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Visualizzazione dei post da ottobre, 2023

Lettera aperta a KIA Italia

Gentile signora Kia,       salto i preamboli, tipo quanto è bella lei, quanto è buona lei e quanto è umana, di fantozziana memoria, poiché alla fine di questo racconto potrebbero sembrare lodi da presa in giro. Passo subito al 'dunque' di questo scritto, che non vuole essere un pamphlet, ma la semplice, e spero chiara, descrizione di un fatto che mi ha leggermente basito. Esattamente un anno fa ho avuto la fortunosa idea (senza ironia, veramente) di acquistare una sua vettura. Fortunosa poiché la Concessionaria di vendita non era nei miei piani di acquisto; ci ero passato davanti mentre ero di passaggio per andare a visionare altre marche. Vista, piaciuta, comprata...  Piccola di cilindrata, a mia misura come carcassa esterna e interna, moderna quanto basta; sul prezzo non metto lingua, poiché ormai è difficile, se non impossibile, la comparazione sia con i famosi prezzi di una volta che con gli attuali, dove se non è zuppa è pan bagnato: non sono più i mille o duem...

Cammin facendo

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Sono nato in una terra inzuppata nel mare, i primi vagiti erano lacrime di sale. Ho affrontato strade da subito in salita, le ho percorse, gattonando prima, molto camminando poi, sovente correndo, talvolta arrancando.  Con più di metà del cammino superata, la strada era in piano o in dolce discesa; ma un brutto mattino me la son ritrovata nuovamente in salita, ripida e sconnessa. L’ho affrontata, e in quest’ultimo tratto ho incontrato vermi in sembianze umane, con il cuore chiuso in un conto alla banca o in uno stupido fasullo sentore di potenza: monnezza, che tutta l’aria intorno ammorba.  Ma ho anche trovato fiori di campo, umili, immersi in un perpetuo precariato, creato da blatte che vanno decretando, gentaglia che taglia, la benda sugli occhi, e decide chi vivere può e chi deve morire. Questi fiori hanno profumo di speranza, persone che del mestiere fanno missione e che sopra le cure distendono amore. Li ho benedetti ieri e li benedico ancora: è grazie a questi fiori che ...

Un camice di troppo

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Simona Fruzzetti è già ben conosciuta per la pubblicazione di precedenti libri, tutti ambientati nel nord dell'Europa, tutti ugualmente apprezzati per la simpatia ironica dei personaggi, dei quali evidenzia tic e pregi, sempre in una cornice di una (quasi) pacifica convivenza. Quella serena convivenza che in un non ben definibile altrove è ormai un ricordo, che si allontana sempre più, a ritroso nel tempo.  Per chi ama la sintesi: delizioso e deliziante, piacevole e rilassante. Per chi, invece, ne vuol sapere di più e ha due minuti di tempo da perdere, ecco il commento di un antico e vecchio lettore. La premessa e l'epilogo offrono uno spaccato di quella che è ed era la sanità inglese, affatto dissimile da quella che è ed era quella italiana. Qui come là si sta arrivando allo sfascio totale di quanto fu fiore all'occhiello di queste Nazioni nei decenni successivi all'ultimo conflitto mondiale.  Su questa constatazione versiamo l'ennesima lacrima di rimpianto e passi...