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Visualizzazione dei post da dicembre, 2019

Botti... la notte di santo Stefano!

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Era prevedibile, non per niente avevo aggiunto al post degli auguri l'anatema contro gli stramaledetti botti, in particolare verso quelli notturni. Che fino a pochi anni fa iniziavano dai primi di novembre per finire dopo l'Epifania. Sicuramente per esaurimento delle merci... dell'esaurimento delle vittime, umane ed animali, le carogne che li sparano se ne fottono allegramente; anzi, più scassano gli zebedei più lo scopo prefisso è raggiunto. Come detto, fino a pochi anni fa. Da allora, vuoi per le campagne di prevenzione, vuoi per i sequestri di quelle che erano diventate vere e proprie bombe, vuoi per le numerose dita gettate ai cani e i tanti bulbi oculari gettati ai gatti, negli ultimi tempi devo ammettere che il fenomeno ha assunto limiti di sopportabilità più... sopportabili. Inducendo a ritenere i pochi che ancora li provocano come dei poveri handicappati, come tali da compatire; non fino al punto di pietirli. Un tempo erano molti stronzi, oggi pochi, ma sempre stro

Semplicemente, a tutti

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E, visto che ci siamo,

Quando si fa notte

Due poesie di Leonardo Mantoni, tenerezza e calore che, in vista dell'inverno, coi suoi freddi e le sue solitudini, propongono entrambe sentimenti ormai desueti. Int e' scur     ............   Nel buio              "Stà dria a me  ...........   "Vieni accanto a me            adés ch'u slonga  ...........  adesso che si allunga          l'ombra  dla nòta"  ...........  l'ombra della notte".   Cun la ligaza  ............  Col fardello                  di an adòs  ...........  degli anni addosso         e' cor u s'è ardòt  ...........  il cuore si è ridotto        un nid d' paura  ...........  un nido di paura     ènca se u j è la luna.  ...........  anche se c'è la luna.                "Stà dria a me!"  ...........  "Vieni accanto a me!"      A l' pens? A 'l dégh?  ............  Lo penso? Lo dico?         An e' so gnenca me.  ...........  Non lo so neppure io. Mo se a l&#

Goccia su goccia

(Le 'gocce' precedenti sono del 31 luglio e del 27 novembre). La chiusura della 'goccia' precedente accennava velocemente alla cena di fine giornata lavorativa. Ed è proprio una di quelle cene a fare da trampolino di lancio a questa 'goccia'. L'epoca: primavera inoltrata di un anno che fu. Le prime due parti di questo raccontino erano state pollizzate per renderle più commestibili. Questo racconto parla anche di cose serie, quindi sarà umanizzato: i polli saranno ufficialmente colleghi, in veste forzosa di esseri umani; il pollaio resterà pollaio, ristoranti e albergo continueranno ad essere quello che sono da sempre, enti commerciali con fini di lucro.. Oltre l'aggiornamento della diaria e i rimborsi chilometrici, accennati nella precedente 'goccia', altro punto importantissimo era la scelta del ristorante per la cena.  La mensa del pollaio era aperta fino a sera tardi, ma un distacco totale dall'ambiente dopo un'intera giornata son

Me lavadur (al lavatoio)

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L'articolo su un quotidiano che raccontava di una donna 96enne, Maria Salti, ultima lavandaia di Milano ai Navigli, mi ha portato alla mente questa poesia di F. Gamberini, del 1979, pubblicata nel prezioso libretto  "Garnël 'd guàzza",  editato nell '84 dall'appassionato bibliofilo parmense R. Battaglini. La pubblico in omaggio a quella signora, non senza una considerazione fattuale: le lavandaie antiche sono scomparse, i lavatoi antichi pure; il Parlamento, per antico che sia, rimane, vivo e vegeto più che mai, sempre più astutamente vorace, con panni sporchi e manovre zozze che le lavatrici attuali non riuscirebbero mai a ripulire. Forse le strizzate e le sbattute sulle pietre dei lavatoi di quelle lavandaie raggiungerebbero lo scopo... Forse, ma la speranza che i membri di quel consesso possano 'ripulirsi' e cambiare, va scemando, scomparendo, come quelle lavandaie, le vere 'onorevoli' di fatto. Un altro piccolo grande mondo che se ne va.