sabato 29 giugno 2024

"Malavuci"

Un racconto amaro, la descrizione di quanto le male voci, le voci malevole, riescono a condizionare tutta una comunità. Non calunnie, 'ché le calunnie sono reato, solo insinuazioni seminate a piene mani: chi vede divulga, chi sente divulga, chi immagina, le sue fantasie divulga.

Proprio come i seminatori di un tempo, si getta il seme della maldicenza in un terreno... pronto ad accogliere tutto, meglio se di contenuto pruriginoso. E quello che germoglia da quelle semine si propaga, con lo stesso leggero, costante, vigore del venticello della calunnia.

In un paese piccolo, poi, i pettegolezzi sono pane quotidiano, senza questi la vita sarebbe monotona... sarebbe un mortorio.

La Perrotta attinge a piene mani nel territorio dove opera, un po' per mestiere, molto per passione. La passione per la sua terra natia non le ha impedito di descrivere minuziosamente i pochi pregi e i molti difetti che rileva nel suo vivere quotidiano.
Ha ambientato il romanzo in un piccolo paese dell'entroterra calabrese, a mezza strada tra il mare d'occidente e l'altopiano silano, quasi a meglio delineare la non dipendenza da una marina in espansione e da un interno già in abbandono. Il che consente ai personaggi del romanzo di vivere distaccati dal resto di un mondo che quasi rifiutano di accettare.

San Zefiro, è il nome del paese, non è dato sapere se in onore del santo martire o per via del venticello che soffia leggero, soave come recita un'antica canzone.
Quanto al santo, onorato come 'colui che porta la vita', come compito precipuo assegnatogli da madre Chiesa, appare abbastanza inappropriato per un paese in cui non si sentono vagiti o grida di bimbi.
E il vento... quello zefiro che qui è tutto fuorché soave... è un venticello mefitico, che si insinua in ogni dove, fino a penetrare nelle menti stesse degli abitanti, come un monossido letale.

I tempi: poco oltre la fine della prima guerra mondiale, quando l'Italia tutta vive, malamente, un periodo di transizione tra le distruzioni di questa e una ricostruzione lenta e difficile. Una famiglia fa da fulcro a tutto il racconto, e intorno a lei ruota un mondo che del male dicere ha fatto virtù.
E il titolo del libro risulta quanto mai appropriato...

La calunnia, dicevo, è vista come reato di fronte alla legge, ma è anche valutata peccato mortale da chi è fedele, da chi, per dire, vede nella confessione al sacerdote lo scarico di pensieri, parole, opere ed omissioni come la liberazione di un peso che 'potrebbe' condurre al soggiorno infernale eterno. La calunnia è come un coltellaccio da macellaio che affonda nelle carni e uccide, più o meno lentamente; le voci malevole danno più l'impressione di punture di spillo, con le quali è possibile disossare una persona, ufficialmente senza colpo ferire.

La maldicenza, la mala voce, è vista come peccatuccio veniale, innocuo, poco più che uno sputo in terra, un qualcosa che manco si ritiene di dover confessare... a meno che il prete che deve assolvere non sia anche lui terreno fertile per divulgare. Si dice il peccato, ma non il peccatore è una norma canonica che consente ai preti di sentire, assolvere e parlare del peccato, magari a scopo di prevenzione, senza mai citare la fonte, il che potrebbe metterli a rischio scomunica.

È un libro facile da leggere, difficile da digerire. Per un lettore comune, non dico puro di cuore, trovare nelle poche pagine di questo romanzo tanta malvagità e malignità racchiuse in così pochi spazi e rappresentate come giusto vivere, è dura. Al termine della lettura resta un amaro in bocca che neanche il pensiero che di fantasia si tratta riesce ad addolcire.

giovedì 20 giugno 2024

In morte di un... nessuno



È morto Satman Singh, il giovane che nei giorni scorsi era stato abbandonato davanti casa sua con un braccio amputato da un macchinario agricolo. Uno dei tanti 'invisibili' che finiscono in cronaca come notizia spicciola solo quando muoiono in maniera tragica.

Lascio alla competenza di altri la valutazione della miseria morale di chi ha avuto lo sporco coraggio di quel vigliacco abbandono, ma non posso fare a meno di rilevare quanto questo fatto sia specchio di un degrado generalizzato di ogni parvenza di umanità.

Ecco, vorrei che a questo ragazzo fosse concesso un funerale di Stato, di uno Stato che non perde occasione per stigmatizzare, per criticare, per condannare... ma anche per eccitare contro le 'invasioni' che tolgono lavoro agli onesti e laboriosi italiani. 
Quegli italiani che fanno la fila per lavorare a 4 € l'ora, sotto il sole o le intemperie...

Un funerale di Stato che dica con i fatti il dolore e la vergogna per una morte assurda, ma soprattutto per la vergogna di annoverare tra i suoi cittadini la persona, o le persone, che hanno trattato un essere umano manco fosse un animale... un animale 'usa e getta'.

giovedì 6 giugno 2024

Corsi e ricorsi amari

Il fiume Natisone ha ricevuto le sue tre vittime. Pochi credo sapessero della sua esistenza prima di questo drammatico evento. Succede sovente che si scoprano località della Terra solo in occasione di fatti tragici. Le guerre scoppiano e andiamo a guardare su maps dove siano le zone ad esse interessate.

Da subito viene spontaneo il richiamo mentale a fatti lontani nel tempo ma vivi per sempre nella memoria di chi li ha vissuti.

Anni '70. Era un giorno di sciopero nazionale. Niente manifestazioni, neanche sapevamo di preciso il perché di questa fermata: per noi un giorno di sciopero significava solo un giorno di festa inatteso. Sapendo la data con buon anticipo, ciascuno programmava il modo migliore per goderlo il più appieno possibile.

Erano tre colleghi, uno più anziano con moglie e figlio, uno da poco sposo, e un terzo scapolino, il dandy di tutto il reparto, si presentava regolarmente al lavoro con camicie fresche di bucato, col colletto inamidato, quando la stagione lo consentiva non mancava di indossare gilet variopinti.
Tutti e tre appassionati di pesca, avevano programmato una giornata nel Sesia, un fiume più noto del Natisone, perlomeno in quella zona. Più un torrente che un fiume, niente a che vedere col fiume Po che a valle scorreva placido e sulle cui sponde pazienti pescatori, gettata la lenza, aspettavano che qualche cavedano abboccasse per giustificare le ore apparentemente inutili. 

Nel Sesia non c'erano cavedani, c'erano trote, belle, grasse, ben altra preda da portare a casa come prova certa di un tempo non sprecato. Quando era calmo, il Sesia faceva affiorare grossi massi che invitavano a una pesca in centro fiume, con maggiori probabilità di un adescamento redditizio.
Il cielo, quel giorno, era di piombo, ma non faceva pensare a quanto sarebbe potuto accadere. A monte si era aperto all'improvviso rovesciando nella parte alta del fiume una valanga d'acqua, che in pochi attimi aveva gonfiato quello che fino a poco prima era poco più che un inoffensivo torrentello.
Presumibilmente erano appostati su massi diversi e nulla avevano potuto fare per resistere a quella furia torrentizia.

Non c'erano ancora i cellulari, per cui nessuno aveva avuto sentore di quello che era successo. Non vedendoli rientrare a casa i parenti avevano dato l'allarme. Nei giornali radio, nel corso della notte, si accennava genericamente a tre ragazzi dispersi in quel fiume, ma chi li aveva sentiti non aveva collegato il fatto a un evento così tragico e a noi così vicino.
Solo all'indomani pomeriggio avevamo appreso la realtà, al momento della timbratura dei cartellini di presenza. I tre risultavano ancora dispersi, e la speranza di rivederli ancora tra noi era palpabile quanto l'amarezza di una verità che rifiutavamo.

Rocco, il padre di famiglia, Corrado, lo sposino e Angelo, il dandy... due li avevano trovati dopo un paio di giorni, l'altro dopo più giorni e noi ci aggrappavamo alla speranza che fosse riuscito a salvarsi, non sapevamo come, non essendo pratici di fiumi e tanto meno di pesca.
Non ci furono elicotteri, corde lanciate o altre forme di soccorso. 
Né polemiche... non mi risulta che alcun questore abbia aperto un fascicolo in merito.

Solo lacrime... e questo ricordo.
 

lunedì 6 maggio 2024

Ridere per non piangere

Tre punti di osservazione diversi su un unico problema.


24 aprile 2024

Cosa succede nella sanità pubblica calabrese? L'ennesima denuncia di un sistema ormai al collasso arriva da Simone Sollazzo, medico radiologo in servizio negli ospedali della costa tirrenica cosentina, chein veste di sindacalista Confial, ha affidato a LaC News24 un racconto che si presta a molte interpretazioni:
 
«Stamattina, 24 aprile 2024, al reparto di Radiologia di Praia siamo tre medici, cinque tecnici, un infermiere e un amministrativo e il numero di esami prenotati è quasi vicino allo zero. Da quando sono tornato ho trovato un reparto bloccato, dormiente».

 Sollazzo è rientrato dopo un breve periodo fuori regione e la situazione riscontrata in questi giorni stride con le quotidiane denunce dei cittadini, quasi sempre costretti a ricorrere alla sanità privata a causa dei lunghi tempi per le prenotazioni in mancanza di posti.

Situazione paradossale
«Un giovane tecnico - continua Sollazzo - l'altro giorno mi ha detto "mi vergogno di dire che sto lavorando". Effettivamente sei ore sono lunghe da passare senza far nulla. Questa è la sanità pubblica, questo è il famoso management aziendale, questo è il controllo di Azienda Zero sul territorio».
Ed ancora: «Io non so se sia questione di incompetenza o negligenza gestionale (cioè, non frega niente a nessuno) oppure entrambe le cose. Il problema è che non c'è una responsabilità diretta di chi gestisce e spreca le risorse pubbliche. A pagarne le spese è solo e sempre il cittadino che si vede negato dei servizi essenziali con la beffa di vedere i macchinari inutilizzati, i dipendenti pubblici girarsi i pollici mentre i direttori e manager aziendali forse non sanno neppure perché si trovano davanti quella scrivania». Poi conclude: «Nel contempo crescono le strutture convenzionate, i privati lavorano h24 per sopperire ad una gestione disastrosa della cosa pubblica».

Facebook 5 maggio 2024

Dott.ssa Angela Riccetti Direttore del Distretto Sanitario Tirreno Cosentino
Siamo di nuovo sul Tirreno con la Carovana dell'Associazione Komen, insieme, per continuare lo screening e garantire, alle donne del nostro territorio, il diritto alla prevenzione:


Ospedale di Praia a Mare
ufficio Tickets e Cup - 6 Maggio 2024
Cup, due addette, non un'anima a parte la mia. Allo sportello allungo l'impegnativa per una mammografia di controllo. Ricevo il benvenuto: "Se ne parla a dicembre!". Poi smanetta sulla tastiera e, ops!, si è fatto un posto a luglio, il 22. Quando la fortuna è sfacciata nessuno la ferma... (Credo sia pleonastico dire che non riguarda il mio seno...).

In transito verso l'uscita, dò uno sguardo, discreto e veloce, al punto di attesa di Radiologia: due persone, due donne; sono le 10 e mezza e qualche altro minuto spicciolo.

Altre, varie ed eventuali

Mentre parcheggiavo prima di entrare nel complesso avevo visto un signore di media età avanzata, all'ombra del gabbiotto di controllo degli accessi (vuoto come sempre),  bistampellato, con un borsone nero a tracolla, barba lunghetta, forse in attesa di qualcuno per tornare a casa. Sembrava più un barbone in attesa del pranzo che un paziente in paziente attesa.
Me lo ero ritrovato all'uscita, al di là del bivio, appoggiato a un muretto, al sole, senza neanche un cappellino. Curiosità felina mi aveva invogliato a chiedergli se aspettava qualcuno. Doveva tornare a casa, a una quindicina di chilometri, ma il bus gli avevano detto che sarebbe passato alle quattro del pomeriggio. Aveva chiamato un taxi, che gli aveva chiesto 80 €, che non aveva, o che comunque non aveva intenzione di spendere in un viaggetto che non era di piacere.
Forse la felicità per i tempi brevi della mammografia, forse non so cosa...
"Salga, tiri indietro il sedile visto che è di gamba lunga e allacci la cintura, altrimenti il blang! blang! blang! ci seguirà fino alla fine del viaggio. A parte i carabinieri...".
Si chiama Sandro*, è muratore con una piccola impresa. Venerdì lo avevano chiamato dall'ospedale invitandolo a presentarsi lunedì, oggi, alle 8,30 massimo alle 9, per una risonanza magnetica. Era stato puntuale, ma... il macchinario è guasto.
Lo aveva detto con una calma rassegnata, aveva avuto dei precedenti che lo avevano allenato ad accettare la scalogna come fosse citata nel Cantico delle Creature di francescana memoria, posizionata subito prima della beneamata sora Morte.

Laudato sii, o mio Signore,
per sora Scalogna,
che perseguita questa nostra terra,
tanto bella quanto sciagurata.

Consegnato presso al domicilio, compresa l'attraversamemto della statale, dove un agile vecchietto ha messo il passo alla pari di uno stampellato.
(* Sandro è nome di fantasia, onde evitare una troppo facile individuazione del soggetto).

In attesa della convocazione di Mattarella per l'assegnazione della coccarda di Alfiere di Bontà...

sabato 13 aprile 2024

Lettera aperta ad Amazon

Gentile signor Amazon, gentile signora Prime,

     per la seconda, o forse terza o quarta, volta a inizio mese mi sono ritrovato proditoriamente abbonato al vostro programma denominato Amazon-Prime. Con un cortese messaggio mi avete avvisato che il 5 di questo mese ci sarebbe stata la scadenza del citato abbonamento, e come prova mi avete soffiato 4,99 € direttamente dalla carta che uso per acquistare da voi quasi esclusivamente libri e-book.

Ho subito contestato la vostra offerta poiché mai mi sono sognato di iscrivermi al vostro (forse) altrimenti meritorio sito di assistenza clienti. Come detto, acquisto libri da leggere sul Kindle, per comodità mia e anche per risparmiare, visto che sono ormai decine, ben oltre il centinaio, i pezzi di lettura acquistati nel corso degli anni. E di questo vi sono grato.

Non mi serve Amazon Prime: se acquisto qualcosa di diverso, vedo le spese di spedizione e se le accetto procedo all'ordine e le pago; riconoscendo, tra l'altro, la giustezza dell'addebito per una consegna a domicilio. Sui libri, appunto perché destinati a una lettura non cartacea, non ci sono addebiti. Non sono interessato ad alcuno dei servizi che Amazon Prime offre, conscio peraltro di quanto perdo.

Il fatto che vi abbia affidato i dati della mia carta per il pagamento di quanto acquistato non vi dà il diritto di servirvi di essa per altri scopi che non siano di acquisto di un bene, letterario o commerciale che sia, di volta in volta approvata specificamente. 

Questa vostra operazione ha il sapore di una truffa, di un furto con destrezza... comunque abominevole, visto che approfitta di una fiducia che dovrebbe essere alla base di un rapporto tra venditore ed acquirente.

Vi ho subito mandato un messaggio di protesta, minacciando il ricorso all'Agcom settore Polizia Postale: nessun riscontro. Sto ripetendo giorno dopo giorno la mia protesta, cancellandomi ogni volta da un abbonamento mai richiesto ed ho ottenuto, giorno dopo giorno, solo questo aggiornamento:


che, di primo acchito, mi fa venire in mente il monaco pazzo che nel film di Troisi ricordava a lui stesso "ricordati che devi morire!". Non so più come dirvi che di questi vantaggi mi frega niente, voglio solo indietro i miei 4,99 € estortimi con furbizia; e voglio, altresì, che smettiate di rompere gli zebedei con queste stupide operazioni, che lungi dall'essere commerciali sanno di vero e proprio sciacallaggio.

Vedete, cari signore e signora, io fumo (e non aggiungo 'purtroppo' come alcuni fanno, poiché si tratta di una scelta mia, cosciente nell'incoscienza dell'atto), e i 5 € al giorno se ne vanno letteralmente in fumo. Per dire, che non è la cifra rubata che mi debilita, ma non accetto che voi, o qualche algoritmo al vostro servizio, siate liberi di mettere in atto azioni del genere.

È chiaro che non mi aspetto che le vostre signorie leggano questo post, ma spero che tra i vostri marchingegni tecnologici ce ne sia uno che vi allerta quando venite citati, e prendiate atto che questo vostro piccolo cliente è incazzato nero e ripeterà ovunque gli sia possibile questa sua lagnanza.

Con la certezza assoluta che queste righe vi toglieranno il sonno e l'appetito...

domenica 31 marzo 2024

Auguri?




𝐓𝐫𝐞 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐞 𝐞𝐦𝐞𝐫𝐠𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐮𝐧𝐢𝐜𝐨 𝐢𝐜𝐞𝐛𝐞𝐫𝐠, 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐨𝐭𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐥𝐢𝐯𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐦𝐚𝐫𝐞 𝐧𝐚𝐬𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨𝐧𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐨 𝐜𝐞𝐧𝐭𝐢𝐧𝐚𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐚𝐳𝐳𝐢 𝐬𝐜𝐚𝐭𝐞𝐧𝐚𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐞𝐦𝐮𝐥𝐚𝐫𝐧𝐞 𝐥𝐞 𝐠𝐞𝐬𝐭𝐚. 𝐔𝐧 𝐛𝐫𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐬𝐭𝐮𝐩𝐢𝐝𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐢𝐧𝐟𝐞𝐫𝐨𝐜𝐢𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐭𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐨𝐬𝐭𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐨𝐥𝐭𝐫𝐞 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞 𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚𝐫𝐝𝐢 𝐝𝐢 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐢 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢, 𝐞 𝐥𝐚 𝐓𝐞𝐫𝐫𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐞 𝐥'𝐔𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨. 
𝐀 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐠𝐞𝐧𝐭𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐟𝐫𝐞𝐠𝐚 𝐧𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐥'𝐞𝐜𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐚, 𝐥𝐚 𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐢𝐳𝐢𝐚, 𝐥'𝐚𝐯𝐯𝐞𝐧𝐢𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐏𝐢𝐚𝐧𝐞𝐭𝐚; 𝐝𝐢𝐬𝐩𝐫𝐞𝐳𝐳𝐚𝐧𝐨 𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚, 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢, 𝐝𝐞𝐢 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐢 𝐚𝐦𝐦𝐚𝐳𝐳𝐚𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐚𝐮𝐬𝐚 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐟𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐦𝐞𝐝𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐚𝐥 𝐦𝐞𝐫𝐢𝐭𝐨, 𝐦𝐞𝐭𝐭𝐨𝐧𝐨 𝐢𝐧 𝐛𝐚𝐜𝐡𝐞𝐜𝐚 𝐢 𝐧𝐮𝐦𝐞𝐫𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐫𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐟𝐢𝐬𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐞 𝐩𝐬𝐢𝐜𝐨𝐥𝐨𝐠𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐧𝐟𝐥𝐢𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨 𝐚 𝐜𝐡𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐝𝐞𝐫𝐚𝐧𝐨 𝐧𝐞𝐦𝐢𝐜𝐨, 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐥𝐢𝐜𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐚 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐫𝐮𝐠𝐠𝐞𝐫𝐞.
𝐄̀ 𝐏𝐚𝐬𝐪𝐮𝐚, 𝐜𝐨𝐧 𝐢 𝐬𝐮𝐨𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐨𝐫𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐠𝐡𝐢𝐞𝐫𝐞 𝐞 𝐩𝐢𝐞𝐭𝐚̀, 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐥𝐚 𝐏𝐚𝐜𝐞 𝐧𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐮𝐠𝐮𝐫𝐢 𝐫𝐞𝐜𝐢𝐩𝐫𝐨𝐜𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐚𝐥𝐞 𝐬𝐮 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐞 𝐥𝐞 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐜𝐞𝐬𝐬𝐢𝐭𝐚̀ 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐞𝐭𝐭𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐮𝐫𝐠𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐬𝐬𝐢𝐥𝐥𝐚𝐧𝐨 𝐥'𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐚. 
𝐄̀ 𝐏𝐚𝐬𝐪𝐮𝐚, 𝐞 𝐮𝐧 𝐆𝐨𝐭𝐭 (𝐦𝐢𝐭 𝐮𝐧𝐬) 𝐛𝐞𝐧𝐞𝐝𝐢𝐜𝐞 𝐥𝐞 𝐚𝐫𝐦𝐢 𝐞 𝐢 𝐠𝐮𝐞𝐫𝐫𝐢𝐞𝐫𝐢 𝐝𝐢 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐢𝐠𝐞𝐫𝐚𝐧𝐭𝐞... 𝐧𝐨𝐧 𝐜'𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐆𝐨𝐭𝐭 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐚𝐥𝐯𝐢 𝐜𝐡𝐢 𝐯𝐮𝐨𝐥𝐞 𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐜𝐞, 𝐧𝐨𝐧 𝐜'𝐞̀ 𝐦𝐚𝐢 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨, 𝐧𝐨𝐧 𝐜'𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐆𝐨𝐭𝐭 𝐜𝐡𝐞 𝐟𝐮𝐥𝐦𝐢𝐧𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐚𝐬𝐜𝐢𝐭𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢 𝐚𝐬𝐬𝐚𝐬𝐬𝐢𝐧𝐢 𝐮𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚𝐥𝐢, 𝐧𝐨𝐧 𝐜'𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐆𝐨𝐭𝐭 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐢 𝐩𝐨𝐥𝐯𝐞𝐫𝐢𝐳𝐳𝐢 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐦𝐞𝐭𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐢𝐧 𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐥'𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐟𝐚𝐫𝐚̀ 𝐢𝐦𝐩𝐥𝐨𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐓𝐞𝐫𝐫𝐚.
𝐄 𝐧𝐞𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐧 𝐆𝐨𝐝, 𝐮𝐧 Бог, 𝐮𝐧 𝐃𝐢𝐞𝐮, 𝐮𝐧 אלוהים... 𝐮𝐧 𝐃𝐢𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐬𝐢𝐚𝐬𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐚 𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐮𝐧'𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐮𝐨𝐥𝐞 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞, 𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐡𝐚 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐚𝐜𝐞. 
𝐂𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐥𝐞 𝐦𝐚𝐥𝐚𝐭𝐭𝐢𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐠𝐢𝐚̀ 𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐜𝐢𝐦𝐚𝐧𝐨 𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐚 𝐦𝐚𝐥𝐚𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐨𝐥𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐚, 𝐦𝐚 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐜𝐞𝐥𝐥𝐞𝐫𝐢𝐚 𝐢𝐧 𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐟𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐜𝐢𝐜𝐥𝐨 𝐯𝐢𝐭𝐚𝐥𝐞 𝐢𝐧𝐞𝐥𝐮𝐝𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞.
𝐄̀ 𝐛𝐞𝐬𝐭𝐞𝐦𝐦𝐢𝐚 𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞 (𝐧𝐞𝐥 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐫𝐢𝐧𝐧𝐨𝐯𝐚𝐭𝐚 𝐑𝐞𝐬𝐮𝐫𝐫𝐞𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞) 𝐜𝐡𝐞 𝐐𝐮𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐨, 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐮𝐥𝐭𝐚 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐞 𝐢𝐧 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐥𝐮𝐨𝐠𝐨, 𝐬𝐢 𝐝𝐞𝐜𝐢𝐝𝐚 𝐚 𝐛𝐚𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐜𝐨𝐥𝐩𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐥𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐝𝐢𝐥𝐞𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐡𝐢 𝐨𝐠𝐠𝐢, 𝐟𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐏𝐚𝐜𝐞, 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐩𝐚𝐜𝐞 𝐯𝐨𝐫𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞?

martedì 23 gennaio 2024

"Nero scolastico" di Scaldini

Tempo di lettura previsto: 4 ore e rotti. L'ho letto in 3 ore e pochi. Basterebbe questo a indicare quanto avvincente sia stata questa galoppata.
 
Scaldini, qui nella veste insolita di Perboni, costringe a una lettura veloce, seppure attenta, per arrivare al più presto a un 'dunque', che non è mai scontato fino alla fine.
 
Un racconto in giallo, con striature di rosa e graffi neri; l'ironia, e il sarcasmo affatto velato, per introdurre in ambienti che nulla hanno da invidiare a letture definite più avvincenti.
 
Ufficialmente, niente di nuovo sotto il sole, se riferito all'Autore; ufficiosamente, una ulteriore sorpresa delle capacità camaleontiche di un Autore che meritatamente è tra i migliori in circolazione.

In corso di lettura, mi è venuta spontanea la corrispondenza di stile con un Autore di lontane e piacevoli letture: Wodehouse. La persistente ironia di questo, bene si sposerebbe con lo stile apparentemente leggero di Scaldini, in questa e nelle precedenti sue opere letterarie. 
Può essere che questa simiglianza sia stata indirizzata dalla comunanza della descrizione di suini in alcune delle storie raccontate dallo scrittore inglese con quelle pubblicate nel corso di oltre un decennio da Scaldini in veste di Perboni, professore di liceo specializzato nel rilievo dei pochissimi pregi e delle moltissime pecche della scuola italiana. Per l'inglese, in quelle storie, soggetto principale era una scrofa, per il prof  beneficiari delle sue perle scolastiche erano, genericamente, i porci.

In questo racconto i suini non compaiono, ma le perle scolastiche, inedite e aggiornate, ci sono, e fanno da corollario piacevolmente ironico a una trama... tutta da leggere.