L'AQUILA 2009 (?)
Panico
misto a dolore
che umilia lo sguardo
di colui che cerca il suo
tra cose che marciscono distrutte
Il suo delle cose
Il suo degli amori
dei pianti
delle ansie
dei pochi momenti felici
delle illusioni che scompaiono
dietro mucchi di pietre cadute
E noi siamo vecchi
e il magma della terra
ancora ribolle
assesta colline e monti
in nuovi ordini
in un corollario disumano
ignorando le genti
Poi le jene
i corvi
i falchi
gli spolpatori di cadaveri
le genti dall'occhio furbo
i migliori che abbiamo
i più onorati nei pregi
pronti a saltare sulle ultime membra
che rimangono ancora a brandelli sulle ossa
e spolpare con foga indigesta
E noi restiamo stupidamente vecchi
mentre il magma della terra ribolle
assesta colline e monti.
Il titolo originale di questa poesia è VALLE DEL BELICE, è stata scritta nel 1968 da Francesco Zaffuto, in occasione del terremoto in quella zona.
L'ho scoperta solo ieri in un suo commento sul blog di Gioia. Gli ho chiesto di pubblicarla su questo blog, per offrirla a chi l'avesse persa.
I vergognosi fatti di ieri a Roma sono l'apice di altrettanto vergognose azioni messe in atto in precedenza, e tutt'ora, da chi nega o manipola la realtà.
Anche a nome di Zaffuto, la dedico agli abruzzesi, e agli aquilani in particolare, affinché la loro determinazione non venga meno e il loro coraggio prenda carica anche dalla nostra rabbia.
misto a dolore
che umilia lo sguardo
di colui che cerca il suo
tra cose che marciscono distrutte
Il suo delle cose
Il suo degli amori
dei pianti
delle ansie
dei pochi momenti felici
delle illusioni che scompaiono
dietro mucchi di pietre cadute
E noi siamo vecchi
e il magma della terra
ancora ribolle
assesta colline e monti
in nuovi ordini
in un corollario disumano
ignorando le genti
Poi le jene
i corvi
i falchi
gli spolpatori di cadaveri
le genti dall'occhio furbo
i migliori che abbiamo
i più onorati nei pregi
pronti a saltare sulle ultime membra
che rimangono ancora a brandelli sulle ossa
e spolpare con foga indigesta
E noi restiamo stupidamente vecchi
mentre il magma della terra ribolle
assesta colline e monti.
Il titolo originale di questa poesia è VALLE DEL BELICE, è stata scritta nel 1968 da Francesco Zaffuto, in occasione del terremoto in quella zona.
L'ho scoperta solo ieri in un suo commento sul blog di Gioia. Gli ho chiesto di pubblicarla su questo blog, per offrirla a chi l'avesse persa.
I vergognosi fatti di ieri a Roma sono l'apice di altrettanto vergognose azioni messe in atto in precedenza, e tutt'ora, da chi nega o manipola la realtà.
Anche a nome di Zaffuto, la dedico agli abruzzesi, e agli aquilani in particolare, affinché la loro determinazione non venga meno e il loro coraggio prenda carica anche dalla nostra rabbia.
è un pugno allo stomaco, pietro,
RispondiEliminae complimenti a Francesco
il bello è che in alcuni versi: "gli spolpatori di cadaveri" e seguenti,
ho rivisto e risentito "quelli che ridevano",
quelli che già si facevano i conti in tasca per la ricostruzione,
gli avvoltoi che sapevano che c'era solo da guadagnare per quella tragedia.
C'erano già allora, anzi ci sono sempre stati...
ma la storia li maledirà?
Ciao pietro
RispondiEliminai fatti di ieri sono vergognosi per un paese che dovrebbe essere civile, fatti che dovrebbero far capire alle persone che è in pericolo la loro libertà. Questo è un governo che piano piano toglie i diritti del cittadino. partendo dal diritto di sciopero, passando dalla libertà di informazione, arrivando all'aimpunità completa. Dobbiamo lottare, credo che si debba sempre di più rimanere uniti e fare nostre tutte le lotte dei dimenticati.
un saluto
Questo NON è più un paese civile.
RispondiEliminaNoi siamo stati lo sfondo dello spot elettorale di B&B ed ora che stiamo svegliandoci dall'incantesimo, non siamo più il "popolo dignitoso da aiutare", ma gli "ingrati, comunisti indegni di esistere". Da ieri vomito bile.
Non soltanto per il comportamento del "miglior governo degli ultimi 150 anni", ma anche per i commenti dei lettori de "Il gionale", nonchè per l'articolo di un pezzo di m***a, Alessandro Sallusti, che non vi dico nemmeno come ha presentato la situazione.
Sono pacifica e tranquilla, ma se lo avessi davanti, il manganello non glielo spaccherei in testa, ma lo infilerei da un'altra parte...
Scusate, generalmente sono più pacata. Ma non ne posso veramente più.
Saluti da L'aquila, la Pompei del 2009! Venghino, siori, venghino!
L'ho letta pure io l'altro ieri se non erro e mi aveva colpito tanto!
RispondiEliminaIeri per radio, precisamente a Radio24, a "La zanzara", il conduttore Cruciani diceva che se gli aquilani hanno superato la zona a loro adibita per la protesta e non hanno rispettato i patti e le autorizzazioni, allora non ci possiamo meravigliare di quello che è successo...
Insomma secondo lui una manganellata in bocca è quasi giustificata, perchè sta alle forze dell'ordine mantenere l'ordine di un corteo o una manifestazione...
Quasi quasi la poesia la mando a Cruciani e gli allego due o tre pensierini.