sabato 24 febbraio 2018

Buran sull'Italia

Lo chiamano "il" Buran, genericamente definito "vento gelido proveniente dalla Siberia".
Sarà uno degli eventi più vistosi del 2018, secondo solo alle prossime elezioni marzoline, ma queste solo per quanto riguarda l'Italia.
Previste gelate, appunto siberiane, con il segno meno sui gradi delle temperature.
Questo gelo, così inatteso e così preconizzato, inizierà da oggi a rinfrescare la Penisola.
E, a proposito di rinfrescare, ci sono buone possibilità che Buran riesca a raffreddare i bollori che da qualche giorno stanno attraversando l'Italia, da nord a sud passando dal centro.
Sotto tiro oggi c'è proprio il centro.
Cortei di tutti i colori (o di tutte le risme?) si preparano a bloccare, per la miliardesima volta, la capitale.
Con una predisposizione di mezzi e allarmi degna di un paese in piena guerra civile.
C'è, dicevo, la concreta (e sperata) possibilità che il Buran riesca a ottenere quello che le forze politiche e il buon senso ormai hanno rinunciato a cercare: manifestazioni pacifiche, senza insulti e botte, distribuiti a piene mani da gente che non ha nessuna intenzione di restare nei limiti di un dialogo civile.
Purtroppo c'è anche la concreta possibilità che il Buran diventi occasione quasi obbligata al muoversi, all'agitarsi, al menare le mani e altro, al solo dichiarato scopo di scaldarsi un pochino.

In un'Italia politica di cui non si capisce più quale sia la destra e quale la sinistra, dove il cosiddetto centro è ridotto a piccoli manipoli in attesa di sistemazione provvisoria per almeno un lustro di serena vita agiata e senza problemi, di qua o di là chissenefrega...
Succede che tra le nuove proposte (che nuove ormai più non sono) stia prendendo piede una specie di movimento che per raccogliere adepti si ammanta del titolo di "antifascista".
Quando si sa che siamo tutti antifascisti.
Sarebbe come dire che se questo movimento si presentasse in maniera civile, con programmi seri fattibili e moralmente accettabili, raccoglierebbe perlomeno il 50%+1 per governare.
Per almeno i canonici vent'anni.
Per un buon ventennio siamo stati fascisti, per quasi un altro siamo stati democristiani con sfumature socialiste, per altri quattro lustri siamo tornati ad essere di destra, poi di una sinistra non ben definita. Essere antifascisti è il minimo che la Storia ci chieda.
E così l'antifascismo sta prendendo piede.
Per affermarsi mette in atto i beceri sistemi fascisti, di infausta memoria.
Con la speranza che i moderati, la gente di buon senso (o con quel poco che ne resta) aderisca, e si uniscano a loro per cancellare dalla faccia della terra, una volta per tutte, il fascismo.
Combattere il fascismo con un antifascismo che usa metodi fascisti.
Come tentare di piantare un chiodo nel muro, battendo sul chiodo stesso con un altro chiodo simile.
È ormai chiaro che non di antifascismo si tratta ma di semplice ricerca del casino a tutti i costi, che non ha alcuna connotazione politica.
I fascisti, quelli veri, sporadica minoranza, a parte lo strapparsi le vesti e gridare all'assassinio della democrazia, per cui a suon di botte vengono rifiutati, i fascisti, dicevo, ringraziano.
Una buona fetta della eventuale crescita nelle urne sarà da accreditare a un antifascismo (di facciata) che consentirà loro, finalmente, di presentarsi da vittime anziché da violenti provocatori, come in un precedente passato.

4 commenti:

  1. La Costituzione impone che il partito fascista non esista nè di nome nè di fatto ma la legge Scelba non è mai stata applicata e certi gruppi sono rimasti arrogandosi il diritto di avere loro spazi pubblici dove esprimersi.
    Ottenendoli (perchè?) alla faccia della Costituzione.
    Ora sono ben organizzati, affatto pochi e dicono che in queste elezioni avranno il 3% dei voti degli italiani.
    Alla faccia della Costituzione.
    I gruppi fascisti non sono affatto pochi, come scrivi e , stando così le cose, perchè non dovremmo essere allarmati?

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    1. Allarmati lo siamo tutti, esclusi gli imbecilli e coloro che da questi gruppastri potranno un domani attingere per mettere in atto i loro piani. Magari a suon di Costituzione per la sola parte che indica nella libertà di pensiero uno dei suoi capisaldi. Ignorando volutamente quello da te citato poiché chiaramente in contrasto con i loro interessi. Nel post volevo puntualizzare il fatto che il comportamento dei (cosiddetti) gruppi sociali, con la violenza premeditata e puntualmente messa in atto, favoriscono la feccia che, notalo, negli ultimi tempi sta cercando di tenere un profilo basso, assolutamente contrario a quanto fatto fino a ieri. Perché? A suo tempo le Brigate Rosse, con il loro assurdo comportamento, alla lunga hanno favorito l'ascesa della destra e, con la destra, la riesumazione del cadavere del fascismo. E quello non per niente era definito fascismo rosso. Adesso i vari Fratelli d'Italia, le Forze Nuove e le CasePound vogliono accreditarsi come forza di governo, chiamati al compito anche da cittadini esacerbati da violenze che, mi pare sia ben chiaro, con l'antifascismo hanno nulla a che vedere. Minniti, o chi per lui, anziché dare gli spunti a Crozza potrebbe applicare la Costituzione, soprattutto per quello che riguarda l'articolo sul fascismo, Se non lo hanno fatto finora, il 'Boia Chi Molla' di infausta memoria finirà per indossare i guanti bianchi, un domani sopprimendo (magari non solo per modo di dire, visti i precedenti) tutti partiti del cosiddetto arco, oggi ancora costituzionale.

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    2. Sono in accordo quasi totale con quanto scrivi ma, focalizzandomi solo sui centri sociali, occorre distinguere fra l'uno e l'altro e non lo faccio per difenderli perchè alcuni un po' spaventano e allora c'è da chiedersi cosa sia un centro sociale. Me lo spiegò, anni fa, un consigliere comunale che disse come fosse una necessaria valvola di sfogo ai bisogni giovanili. Una città senza spazi liberi è come una pentola a pressione senza valvola del vapore, mi disse.
      Non tutti i centri sociali sono uguali e mi rendo conto di come le caratteristiche cambino da luogo a luogo. A Bologna, questa estate, è stata sgomberata la sede di un centro sociale che s'era messo a disposizione del territorio e si era talmente radicato nel tempo da colmare i bisogni dei cittadini con servizi che il comune non riusciva a soddisfare da tempo. Facevano cultura, offrivano servizi gratuiti o a poco prezzo, invitavano per serate a tema che permettevano al cittadino di capire, fare domande ed entrare nelle problematiche sociali. I locali che occupavano abusivamente erano stati strappati al degrado, li avevano abbelliti e la loro presenza aveva resa sicura la zona. Tutta la città si è mossa per difendere quella realtà che, comunque, è stata sgomberata dal comune.
      Fanno paura i confronti, le idee? Chi sa davvero cosa accade nelle città, chi per primo ha sentore dei cambiamenti? I vecchi, i colti, gli asserviti, gli inamovibili o i giovani che hanno ancora la mente piena di ideali? Io propendo per questi ultimi, anche se ne ho timore e vorrei che fossero sì rispettati e ascoltati ma anche monitorati.
      Scusa se mi sono dilungata. Ciao.

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    3. Su RepubblicaTv, e ripreso dal Corriere delle Alpi, di ieri, Fratoianni (LeU) fa una distinzione tra centri sociali e gruppi meofascisti:
      "In piazza in questa campagna elettorale un confronto sempre più caldo tra formazioni neofasciste ed antagonisti. Ma per Nicola Fratoianni (LeU) occorre distinguere. Nel videoforum di RepubblicaTv condotto da Massimo Giannini e Laura Pertici premette: "La violenza va sempre condannata e chi aggredisce mascherato è un vigliacco e va punito". Ma non bisogna cedere al "gioco degli opposti estremismi". Una cosa sono "formazioni neofasciste che andrebbero sciolte e alle quali non andrebbe data la possibilità di arrivare alle elezioni". Un'altra sono "centri sociali che vanno non chiusi perché non rivendicano scelte incompatibili con la democrazia".
      Una distinzione che, alla prova dei fatti, appare come un non senso.
      Quello che tu descrivi per Bologna, e che mi pare situazione più unica che rara, forse potrebbe essere raccontato anche per altre località. Ma allora, perché sentire "centri sociali" fa venire subito alla mente scene di pestaggi e gente (gentaglia) che picchia e insulta a volto coperto, esattamente come i gruppi fascistoidi? Se veramente ai centri sociali in genere potesse venire incollata l'immagine che ne dai tu (e che probabilmente è la parte più vera di quei gruppi, ma sconosciuta, ignorata) perché se ne discute come di "antagonisti" per antonomasia, contro tutto e contro tutti? Se non si fa un distinguo netto tra chi picchia e chi discute, squadristi sono i fascisti e squadristi appaiono i centri. Non ci sono santi, la violenza non ha colore, non dovrebbe avere colori. Che sia nera o rossa, a chi viene bastonato o a chi si trova il negozio devastato niente importa; se, avendo un'arma nelle mani, esasperato reagisse magari uccidendo, finirebbe nelle stesse grane sia se avesse sparato a un nero che ad un rosso. Ripeto: la violenza non ha colore e se i centri sociali decidessero per scelta comune di avanzare e rivendicare le loro richieste in modo democratico, la violenza avrebbe finalmente un solo colore e un solo nemico sarebbe più facile metterlo all'angolo in maniera definitiva. Non è possibile accettare l'accezione che i centri ci sono per difenderci dal fascismo e i gruppi ci siano per difenderci dal comunismo. Tra l'altro è una guerriglia tra due sostantivi che, a detta dei relativi sostenitori, sarebbero morti e sepolti. Madre Russia non è più madre bensì matrigna, e quanto a Mussolini solo alla nipote (parlamentare!) è consentito tirarlo in ballo e onorarlo fino a che lo fa per diritto di parentela; quando ne parla (sempre) con termini santificanti il nonno... ecco, in questo caso, ma solo in questo caso, la violenza dei centri sarebbe giustificata.

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