Godot sta arrivando
La lettura di questa poesia è di facile interpretazione: il Godot immaginario rappresenta un po' tutte le attese che nel corso della vita ci ossessionano, dal momento della nascita in poi. L'attesa spasmodica della poppata che appaghi una fame che ha un vago sapore ancestrale, l'attesa di una maturità legata all'anagrafe, l'attesa di un posto di lavoro migliore, l'attesa di un'anima gemella che soddisfi il nostro desiderio di un supporto esterno alle nostre necessità... 'Attese' che trovano prima o poi accoglimenti positivi; altre volte si trasformano in Godot ripetitivi e demoralizzanti. L'unica attesa, che preferiamo ignorare e che puntualmente arriverà, è la morte. Sappiamo che arriverà, ma evitiamo di stare (su una banchina o su una panchina, su un letto o su un tetto) ad aspettarla: è il Godot sicuro, inalienabile, del quale faremmo volentieri a meno; invano.
Alcune coincidenze mi hanno colpito nel corso di questa ennesima ri-lettura e mi hanno spinto a proporla, più a mio uso e consumo che per un desiderio di divulgazione, tardivo e, forse, di cattivo gusto; perlomeno nell'accostamento. Comunque, buona lettura... non dico buon divertimento, poiché di divertente in essa c'è ben poco.
Divertente direi proprio no... consolante sì: nella parte finale, quando ci si rende conto di quanto fossero effimere le precedenti attese e, preso atto che non c'è più altro da attendere dalla vita, si diventa più forti e le cose, belle o brutte che siano, ci scivolano addosso come una pioggia che elimina le scorie accumulate nel tempo. Il passato è stato vissuto e quanto al futuro... qualcuno ci sostituirà nell'attesa di quel Godot personale, nell'attesa di quel 'meglio' che, a suo tempo, si rivelerà vano come fu il nostro.
Vivo tutti i miei giorni aspettando Godot
Dormo tutte le notti aspettando Godot
Ho passato la vita ad aspettare Godot
Nacqui un giorno di marzo o d'aprile, non so
Mia madre che mi allatta è un ricordo che ho
Ma credo che già in quel giorno però
E invece di succhiare io aspettassi Godot
Nei prati verdi della mia infanzia
In quei luoghi azzurri di cieli e aquiloni
Nei giorni sereni che non rivedrò
Io stavo già aspettando Godot
L'adolescenza mi strappò di là
E mi portò ad un angolo grigio
Dove fra tanti libri però
Invece di leggere io aspettavo Godot
E giorni e giorni a quei tavolini
Gli amici e le donne vedevo vicini
Io mi mangiavo le mani però
Non mi muovevo e aspettavo Godot
Ma se i sensi comandano, l'uomo obbedisce
Così sposai la prima che incontrai
Ma anche la notte di nozze però
Non feci altro che aspettare Godot
Poi lei mi costrinse ed un figlio arrivò
Piccolo e tondo, urlava ogni sera
Ma invece di farlo giocare un po'
Io uscivo fuori ad aspettare Godot
E dopo questo un altro arrivò
E dopo il secondo un altro però
Per esser del tutto sincero dirò
Che avrei preferito arrivasse Godot
Sono invecchiato aspettando Godot
Ho sepolto mio padre aspettando Godot
Ho cresciuto i miei figli aspettando Godot
Sono andato in pensione trent'anni fa
Ed ho perso la moglie acquistando in età
I miei figli son grandi e lontani però
Io sto ancora aspettando Godot
Questa sera sono un vecchio di ottant'anni
Solo e malato in mezzo a una strada
E dopo tanta vita più pazienza non ho
Non voglio più aspettare Godot
Ma questa strada mi porta fortuna
C'è un pozzo laggiù che specchia la luna
È buio, profondo e mi ci butterò
Senza aspettare che arrivi Godot
In pochi passi ci sono davanti
Ho il viso sudato e le mani tremanti
E la prima volta che sto per agire
Senza aspettare che arrivi Godot
Ma l'abitudine di tutta una vita
Ha fatto sì che ancora una volta
Per un minuto io mi sia girato
A veder se per caso Godot era arrivato
La morte mi ha preso le mani e la vita
L'oblio mi ha coperto di luce infinita
E ho capito che non si può
Coprirsi le spalle aspettando Godot
Non ho mai agito aspettando Godot
Per tutti i miei giorni aspettando Godot
E ho incominciato a vivere forte
Proprio andando incontro alla morte
Ho incominciato a vivere forte
Proprio andando incontro alla morte
Ho cominciato a vivere forte
Proprio andando incontro alla morte.
(Samuel Beckett - Fine anni '40)
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