lunedì 26 febbraio 2018

Schettino vs De Falco

Sul Corriere della Sera di oggi, la figlia di Schettino si lancia contro De Falco, accusandolo di averle rovinato l'adolescenza con la vicenda del suo intervento in occasione del naufragio all'isola del Giglio. Per farlo ha preso spunto dalla recente vicenda che ha visto De Falco coinvolto in fatti famigliari, venuti agli onori della cronaca poco dopo che è stato indicato come candidato e, forse, come possibile futuro ministro in un eventuale (per Di Maio dato per certo) governo 5 pentastellato. Notizie prima ridimensionate  dalla moglie e. successivamente, ribadite, pur se in altri termini, dalla figlia. Un tempo i panni sporchi si lavavano in famiglia, e non era omertà: era pudore.
Ma tant'è, da quando fare pipì contro una duna del deserto è divenuto occasione di approfonditi dibattiti televisivi e mediatici, le vicende delle persone, i loro "panni sporchi", restano in casa se si è assolutamente sconosciuti; e anche così non si è garantiti della riservatezza.
Il "torni a bordo, cazzo!" di De Falco era nato in un momento di grave concitazione, quando c'era già chiara la portata della tragedia. La figlia Rossella contesta la logica di quell'invito con la constatazione che fosse impossibile il ritorno a bordo del comandante Schettino per via del fatto che la nave era inclinata di 90°, il che rendeva impossibile la risalita.
Sfugge, alla ragazza oggi 21enne, che suo padre, secondo le secolari regole della marineria mondiale, quell'invito non lo avrebbe ricevuto se fosse rimasto a bordo della "sua" nave.
A difesa accorata della sua adolescenza cancellata, passa a De Falco quattro specifiche domande; legittime, come tutte le domande lo sono, ma poco riferibili a tutta la sua vicenda.
Questo un pezzetto del testo della sua protesta, sul giornale virgolettato, quindi presumibilmente corrispondente al suo pensiero:
Il post di Rossella Schettino ha ottenuto più di cento condivisioni e centinaia di like. Il suo sfogo è diretto contro Gregorio De Falco: «Proprio lui che con la celebre telefonata del “Vada a bordo ca..o”, crocifisse mediaticamente mio padre. Quale tutela ebbi io che all’epoca avevo 15 anni? Quale rispetto ci fu nei miei confronti? Queste cose non gli interessavano quando rilasciava certe dichiarazioni? Chi diede quella telefonata in pasto ai giornali?».
Lo sfogo di una figlia che si è trovata, a causa di eventi sui quali non aveva potuto influire o intervenire a suo tempo, merita tutto il rispetto.
Come avrebbe meritato perlomeno altrettanto rispetto il silenzio su tutte le vicende che hanno coinvolto due persone allora già ben adulte, quindi presumibilmente responsabili delle loro rispettive azioni. 
Lo scaricare il proprio dramma vissuto nel calderone mediatico costringe a pensare a coloro, famiglie intere, che oltre alle infanzie o adolescenze hanno visto vite stroncate. 
A livello di vite perse fisicamente sul posto e, immediatamente a seguire, di decine di vite rovinate per sempre, di mogli mariti figli, cui è impossibile far capire come sia stato possibile vedersi amputare parti di sé a causa di un "inchino" a un'isola.
Questo pezzullo è dedicato alle centinaia di like che avrebbe ricevuto la sua accorata accusa.


Like tipo questo, in uso su Facebook e su altri social, qui opportunamente bendato, quando non si capisce bene a chi o a cosa si intenda offrire il "mi piace". Dubito che tra questi like ci siano quelli delle trentadue vite spezzate, degli oltre cento feriti e delle famiglie ad essi drammaticamente collegate.



Vorrei dire alla giovane Rossella che non sempre il tacere indica consenso (si dice"chi tace consente" per antica consuetudine). Talvolta, sovente, il tacere significa 'pudore', che non vuole necessariamente essere timidezza o tradimento dei propri sentimenti: è semplicemente una cosciente presa d'atto di una situazione su cui non abbiamo, a suo tempo, potuto intervenire e che, a rivangarla ora, si rischia di aprire coperchi che sarebbe opportuno tenere chiusi.


Per questo a me personalmente questo suo intervento non piace, pur comprendendo il suo dolore di figlia, ulteriore vittima di un tragico episodio in cui suo padre ha messo mano in maniera predominante e, a leggere i racconti sul fatto, in modo non molto onorevole.
Per la cosiddetta 'carità di patria', sorvolo su una certa Domnica, la moldava che avrebbe potuto meglio chiarire i fatti di quella sera. Sparita dalle cronache, potrebbe essere uno di quei panni sporchi da lavare in famiglia. Come i dissidi o i contrasti in seno alla famiglia De Falco che, pensa tu!, un "cazzo!" di troppo ha portato agli onori della cronaca, mentre le altre centinaia di persone che hanno concorso attivamente al salvataggio sono rimaste (pudicamente?) nell'ombra.


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