Cronaca della serie "oggi ci siamo, domani chissà"
Parlare di gas di questi tempi non è un discorrere originale.
Ne parlano tutti, ne parliamo tutti.
Fino a ieri in fila alla posta, nell'anticamera del medico, in coda alla farmacia, gli 'attacca bottone' più gettonati erano il tempo, la pandemia, la guerra, la politica: da un po' si attacca bottone parlando di bollette, di quella del gas in particolare. Seguiamo le oscillazioni della Borsa ad Amsterdam, il prezzo del gas sale e le bollette seguono a ruota; il prezzo a megawattora scende ma le bollette restano invariate; sappiamo le quotazioni di mercato, quando a malapena conosciamo i metri cubi dei nostri consumi medi. Delle bollette ci interessa la cifra da pagare, il resto, per noi ignoranti, è fuffa.
È il mercato dell'economia, quella cosa oscura di cui si capisce poco/niente all'ingrosso, ma quel poco è sufficiente a mandare in crisi Paesi interi, mettere in ginocchio continenti adusi ad un'abbondanza, a un 'troppo', che era ritenuto intangibile.
Poi ci sono le fughe. Le fughe di gas. Le senti nell'aria e ti allarmi, non pensi alle bollette, non pensi a quanto quelle fughe peseranno sulle prossime... Non pensi ai Putìn, all'Europa, al grano che manca...
Pensi ad altro: a case sventrate, a palazzi distrutti, a vite spezzate, a vigili del fuoco, ad ambulanze... alle indagini per cercare di capire come e perché questi eventi siano successi. Quando tutto è finito.
Da poco più di una settimana, uscendo al mattino in giardino sentivamo odore di gas. Da dove provenisse l'effluvio non era possibile saperlo, anche perché il fatto strano era che dopo poco spariva, e fino al mattino successivo non c'era più traccia; qualche volta si ripeteva alla sera, con le stesse modalità.
Di primo acchito avevamo pensato a qualche accensione di caldaia, tutte esterne come da disposizione di legge, per via della sicurezza. Avevo sentito, in merito a queste, che nell'attimo prima dell'entrata in funzione della scintilla piezoelettrica, una piccola dose di gas si diffonde nell'aria disperdendosi rapidamente al minimo accenno di brezza.
Avevo accantonato il problema, preso atto che, non sentendone accennare dagli altri condomini, probabilmente sarei stato il solo ad allarmarmi.
Però... ho un brutto difetto: io, a tempo perso, penso. C'è chi dice 'troppo', ma è un vizio congenito, quasi impossibile da svellere.
Quindi: se davvero si fosse trattato di una caldaia difettosa, o di un residuo di fiamma della stessa, avrei dovuto sentire il tipico olezzo da molto tempo prima, forse da sempre, da quando il palazzo si era collegato al metano; se da pochi giorni mi solleticava le narici, pur se in modo così anomalo nei tempi, qualcosa non quadrava.
Il metano ti dà una mano, dicevano; ma se quella mano ti accarezza va bene, se va giù pesante c'è la possibilità che non il costo della bolletta ti stenda, ma un cumulo di macerie.
Bolletta, numero verde dedicato al pronto intervento; risponde dall'Italia, chiamata registrata per evitare scherzi da prete e individuare eventualmente lo scherzoso che scherzasse, tempo un'ora e il tecnico verrà a verificare.
Tempo un'ora, aveva detto la speaker... Beh, non so i secondi ma il sessantesimo minuto lo aveva spaccato, che manco i treni quando c'era Lui...
Aveva scaricato dal furgone, bianco con un delicato logo sulle portiere a indicare la specialità dell'intervento, un borsone, attrezzature varie, chiavi inglesi.
Nei dintorni il deserto, solo l'essere pensante, già pentito per una richiesta che forse si sarebbe rivelata fasulla.
Si era fatto raccontare come-quando-perché avevo deciso di chiedere la sua consulenza, e aveva subito iniziato ad operare. Dal mio contatore.
Dopo averlo annusato tutto intorno con una specie di sondino metallico collegato a una scatola nera dotata di un piccolo monitor e una fila di led lampeggianti, lo aveva letteralmente sventrato, aveva infilato un tubicino di gomma nelle due aperture create e aveva letto i dati ricevuti da quell'assaggio.
L'aggeggio si era messo a pigolare furiosamente... speravo fosse un segnale di 'negativo', e non osavo chiedere nel timore di avere una risposta inversa.
Un po' come quando si fa un ecocolordoppler e l'apparecchio continua ad ansimare seguendo il flusso sanguigno, e viene da pensare alla prossima fine; poi il medico posa il sensore e dice che tutto va bene, premurandosi di precisare che tutto va quasi bene, che bisogna smettere intanto di fumare, di mangiare grassi (saturi, in particolare, ma anche con gli insaturi è meglio andarci cauti; e subito pensi a google che, paternamente, ti chiarirà le differenze), la necessità di fare almeno un po' di esercizio fisico...
Si era fatta quasi ora di pranzo, e aveva chiesto di spegnere tutte le manopole del gas. Avevamo chiuso quelle della cucina che, in effetti, erano in funzione. La caldaietta era già spenta dalla primavera scorsa; col fatto che abbiamo i pannelli solari per l'acqua calda, questa fa da supporto solo nei cambi di stagione inverno/primavera ed estate/autunno. L'autunno e l'inverno sono bene coperti dal termocamino, sia per l'acqua calda che per il riscaldamento.
Diagnosi definitiva: c'era una perdita a valle del contatore, per cui era necessario chiuderlo, sigillarlo e provvedere all'individuazione della perdita. No, lui non poteva andare oltre; se la perdita fosse stata dal contatore o a monte di questo il suo intervento sarebbe stato immediato. Così, invece, dovevamo contattare un tecnico che avrebbe provveduto a trovare e riparare la dispersione. Però, attenzione, non un idraulico sciuè-sciuè: doveva essere abilitato a intervenire, poiché in seguito avrebbe dovuto compilare i moduli richiesti per la riattivazione dell'impianto; e ai moduli doveva allegare i dati dell'impresa, sì da consentire la validazione dell'attività.
Avevo avuto fortuna: la pasta e ceci per il pranzo era già fatta, per il secondo due fettine abbrustolite nel fornetto elettrico, insalata verde e pomodori, uva. Per la sera, un paio di pizze avrebbero salvato anche la serata; neanche da andare lontano, visto che la pizzeria è nel palazzo...
Avevo tentato di convincerlo che, se perdita era, doveva trattarsi di cosa minimissima, visto che le bollette del gas, le mie bollette, sono costantemente basse, compresi gli ultimi bimestri, causa per altri di alti lai e qualche imprecazione. Avevo avanzato l'ipotesi di non usare il gas e nel pomeriggio stesso avrei provveduto alla sistemazione dell'impianto.
Niente da fare, aveva mandato immagini dal tablet e dal cellulare, con il rapporto di quanto effettuato.
Non avevo chiesto il suo nome, ma avevo tirato a indovinare: Eligio, sono sicuro che si chiamasse.
Anzi, È-ligio.
Non doveva essere giornata: anche il contatore della pizzeria, adiacente al mio, disperdeva gas. Il blocco del contatore avrebbe costretto l'esercizio alla chiusura, e non è alle mie pizze che pensavo, ma al danno economico che ne sarebbe derivato al ristorante.
Nel frattempo, spuntato dal nulla, si era formato un capannello. Il caso mio, ormai, era chiuso, ma tra titolare dell'esercizio, suo padre, gestori del locale, qualche cameriere, i vicini, tutti a invocare da È-ligio una mano sul cuore, a proporre quello che già avevo proposto per me: niente da fare. Lo avevano implorato quasi a mani giunte, non mi stupirei che avessero pure tentato di corromperlo... Era stato inflessibile: chiuso e sigillato, senza pietà.
Tra gli astanti c'era stato uno scambio di informazioni in merito agli olezzi di gas percepiti.
Due donne, una anziana e chiaramente suonata, l'altra mentalmente giovane, direi letteralmente infantile, che come riempitivo delle giornate chiacchierano per ore da un balcone all'altro (casualmente proprio sullo spiazzo dei contatori), si erano fatte sfuggire che l'odore del gas lo sentivano dall'inverno scorso; la giovane, che parcheggiava davanti ai contatori, ogni volta che prendeva o lasciava la vettura era infastidita da quel puzzo. Da quasi un anno, le due linguacciute avevano sentito odore di gas e, anziché dare l'allarme, lo avevano ritenuto, che so, peto di piccioni o gabbiani...
(Qui, il narrante è costretto ad autocensurarsi: gli insulti, le offese, quasi le mani addosso, non sono riportabili in un blog che della moderazione ha fatto virtù precipua. Ma il tragico è che, nonostante le sue benedizioni, le due avevano continuato a sorridergli e raccontare della loro imbecillità, forse divertite da quelle sue uscite estemporanee: o a lui o a loro manca, evidentemente, qualcosa).
Di fronte, al di là di un piccolo parcheggio per due vetture, c'erano altri due contatori, di una bifamiliare adiacente il nostro palazzo; nella quale abita anche la donna quasi giovane, testè malmenata. Da uno dei due impianti fuoriusciva gas. Però a monte del contatore, per cui È-ligio era intervenuto a sanare il danno.
Aveva dato le dritte per ottenere la riapertura degli impianti: visita del tecnico (abilitato, mi raccomando), riparazione, compilazione delle carte. Avendo queste in mano, chiamare lo stesso numero verde, dare le informazioni richieste e... o lui o un altro, sarebbero intervenuti a dissequestrare i due peccatori.
Pur condividendo l'ambascia dei ristoratori, ciascuno avrebbe dovuto pensare per proprio conto alla sistemazione della vicenda, al meglio e nel più breve tempo possibile. Così, già nel pomeriggio mi ero subito dato da fare: avevo chiesto a colui che a suo tempo aveva fatto l'impianto di conduzione del gas al domicilio, di venire appena possibile a risolvere il problema. Aveva mandato immediatamente un suo operaio, che aveva individuato la perdita, riparata con un paio di giri di chiave a pappagallo. Era nel collegamento alla caldaietta, dove, a causa forse del caldo o dell'inutilizzo, una stramaledetta guarnizione di gomma si era ammosciata, allentando il bullone di tenuta.
In serata avevano compilato le carte, l'indomani ero andato a ritirarle direttamente nell'ufficio, poiché tra l'altro, era indispensabile presentare gli originali.
Avute le carte, avevo chiamato il numero verde memorizzato, risponde dall'Italia ecc. e... no, signore, questo numero vale per il pronto intervento, per la riattivazione deve chiamare quest'altro numero, sempre verde. Fatto: risponde dalla Bulgaria, nome/cognome del titolare dell'impianto, dati del tecnico che ha provveduto alla riparazione, ha tutte le carte? Bene, entro 24 o 48 ore verranno a togliere i sigilli e a riattivare la fornitura; buongiorno.
Vista la precisione del primo intervento, ci eravamo attrezzati per affrontare tutte le 48 ore di no-gas.
Il mattino successivo, invece, verso le otto e qualcosa, aveva chiamato il tecnico per avere le dritte per arrivare da noi. Dopo mezz'ora era arrivato. Solito furgone bianco, stessa dotazione di arnesi. Si era diretto verso i contatori con me appresso, per indicargli quale fosse da riattivare; e... c'era puzza di gas.
Glielo avevo fatto notare e lui: eh, un po' rimane sempre.
Un-po'-rimane-sempre? Uno sano, due bloccati alla fonte e... 'un po' rimane sempre'? Dopo quasi tre giorni di quarantena?
Devo smettere di pensare...
Non aveva chiesto, come pensavo, le carte prima di intervenire; era andato dritto al contatore, aveva strappato i sigilli, aveva scattato fotografie, aveva fatto le prove col sondino termometrico e solo dopo aveva preso visione delle scartoffie: altre foto, foglio per foglio, firme sul tablet (che se mai venissero sovrapposte per verificarne la simigliarietà, darebbero un mosaico pompeiano che solo un bravo egittologo saprebbe interpretare)... Le carte in cartella, grazie e buongiorno.
Ero a posto. Almeno spero.
Il ristorante, evidentemente, aveva avuto problemi a trovare il tecnico riparatore, per cui la riattivazione era arrivata il giorno successivo. Ma avevano continuato a cucinare, forse ricorrendo a una bombola, dopo aver cambiato gli ugelli della cucina.
Tre contatori, su cinque, puzzolenti: una bella media, in vista di una possibile esplosione.
Ho letto questo resoconto sul gas con apprensione, hai saputo dare alla vicenda il giusto e necessario grado di drammaticità.
RispondiEliminaGrazie, ma ti assicuro che il peggio era in quanto non detto. La mia perdita era all'esterno, quella del ristorante era all'interno, nella cucina dove, presumo, i fuochi sono di casa. Ebbene, le due papere raccontavano il fatto con la leggerezza tipica delle oche, i ristoratori pensavano esclusivamente alla perdita di qualche giorno; giusta, per carità, ma non avevo visto altra preoccupazione nei loro interventi. Temo che, se È-ligio avesse consentito di lasciare aperto il contatore, avrebbero continuato imperterriti a operare, senza provvedere alla riparazione. Se non era successo nulla fino ad allora, perché mai avrebbe dovuto succedere più avanti. La cosa, appunto, più tragica della vicenda è stata l'indifferenza riscontrata, il finché la barca va... che, a un certo punto, mi avevano fatto perfino dubitare della mia salute mentale: forse dovrei essere io a farmi vedere da uno bravo, troppo apprensivo, troppo rompiglione, troppo pauroso.
EliminaNice post thank you Bob
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