Annus horribilis

Il pelo canuto, il peso degli anni e la cosiddetta esperienza accumulata nel corso di decenni, mi hanno reso un po’ coriaceo di fronte alla definizione di ‘anno orribile’; nel passato, di questi anni ce ne sono stati e pensavo fossero unici e irripetibili, li ho lasciati alle spalle, non dimenticati, ma senza ricamarci troppo sopra, ritenendoli bagaglio da portare, dazio da pagare alla vita.
Comincio a ricredermi.
Siamo verso metà anno e credo che questo 2011, per me, non sia un anno buono.
In ordine più o meno cronologico, voglio raccontarvi il perché di questa convinzione.
Sorvolo sul fatto di Angela di cui ho già scritto con dovizia di particolari, e il cui capitolo rimane aperto.
Nel periodo di assistenza in clinica mi ero ritrovato con alcune pustolette, tipo i morsi di zanzara, nel fianco e sulla schiena. Non ci avevo dato peso, ritenendoli appunto morsi di insetti, beccati forse nelle passeggiate in pineta al seguito di Angela.
Polaramin a iosa, con risultati pressoché nulli.
Non avevo tempo da perdere, e da far perdere, andando dal nostro medico. Quando, poco dopo la dimissione, ho avuto modo di farmi vedere da lui, ho saputo che mi ero preso il “fuoco di sant’Antonio”, che interessava tutto il giro vita.
Si tratta di un malanno che dà dolenzìa diffusa, persistente, e lunga da cancellare; ha collegamenti con la varicella.
Avevo attribuito i dolori allo stress e alle lunghe scomode posture per assistere Angela.
Per curarlo bisogna intervenire ai primi sintomi.
Nel mio caso, trascurato, ho dovuto aspettare che ‘sto sant’Antonio, forse deluso dalla mia indifferenza, guarisse da solo.
Verso la fine del ricovero nella casa di cura, mia sorella, che abita mille miglia lontana da noi, è caduta per strada, scivolando su un tratto con ghiaietto in terra, fratturandosi un polso e lussandosi una caviglia.
A dimostrazione che la ‘bella sanità’ non ha confini, le hanno sbagliato il gesso, per cui pochi giorni dopo l’hanno dovuta operare per inserire un supporto metallico come tutore all’arto fratturato.
A tutt’oggi pare che non sia ancora finita, visto che gonfiore e dolore permangono.
Torno un attimo ad Angela, poiché la trafila per ottenere un’assistenza medica non dico adeguata, ma almeno decente, mi sta mandando in fumo ben oltre lo stress fisico e mentale.
Una decina di giorni prima della dimissione, era venuto un geriatra, mandato dall’ASL per valutare le condizioni di Angela, in vista di un eventuale ricovero in altra struttura per proseguire le cure.
Aveva fatto alcune domande, a lei e a me, e aveva ritenuto fosse il caso di aspettare il ritorno a casa per vedere l’impatto del rientro al domicilio, prima di prendere decisioni.
I medici della clinica, per superare il suo stato di agitazione perenne, avevano consigliato una visita psichiatrica; secondo loro era l‘unica branca medica in grado di risolvere il problema.
Bene, ancora prima del rientro a casa, avevamo chiesto una visita psichiatrica domiciliare, indicando la data di uscita per programmare tale visita.
Lo psichiatra aveva chiesto che, prima di lui, Angela fosse vista da un neurologo in modo da avere già un referto su cui ‘lavorare’.
Impegnativa, ticket pagato, per avere ‘udienza’ da una neurologa abbiamo dovuto affidarci a vie traverse.
Gentilissima, aveva ascoltato il racconto della vicenda e soprattutto aveva preso atto che Elena ed io eravamo ormai prossimi a collasso fisico e nervoso.
Ci aveva fatto un predicozzo sulla necessità di avere pazienza e aveva stilato il suo refertino; calmanti no, delegava allo psichiatra il compito delle cure farmacologiche.
Impegnativa per lo psichiatra, ticket pagato, la possibilità di una visita in ambulatorio era slittata a settembre.
Tramite la stessa persona avevamo ottenuto di essere ‘ricevuti’, quasi di nascosto, un sabato mattina (prima delle otto, poiché poi doveva uscire per visite).
Referto della neurologa, avevamo ripetuto lo stesso racconto, avevamo spiegato la nostra situazione di assistenza a rischio collasso.
Da cui era scaturito un piano terapeutico, in cui era prevista la cessazione dei precedenti calmanti, sostituiti da altri, più nuovi e di sicura efficacia.
Dico subito che si sono rivelati inefficaci dal primo giorno e soprattutto dalla prima notte.
Avevamo aspettato tre giorni, per dare tempo al farmaco di entrare in circolo, poi avevamo telefonato al medico, che si era limitato a rincarare la dose.
Senza il minimo risultato.
Aveva chiesto di effettuare una visita di controllo neurochirurgica: prenotata per il 20 settembre.
Controllo previsto dal chirurgo che aveva effettuato l’intervento.
Andremo in settimana nel suo studio privato, a pagamento.
A seguire, visita in ambulatorio dal geriatra che avevamo visto in clinica.
Stesso racconto, stessa esposizione dei nostri problemi di assistenza; in particolare avevamo accennato al fatto che se Angela, per fatti suoi, talvolta rifiutava le medicine o di mangiare, non sapevamo come convincerla a farlo.
Il medico ha avuto un lampo di genio: ci ha invitato ad eliminare ogni medicinale, prescrivendole in loro vece uno sciroppo per l’appetito.
Un orango al nostro confronto ci era apparso l’homo erectus, tanto le nostre nocche erano radenti terra.
Altro: domenica scorsa avevo portato Angela da un’amica per farle passare un po’ del pomeriggio con una compagnia diversa dalla nostra.
Nel giardinetto davanti casa c’era un grosso cane, pastore tedesco, legato a una catena piuttosto lunga.
L’amica ci aveva rassicurato sulla docilità della bestia, comunque avevo fatto fare ad Angela un giro largo per evitare contatti a rischio.
Il cane mi era venuto incontro festante, in cerca di una carezza. E io, più bestia di lui, ho allungato la mano per fargliela.
Sarà stato affamato, fatto sta che mi ha azzannato l’avambraccio destro con il preciso scopo di spolparmelo. Per fare pendant, con l’unghia mi ha fatto una ferlecca anche sul dorso della mano sinistra.
Medicazione in ospedale, rinuncia all’antitetanica (per cui sarebbe stata necessaria l’apertura di una pratica che avrebbe messo nei pasticci l’amica di Angela), una intramuscolo di antibiotico.
A livello di suggerimento, il medico del pronto soccorso: nei due giorni prossimi tenere d’occhio la temperatura corporea, osservare eventuali tremori o nausee fuori dall’usuale. Nel caso tornare al pronto soccorso.
Sono sopravvissuto anche a questo, con un braccio, una mano e una natica dolenti.
Purtroppo non è finita: alcuni giorni fa un nipote (d’acquisto, figlio del fratello di Angela, morto trent’anni fa per un incidente sul lavoro), quarantenne, con problemi di depressione dopo il divorzio, due figli piccoli, si è impiccato.
La corda si è rotta e il fratello è riuscito a tagliare il cappio prima che l’assenza del flusso di sangue al cervello divenisse letale.
Per ora è fuori pericolo di vita; per il resto si vedrà col tempo.
Altre piccolezze: un albero di limoni, uno di prugne e un grosso piede di uva fragola sono seccati, senza chiari collegamenti di malattia.
Le piante di kiwi, solitamente prolifiche, quest’anno sono in riposo sabbatico: zero frutti.
Per ora è tutto; mi pare che basti e ne avanzi pure.

Commenti

  1. A dire il vero anche per me questo 2011 è stato un disastro fin da gennaio, ma non ti passo le mie per evitare accumuli. Un bel peperoncino rosso da attaccare un po' dovunque? Ci possiamo ridurre a questo? Magari per riderci un po' sopra, a volte aiuta.
    ciao

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  2. "La peggior disgrazia può darci modo di esercitare la nostra migliore virtù. In ciò può essere ancora una fortuna."
    Tu sei l'incarnazione di questo aforisma, caro Pietro!
    L'ennesimo abbraccio affettuoso da parte mia a te e ad Angela.
    Tieni duro, mi raccomando :)

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  3. Oddio non è certo un anno denso di eventi simpatici.

    Coraggio!

    Un abbraccio e buona settimana!

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  4. ...si parla di quei giorni dove malasanità e malasorte si allearono contro un unico obbiettivo...

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  5. Mamma mia...da accendere un cero anche alle divinità egizie!!!

    Insight mi ha tolto le parole di bocca...

    siamo tutti con te.

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  6. Passavo nella speranza di trovare buone notizie....
    che posso dirti?
    CORAGGIO NON CEDERE
    un abbraccio

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  7. Non sarà il caso di cambiare titolo al blog e/o pseudonimo dell'autore?(Penoso tentativo di sdrammatizzare, da uno che a certe cose non ci crede, ma non si sa mai...). Un abbraccio.

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  8. Forza Gatto, non lasciarti soppraffare da tutti questi eventi dolorosi. Vedrai che arrivera' il sole.. tieni duro!! Un abbraccio!! :-)

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