Fotovoltaico: inizio dell'avventura.
Primavera 2007, tempo di dichiarazione dei redditi, di "730".
Il mio commercialista di appoggio, tra addebiti e accrediti della denuncia, aveva trovato il tempo di parlarmi del fotovoltaico.
Nel periodo di questa dichiarazione, ci si concentra interamente su questa, e non è possibile dedicare i propri pensieri ad altro.
Avevo accantonato.
Per erudirmi, almeno a grandi linee, sul problema dell'inquinamento e sulla CO2, mi aveva passato una serie di depliant e copie di ritagli di giornale che trattavano l'argomento.
Passata l'estate, con la mente rinfrescata dall'autunno, avevo ripreso in mano il materiale e lo avevo esaminato.
La faccenda mi era sembrata interessante; ero tornato dal commercialista ecologista per avere maggiori ragguagli in merito.
Piuttosto genericamente mi aveva precisato che l'impianto sarebbe risultato a costo zero, perché la spesa sarebbe stata 'a carico' del sole.
Vista così la cosa era appetibile.
Per iniziare l'operazione era necessario verificare la fattibilità dell'impianto.
Tale verifica sarebbe stata effettuata da tecnici specifici.
Che sarebbero dovuti venire 'da fuori', perché in zona non ce n'erano.
Per ricevere questa visita occorreva fare un versamento postale di 300 euro, come garanzia della serietà dell'intento.
Questi 300 euro mi sarebbero stati scalati dal preventivo, in caso di stipula del contratto.
Mi si erano drizzate le vibrisse: se questi tecnici avessero stabilito la non fattibilità dell'impianto, per motivi loro, i miei 300 euro sarebbero svaniti nel nulla, come i contributi ai partiti; inoltre, in caso di ok, sarei stato vincolato al preventivo da questi proposto, salvo accettare di buttare, anche in questo caso, i miei pìccioli.
Nuovo accantonamento.
In dicembre, sempre 2007, mi ero recato, con le mie tre paperelle, in un centro commerciale a una ventina di chilometri dalla mia magione.
Qua e là avevo notato dei foglietti pubblicitari, manco a farlo apposta di una ditta specializzata negli impianti fotovoltaici.
Con rinnovato interesse me ne sono portato a casa uno: conteneva diverse immagini di vari sistemi di impianto, un preventivo generico, e informazioni sulla ditta.
Gennaio 2008: passate le feste, passata la befana, avevo fatto una telefonata di interessamento, chiedendo una visita di verifica.
Appuntamento per l'indomani.
Il titolare della ditta e un tecnico, valutata la situazione, prese alcune misure, scattate un paio di foto, si erano riservati di farmi avere un progettino, una proposta con preventivo dettagliato in breve tempo.
Infatti, qualche giorno dopo, erano tornati, con un bel progetto cellophanato e una proposta di contratto, con la possibilità di accesso a un mutuo agevolato per questi impianti.
I tempi di realizzazione erano stati quantificati in cento giorni al massimo, ritenuti più che sufficienti sulla base di altre loro realizzazioni similari.
Ormai convinto, firma del contratto; avevo lasciato in sospeso la possibilità della richiesta del mutuo.
Volevo ragionarci su un attimo.
Mi sono dilungato un po' troppo, rinvio il seguito a una prossima puntata.
Non prima di avere precisato a grandi linee la situazione territoriale: la ditta assegnataria dell'appalto ha sede nello stesso paese del centro commerciale in cui avevo prelevato la pubblicità prima descritta.
Questo paese si trova in una regione, i cui confini sono a circa due chilometri in linea d'aria da casa mia.
Che mi trovo, quindi, in un'altra regione, limitrofa.
Per ora stoppo qui.
Come detto, chi mi ama mi segua nella parte finale, che non a caso nel titolo ho definito 'avventura'.
Il mio commercialista di appoggio, tra addebiti e accrediti della denuncia, aveva trovato il tempo di parlarmi del fotovoltaico.
Nel periodo di questa dichiarazione, ci si concentra interamente su questa, e non è possibile dedicare i propri pensieri ad altro.
Avevo accantonato.
Per erudirmi, almeno a grandi linee, sul problema dell'inquinamento e sulla CO2, mi aveva passato una serie di depliant e copie di ritagli di giornale che trattavano l'argomento.
Passata l'estate, con la mente rinfrescata dall'autunno, avevo ripreso in mano il materiale e lo avevo esaminato.
La faccenda mi era sembrata interessante; ero tornato dal commercialista ecologista per avere maggiori ragguagli in merito.
Piuttosto genericamente mi aveva precisato che l'impianto sarebbe risultato a costo zero, perché la spesa sarebbe stata 'a carico' del sole.
Vista così la cosa era appetibile.
Per iniziare l'operazione era necessario verificare la fattibilità dell'impianto.
Tale verifica sarebbe stata effettuata da tecnici specifici.
Che sarebbero dovuti venire 'da fuori', perché in zona non ce n'erano.
Per ricevere questa visita occorreva fare un versamento postale di 300 euro, come garanzia della serietà dell'intento.
Questi 300 euro mi sarebbero stati scalati dal preventivo, in caso di stipula del contratto.
Mi si erano drizzate le vibrisse: se questi tecnici avessero stabilito la non fattibilità dell'impianto, per motivi loro, i miei 300 euro sarebbero svaniti nel nulla, come i contributi ai partiti; inoltre, in caso di ok, sarei stato vincolato al preventivo da questi proposto, salvo accettare di buttare, anche in questo caso, i miei pìccioli.
Nuovo accantonamento.
In dicembre, sempre 2007, mi ero recato, con le mie tre paperelle, in un centro commerciale a una ventina di chilometri dalla mia magione.
Qua e là avevo notato dei foglietti pubblicitari, manco a farlo apposta di una ditta specializzata negli impianti fotovoltaici.
Con rinnovato interesse me ne sono portato a casa uno: conteneva diverse immagini di vari sistemi di impianto, un preventivo generico, e informazioni sulla ditta.
Gennaio 2008: passate le feste, passata la befana, avevo fatto una telefonata di interessamento, chiedendo una visita di verifica.
Appuntamento per l'indomani.
Il titolare della ditta e un tecnico, valutata la situazione, prese alcune misure, scattate un paio di foto, si erano riservati di farmi avere un progettino, una proposta con preventivo dettagliato in breve tempo.
Infatti, qualche giorno dopo, erano tornati, con un bel progetto cellophanato e una proposta di contratto, con la possibilità di accesso a un mutuo agevolato per questi impianti.
I tempi di realizzazione erano stati quantificati in cento giorni al massimo, ritenuti più che sufficienti sulla base di altre loro realizzazioni similari.
Ormai convinto, firma del contratto; avevo lasciato in sospeso la possibilità della richiesta del mutuo.
Volevo ragionarci su un attimo.
Mi sono dilungato un po' troppo, rinvio il seguito a una prossima puntata.
Non prima di avere precisato a grandi linee la situazione territoriale: la ditta assegnataria dell'appalto ha sede nello stesso paese del centro commerciale in cui avevo prelevato la pubblicità prima descritta.
Questo paese si trova in una regione, i cui confini sono a circa due chilometri in linea d'aria da casa mia.
Che mi trovo, quindi, in un'altra regione, limitrofa.
Per ora stoppo qui.
Come detto, chi mi ama mi segua nella parte finale, che non a caso nel titolo ho definito 'avventura'.
E' un segreto di stato dire le regioni in questione?
RispondiEliminaNon spingere, aspetta almeno la fine, prossimamente qui.
RispondiEliminaDa questo post puoi intuire qualcosa; se stringo adesso il campo, il seguito a chi lo vendo?
Chissà perchè il seguito sa di solita fregatura italica anche se magari, spero, nel tuo caso con lieto fine e quindi avendo potuto risolvere le problematiche sorte in seguito...
RispondiElimina@ Daniele: dici bene, tutto a lieto fine. La schifezza è come ci si arriva al lieto fine.
RispondiEliminaDa ridere per non piangere.
va bene
RispondiEliminavediamo come va a finire
intanto mi sembra che l'hai meso in funzione, no?
p.s. ma le tue donne lo sanno che le definisci "paperelle"? heheheheheh
@ al p.s. di Itsas: naturalmente no.
RispondiEliminaHo il vantaggio che di pc le due pericolose sono sotto zero, peggio di me, che è tutto dire.
La terza è in un'età che la fa veleggiare in altri lidi, e che dei miei blog sa solo che sono una rottura, ogni volta che le 'chiedo' aiuto per le foto o altri interventi tecnici.
Bello questo fotovoltaico...ma è a prova di vento o intemperie varie?
RispondiEliminaHeidi: è la prova del nove che sei in piena forma, e la felicità diventa ultraextrasuperiperinfinita felicità.
RispondiEliminaQuanto al fotovoltaico, ho una mia filosofia: se tiene, bene; se non tiene, pazienza, io ho tentato.
Certo, mi girerebbero un po' le palline se si sfasciasse prima di me, questo sì.
Noo Gatto, non volevo assolutamente mettere in discussione le tue capacità!
RispondiEliminaPoi male che vada è l'ideale per ombreggiare il fico!
Un baaacione,
Heidi