"Non serve nascondersi" di Marco Proietti Mancini

Il commento su questo libro ha un inizio un po' travagliato. Preso, con tutte le buone intenzioni di sciropparmelo sperando in un testo piacevole, già la lettura dei primi capoversi del primo capitolo, quello che avevo creduto fosse una specie di incipit al resto, mi aveva invogliato a bloccarne il proseguimento, accartocciando le pagine virtuali e mettendole in lista d'attesa per il caminetto invernale, questo non virtuale.
Quello stesso incipit che ho proposto nel post precedente, senza alcuna presentazione o commento da parte mia, con l'intento di vedere se avrebbe provocato lo stesso impatto irritante che aveva suscitato in me. Ma un lettore appassionato, se anche trova una pillola amara, la ingoia, mettendo in conto di mettere all'Indice il farmacista che gliel'ha propinata.
Sono arrivato fino alla fine del racconto per darmi dello stupido, vecchio e rincoglionito.
Il fatto è che di questo Autore conoscevo i suoi scritti su Facebook, e mi era sembrata una personcina ammodo, pacata, ragionante; quando tocca argomenti che lo irritano o lo disgustano non spinge mai il suo disappunto oltre quelli che sono i limiti dell'educazione. Se un argomento lo porta ad invitare alcuno ad andare a quel paese, non lo dà come offesa offensiva ma come invito, tanto dolcemente cortese quanto fermo, forte e chiaro. Ho poi scoperto che ha scritto tanti di quei libri che deve essere stato un gallino dalle uova d'oro per chi di volta in volta lo ha editato. Per cui non necessita di questo mio commento per sapere di essere quello che è.
La prima reazione all'apertura è stata quella di definirlo in tutti i modi in cui sia definibile un essere abietto da evitare: da pazzoide schizofrenico, a dannato tra i dannati, a 'un boia chi molla' travestito (sui social) da democratico convinto. Per autopunirmi per quasto travisamento avrei dovuto ingollare un bicchiere di olio di ricino, ma pare ci sia solo in pillole per cui l'effetto dimostrativo sarebbe stato nullo.

E andiamo al libro. Come detto si tratta di una serie di racconti, affatto legati uno all'altro, tante finestre che si affacciano su un mondo che è il nostro mondo, quello in cui viviamo, quello di cui, per tanto che ne sappiamo, ne sappiamo niente. Sappiamo poco di noi stessi, figuriamoci cosa sappiamo di chi ci circonda, per vicino a noi che sia...
Una persona, che so per certo averlo letto, mi aveva avvisato trattarsi di un libro "sfortunato". Ci ho ragionato un po' su: se si riferiva al lato prettamente commerciale, ossia alle vendite, potrebbe essere, ma se prendiamo atto che in Italia si stampano circa 90.000 titoli all'anno, compresi gli scolastici e gli scientifici, la fortuna nelle vendite è affidata a tanti di quei fattori che giocare alla roulette sarebbe più sicuramente redditizio.
Se, invece, il riferimento era alla sostanza del testo... non è mai stato un aggettivo a frenare la mia curiosità. Di fortunose sfortune è lastricata tutta la mia vita, per cui non sarebbe stata la lettura di un libro "sfortunato" a scoraggiarmi.
Elimino subito il primo capitolo, di cui ho già detto: si tratta di un messaggio ai nostri più accaniti sovranisti, quelli che "prima-poi-sempre, solo noi!" e gli altri si fottano. Ho sogghignato pensando alla reazione di chi lo ha letto, la sorpresa di scoprire quanto fossi bastardo... prima di arrivare alla fine di quello che per me era stato una specie di incipit, essendo invece il capitolo di apertura del libro... colpito da uno pseudo-incipit a tradimento.

Del rimanente, che è la parte veramente sostanziosa, posso solo dire che è semplicemente delizioso: una serie di racconti che hanno come base comune l'amore, distribuito a piene mani in ognuno di essi. Trattano tutta una serie di situazioni diverse che, sotto un velo di amara dolcezza, inducono ciascuno a un proprio ragionare, a una propria espressa soggettiva commozione.
Non voglio spoilerare, non voglio spingere alcuno al suo acquisto e conseguente lettura, ma un accenno più preciso non credo danneggerà la sua diffusione. D'altra parte, se veramente fu "sfortunato"... peggio non potrebbe andare.

In breve (chi mi legge da tempo sa quanto sia proverbiale la mia capacità di sintesi) una carrellata che vorrei dicesse tutto senza nulla dire di più.
 
* L'ansia nell'attesa della lettura di un responso sanitario, autopsia virtuale del volerne/non-volerne conoscere l'esito (ci sono passato a suo tempo, è impossibile da nascondere).
* Gli animali: non è questo Autore il primo a riconoscere la quasi parità degli animali con l'essere umano. Checché ne abbia detto Francesco buonanima a suo tempo, ci sono occasioni in cui un animale finisce per essere trattato come un figlio, così come questo ti ama, a modo suo, come fossi suo padre.
* L'amore è un diamante, con tante sfaccettature che lo rendono gioiello unico. Amore significa amare, chi ama non fa distinzioni tra chi si ama; se una faccia del diamante offre allo sguardo l'azzurro cielo, un'altra faccia il rosso porpora, altra ancora il verde smeraldo... il diamante sempre diamante è, la diversità dei colori non ne sminuisce il valore, anzi lo esalta.
* Il desiderio di ogni padre è che i figli non debbano soffrire, mai, quello che hanno sofferto loro, in prima giovinezza o in avanzata adolescenza. Quel desiderio finisce per diventare una promessa, pensata più che sussurrata... A voce sarebbe necessario raccontare quello che di brutto, cattivo, si è sopportato; ed è un dolore che ai figli viene risparmiato, finché possibile.
* Ci sono stati di fatto difficili da accettare, situazioni non cercate, non volute, che sono mazzate che non puoi parare. Questo racconto parla di un amore puro, disinteressato, amore fine a sé stesso, che non chiede né aspetta condivisione: è, e tanto basta.
* Così come ci sono i comunemente definiti "difetti" fisici: anche qui è l'amore che la fa da padrone. Se non vedi, vedrò per te; se non senti, sentirò per te; se zoppichi, sarò il tuo bastone... Verrà un giorno che sarai tu a vedere per me, che tu sentirai quello che più non riesco ad udire, e tu sarai il mio bastone quando le mie gambe cederanno.
* L'alba di ogni nuova giornata è indice di futuro, meglio se radiosa; al tramonto solitamente è affidata la sensazione di un riposo ormai prossimo. L'alba è adrenalitica, frenetica in vista di una giornata che, nel suo essere ignota del suo progredire, costringe ad essere in forze quanto più possibile. Il tramonto ispira serenità, il lento calar del sole accompagna verso la notte, la quale sfocerà in un'altra alba. Cogliere la poesia di un tramonto significa essere soddisfatti dell'andameno della giornata appena trscorsa.
* Ci vuole coraggio, consapevolezza quasi cinica, nel decidere una mossa particolare nello scacchiere della vita. Anche qui è l'amore che spinge a una decisione definitiva; un amore senza fine, per arrivare alla fine.
* Dare ai propri figli, ai bambini in generale, l'impressione di avere tutto sotto controllo, di sapere dominare le emozioni, di non far trapelare reazioni che possano turbare la loro innocenza; nel mentre la mente ribolle di rabbia, forzatamente contenuta.
* Questo è il racconto che dà il titolo al libro. Tra tutti, quello che mi ha emozionato di più. È un racconto che sa di autoptico, talmente è introverso e nello stesso tempo universale. Due parallele che, in barba alle geometrie, si intersecano creando un unicum indissolubile.
* La solitudine è il male del secolo. Non ci sono statistiche, o almeno non credo ce ne siano, ma credo che faccia più vittime che tutti gli altri malanni fisici che angustiano l'umanità. La solitudine è uno dei pochi mali giustamente imputabili a quella che è genericamente definita "società": ci siamo chiusi in noi stessi, ignorando volutamente chi, e quello, che ci circonda. Non è necessario essere un 'barbone' o un senzatetto per essere vittime di questo male: è un accidente che ci portiamo dentro, siamo soli in famiglia, soli in discoteca, soli sul lavoro... E a questa forma di solitudine sorridiamo beati, beotamente felici...
* Amare vuole dire inventare l'amore, rinnovare l'amore. Che non è lo studio del Kamasutra o la visione delle oscene immagini che tanto furore stanno suscitando proprio in questi giorni. Anche il 'saper fare all'amore', come si dice, è una dote che nessuno può insegnare. Per amore dei figli, in difesa della loro innocenza d'animo, è possibile toccare vertici dell'amore che la fantasia comune difficilmente saprebbe realizzare.
* Capita nella vita di un uomo, ma anche di una donna, di trovarsi nella condizione, nella necessità, nel desiderio di dire: "Vado un attimo a comprare le sigarette, torno subito", mettendo in conto di mai più tornare. È un classico delle fughe, soprattutto dal tetto coniugale...

Fine del resoconto sulla lettura dei racconti. A me questo libro è piaciuto. Se tutte le mie letture fossero "sfortunate" come questa, metterei la firma per averne tante. 
Punto.
 

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