giovedì 2 settembre 2010

Coda in posta

Stamattina sono andato in posta per fare i versamenti dell'iscrizione di Roby a scuola guida.

Come ormai sapete non ho nulla contro la burocrazia, è un settore che dà lavoro a un sacco di persone e non conosce crisi.
Anzi ogni governo che sale al potere rende più fitta la tela, con leggi leggine codicilli ddl regolamenti di attuazione ecc., per cui ogni minima comunicazione al cittadino da parte del potere costituito, a qualunque livello, è composta da tre facciate di "visto l'art. xxx e modifiche", e alla fine di tutto uno striminzito "si può fare".
Così mi trovo con tre moduli di conto corrente, due dei quali destinati al Dipartimento Trasporti Terrestri, imposta di bollo: identici in tutto, importo e destinazione, codice di versamento; l'altro, sempre stesso destinatario, ma "diritti L. 14 - 67", 0,38 centesimi in più.
Per la coda in posta non cambierebbe nulla, ma un modulo unico che in pratica dica: vuoi la patente? Fa tot,tot euro, unico versamento, visto che quei soldini vanno nella stessa direzione.
Vabbé, così è e così sarà nei secoli dei secoli.

Il mio ufficio postale è piccolo, lo spazio destinato al pubblico sarà di una decina di metri quadri.
Quattro persone in attesa fanno già folla; una ventina e oltre fanno pensare all'affollamento delle carceri, di cui ogni tanto si parla.
Dell'affollamento negli uffici postali si accenna, velocemente, solo quando qualche vecchierello in attesa della pensione si sente male.
Pur di non farlo passare avanti nella coda, si preferisce chiamare il 118; lo portano via, e la coda avanza di un posto.
Quando "devo" andare in posta, da lontano cerco di capire la situazione.
Se fuori c'è un gruppetto, i casi sono due: sono tutti fumatori o dentro è pieno.
Stamattina, nessuno fuori, buon segno.
Infatti, aprendo la porta d'entrata, quasi ci resto in mezzo: un pulcino nell'uovo ha più spazio vitale.
Non ci sono i numerini, per cui si chiede: "Chi è l'ultimo?".
Questo ex ultimo si gira un attimo per dire "sono io", e poi continua a puntare i fari verso gli sportelli, per seguire l'andamento delle operazioni.
Per cui si è costretti a prendere bene le misure della schiena, il vestiario, qualunque indizio che non ti faccia perdere il contatto visivo con chi ti precede.
Anche perché le code, in questi piccoli uffici, non sono in verticale ma in orizzontale: se trascuri la memorizzazione di quella schiena sei fregato.
Uno stuolo di avvoltoi aspetta solo l'occasione per passare sul tuo cadavere e avanzare di un posto.
Dopo di me entra un ragazzo.
"Chi è l'ultimo?", chiede.
Tento la battuta: "Lei!", con la certezza di una semina fuori campo.
Invece la giornata mi s'illumina: sorride, facendo capire di avere raccolto l'ironia, e prende atto che l'ultimo deficente davanti a lui ero io.
I dati di schiena e nuca del mio precedente erano completati da un apparecchietto acustico, appoggiato dietro l'orecchio sinistro.
Era un elemento importante, nel caso, improbabile, avesse deciso di cambiarsi la camicia.
Tenendo d'occhio solo lui, non avevo notato l'infiltrarsi di una signora, anzianotta, al mio fianco.
Il semiudente me la fa notare, è sua moglie.
Mi spiega che, essendo venuta dopo, anziché farla aspettare in coda, lui le cede il suo posto davanti a me, e lui trasferisce la sua precedenza dietro di me.
Mi spiega questa manovra in mezzo dialetto, per cui non ne capisco molto.
Tanto da dirgli, papale papale: "Non ho capito, ma va bene lo stesso...".
Mi ha fissato, come si fissa, appunto, un deficente; non era turbato dal mio "ma va bene lo stesso", quanto dal fatto che non avessi capito.
In cambio aveva capito bene un tizio due posti dietro di me.
Che ha spiegato al semiudente che lui, lasciando il posto alla moglie, non dietro a me doveva piazzarsi, ma più indietro di tre posti.
Concludendo, anche lui, che non aveva nessuna importanza, che passassero insieme, e pace in terra...
Due sportelli operativi, più uno vacante.
Più che vacante, vagabondo.
Ogni tanto c'era l'apparizione di un'impiegata, che il tempo di vederla ed era già sparita.
Uno sportello occupato da un tizio, impegnato in firme, documenti, carta postamat, pin che non prendeva...
Una mezz'ora con lo sportello solo per lui.
Per dire, i "tagliatori di teste", tipo Gelmini e Marchionne, in mezz'ora taglierebbero una foresta dell'Amazzonia.
Ogni tanto qualche fiammata: c'ero prima io, no guardi io ero dietro a quel signore, ma tanto faccio subito (i 'tanto faccio subito', sono i più pericolosi, non si schiodano dallo sportello manco a prenderli a calci).
La signora moglie è passata avanti, per sentirsi dire allo sportello che per la sua pensione si dovrà presentare fra tre giorni.
Il semiudente è passato subito di lei.
Così, in allegria, è passata la mattinata.

10 commenti:

  1. Divertente.....io la chiamo "la coda all'Italiana"...una coda non coda,che stimola i furbetti a passare davanti.Io nelle code sono comprensivo:faccio passare donne in cinta,signore anziane,signore carine,signori anziani,bambini...in effetti sono troppo buono.

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  2. @ Primo: nelle code, salvo casi eclatanti, mai avere pietà. Sempre in posta, in coda more solito, è arrivato un tizio con la stampella, claudicante, l'abbiamo fatto passare; all'uscita si è messo spudoratamente la stampella sulle spalle e se n'è andato allegramente. Da sparargli nella schiena, solo per la presa per il culo gratuita.

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  3. hehehehe
    ti capisco
    caro Pietro
    fare la coda non è per noi e pare non lo sia più neanche per gli inglesi che l'hanno inventata. ma da noi non è mai stata rispettata, se uno vede una persona davanti a sé in un ufficio qualsiasi, non gli si metta dietro, ma al fianco. La persona successiva che vede due persone affiancate, non si mette dietro,ma all'altro lato... e così via...

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  4. In posta in banca dal dottor
    mai gravida mai nonno mai suor

    sono IMPASSIBILE! Entro con gli occhiali da sole, e se qualcuno s'azzarda li levo, occhio killer! XXXXX:D

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  5. La Posta è un ottimo luogo per capire se non hai buttato i soldi iscrivendoti a quel corso di filosofia Zen.

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  6. La coda non piace a nessuno. Essere ultimi rende nervosi.

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  7. Si parla di file? Di FILE?
    Contenitore di informazioni digitalizzate le cui informazioni codificate sono leggibili solo da software?
    Per molti il termine FILE..rappresenta solo questo..purtroppo ! :(

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  8. @ Gracepuntoebasta(perchégracedicegiàtuttoeneavanzapure): altri, giustamente, ti etichettano per pazza.
    Non mi permetto di contestare questa definizione, emessa, tra l'altro da persone (e anche parecchi animali virtuali) capacitativamente abilitati ad emettere tale giudizio.
    E neanche provo a convincerti che lo sei (tutta pazza), perché sei ben conscia di questo tuo essere sublime.
    Ma non puoi, pur nella tua pazzia, confondere una schifosa sacrosanta fila alle poste con un volgare FILE, che di preciso nessuno sa cosa sia.
    La fila alla posta, anzi la fila in genere, è una forma (stupida) di vita; la tua scesa in campo (oddio!) con il FILE rovina tutta la poesia della rottura di coglioni delle code.
    Santissima Cazzarissima, torna con i tuoi santissimi piedini sulla santissima terra, lascia fottere i FILE, e torna nella fila.
    Sei arrivata prima, e io sono dietro di te: se senti una mano, sappi che non è morta.
    Solo per la rima: sopporta...

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  9. Le code all'italiana... conosciute in tutto il Mondo! A Londra volevano ucciderci per aver cercato di fare, appunto, la coda all'italiana.

    Comunque la tua avventura mi ha ricordato le mie alla posta. Anche nel mio paese le poste scarseggiano, ce n'è solo una sempre piena.
    Quest'estate ci sono dovuta andare, ho atteso ben due ore. Cerco sempre di evitare quel posto, ma si sa che non è sempre possibile.
    Attendere in mezzo a decine di persone che spettegolano mi scoccia un mondo. E poi diciamocelo: privacy zero!

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