VECCHIAIA
Uno dei
problemi della vecchiaia, oggi, è arrivarci.
Diventare
“vecchi”.
Quando
pensi di avercela fatta, ti ritrovi carico di acciacchi, di accidenti
sanitari, di cretinerie burocratiche...
E di un
mondo che corre velocemente.
Troppo
velocemente, a confronto della lentezza dello scorrere della vita.
Quella
passata.
Ché anche
il tempo solare, a mano a mano che gli anni avanzano, sembra prendere
una corsa da 100 metri piani.
Un anno trascorre in pochi secondi.
Poi salta
su un ministro che dice: “Gli anziani italiani muoiono
troppo tardi”, resistono a oltranza, non vogliono saperne di
lasciare questa vita, nonostante noi facciamo
di tutto per rendergliela assolutamente invivibile.
Per colpa
degli anziani i conti dell'INPS vanno a puttane.
E l'INPS
(con la RAI e Alitalia e le Banche) è il fiore all'occhiello di
questa Italia bella.
È un
problema grosso, troppo grosso per essere affrontato con faciloneria.
Una prima
idea sta bazzicando in menti eccelse, lautamente retribuite per
risolverlo.
A causa di
ostracismi inaspettati, e per loro incomprensibili, le loro proposte
vengono di volta in volta accantonate.
Accantonate,
non cancellate.
'È la
politica che gioca', dicono, e non vuole risolvere la faccenda, forte
del detto “finché c'è vita, voto é”.
Un primo,
timido, tentativo era stato l'inserimento in un sempre prossimo
legiferare sull'eutanasia, di un
piccolo, insignificante, paragrafo che consenta di eutanasizzare ope
legis gli anziani riottosi a
farsi da parte con scelta volontaria.
Vista
l'età media abbondante di chi dovrebbe votare il provvedimento, nel
timore di coinvolgimenti diretti personali, stanno rinviando sine
die tutta la legge relativa
all'interruzione della vita.
La
seconda ipotesi avanzata, basata su dati scientifici inoppugnabili, è
in uno stadio di attenta valutazione, e già avviata in via
sperimentale "per vedere l'effetto che fa".
Ha
preso lo spunto da studi approfonditi di uno scienziato sulla cui
serietà e concentrazione nel problema nessuno ha dubbi.
Austro-tedesco,
il che dà un imprimatur
di inimitabilità alla sua opera.
Il
cui sunto, quasi cancellato dagli anni, è stato parafrasato dai
nostri studiosi e che in poche parole racchiude un piano che passerà
alla storia.
Chiarissimo,
nella sua semplicità, dice che “Arbeit hält jung”,
il lavoro mantiene giovani.
E che, non dimentichiamolo, nobilita pure.
E che, non dimentichiamolo, nobilita pure.
Non fosse
che ricorda leggermente una scritta in entrata di un purtroppo ben
noto b&b tedesco, delocalizzato in Polonia per un fatto di costi, potrebbe un domani diventare il logo
dell'Istituto.
I giovani,
secondo gli studiosi, non “pesano”, ergo più si è
costretti a restare giovani più i conti si risanano, senza colpo
ferire e senza ulteriori imposte o tasse, deleterie per l'economia
generale.
Il
progetto prevede di arrivare gradualmente al top, a un non
plus ultra, che consenta il passaggio dalla gioventù alla
miglior vita, evitando le forche caudine della vecchiaia.
Molto
umilianti, in contrasto di un fine vita nobilitato fino all'ultimo
respiro.
È
lapalissiano che quella del ministro era una battuta, stralciata da
un contesto di chiaccherata amichevole, da amici al bar.
Una
di quelle battute che se ne fanno tante.
Uno,
ad esempio, dice Roma ladrona (che va inteso
non per la Città in sé, ma per tutti gli apparati in essa
dimoranti) ed è chiaramente una battuta.
C'è
chi, a ogni spicchio di pioggia, dice (magari alzando gli occhi al
cielo, come alla ricerca di un governo massimo) Governo ladro
(pluralizzabile, visto che di
Governi onesti, a mia memoria, non ce ne sono mai stati), non in
riferimento al Governo in sé, ma a tutte le strutture che nel tempo
questo ha rappresentato.
Più
battuta di così si muore.
Con
il grazie del
ministro, dell'INPS, delle pompe funebri...
E degli
eredi.
Le cui
lacrime, più che ai giovani-vecchi finalmente defunti, saranno
dedicate più alle tasse di successione, salate e amare come le
stesse.
RispondiEliminaGran bel post!
Ho riso molto.
Ovviamente non c'è niente da ridere ma va bene così, si fa quel che si può.