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Visualizzazione dei post da ottobre, 2010

Prima di tutto

NO alla caccia NO alle corride NO    NO    NO alla  vivisezione Settimana di mobilitazione contro la vivisezione Questo non è un post, è solo un miagolio. Oggi è festa, per favore trovate due minuti per visitare RIVOLUZIONE DEL PENSIERO di Ondina, quello è un post da leggere. Attentamente. Un essere vivente che fa esperimenti su altri esseri viventi ha solo un nome: Mengele

Sinistri cinque

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Il palazzo dove eravamo andati ad abitare era isolato, di fronte c’era una grande piazza, senza fronzoli, con erba, terra battuta e pianticelle tutt’intorno. Sul retro un grande campo, coltivato per lo più a mais; oltre questo c’era la linea ferroviaria. A livello strada c’erano tre negozi: una fioraia, un tabaccaio e, in un locale più piccolo, un sarto. Questa fioraia aveva stretto amicizia con mia moglie, che la andava ad aiutare, passandoci il tempo mentre io ero al lavoro. L’amore per i fiori e la frequentazione l’avevano messa in grado di partecipare alle varie lavorazioni, imparando, come si dice, il mestiere. Così quando la fioraia, per fatti suoi, aveva deciso di andare altrove, la proposta di rilevamento del negozio era stata quasi automatica. Quando mi aveva accennato questa possibilità, non avevo mostrato alcun entusiasmo, sia perché il commercio non rientrava nelle mie simpatie, sia perché ero conscio che avrebbe limitato il mio tempo libero. Alla fine, come sempre

È notte

L’è nòta Fra e’fug dl’aröla e la bóca de camén i curiêndul’d falug i stasêva a gala, i s’impiêva, i s’amurtêva coma lózal chel zuga a gnascundëla fra el spig de grân. E tla faza dla nòta la gratusa del stël la fasêva el gatózal a la pël de zil par disté e’ côr insunlì de sôl. La vôs de silénzi l’era pulida coma ‘e són dôlz d’ogni burdël. Ti mur dla ca nud et paröl i spén dla fiâma j’era cóz lôna a spas in te bur. In che mumént i cavèl ed màma i turnéva d’incânt culôr de grȃn, ôn mantël d’ôr sôra a la spala. Rósa ‘d vargógna, coma ai sófi de prem amôr, li la zerchèva la mân de su vëcc, incôra chêlda d’udôr et stala. (Anonimo – 1981) Per chi non conosce il plenilunio, il gatto l’ha letta così: È notte Fra il fuoco del focolare e la bocca del camino i coriandoli di faville restavano a galla, s’accendevano, si spegnevano come lucciole che giocano a nascondino fra le spighe del grano. E sulla faccia della notte la grattugia delle stelle faceva il solletico alla pelle del cielo p

Sinistri quattro

Ci eravamo sposati, avendo ancora in dotazione la 850 spyder. Avevamo trovato alloggio in un paese della cintura, un palazzo nuovissimo, tant’è che i mobili, regolarmente acquistati a rate, li avevamo portati nella nuova casa passando su gradini di marmo ricoperti ancora con paglia mista a calce, per non farli rovinare sia dai muratori ancora all’opera, che da traslocanti maldestri. Prima dei mobili, pulizia dei pavimenti e delle tracce di calce; pranzo al sacco, con panini e birra. Il tempo utile, per me, era al mattino. La testé divenuta signora proseguiva al pomeriggio, in serata mi raggiungeva al lavoro, e tornavamo all’alloggetto ammobiliato, nido provvisorio in attesa di quello definitivo. Il pisolino, dopo il panino e la birra, nella vasca da bagno, una maglia arrotolata per cuscino. Il posto di lavoro era a una quindicina di chilometri; una strada fiancheggiata da campi coltivati con qualche abitazione, qua e là, mi portava verso il centro città. Stessa strada, per anni.

Senza titolo

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L’avrei fatto io, sarebbe stato un ghigno, ma stasera mi serve un vero sorriso. Ho pagato ben bene una controfigura, che per un sorriso mi ha chiesto la luna. La luna gli ho dato,   ecchissenefrega, il Toro ha vinciuto, e questa è la festa! 

Sinistri tre

La gloriosa “500” l’avevo sbolognata a un collega neopatentato, che nel giro di un anno l’aveva mandata alla rottamazione. Con la Fulvia, già descritta nel primo capitolo, più che incidenti erano stati accidenti. Avevo portato la papera (per via del colore giallo becco di papera, un po’ rospesca come sembianze) in officina, per una manutenzione ordinaria: cambio olio motore, controllo pasticche, livelli vari… Ero andato a ritirarla in serata, quasi alla chiusura dell’officina; infatti una parte del cancello scorrevole era già stata avviata. Per uscire, muso in avanti, mi si era presentato il classico dilemma che si presenta ogni volta che si deve passare in spazi troppo delimitati: passo, non passo, ma sì che passo… Avevo preso le misure alla perfezione, impossibile sbagliare. E infatti il lato guida era passato alla grande. Fosse passato un cicinin meno alla grande, anche il lato passeggero sarebbe passato indenne. All’altezza della maniglia della portiera di destra, c’era un

La scalogna

Stasera c'è una partita difficile, per un sacco di motivi. Non che esistano partite facili, ma quella più prossima è sempre la più difficile. E, visto che il 90° più recupero sono i minuti più pericolosi, quelli che fanno pensare intensamente e rabbiosamente alla sfortuna, noi che, per lunga esperienza, alla sfortuna ci crediamo, cerchiamo di far finta di non crederci, con questo messaggino scaramantico. La scalogna La scalogna c’è o non c’è, per me ce sta, e se ce sta, c’è puro chi la porta, e chi la porta ha il grugno d’ogni sorta,   bello, brutto, straniero, non si sa. Altro che gatto nero e incespicà! Ma saperlo non è che ti conforta, vano è il corno, né il ferro la fa morta, né tanto meno te la puoi scansà. Pe’ conto mio ti dò un pensiero chiaro: prega tutti gli dei e fai da te, stringiti i denti e succhiati l’amaro che dolce non verrà come il caffè. Ma non farmi a ‘sto punto lo scolaro: la scalogna l’ammazzi sol da te! Aldo Collacchioni (1981)

Semel in anno...

Recentemente, in un commento a un post, ho trovato una definizione dei bloggeristi che mi ha affascinato. Diceva, nel cuore del commento: “I bloggeristi sanno creare una montagna da un granello di sabbia”. Come dire: dal nulla sanno creare l’universo. Fatta la premessa, passo al preambolo, girando talmente al largo che non so se arriverò lucido (?) al nocciolo. Comincio dalle lingue e dai dialetti. Abbiamo l’italiano come base, almeno fino a quando qualcuno non deciderà che, dopo la bandiera, anche l’italiano deve andare in pattumiera. Con un risparmio sui docenti di questa materia, che diventeranno automaticamente inutili: altre braccia ritorneranno all’agricoltura, finalmente! Collegati alla lingua madre, con un cordone ombelicale infinito nel tempo, ci sono i dialetti. A loro volta, questi, sono frazionati in altri infiniti sottodialetti: ogni paesino ha un proprio idioma, che mantiene la base del dialetto principale, con modifiche che sembrano insignificanti, ma che caratte

Era l'8 di settembre...

… ma già molto prima ero passato in libreria a prenotare un libro, la cui uscita a livello planetario era appunto prevista per l’otto del mese di settembre, testé trascorso. Titolo, autore, editore; non avevo detto il prezzo per non apparire troppo saputello. Quella libreria è frequentata da luminari del classico, dello scientifico, del turistico, del linguistico e dell’alberghiero. Ero andato in tarda serata, per evitare di essere guardato con sufficienza, o addirittura con elegante disprezzo, da quella plètora di menti eccelse, nel sentire un titolo che non risulta(va) presente nell’Olimpo scientifico. Avevo già avuto modo di esprimere la mia perplessità per la scelta di un parto librario fissata per l’8 settembre, che porta alla memoria un giorno non propriamente glorioso del nostro recente passato. Scelte editoriali, non trattabili. Oltre alla data infausta, l’uscita coincideva con la cosiddetta “scolastica”, ossia la cernita e la preparazione dei libri per l’imminente inizio

Quasi quasi....

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Quasi quasi, ma sparo 'n colp! Quasi quasi, ma sparo 'n colp!   L'hai decidu  'd fela finija, i veui maseme!   'n colp 'd rivoltela, e voilà, le tut finì; così podrai pi nén, mach sempre lamenteme, stofìand coi li ch’an sento, stofiandme anca mi! Ma sosì le pi nén vive, par dabon! L'aria, l'acqua, e tut al rest a le inquinà; it distingue pi nén dal gram lon ch'a le bon, sa le mai vive 'n t'un pajs o nt' la sità! Ma mi, quasi quasi, ma sparo 'n colp! Tuti ij di ajé n'aument senssa rason, aumenta 'l pan e a j'aumenta dco 'l tramvaj! Aumenta la verdura, le tomatiche, ij povron, aumenta 'l suchér, l'euli e dco ij giornaj. Ma mi, quasi quasi, ma sparo 'n colp! Aumento ij delinquént, le rapi-ne, j'assasin; it ses nen sicur, gnanca an te chà! e se quand quaidun 't son-a 'l ciochin, Iasa püra soné, ma ti duverta pà! Ma mi, quasi quasi, ma sparo 'n colp! Le nén vive 'n cos