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Recensione a lettura avvenuta

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La lettura è un piacere. Se quello che si va a leggere non coinvolge, non 'costringe' il lettore a diventare protagonista a fianco o appresso a chi scrive, da piacere rischia di diventare tortura. “ Andare altrove” è il racconto di un percorso nella penisola iberica, con l'Autrice che descrive minutamente ciò che vede, ciò che sente, ciò che prova, con uno stile scorrevole, invogliante a seguirla in questo viaggio, con l'uso della semplice parola e di uno “zainetto” culturale non indifferente. È un libro, a mio parere, fotografico. Ma fatto di diapositive sui generis , immagini soggettive che possono essere cambiate a piacere o a gusto di chi lo va a leggere. L'Autrice lo ha già presentato, un capitolo qua e uno là, corredato di “vere” fotografie; tutte splendide ma, sempre secondo me, costrittive, vincolate a quello che l'obiettivo 'vedeva' e immortalava. Credo che un libro (intendendo come “libro” quello cartaceo, frusciante tra le dita,
vs SÌ vs NO Nel tentativo di raggranellare un po' di €uri facili, avevo fatto la bella pensata di dedicarmi alle scommesse. Clandestine, per eliminare le tasse e per avere una via di fuga in caso di default del tentativo. Per il quesito da dare in pasto ai benevoli scommettitori non c'erano problemi. Lo avevo in mente, semplice, accattivante, di sicuro impatto su coloro cui lo avrei proposto. Aperto a tutti, casalinghe di Voghera comprese. Eppoi a studiosi studenti e somari, a laici credenti e miscredenti, a cattolici protestatari e muzulmani, e pure agli ottomani, agli otto e millepiedi, agli operatori di ogni settore, civile succhiaruote e militare, agli occupati, ai disoccupati e ai parassiti... Un quesito che avrebbe richiesto una sola risposta alle due possibilità offerte, semplice, secca: SÌ o NO. Senza fronzoli o codicilli che potessero falsare il risultato finale.  Prima di lanciarmi in un'avventura nuova e rischiosa, avevo voluto effettuare u

La grandezza del potere

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La grandeur nel proprio piccolo: quando ti affacci dal balcone e trovi una folla sterminata in trepida attesa di una tua parola di conforto. Poi ti rendi conto che non dalle tue labbra pende, bensì dalle tue mani e dal piatto pieno che esse elargiscono. Conclusione della fiaba: quando il popolo non pende più dalle tue labbra, offrigli da mangiare, con piatti  colmi di €, e ti acclamerà come fossi un Salvatore o un Papa... o un Dittatore. Dà sempre a piene mani, qualcuno poi, e poi ancora, pagherà.

Chiamale (se vuoi) barzellette

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Chi ha visto i post precedenti sa già di cosa vado a parlare. La mia situazione prevede controlli periodici ( follow-up ) per seguire l'evoluzione del malanno e intervenire, se-quando-quanto possibile. Nella visita di controllo di fine gennaio, fatto il punto della situazione, era previsto un nuovo incontro dopo 3/4 mesi con i vari rami medici che mi seguono: nefrologo, internista e oncologo. Tra tutti, pare che il più importante fosse l'oncologo. Il quale richiedeva, per quel rendez-vous,  i soliti esami di laboratorio, più un ecocolordoppler alla carotide e una PET (acronimo di Tomografia a Emissione di Positroni) che, prima dell'esperienza in corso, ritenevo fosse qualcosa che riguardava gli attrezzi e gli alimenti per animali. Il massimo che avevo appreso era la pet-therapy, appunto gli animali usati come cura psicologica dei malati. Mentre gli esami istologici si limitano a segnalare una presenza tumorale nel punto del prelievo, la PET  disegna l'estensi

Revenant

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Nota preliminare : il racconto sarà lungo; chi, bontà sua, decidesse comunque di procedere nella lettura, si munisca di viveri e bevande a sostegno. Vado a braccio, e non posso dividerlo in più puntate, nel timore di non trovare più la volontà, la capacità e il tempo per finirlo. Un lettore avvisato può trovare millant'altre cose cui dedicarsi in alternativa a questa (pesante) lettura.  Il titolo del film di Di Caprio capita a fagiolo per indicare il ritorno nel blog, dopo una lunga parentesi di assenza che il susseguirsi incessante di eventi negativi mi aveva impedito di giustificare. L'Oscar a Leo pare sia stato forzato, oltre che dal 'pompaggio' esagerato messo in atto dal produttore, anche dalla considerazione (insinuata sottobanco) che egli avesse "girato" le scene più gelide indossando una polmonite, con annessi e connessi che questo malanno comporta. Se mai dovesse risultare vera questa inquadratura, credo che il premio più adatto sarebbe stato qu