domenica 14 agosto 2011

Sei mesi e mezzo dopo...

Siamo in un tunnel,
il varco all'entrata si è chiuso,
quello d'uscita è lontano,
un lontano quasi infinito.
La guardo negli occhi,
le parlo e mi ascolta
ma non riesce a capirmi;
mi guarda negli occhi,
mi parla e la ascolto
ma non riesco a capirla.
La chiamo per nome,
lo grido il suo nome,
è come un urlo sott'acqua,
si frantuma in mille bolle,
piene di silenzio.
Una parete di cristallo
ci divide...
siamo di fronte 
l'uno all'altra,
le braccia tese,
a chiedere aiuto le sue,
impotenti a darlo le mie.
Universi paralleli,
divisi da un velo,
impenetrabile.
Ogni tanto una luce
illumina l'antro,
un fuoco fatuo
una stella cadente,
un breve lampo...
poi tutto si spegne.
Al ritorno del buio
fisso l'oscurità,
in attesa
che altra fiammella s'accenda.
Rassegnarsi alla morte
fa parte della vita;
rassegnarsi alla vita,
a questa vita,
è un peso che schiaccia;
la tegola iniziale
è divenuta macigno
da portare
fino alla fine,
in questa galleria
che non ha più un'entrata,
che non ha un'uscita.
Riaffiorano intanto
i mille "perché"
d'un'infanzia lontana:
domande,
oggi come allora,
oggi come sempre,
senza alcuna risposta.