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Visualizzazione dei post da settembre, 2022

Un commento per due letture

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Avevo visto la 'promo' di questo libro da qualche parte, forse su Facebook o forse direttamente su Amazon, mentre ordinavo un altro testo. Confesso che non sono molto amante della poesia, non quella in volume, in cui il poeta riversa il suo spirito, le sue sensazioni, i suoi sogni, seguendo un filone da cui difficilmente scantona. Ad esempio, leggendo Foscolo o Leopardi sarà raro riuscire a trovare qualche virgola che non trasudi una visione cupa di tutto il creato. Preferisco, anche di questi, la poesia tronca, fine a se stessa, separata da tutto il resto. In un primo momento, vedendo la copertina e il titolo di Faccio bei sogni - Dieci anni dopo , avevo pensato a una raccolta di poesie e la cosa non mi aveva eccitato più di tanto. Il bimbo in copertina, il palloncino verso il cielo blu, l'invito del titolo e l'occhiello di apertura  mi avevano fatto ritenere, appunto, che di poesie si trattasse. Però, conoscendo il modo di scrivere di Gramellini, avevo messo da parte

Ricordando dieci anni or sono

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Non che il passato fosse migliore del presente, ma in questo presente è necessario distaccare ogni tanto la spina, raccogliendo dal passato qualche attimo di non-pensiero, concedendosi il lusso di un'assenza mentale, poiché a strizzare troppo il cervello questo, alla lunga, potrebbe stroppiare. ... e il naufragar m'è dolce in questo mare (non sempre) ... e mi son preso una secchiata mica male Un po' di riposo, in effetti, ci poteva stare Non solo computer, anche faccende di casa Avevo toccato una presa... non avrei dovuto Ero quasi andato... anzi fuso Non mi restava che pregare... ... li avevo pregati tutti, senza riscontri Avevo iniziato a preoccuparmi Per giorni a bagno, sperando che nessuno tirasse lo sciacquone Appunto, solo questo chiedevo... Ero schiacciato da un peso un po' strano Alla fine un po' di luce Beh, per come tira il vento... In generale, a chi lo merita... e non sono pochi.

Cronaca della serie "oggi ci siamo, domani chissà"

Parlare di gas di questi tempi non è un discorrere originale. Ne parlano tutti, ne parliamo tutti.  Fino a ieri in fila alla posta, nell'anticamera del medico, in coda alla farmacia, gli 'attacca bottone' più gettonati erano il tempo, la pandemia, la guerra, la politica: da un po' si attacca bottone parlando di bollette, di quella del gas in particolare. Seguiamo le oscillazioni della Borsa ad Amsterdam, il prezzo del gas sale e le bollette seguono a ruota; il prezzo a megawattora scende ma le bollette restano invariate; sappiamo le quotazioni di mercato, quando a malapena conosciamo i metri cubi dei nostri consumi medi. Delle bollette ci interessa la cifra da pagare, il resto, per noi ignoranti, è fuffa.  È il mercato dell'economia, quella cosa oscura di cui si capisce poco/niente all'ingrosso, ma quel poco è sufficiente a mandare in crisi Paesi interi, mettere in ginocchio continenti adusi ad un'abbondanza, a un 'troppo', che era ritenuto intangibi