giovedì 23 marzo 2023

"Edipo a Berlino", a lettura ultimata

Un giovane, poco più che un ragazzo, che sta per lasciare la sua adolescenza per diventare adulto. Questo passaggio di 'categoria' avviene in Germania, a Berlino, in un momento di grandi eventi che squasseranno il mondo nel decennio a venire. 
Kristallnacht, la Notte dei Cristalli, fa da spartiacque tra un periodo di dialettica violenta che sfocia in una follia collettiva, a sua volta causa ed effetto di quella drammatica, tragica notte. Nel corso della quale questo ragazzo finisce coinvolto, e senziente, in un'azione aberrante che lo marchierà per tutta la vita. 
Il romanzo racconta i fatti che lo hanno reso protagonista negativo, descrive la sua caduta nel baratro del ricordo di quella violenza all'inizio affatto voluta, ma in seguito mai ripudiata del tutto.
Essere tedesco e sentirsi nazista fino al midollo, per ritrovarsi poco dopo ebreo in un consesso di ebrei martoriati, massacrati... un salto di qualità difficile da accettare. Da carnefice a vittima, in un lasso di tempo brevissimo.
Gli avvenimenti successivi lo costringono a una lenta risalita dalla voragine in cui era precipitato. Si sa, cadere in un burrone è semplice, basta un attimo di follia e ci si trova in fondo. Toccato quel fondo, e sopravvivendo all'impatto, la rimonta non è mai agevole. Per risalire, un ciuffo d'erba, un anfratto nella roccia, potrebbero essere di aiuto per tornare al piano.
Se però nel corso dell'arrampicata quel ciuffo, quel brandello di roccia cedono, si è portati a rinunciare; o a ritentare. Ci si può intestardire e insistere nella risalita, ma non basta la sola volontà per procedere. Se poi quella volontà risulta altalenante o assente, ecco che ci si trova abbarbicati ai propri pensieri, che sono più vaghi delle nuvole.
Nel romanzo, il giovane protagonista, Karl, quella volontà non ce l'ha, la trova solo alla fine, dopo un lungo peregrinare nella parte europea da subito coinvolta in quella che sarebbe poi passata alla Storia come Seconda Guerra mondiale. Quella volontà non ce l'ha, poiché combattuto tra il rimpianto di chi/cosa era stato e il rinvio dell'accettazione di chi/cosa era in seguito diventato. 
Amleto, nell'omonima opera, imbeccato da Shakespeare, dice la nota frase: Essere o non essere, questo è il problema, che ancora fa scorrere fiumi d'inchiostro, alla ricerca della giusta interpretazione filosofica. Nell'opera si riferisce alla scelta tra il suicidarsi e il restare in vita, seppur tra sofferenze.  
Ecco, per Karl il dilemma, straziante e straniante, è tra essere ed essere. Essere quello che era stato (un tedesco, nazista potenziale, carnefice) o essere ebreo (vittima sacrificale dello stesso tedesco/nazista che era stato a sua volta). 
Il protagonista del romanzo, quell'or not lo ignora, non lo riconosce, non lo accetta, come fosse un'indicazione impossibile da attuare. Tutta la storia è un continuo, assillante, essere/essere, un conflitto suo interno, la decisione di risoluzione di quel dilemma viene macerata in un costante rinvio, vedendo questo suo dubbio talvolta come espiativo di quanto fatto, tal'altra come rivalsa verso un passato che aborre ma che non riesce a rinnegare. Non del tutto.
Nel romanzo, per una serie di tragiche vicissitudini, Karl diventa Stefan, e fino alla fine, dopo essere caduto nel baratro, cerca di tornare al piano, trovando arbusti e speroni di roccia che gli potrebbero essere d'aiuto per la difficile risalita. Che, sistematicamente, rifiuta, preferendo crogiolarsi in sensi di colpa, peraltro affatto ingiustificati. Li accetta, questi aiuti, solo quando proprio non li può negare, ovvero non è in grado fisicamente di rifiutarli, e quindi gli vengono quasi imposti da persone che gli vogliono bene, nonostante il suo intestardirsi nel rifiuto della realtà.
Una bambina, sua figlia, alla fine lo costringerà a prendere atto che quello che era stato faceva, comunque, parte di un passato che si sperava irripetibile, portandolo a una forma di redenzione e, finalmente, alla presa di coscienza di essere. Di poter essere in un presente e in un futuro.
Con un contorno non casuale di macerie, di violenze, di morti, ma, su tutto, da una cappa di incredibili avvenimenti che sarebbe bello ritenere frutto di sola fantasia. Così non è, e il romanzo coglie l'occasione per ricordare a tutti orrori che neanche l'autore più sbrigliato avrebbe saputo partorire, e che, invece, sono stati un periodo tragico e indimenticabile nella sua drammaticità.
Diviso in tre parti, introdotte da un prologo che è portale di approccio alla lettura e, nel contempo, a chiusura del racconto. Con l'epilogo finale che si aggancia all'apertura iniziale. Non è una lettura da fare superficialmente: bisogna essere sempre concentrati, perdere un filo della ragnatela che compone il racconto significherebbe smarrirsi in un dedalo di fatti, situazioni, violenze, amori e quant'altro che ne sono valori portanti.

"Edipo a Berlino", di Francesca Veltri, ed. Rai Libri, su Amazon € 19,00 (e li vale tutti).

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