E' un detto comune riferito agli umani, non ci sono prove che i topi ballino veramente. |
Sarà uno spogliarello del gatto.
(Diffida: chi al posto di "gatto" metterà una parte anatomica ormai inflazionata nel parlare comune, un po' meno nell'uso pratico, sarà bannato seduta stante da questo blog. Sempre che qualche anima buona gli dica come si esegue questa operazione).
Dunque: i primi cinque anni di vita di questo gatto sono stati dedicati a quello che (quasi) tutti i bambini fanno in quel periodo. Farsela addosso, di liquido e di solido; imparare a scaccolarsi senza fare uscire il sangue dal naso; giocare nella terra quanto più possibile, accettandone le dure manesche conseguenze; scannucciare sotto le gonne delle bambine alla ricerca di qualcosa che vagamente sapeva mancante, senza peraltro nulla conoscere dell'importanza di quella cosa che non c'era verso di riuscire almeno a vedere; importanza che sarebbe apparsa in tutta la sua evidenza in seguito. Molto in seguito.
Di quest'ultima operazione gli è rimasta impressa la maturità delle femminucce, detta in parole povere antesignana del "mamà, Toni me toca... tocame Toni". Le sue compagnine si posizionavano in modo da "richiedere" gli sguardi dei maschietti; ottenutili, correvano dalle suore e "Quello mi ha guardato... guardami Quello". Ed erano ceffoni e rampogne, tipo quelle che a guardare 'quella cosa' si andava all'inferno e cose del genere.
Per salvaguardare virtude si tarpavano le ali alla conoscenza. Ed era da non credere come mani leggere e diafane, sempre congiunte in chiesa nel pregare, diventassero pesanti e aperte come pale di mulino a vento nel pestaggio educativo.
E meno male che non avevano le cinghie a sostenere i gonnelloni.
Ma sono ricordi che poco hanno a che vedere col post, quindi stop.
Dai cinque ai dieci anni: completamente dedicati allo studio. A cercare di capire perché delle aste avrebbero dovuto attorcigliarsi per divenire vocali prima e consonanti poi. E assemblarle, fino a formare parole e frasi di senso compiuto, e a scriverle e a leggerle.
Marginalmente aveva anche appreso dell'esistenza degli scarabocchi detti numeri; assemblando pure questi per ottenerne prodotti diversi dalla loro singletudine.
Imparati i primi rudimenti della lettura, si era innamorato di questo passatempo, divorando tutto quello che appariva leggibile; che fosse o meno comprensibile aveva un'importanza relativa.
Col passare degli anni questa importanza è rimasta nel suo complesso tale e quale: relativa. Ancora oggi, importante è, intanto, leggere; a capire c'è tempo. Quando questo tempo c'è, altrimenti si sa che il mondo continua a girare, indifferente.
Libri, riviste, fogli strappati di libri e di riviste, brandelli di giornale, fumetti...
Uno dei posti preferiti per queste letture erano i 'gabinetti'; che, purtroppo, non erano a comoda tazza, bensì 'alla turca', e alla fine di ogni seduta di lettura si trovava con le gambotte anchilosate per la posizione tutt'altro che comoda.
La seconda decade di vita era stata dedicata alla degustazione e all'affinamento del piacere del leggere.
Forse il periodo più dolce, o meno amarevole, della sua esistenza.
Da lì in poi, per una ventina d'anni, il leggere era stato il suo mezzo per sopravvivere: come dire 'leggere o morire'.
Aveva letto di tutto e di più.
Abbastanza lautamente pagato.
Ma questo lo racconta qui, nell'intimo di un blog, a quei quattro gatti amici, visto che all'epoca il sindacato dei gatti lettori, e propaggini di contorno, proclamava agitazioni a tutto spiano per avere di più.
Di quello che, in confronto ad altre categorie di lavoratori, già si aveva.
Ma anche questo col post c'entra una mezza cippa, quindi anche qui stop.
Poi, finito il periodo di lettura obbligata per vivere, era intervenuto il tempo dello scribacchiare, per sopravvivere ancora.
A mano, visto che l'ingombro anche di una modesta portatile Lettera 22 avrebbe ridotto il bagaglio di indumenti e attrezzature varie del mestiere indispensabili per il suo girovagare.
E pensare che aveva pure fatto un corso di dattilografia, previsto per altri scopi, ma che sarebbe stato utile e soprattutto gradito a chi quel suo scribacchiare doveva poi 'tentare' di leggere.
Nel suo piccolo, all'epoca era apparso un tipo un po' strano, con le unghie delle mani dipinte con i pennarelli, di colore diverso una dall'altra, ogni colore corrispondente a specifici tasti della macchina da scrivere; quei colori che svanivano ogni volta che un dito s'incastrava tra un tasto e l'altro, soprattutto i mignoli, i più delicati e necessitanti di maggiore forza.
Corso poi buttato al vento, visto che ancora oggi le dita lavoratrici sono solo due, massimo tre, e i mignolotti sono in riposo perpetuo.
Comunque, ancora lautamente pagato.
Vista oggi, ma alla luce di quel tempo, era proprio una bella vita.
Poi basta, era finito il 'dovere' di leggere e/o scrivere.
E il piacere della lettura, non più vincolato al dovere della stessa, era, ed è, tornato ad essere la stessa goduria arrapante della seconda decade di vita.
Piacere puro, talvolta estenuante come una lunghissima dolce notte d'amore.
Questo leggero spogliarello il gatto l'ha messo in onda come preambolo al succo del post.
Assente per qualche giorno, al rientro, pimpante e riposato, è andato a vedere il 'lavoro' arretrato, iniziando dall'ultimo visionato prima della sua dipartita temporanea.
E' vero, i topi in assenza del gatto può essere che non ballino, ma i blogger sicuramente tarantelleggiano, manco aspettassero l'occasione buona per scatenarsi in uno scrivere sfrenato.
Altrimenti non si spiegherebbe la presenza di quasi
7
0
0
post, uno appresso all'altro, che per leggerli tutti gli sembrerà di tornare indietro nel tempo, quando per lavoro non avrebbe potuto accantonarli.
Detto questo, tiremm innanz.
Ultim'ora:
pioggia, vento, grandine.
Nei brevi intervalli,
grandine, vento, pioggia.
Amen.
Ultim'ora:
pioggia, vento, grandine.
Nei brevi intervalli,
grandine, vento, pioggia.
Amen.