domenica 20 giugno 2010

Sette giorni dopo...


In giardino ho un albero di limoni.

Visto che si dice che anche gli alberi pare abbiano un’anima, l'animaccia di questo è probabilmente juventina. Ha lavorato notte e giorno per sfornare il limone della foto.

Per sfottere, dopo sette giorni…

Descrivo: il vasetto di nutella, presente solo per il raffronto, è da 750 grammi, vetro escluso. Il limone pesa esattamente 499,98 grammi, buccia compresa.

Vista la premessa, la tentazione di segare questo albero è fortissima.

Mi trattiene il fatto che dai suoi limoni ricavo un ottimo limoncello.

Che, per chi è astemio, è veleno come tutti gli alcoolici, birra esclusa (ogni riferimento a fratello Luppolo è casuale, che sarà comunque fulminato dall’abbinamento della foto).

Per me è preventivamente curativo.

Sul numero di giugno di “test Salute” edito da Altroconsumo, c’è un articolo che accusa le case farmaceutiche di inventarsi malattie per immettere sul mercato medicinali ad hoc, che in pratica servono a curare malanni inesistenti.

Un modo come un altro per combattere la crisi, vendendo porcherie, sotto l’occhio attento dei ministeri preposti alla sorveglianza sui farmaci. Ministeri che notoriamente si differenziano dagli altri, per serietà e soprattutto per assenza di fatti di corruzione.

Tornando al limoncello, io sono la parte finale della filiera, ossia il consumatore unico; mi sacrifico in nome della scienza, perché se non lo facessi fuori io, i limoni finirebbero buttati nel compost per il giardino.

E sarebbe un peccato, poiché sono assolutamente esenti da pesticidi, conservanti, insetticidi e bagatelle simili.

Non sapendo come giustificare il bicchierino di limoncello dopo ogni pranzo, ho fatto ricorso al sacrosanto detto “meglio prevenire che curare”.

Non ho mai sofferto di calli, né ai piedi (dove sono congeniti soprattutto nel genere femminile), né alle mani, né ad altre parti del corpo ove possano allignare.

Bene, il mio limoncello previene la formazione di queste fastidiose, e sovente dolorose, protuberanze.

Tanto è vero che da quando seguo questa cura preventiva (da qualche decennio) di calli neanche l’ombra.

Le (care) donne di casa preparano il medicinale, ma assolutamente non ne bevono; al limite, lo assaggiano con la punta della lingua per verificare l’esattezza delle dosi impiegate.

E sono la prova vivente della teoria fin’ora espressa: ogni tanto, alternandosi, sono alle prese con lamette specifiche, callifughi, raschietti, emollienti, e qualunque attrezzo o medicamento prometta la liberazione da questo guaio.

Vorrei fare sponsorizzare il prodotto dal ministero della salute, ma temo che mi costerebbe troppo in termini burocratici: tra buste, bustarelle e spintoni vari per avere l’accesso alle farmacie, finirei per trovarmi con una mano davanti e una dietro.

E, visto che ci sono millanta altri motivi per tenere questa posizione difensiva, continuo la cura solitario. Il resto del mondo si terrà i calli.


8 commenti:

  1. dunque...
    calli, eh?

    a me hanno detto che crescono quando uno lavora...
    e fa lavori duri, pesanti...
    io infatti non ne ho neanche uno!

    ma non perché non si beve il tuo limoncello,
    questa non l'ho mai sentita!
    anzi da quello che ho capito, il limoncello è delle tue donne, caro pietro...
    quindi trova un altro motivo per vendere il "loro" limoncello!

    a proposito, se ti do l'indirizzo, me ne mandi una bottiglia?
    sai, ho un calletto che mi sta crescendo ora che sto battendo sulla tastiera....

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  2. Precisiamo: non è che l'operaio della Fiat possa dire che fabbrica le "sue" macchine. Le manipola, come fanno le mie ragazze con i miei (nostri) limoni.
    Forse, in fondo, mi vogliono bene; tengono d'occhio il bottiglione nel freezer, e lo rimpinguano quando è verso la fine.
    Oppure, avendo letto che (come tutti gli alcoolici) è veleno, mi stanno accompagnando, con lentezza costanza cinismo cinesi, verso la camera ardente.
    Per il tuo calletto, la bottiglia è sempre disponibile: il problema è l'indirizzo.
    Ma, se non sbaglio, hai il mio recapito e-mail; manda un messaggio con un tuo recapito, prometto che non lo divulgo, e ti mando il beveraggio.

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  3. Non vorrai mica tagliare un albero eh? O.o

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  4. @ ReAnto: non sia mai! Gli alberi sono pezzi 'e core, come i figli.
    Talvolta meglio, perchè raramente tradiscono le tue aspettative. Succede purtroppo che secchino, ma la colpa di ciò sappiamo di chi è: di noi, che ci crediamo padroni dell'universo, e non ci rendiamo conto che alberi c'erano prima di noi e alberi ci saranno dopo di noi.
    Nonostante noi.

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  5. ciao Pietro, buona la scusa dei calli. mi sa che la adotterò anche io...
    ps: anche tu abbonato di Altroconsumo, neh?

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  6. @ vitToro: secondo te la citazione era casuale?
    Lo sono e sono felice che anche questo ci accomuni.
    Senza che ti monti troppo la testa, prendo atto che, oltre me, esistono altre persone intelligenti.
    Come minimo ci vuole un batti cinque.

    (Il riferimento alla mia intelligenza era un eccesso di autostima che mi permetto solo con gli amici).

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  7. Effettivamente basta cambiare una vocale:
    LimoncEllo
    LimoncAllo!
    Proponilo alle farmacie e alle erboristerie..chissà che non diventi ricco!

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  8. Quello che produciamo in esubero preferiamo regalarlo, ci dà più soddisfazione e non richiede partita iva.
    Dopo oltre sessant'anni, solo adesso lo Stato sta prendendo atto della non coerenza tra auto di lusso, crociere, scuole private, circoli esclusivi, con buona parte delle dichiarazioni dei redditi.
    Per esempio, che il possesso di una Ferrari da 400 mila euro faceva a pugni con dichiarazioni da 6.000 euro l'anno (lorde).
    Se fuori dalla chiesa, ove arrotondo la pensione esponendo un sottobicchiere alla pietà dei fedeli, mettessi in mostra (solo in mostra, per pubblicizzare) un'ampolla di limonCallo (bella, Grace!), mi troverei addosso la finanza, i ris, i ros, i rock, i nocs, i cc, i ps ecc.
    E la guardia forestale, per vedere se la mungitura di limoni è stata segnalata ai loro uffici, e se i limoni usati portano il timbro dell'annona, e se la lista degli ingredienti di ogni singolo limone è bene evidenziata, e la data di scadenza...
    Continuerò a sacrificarmi, agratisi, sempre per la scienza.
    Tra l'altro ho notato che il nostro "veleno" non fa paura a nessuno: lo offro, in prima battuta, a chi occasionalmente mi entra in casa (per esempio: tecnico della telecom, ormai ospite fisso, che dovrebbe sistemarmi l'adsl e il telefono, ma, guarda caso, non riesce a trovare il bandolo dei cavi, e io navigo con la pagaia, sperando di arrivare alla fine di una lettura o al postaggio di un commento, senza vedermeli cancellati da interruzioni che sanno di censura), e nessuno arriva alla seconda battuta (cioccolatino, biscottino fatto in casa, the al limone). Si "accontentano" del veleno gialloverde...
    O sono tutti buongustai, o puntano al riposo sotto l'ombra dei cipressi, con la citata lentezza cinese. E senza soffrire più di tanto.

    (Questo p.s. è specifico per Itsas-cuore-di-piombo, prima che me lo faccia notare: fuori dalla chiesa espongo un sottobicchiere dopo aver preso atto che la zuppiera restava vuota, il piatto da portata idem, il piatto fondo pure; e se i pezzi precedenti hanno solo pianto, il sottobicchiere non riesce proprio a ridere).

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