giovedì 6 giugno 2024

Corsi e ricorsi amari

Il fiume Natisone ha ricevuto le sue tre vittime. Pochi credo sapessero della sua esistenza prima di questo drammatico evento. Succede sovente che si scoprano località della Terra solo in occasione di fatti tragici. Le guerre scoppiano e andiamo a guardare su maps dove siano le zone ad esse interessate.

Da subito viene spontaneo il richiamo mentale a fatti lontani nel tempo ma vivi per sempre nella memoria di chi li ha vissuti.

Anni '70. Era un giorno di sciopero nazionale. Niente manifestazioni, neanche sapevamo di preciso il perché di questa fermata: per noi un giorno di sciopero significava solo un giorno di festa inatteso. Sapendo la data con buon anticipo, ciascuno programmava il modo migliore per goderlo il più appieno possibile.

Erano tre colleghi, uno più anziano con moglie e figlio, uno da poco sposo, e un terzo scapolino, il dandy di tutto il reparto, si presentava regolarmente al lavoro con camicie fresche di bucato, col colletto inamidato, quando la stagione lo consentiva non mancava di indossare gilet variopinti.
Tutti e tre appassionati di pesca, avevano programmato una giornata nel Sesia, un fiume più noto del Natisone, perlomeno in quella zona. Più un torrente che un fiume, niente a che vedere col fiume Po che a valle scorreva placido e sulle cui sponde pazienti pescatori, gettata la lenza, aspettavano che qualche cavedano abboccasse per giustificare le ore apparentemente inutili. 

Nel Sesia non c'erano cavedani, c'erano trote, belle, grasse, ben altra preda da portare a casa come prova certa di un tempo non sprecato. Quando era calmo, il Sesia faceva affiorare grossi massi che invitavano a una pesca in centro fiume, con maggiori probabilità di un adescamento redditizio.
Il cielo, quel giorno, era di piombo, ma non faceva pensare a quanto sarebbe potuto accadere. A monte si era aperto all'improvviso rovesciando nella parte alta del fiume una valanga d'acqua, che in pochi attimi aveva gonfiato quello che fino a poco prima era poco più che un inoffensivo torrentello.
Presumibilmente erano appostati su massi diversi e nulla avevano potuto fare per resistere a quella furia torrentizia.

Non c'erano ancora i cellulari, per cui nessuno aveva avuto sentore di quello che era successo. Non vedendoli rientrare a casa i parenti avevano dato l'allarme. Nei giornali radio, nel corso della notte, si accennava genericamente a tre ragazzi dispersi in quel fiume, ma chi li aveva sentiti non aveva collegato il fatto a un evento così tragico e a noi così vicino.
Solo all'indomani pomeriggio avevamo appreso la realtà, al momento della timbratura dei cartellini di presenza. I tre risultavano ancora dispersi, e la speranza di rivederli ancora tra noi era palpabile quanto l'amarezza di una verità che rifiutavamo.

Rocco, il padre di famiglia, Corrado, lo sposino e Angelo, il dandy... due li avevano trovati dopo un paio di giorni, l'altro dopo più giorni e noi ci aggrappavamo alla speranza che fosse riuscito a salvarsi, non sapevamo come, non essendo pratici di fiumi e tanto meno di pesca.
Non ci furono elicotteri, corde lanciate o altre forme di soccorso. 
Né polemiche... non mi risulta che alcun questore abbia aperto un fascicolo in merito.

Solo lacrime... e questo ricordo.
 

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