sabato 26 giugno 2010

Rosa e Chiara

La vita è una rappresentazione teatrale.
Siamo su un palcoscenico e recitiamo.
Chi a soggetto, chi su trame pensate da altri, chi facendo scena muta per una vita intera.
Siamo attori e nel contempo spettatori; talvolta ci crediamo registi, pensiamo di essere noi, in prima persona, a dirigere la rappresentazione.
Invece stiamo recitando la parte di regista, ma sempre come attori/spettatori.
Oggi voglio alzare il sipario su una scenetta, rilassante dopo le delusioni sportive, dopo i fondati timori sull'oggi e soprattutto sul domani.
La scenetta che vado a raccontare ha poco a che vedere con quanto detto fin'ora: è un piccolo spaccato di vita quotidiana, una piccolezza che aiuta a capire come gira il mondo oggi.
Sul palcoscenico due ragazzine, che chiamerò Rosa e Chiara.
Rosa, come il fiore o come il colore che un tempo tingeva il futuro.
Chiara, come il giallo paglierino delle urine.
Rosa è figlia di una ragazza madre. Non madre per incidente su un percorso amoroso sbagliato o finito malamente. Madre per scelta fortissimamente voluta, con una inseminazione artificiale, ripetuta un paio di volte, fino al successo. Questo molto prima che i paletti medico-burocratici rendessero questa libera scelta difficoltosa e scoraggiante.
Chiara è la prima figlia di due medici, operanti in ambito ospedaliero.
Ha due fratelli, con età a scalare di tre anni uno dall'altro.
Non sono a conoscenza delle doti mediche dei genitori; anche perché queste capacità professionali si conoscono solo con l'approccio diretto, di solito spiacevole, con ricoveri o cure da questi ricevute.
Il loro ruolo come genitori, da spettatore, mi lascia leggermente perplesso. Un paio di episodi mi hanno fatto dubitare delle loro capacità genitoriali.
Costoro hanno una villetta fronteggiante un giardinetto pubblico, ricavato da uno spiazzo costeggiante una strada che collega la marina alla parte di paese verso la collina. E' un tratto di rettilineo, in cui i limiti imposti di velocità sono un optional: se li rispetti, bene; se non li rispetti, bene lo stesso. Niente semafori o polizia municipale.
Ci si affida alla fortuna, che fin'ora non è stata bendata.
Questa strada divide la villetta da questo giardinetto, creato per dare spazio ai giochi dei ragazzini. Verde, fontanella, scivolo, panchine, scalette svedesi: il minimo per tenere i bambini occupati, mentre i grandi leggono il giornale o si scambiano confidenze in santa pace.
Il tutto è delimitato da una fitta siepe, con un solo varco di entrata.
Le due ragazzine, con altre amichette, qui giocavano e, a loro volta, si scambiavano le notizie di loro interesse. A loro si univano talvolta anche i maschietti, ma con minore impegno, per la mancanza di un campetto di calcio.
Sempre da spettatore, mi è capitato più volte di vedere il figlio più piccolo, sui tre anni, attraversare di corsa la strada divisoria, per raggiungere la sorella più grande; sovente in mutande, sovente sporche, di quello sporco che, quando c'è, è nascosto dal pannolino.
E' andata sempre bene; il bambino è cresciuto, l'incoscienza infantile forse ha lasciato il posto ad altre incoscienze, più attuali e forse più pericolose.
Torno da Chiara e Rosa: compagne di scuola, dall'asilo alle medie, e successivamente al classico.
In quarta ginnasio, stessa classe.
Evidentemente c'era qualcosa di indefinibile nel loro rapporto reciproco, che consentiva loro di convivere per obbligo, non per simpatia.
Chiara, per chiarire meglio la sua aperta antipatia verso Rosa, le ha fatto avere un biglietto, stampato dal computer, che riporto integralmente, tutto compreso.

"Cara Rosa, se c'è una persona davvero disgustosa di mia conoscenza quella sei tu. Presuntuosa, perfettina e anche maleducata. E ognuna di queste precisazioni ha un motivo.
Per cominciare vorrei chiarire alcune cose che hai detto alla MIA amica del cuore.
a) Sono presuntuosa. Ho avuto molte conferme che sei insopportabile e presuntuosa, che vuoi sempre essere tu la migliore e quella che ha ragione, e me lo hanno detto persone che stanno a contatto con te molto spesso. Dei tuoi 7 e mezzo, delle tue regole quando giochiamo a carte non frega nulla a nessuno.
b) perfettina, mia cara, io i compiti li faccio. L'unico problema e che io ho i mei cazzi da fare, e non passo dalla mattina alla sera il tempo sui libri come fai tu. Pensa che non svolgo i compiti, che sono disordinata, ma sono sicuramente più normale di te. Perché non conosco adolescente che studia così tanto da non poter accendere un attimo il computer e andare su internet. E credo che siano molti i ragazzi che a volte non fanno i compiti. Non è il caso di essere altezzose per il fatto di studiare sempre, perché così si fa il proprio dovere. Sono felice comunque che esistano ragazze che vivono per la scuola e per il greco.
c) Se tu con la mia migliore amica, sia oralmente sia per sms parli male di me, non vedo perché non possa concedermi una piccola parentesi anch'io su quello che penso di te, piccolina. Sei odiosa e insopportabile, ti da fastidio perché rido sempre, ma almeno sono allegra e se credi di essere chissà chi ti dico una cosa: tu non sei un CAZZO di nessuno. Né sei quello che credi né sei in diritto di giudicare gli altri per quello che sono, e se devi parlare male di me via sms, continua a farla, però, ti do la mia benedizione: VAFFANCULO (stronza che non sei altro). e se dirai che sono volgare e che non sono fine, dillo pure, perché non voglio essere la ragazzina per bene, sempre educata e sempre studiosa. Sono monella, ed è meglio così. Abbasso i pappamolle!!! viva i vivaci e quelli che trasgrediscono un po'. Questa è l'età giusta per farlo."
Scende il sipario. Applausi.


1 commento:

  1. cavoli...
    un po' logorroica...
    ma molto diretta!

    facci sapere la risposta!

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