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Visualizzazione dei post da 2021
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TIM adventures

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  Prologo: la legge del Menga Tutti la conoscono, tutti ne siamo, prima o poi, poco o tanto, vittime. È quella legge che solitamente violenta la buona fede, con l'introduzione ( honni soit qui mal y pense, anche se quel pensiero corrisponde alla realtà) virtuale di un qualcosa che finisce per dolere quanto altra intrusione corporale, dolorosa e umiliante. La si definisce bonariamente come la “famosa legge del Menga...”, cui i puntini sospensivi evitano l'avvilente rima di chiusura. Ci sono poi leggi del Menga che nei loro formati, chiaramente anacronistici e dolorosi, possono fregiarsi (senza offesa alcuna e senza nulla togliere a possibili definizioni peggiorative) famigerate, affatto comprensibili e comunque inconcepibili, perlomeno da mente umana. La legge del Menga formato TIM è una di queste. Ne vado a parlare, ancora fresco di una dolenzia che il pudore innato mi impedisce di meglio raccontare. Cercherò di essere più chiaro possibile, pur essendo compito arduo, tenta

Godot sta arrivando

La lettura di questa poesia è di facile interpretazione: il Godot immaginario rappresenta un po' tutte le attese che nel corso della vita ci ossessionano, dal momento della nascita in poi. L'attesa spasmodica della poppata che appaghi una fame che ha un vago sapore ancestrale, l'attesa di una maturità legata all'anagrafe, l'attesa di un posto di lavoro migliore, l'attesa di un'anima gemella che soddisfi il nostro desiderio di un supporto esterno alle nostre necessità... ' Attese'  che trovano prima o poi  accoglimenti positivi; altre volte si trasformano in Godot ripetitivi e demoralizzanti. L'unica attesa, che preferiamo ignorare e che puntualmente arriverà, è la morte. Sappiamo che arriverà, ma evitiamo di stare (su una banchina o su una panchina, su un letto o su un tetto) ad aspettarla: è il Godot sicuro, inalienabile, del quale faremmo volentieri a meno; invano.  Alcune coincidenze mi hanno colpito nel corso di questa ennesima ri-lettura e m

Breve historia tri(s)ta*

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Partiamo dal presupposto, ampiamente fondato, che siamo tutti gestiti, già da prima della nascita fino a oltre la morte. Da questo a prendere atto che a ogni gestione corrisponde un gestore, il passo è breve.  I genitori gestiscono i figli (malamente molto, da qualche decennio a questa parte [parere estemporaneo e personale]) che, a loro volta, furono gestiti dai rispettivi genitori, promossi sul campo a nonni, e via risalendo gli alberi genealogici, fino ad Adamo ed Eva. Oltre, no se puede. La Sanità gestisce la nostra salute, talvolta la cura, ma soprattutto gestisce i fatti suoi, con metodi differenti da luogo a luogo, sovente sul filo della legalità. L'Agenzia delle Entrate gestisce i nostri risparmi, perlomeno quelli gestibili alla fonte: sa quanto si guadagna, sa quanto-come-dove si spende, vuoi per vivere come per sopravvivere. Non sfugge un centesimo al suo occhio di lince, e non esita a 'linciare' chi tenta di sfuggire (evadere, è il termine comunemente usato) al p

Parliamone... perché no?

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by Rolando Rubini Big Dementia. Ancora su pandemia, vaccini, green pass, Costituzione, diritti e doveri di Vincenzo Cottinelli, ex magistrato specializzato in salute e sicurezza sul lavoro, 6.9.2021 Foto Vaccini: scritte No Vax su muri hub di Firenze Il perdurare di prese di posizione no-vax induce a cercare di penetrare anche in teste che sembrano perdute nella loro cocciutaggine. Le cronache delle violenze di questi giorni e il perdurare di prese di posizione no-vax sui social mi inducono a riprendere la questione dei diritti, della salute, degli obblighi. Lo faccio con un taglio semplice e con un titolo e un tono ironico, per cercare di penetrare anche in teste che sembrano perdute nella loro cocciutaggine o nascoste dietro furberie. Non vorrei cominciare da quelli che negano la pandemia come fatto reale: sarebbe come mettersi a confutare i terrapiattisti. Ricordo mestamente che i morti italiani (quasi 130.000) equivalgono all’incirca alla sparizione degli abitanti di una città come