Pedonanti sulle strisce pedonali



I pedoni sono tutelati dalla Costituzione.
La loro protezione è implicitamente sancita dall'articolo sulle minoranze.
In quell'articolo sono segnalate solo alcune categorie: i pedoni furono esclusi dalla citazione esplicita, poiché all'epoca della promulgazione risultavano essere la parte maggioritaria degli esseri umani in movimento.
Solo molto successivamente, la Costituzione viene letta, non come tutela di tutti i cittadini, ma come uso e consumo di una maggioranza; che, per renderla più moderna, appena può tenta di cambiarla laddove non coincide con questa lettura. Ma questo è un altro discorso....
Col passare del tempo, questa maggioranza (dei pedoni) si è sfaldata.
Ormai, dal risveglio del mattino al rientro serale o notturno sotto le lenzuola, l'uso di qualsiasi mezzo di locomozione ha preso il sopravvento sull'uso delle proprie gambe.
Quindi, chi ancora le usa risulta in minoranza; che cala sempre più.
Per proteggere questi sopravvissuti sono state create corsie preferenziali, per agevolare l'attraversamento delle strade, soprattutto nei paesi e nelle città: le chiamano "strisce pedonali".
Il loro rispetto, a parte la Costituzione che, come detto, non ne parla proprio, è dettato dai vari codici: stradale, civile, penale, fiscale, davinci, avviamento postale, dileonardo, ecc. ecc.
Vigliacca terra se in uno solo di questi codici c'è un'indicazione comportamentale diretta a questa minoranza in via di estinzione.
Anche solo per invogliare i semoventi meccanizzati verso un tentativo di salvataggio.
Non servirebbe a niente, visto che i dinosauri e i mammut sono scomparsi del tutto, pur essendo razze protette.
Ho preso la patente quando le strisce pedonali non esistevano proprio; esistevano le strisce pedonabili, quelle sì, ed erano quelle lasciate casualmente libere dal passaggio di pecore, asini, cavalli, mucche (dai cammelli no, erano extracomunitari, e li tenevano chiusi nei recinti degli zoo), ma soprattutto dei "ricordini" che perdevano per strada, mano a mano che pedonavano.
Pare che sbagliare la striscia pulita pedonabile portasse fortuna, soprattutto i rimasugli delle mucche, che per centrarli non c'era bisogno di prendere la mira; sicuramente fortuna la portavano a chi evitava di finirci sopra.
E i sacramenti che seguivano la pestata facevano pensare che i 'fortunati' non fossero così felici dell'evento.
Dicevo: forse da allora molte cose sono cambiate.
Non ho seguito gli aggiornamenti dei vari codici, per cui può darsi che non sia al corrente di modifiche: per esempio, mi piacerebbe sapere se negli articoli che li riguardano, ai pedoni sia raccomandata una certa accortezza o un minimo di sollecitudine nell'uso delle loro corsie preferenziali.
Così succede che queste strisce pedonali diventino strip, come nei fumetti.
Leggo queste tavole.
Arrivo in macchina, a passo d'uomo; striscia, persone anziane in camminata lenta: possono metterci un quarto d'ora, non faccio una piega (anche perché i coetanei meritano un occhio di riguardo).
Altra striscia: ancora anziani, in difficoltà. Mi è successo, tiro il freno a mano, scendo dalla macchina e vado ad aiutarli. E voi, sacchi di merda là dietro, suonate 'sto piffero e andate affanculo. Stronzi!
Donne incinte: prima il pancione, poi a seguire il retrotreno; mi commuovono sempre, e le accompagno con lo sguardo fino al marciapiede d'approdo.
Branco di ragazzi, adolescenti, studentelli delle superiori: vado regolarmente in crisi.
Attraversano in gruppi misti: un paio col cellulare all'orecchio, altri che confabulano animatamente (cosa abbiano da dirsi sulle strisce pedonali non lo so); altri, in coppie (forse maschili forse femminili forse miste) talmente avviluppate che non si riesce a distinguere chi sia l'uno e chi sia l'altra, una mano nella mano, una mano arpionante il gluteo sinistro di lei l'altra quello destro di lui, insomma dei polipi. Poiché chiaramente ignorano di essere su una strada, il timore è che a un certo punto crollino al suolo e, lì sulle strisce, finiscano per cosare sull'asfalto.
Passando, pare sia una dote comune con una lentezza esasperante, ti fissano con aria di sfida.
Sembrano dire: vieni, insulto sottinteso, mettimi sotto, ché poi dovrai pagarmi per buono!
Bene, con questi, l'istinto omicida è fortissimo.
Mi leggo sul giornale di un domani prossimo:
"Automobilista fa strage di dodici innocenti su un passaggio pedonale. Test negativi all'alcol, alla droga, al fumo e all'aspirina. Gesto inconsulto e incomprensibile. Non conosceva nessuno dei giovani stesi. Arrestato".
Tanto all'indomani del domani sarei a piede libero in attesa di processo.
E metterei la firma per campare fino a quando, il primo, verrebbe messo a ruolo.
Comunque quello che mi frena di più è il pensiero di avere già fatto tanta prigione, da innocente, da non voler correre il rischio di tornarci, stavolta da colpevole.
Di queste fermate alle strisce, perfino davanti a quei dannati polipanti, una cosa positiva l'ho trovata: mi fermo più volentieri, e aspetto imperterrito la fine del passaggio delle lumache, quando dietro a me c'è un altro veicolo (se sono di più, poi, è un'apoteosi), che sicuramente mi insulta per la fermata, che con un piccolo tocco di volante avrei forse potuto evitare, proseguendo e consentendo il prosieguo del cammino ai seguaci.
Quegli insulti 'eterei', che sento rimbalzare sul tetto e sui vetri della macchina, sono musica: poter far girare le palle, nel rispetto della legge, mi eccita come un riccio in calore; anche perché sono certo che chi in quel momento mi sta dietro, se fosse al mio posto, proverebbe lo stesso sentimento nei miei confronti.

Racconto un fatterello che, nella sua semplicità, mi ha steso. E poiché non potevo raccontarlo in voce singola, ho pensato di precederlo con le considerazioni teofilosofiche di cui sopra.

Passaggio pedonale: personaggi in ordine di entrata in scena, una carrozzina con dentro un affarino (direte: non è bello definire 'affarino' una creatura; si può, vi dico che si può, non essendo in presa diretta, è il finale che consente il termine), la mamma (presunta tale), con borsa spesa appesa a un manubrio del passeggino, il padre (presunto tale), con altre due borse spesa, una per mano.
E' un'altra di quelle categorie che mi intenerisce.
Mi intenerisce meno quando il borsone della madre si squacchia dal manubrio, atterra, si sfascia e sparge a terra il contenuto.
Ma neanche questo mi smonta del tutto: sono cose che capitano.
(In lontananza qualcuno comincia a suonare; come detto, questa è musica).
Mentre padre e madre presunti si affannano a raccogliere le vettovaglie, il passeggino è fermo proprio davanti a me.
Per passare il tempo esamino il contenuto, accennando un sorriso.
Senza alcun ricambio.
Dal grugnetto, lo sguardo scorre sul braccino, languidamente appoggiato al bracciolino.
Alla fine del braccino c'è una zampetta.
La cosa non mi stupisce più di tanto: alla fine di ogni braccino sano c'è sempre una manina.
Solo che quella zampetta ha qualcosa di strano: il pollicino, l'indicino, l'anularino e il mignolino sono stretti a pugno; il mediolino è diritto.
Fisicamente, non è una cosa impressionante, una suppostina pediatrica farebbe più danni.
Moralmente, pur metaforico, il gesto mi ha scombussolato: fatto casuale o il bimbetto stava facendo le prove per il futuro?
Dalla zampetta ero risalito al grugnetto e, forse condizionato dal dito beneaugurante, avevo letto nei suoi occhi un lampo di sfida.
Tipo: vieni avanti, cretino!
I genitori (presunti), nel frattempo, avevano raccolto il malrovesciato.
Un gesto di grazie per la pazienza dimostrata, ed erano ripartiti verso il marciapiede opposto, seguiti dal mio sguardo perplesso e sincopato.
Allontanandosi, l'affarino, che forse mi aveva preso in simpatia, si è sporto all'indietro, continuando a fissarmi.
Bontà sua, non ha alzato il braccino con annesso ditino...
L'ho fotografato nella mente, sono uno con una discreta memoria: con questo, se mi capita ancora a tiro, in galera ci torno!

Commenti

  1. Durante l' ultima vacanza a Lanzarote (Spagna,) non ho dato la precedenza ad alcuni pedoni che avevano appena accennato l' attraversamento e sono stato preso a male parole non dai pedoni ma dagli automobilisti che nel senso opposto si erano già fermati. Forse in altre nazioni le strisce pedonali hanno ancora un significato.

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    1. Anni '60 o poco più. Avevo una 500 Fiat di seconda mano, fresco di patente, rispettosissimo dei segnali stradali e dotato (incredibilmente!) del già poco buon senso dei pressoché trentenni di allora. Ho avuto la ventura di fermarmi a un semaforo che per me segnava rosso e che per i pedoni era verde. Un tizio arrivato dopo di me 'armato' di un macchinone (oggi sarebbe definito suv), forse ignorando la mia pulce di vettura mi ha tamponato brutalmente facendomi quasi investire una coppia pedonante. I due, anziché accendere un cero per lo scampato pericolo, avevano cominciato a caricarmi di miserie, nem mentre il fetente investitore controllava i danni. Della sua corazzata... E io, giovine imbecille, lì in mezzo a subire...
      Hola, rospetto e grazie.

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