso direzionale. È pur vero che la perdita di un ecologista è pesante (siamo
pochi), ma è anche vero che la perdita di un imbecille sarebbe un vantaggio per
la collettività (siamo troppi).
Tanto per dire, davanti a me stava viaggiando un ciclista, nel
giusto senso di marcia, ma con la mano sinistra sul manubrio e la destra
impegnata a sostenere in braccio un bambino di un anno o poco più. Incrocio una
vigilessa, una balenottera famosa per la sua (stupida) inflessibilità nel
punire qualunque peto sfuggisse agli automobilisti. “Scusi, può dire qualche
parola a quello stronzo col bambino in braccio?”. “Gliel’ho già detto che è pericolosissimo, ma non mi dà retta…”. I
ciclisti stanno ben messi, ma anche le balene sono a rischio estinzione, la
tipa sarebbe bene se ne rendesse conto.
Domenica scorsa, fino a tarda sera una colonna d’auto, che manco
il mitico esodo dall’Egitto di Mosè, aveva fatto pensare a un rientro in massa
con conseguente alleggerimento del peso definito turistico…
Illusione: la sera stessa ristoranti, bar, pub, cornetterie,
strade, piazze, piene come se nessuno si fosse mosso e quel lungo serpentone
fosse stato solo un miraggio.
Supermercati, oggi: già all’apertura liti per
accaparrarsi un carrello; più avanti code d’attesa che se ne liberasse qualcuno.
All’interno, occhio ai portafogli…
Monnezza: con la differenziata abbiamo (avevamo) un
ottimo punteggio, oltre il 70%. Tanta brava gente venuta da lontano non sa cosa
sia, non sa che raggiunti determinati obiettivi è prevista una riduzione della
tassa sulla raccolta rifiuti, non sa che il tempo di
“ammucchia-e-getta” è finito da un pezzo, non sa che l’emergenza
rifiuti è nazionale… La raccolta porta-a-porta differenziata, con giorni e prodotti specifici, per costoro è un
modo di dire; meglio sarebbe prevedere un più pratico (e incivile) “io butto
ovunque e comunque, qualcuno comunque e ovunque dovrà raccogliere”; altrimenti nei
commenti sulla vacanza accuseranno il comune di inadeguatezza, di sporcizia, di
malaccoglienza, di razzismo (è la prima reazione all’inciviltà congenita). Così
strade, marciapiedi, piazze sono divenuti deposito di sacchetti, regolarmente
lacerati da animali randagi in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. E
per un paio di settimane di “riposo” incivile, il punteggio finirà depauperato;
chissenefrega, tanto qualcuno pagherà…
Vabbé, haddapassà‘stajurnata!
Ci sarebbe una domanda da fare, ma sarebbe subito tranciata come
demagogica: gli assenti, l’ho detto, hanno mille e mille motivi per non
esserci; ma i miglioni d’itagliani presenti hanno sentito parlare della “crisi”
e pensano si tratti di quella ucraina, di quella israelo-palestinese, di quella
siriana, di quella libica, ecc., ignorando del tutto quella di casa nostra? O anche
questa “crisi” fa comodo a chissachì che ci sia e che se ne parli comunque e dovunque?
O i Monti di Pietà traboccano di oggetti, colà impegnati pur di onorare le
sante vacanze? Succedeva nell’immediato dopoguerra, siamo tornati a quel
periodo?