giovedì 8 marzo 2018

8 Marzo, età della pietra


Questo è lo spot che che oggi compare su tutti i siti, mediatici e cartacei.
Questo dovrebbe essere, questo non è.
L'8 Marzo viene 'spacciato' come Festa della Donna.
Abbracci, baci, rametti di mimosa, Wledonne, fanno da supporto a sentimenti diffusi, ma limitati a questa giornata.
Nata come Giornata Internazionale della Donna nel lontano 1910, o giù di lì, nel tempo è diventata Festa della Donna, e non se ne capisce il perché.
Ci sono, nel corso dell'anno Giornate che non potranno mai divenire Festa. C'è quella dell'Olocausto, quella delle Foibe, quella delle Fosse Ardeatine... solo per citarne alcune.
Tutte Giornate create per non dimenticare genocidi, eccidi, assassini, vendette assurde.
Non saranno mai Feste, non è possibile che lo diventino.

In un non lontano passato siamo stati Je suis... per Parigi, per Barcellona, per Londra, per Berlino, e per tante altre località nel mondo colpite da attentati assassini, motivati perloppiù da motivi pseudo-religiosi, ma in realtà coincidenti con motivazioni politiche ed economiche che usano le religioni come paravento del loro vigliacco agire.
Un Je suis... unanime, sentito, corale, mondiale, come reazione a caldo di atti infami contro il genere umano nel suo complesso, nella sua umanità, nel suo essere persone che amano la pace e la vita, per grama che sia.
Un Je suis... che dura qualche giorno, qualche mese, poi si esaurisce, forse perché ad esso se ne sovrappone un altro, più immediato, magari più crudele ed efferato.
Credo che gli avvenimenti degli ultimi tempi, relativi alle Donne (e a quello che i media sviscerano con una crudeltà e un cinismo degni dei migliori esaminatori autoptici), ci abbia portato a una situazione in cui Je suis Femme dovrebbe diventare il grido di tutti, per tutto l'anno senza ignorare i bisestili.
Per sentirsi donna, oggi, non è necessario cambiare fisicamente genere...
Siamo stati Je suis... a sostegno di tanti Paesi, senza sapere una parola della loro lingua, senza conoscere i loro ideali, o magari non condividendoli per una visione politica o religiosa diversa.
Siamo stati fratelli, perché in fondo fratelli siamo, e non sarà il colore della pelle o la diversa credenza religiosa a modificare questo dato di fatto, che solo menti contorte e distorte vorrebbero diversificare.
Bene, cioè malissimo, è in corso un attentato continuo, contro la donna, contro le donne.
Lo chiamano femminicidio, che presuppone la morte di donne, uccise da uomini che non sono più uomini e neanche animali. La scienza non riesce a collocarli in una icona precisa. Nel frattempo macellano (e non è più per modo di dire, visti fatti recenti) ogni giorno, con una ferocia di cui è impossibile chiarire la fonte. Usano armi da fuoco, armi da taglio, acidi, martelli, attrezzi di ferramenta i più svariati, per imporre un loro volere alla donna, alle Donne come genere.
Ecco, Je suis Femme sia la risposta di tutti, contro ogni tipo di violenza verso un genere che fa parte del nostro universo, e di cui dobbiamo assolutamente impedire la persecuzione.
Respingendo anche quella occasionale, nascosta, ignota poiché ignorata o taciuta.
Sia fisica che psicologica, contro tutte le violenze siamo tutti Je suis Femme.
Che questo giorno rimanga Giornata di ricordo e ribellione verso un eccidio che pare non avere più fine.
Mettiamoci bene in testa che la donna non è un patrimonio dell'Unesco, non è un rudere antico da salvare o una bellezza naturale da preservare: la donna è noi, parte essenziale della nostra vita... Colpire la donna è un colpire se stessi, uccidere la donna equivale a renderci monchi, orbi, claudicanti.
È un'amputazione del nostro stesso corpo...
Inaccettabile e insopportabile.

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