Era l'8 di settembre...
… ma già molto prima ero passato in libreria a prenotare un libro, la cui uscita a livello planetario era appunto prevista per l’otto del mese di settembre, testé trascorso.
Titolo, autore, editore; non avevo detto il prezzo per non apparire troppo saputello.
Quella libreria è frequentata da luminari del classico, dello scientifico, del turistico, del linguistico e dell’alberghiero.
Ero andato in tarda serata, per evitare di essere guardato con sufficienza, o addirittura con elegante disprezzo, da quella plètora di menti eccelse, nel sentire un titolo che non risulta(va) presente nell’Olimpo scientifico.
Avevo già avuto modo di esprimere la mia perplessità per la scelta di un parto librario fissata per l’8 settembre, che porta alla memoria un giorno non propriamente glorioso del nostro recente passato.
Scelte editoriali, non trattabili.
Oltre alla data infausta, l’uscita coincideva con la cosiddetta “scolastica”, ossia la cernita e la preparazione dei libri per l’imminente inizio del nuovo anno scolastico.
Folla di mamme, padri, zii, nonni, regolarmente accompagnati dai rispettivi virgulti: l’otto si presentavano a prenotare i tomi, quando la scuola avrebbe aperto i battenti il tredici.
I nostri, con tanto di acconto, li avevamo prenotati dal 24 di agosto. Lista-libri ritirata in segreteria, stampata, timbrata…
Dopo quella data, un giorno sì e l’altro pure, dai passaparola tra compagni, si apprendevano cambi di titoli, di edizioni, cancellazioni o ripristini.
Un fine estate passato in libreria. In quella libreria.
Stoicamente in fila per avere udienza dal libraio, per sentirsi ogni volta rimbrottare per libri già ordinati e rinfacciare la “nostra” disorganizzazione.
Otto settembre: fila dietro gli scalmanati ritardatari e:
“Dovrebbe essere uscito Perle, Perboni, Rizzoli…”.
“Sì, mi pare che sia arrivato, ma non ho avuto tempo di aprire tutti i pacchi, vede come sono preso con le scuole?”.
Lo vedo, tornerò più avanti.
Dall’8 settembre ai primi di ottobre di “più avanti” ne avrò fatti una dozzina.
L’ultimo, già vedendomi sulla porta, aveva allargato le braccia:
“Non ho ancora aperto gli altri pacchi; sono impegnato col ’servizio’ alle famiglie per la scuola. Abbia un po’ di pazienza…”.
In questo frattempo, tutta la penisola, le isole e le ex colonie avevano già fra le mani il benedetto libro: si sentivano le risate dall’Alpi alle Piramidi; perfino da L’Aquila, che non ha nessunissimo motivo di ridere, si sentivano ridacchiamenti sommessi, che almeno per qualche attimo distraevano dai ben noti guai del territorio.
Per farla breve, (caratteristica già universalmente riconosciutami), al rientro a casa, mi sono collegato a casa Rizzoli, ho ordinato il volume (causa poca praticità in queste operazioni, stavo per mandare l’ordine per 5 libri; non sapendo come correggere ho fatto che scollegarmi da internet, richiamando nuovamente con l’ordine esatto. Lontanissima ma nitida, come un’eco rinforzato, mi ronzava nell’orecchio un “mannaggia!”, di cui non sono stato in grado di capire né il perché né il percome).
Oggi, 7 ottobre, il corriere mi ha consegnato il libro.
Regolarmente pagato contrassegno.
Questo benedetto volumetto era ormai tanto agognato che mi ero predisposto una modalità di lettura che fosse al sicuro da ogni scassamento.
In bagno, sul mobiletto, divieto di turbativa durante le sedute.
L’unico posto, su tutto il territorio, che possa bloccare i tentativi di disturbo, altrimenti continui e sovente messi in atto solo per il gusto di rompere.
Abbiamo due bagni, se uno fosse stato occupato da me, con l’unico limite temporale della stanchezza alle natiche, sarebbe scattato l’invito a servirsi dell’altro bagno.
Se anche quello risultasse occupato, non più da me che non sono ubiquo, ma da altra persona, in caso di impellenza c’è sempre il giardino...
Ore 13,45: la paperella giovane rientra da scuola.
“Ro’, il libro è arrivato…”.
“Ah, bene, dov’è?”.
“Nel bagno di qua”.
(Per semplificare e sapere a quale bagno di volta in volta ci riferiamo, uno è ‘il bagno di qua’, l’altro, lapalissianamente, è ‘il bagno di là’).
Schizzata al bagno, rientro, a tavola, è tempo di mangiare.
La prima risata al “generazione bovinamente supina”, forse non ha capito che della sua generazione qui si parla.
Amatriciana nel piatto, due fili…
Risatissima: “Senti questa…”.
Un altro filo di pasta, ingollato col libro aperto in grembo, altra risata: “Senti quest’altra…”.
Devo precisare che questa paperella non sa sorridere: o ride del tutto o niente.
E sono scoppi di riso che non possono essere ignorati, perché fanno cadere dalla sedia a ogni loro esplosione.
Prima di arrivare al secondo, mi aveva già letto un quarto di libro, saltellando un po’ un po’ là; senza dimenticare l’ultima pagina del copri copertina: a fine anno ha la maturità, credo che anche lei avrà motivo di “pregare” come Lucia.
Ho recuperato il “mio” libro: credo che sovente, sciroppandomelo, mi troverò a pensare “questa l’ho già sentita”…
Per concludere, nel rendere il maltolto:
“Quando l’abbiamo finito, lo devo portare alla prof Berxxxx…”
“Perché proprio a lei?”.
“Perché vuole apparire la più ‘carogna’ (da chi abbia preso questo termine, proprio non lo so); ha già letto ‘Perle ai porci’ e si è sganasciata”.
Poi mi ha cazziato, perché quando le avevo parlato del concorso, mi aveva passato una cosina che, pur divertente, non avevo ritenuto all’altezza della concorrenza.
Le ho promesso di immetterla in un post, questo, per farla contenta, e anche per non trovarmi costretto ad andare io nel ‘bagno di là’ perché quello ‘di qua’ è occupato da lei.
Ne sarebbe capacissima.
A scuola, la sua compagna Martina, passandole accanto, scannuccia il suo diario; vede una sigla cerchiata OMG (Oh my God).
Martina: “Cosa vuol dire?”.
Roby: “Come, non lo sai?”.
Martina: “Certo che lo so, cosa credi: Organismo Modificamente Geneticato!”.
Abbiate pietà del gatto, fino alla prossima volta non lo faccio più.
Titolo, autore, editore; non avevo detto il prezzo per non apparire troppo saputello.
Quella libreria è frequentata da luminari del classico, dello scientifico, del turistico, del linguistico e dell’alberghiero.
Ero andato in tarda serata, per evitare di essere guardato con sufficienza, o addirittura con elegante disprezzo, da quella plètora di menti eccelse, nel sentire un titolo che non risulta(va) presente nell’Olimpo scientifico.
Avevo già avuto modo di esprimere la mia perplessità per la scelta di un parto librario fissata per l’8 settembre, che porta alla memoria un giorno non propriamente glorioso del nostro recente passato.
Scelte editoriali, non trattabili.
Oltre alla data infausta, l’uscita coincideva con la cosiddetta “scolastica”, ossia la cernita e la preparazione dei libri per l’imminente inizio del nuovo anno scolastico.
Folla di mamme, padri, zii, nonni, regolarmente accompagnati dai rispettivi virgulti: l’otto si presentavano a prenotare i tomi, quando la scuola avrebbe aperto i battenti il tredici.
I nostri, con tanto di acconto, li avevamo prenotati dal 24 di agosto. Lista-libri ritirata in segreteria, stampata, timbrata…
Dopo quella data, un giorno sì e l’altro pure, dai passaparola tra compagni, si apprendevano cambi di titoli, di edizioni, cancellazioni o ripristini.
Un fine estate passato in libreria. In quella libreria.
Stoicamente in fila per avere udienza dal libraio, per sentirsi ogni volta rimbrottare per libri già ordinati e rinfacciare la “nostra” disorganizzazione.
Otto settembre: fila dietro gli scalmanati ritardatari e:
“Dovrebbe essere uscito Perle, Perboni, Rizzoli…”.
“Sì, mi pare che sia arrivato, ma non ho avuto tempo di aprire tutti i pacchi, vede come sono preso con le scuole?”.
Lo vedo, tornerò più avanti.
Dall’8 settembre ai primi di ottobre di “più avanti” ne avrò fatti una dozzina.
L’ultimo, già vedendomi sulla porta, aveva allargato le braccia:
“Non ho ancora aperto gli altri pacchi; sono impegnato col ’servizio’ alle famiglie per la scuola. Abbia un po’ di pazienza…”.
In questo frattempo, tutta la penisola, le isole e le ex colonie avevano già fra le mani il benedetto libro: si sentivano le risate dall’Alpi alle Piramidi; perfino da L’Aquila, che non ha nessunissimo motivo di ridere, si sentivano ridacchiamenti sommessi, che almeno per qualche attimo distraevano dai ben noti guai del territorio.
Per farla breve, (caratteristica già universalmente riconosciutami), al rientro a casa, mi sono collegato a casa Rizzoli, ho ordinato il volume (causa poca praticità in queste operazioni, stavo per mandare l’ordine per 5 libri; non sapendo come correggere ho fatto che scollegarmi da internet, richiamando nuovamente con l’ordine esatto. Lontanissima ma nitida, come un’eco rinforzato, mi ronzava nell’orecchio un “mannaggia!”, di cui non sono stato in grado di capire né il perché né il percome).
Oggi, 7 ottobre, il corriere mi ha consegnato il libro.
Regolarmente pagato contrassegno.
Questo benedetto volumetto era ormai tanto agognato che mi ero predisposto una modalità di lettura che fosse al sicuro da ogni scassamento.
In bagno, sul mobiletto, divieto di turbativa durante le sedute.
L’unico posto, su tutto il territorio, che possa bloccare i tentativi di disturbo, altrimenti continui e sovente messi in atto solo per il gusto di rompere.
Abbiamo due bagni, se uno fosse stato occupato da me, con l’unico limite temporale della stanchezza alle natiche, sarebbe scattato l’invito a servirsi dell’altro bagno.
Se anche quello risultasse occupato, non più da me che non sono ubiquo, ma da altra persona, in caso di impellenza c’è sempre il giardino...
Ore 13,45: la paperella giovane rientra da scuola.
“Ro’, il libro è arrivato…”.
“Ah, bene, dov’è?”.
“Nel bagno di qua”.
(Per semplificare e sapere a quale bagno di volta in volta ci riferiamo, uno è ‘il bagno di qua’, l’altro, lapalissianamente, è ‘il bagno di là’).
Schizzata al bagno, rientro, a tavola, è tempo di mangiare.
La prima risata al “generazione bovinamente supina”, forse non ha capito che della sua generazione qui si parla.
Amatriciana nel piatto, due fili…
Risatissima: “Senti questa…”.
Un altro filo di pasta, ingollato col libro aperto in grembo, altra risata: “Senti quest’altra…”.
Devo precisare che questa paperella non sa sorridere: o ride del tutto o niente.
E sono scoppi di riso che non possono essere ignorati, perché fanno cadere dalla sedia a ogni loro esplosione.
Prima di arrivare al secondo, mi aveva già letto un quarto di libro, saltellando un po’ un po’ là; senza dimenticare l’ultima pagina del copri copertina: a fine anno ha la maturità, credo che anche lei avrà motivo di “pregare” come Lucia.
Ho recuperato il “mio” libro: credo che sovente, sciroppandomelo, mi troverò a pensare “questa l’ho già sentita”…
Per concludere, nel rendere il maltolto:
“Quando l’abbiamo finito, lo devo portare alla prof Berxxxx…”
“Perché proprio a lei?”.
“Perché vuole apparire la più ‘carogna’ (da chi abbia preso questo termine, proprio non lo so); ha già letto ‘Perle ai porci’ e si è sganasciata”.
Poi mi ha cazziato, perché quando le avevo parlato del concorso, mi aveva passato una cosina che, pur divertente, non avevo ritenuto all’altezza della concorrenza.
Le ho promesso di immetterla in un post, questo, per farla contenta, e anche per non trovarmi costretto ad andare io nel ‘bagno di là’ perché quello ‘di qua’ è occupato da lei.
Ne sarebbe capacissima.
A scuola, la sua compagna Martina, passandole accanto, scannuccia il suo diario; vede una sigla cerchiata OMG (Oh my God).
Martina: “Cosa vuol dire?”.
Roby: “Come, non lo sai?”.
Martina: “Certo che lo so, cosa credi: Organismo Modificamente Geneticato!”.
Abbiate pietà del gatto, fino alla prossima volta non lo faccio più.
Hai commesso due errori:
RispondiElimina1) non hai lasciato l'ordine di cinque copie (facendomi saltare le vacanze alle Seychelles).
2) non hai spedito la perla al concorso.
Come rimediare?
Non "portando" il libro alla prof Berxxx, ma instillandole l'idea che deve assolutamente comprarlo.
Magari indirizzandola alla libreria fetusa.
RispondiEliminacome i bagni, ha anche due blog: quello di qua, e quello di là. Si commenta il più libero.
RispondiEliminaUn mese di attesa, ma sembra ne sia valsa la pena! :)
RispondiEliminaGatto...avresti fatto prima a noleggiare un monaco amanuense e metterelo in collegamento telefonico con l'autore, sono certa che in qualche oretta ti avrebbe scritto il libro.
RispondiEliminaCome sempre mi hai fatto morire dal ridere, soprattutto quando ti ho immaginato intento a staccare il collegamento per evitare di acquistare 5 copie dello stesso libro...che ridere!
Heidi
Quoto heidi! Ho rivisto cose che succedono a casa mia nel tuo racconto...io tendo a "disturbare" mio marito quando si trova in bagno ed avendo un bagno solo ti lascio immaginare quanto ne sia felice... :)
RispondiEliminache fortuna!
RispondiEliminai gatti sono proprio fortunati!
anch'io ho due bagni, ma sia il cane che mia moglie, quando mi isolo lì per leggere qualcosa, non si sa perché, ma devono per forza entrare. se poi c'è mio nipote è peggio ancora, lui non si crea alcun problema, comincia a chiamare nonno e tenta di buttare giù la porta.
comunque la tua paperella è simpatica, ma non ho capito: i gatti hanno figli "papere"? o stratta di "Organismo Modificamente Geneticato"?
Ma non è possibile, questa non è una lettura da cesso!
RispondiElimina:D
@ORY: camera di consiglio va meglio?
RispondiEliminaVedi l'unione tra Camera e Consiglio, in senso lato, cosa sta producendo.
Nel mio cesso, se non altro, io mi diverto: puoi dire altrettanto della Camera e del Consiglio?
i miei arrivano prima!
RispondiElimina