mercoledì 28 febbraio 2018

Pecunia non olet

"I soldi non puzzano", constatazione attribuita a Vespasiano e riferita al denaro proveniente da una tassa sulle latrine (poi chiamate, appunto, vespasiani, a suo imperituro onore e gloria).
Molto attuale, riferita in particolare ai traffici e ai proventi della moderna raccolta dei rifiuti.
Come attualissima risulta una parafrasi che offre lo stesso concetto cambiandone il soggetto.
"Votum non olet", che non richiede neanche una specifica traduzione.
Si sa che pecunia, letta come soldi in una traduzione letterale, deriva da pecora, quando, non esistendo ancora la moneta, questa con altro bestiame era oggetto di baratto, per scambio di oggetti, di servizi o di altri animali. Avendo le pecore un odore che le caratterizza (al pari degli altri ovini) il suo 'profumo' può essere che fosse indicativo come segno di riconoscimento specifico di quel tipo di 'banconota'.
La puzza tipica delle pecore trasferita ai vespasiani (che quanto a puzza stanno pure bene) ottiene il miracolo di trasformarsi in denaro, in monete sonanti; oggi, appunto, in affari d'oro per chi ci si tuffa.
Votum non olet: il voto (meglio se diventa 'tanti' voti) non puzza.
Bene lo sanno i nostri augusti futuri (o futuribili) governanti.
Da chi, o da cosa, provengano ha un'importanza relativa.

I leader dei partiti che puntano al successo cercano di convincere chi li vota che essi sono la crema della società, la parte migliore, quella che ci salverà dallo sfacelo finale.
Tra questi ne spicca uno, che si lega in modo specifico alla prima parte di questo 'racconto'.
Per questo futuro (possibile, probabile?) premier, una parte consistente dello Stivale (la parte bassa, per intenderci), oltre alle altre "doti" ataviche già ben note (tipo l'essere scansafatiche cronici, tipo pretendere un assistenzialismo a vita, tipo la criminalità iniettata fin dalle prime poppate, tipo il disordine a livello caotico, e tipo molto altro ancora) aveva preso atto che gli stessi "puzzavano", nel senso più esplicito del termine.
(Credo si sia fatto una cultura in merito al museo di Cesare Lombroso a Torino).
Ho detto "puzzavano", passato prossimo... Come dire l'altro ieri.
Perché ieri (pensa che fortuna!) sono arrivati gli immigrati, i negher, che (fortuna su fortuna) "puzzano" di più. Tanto da tramutare i precedenti 'puzzoni' in odorosi adorati votanti.
Qualche ritocco al gagliardetto, una limatina al parlare, tour di conoscenza diretta per dimostrare che siamo tutti figli di una stessa madre (facendo attenzione a non specificare il mestiere specifico di tale madre, poiché potrebbe dare adito al tronco "figli di..."), presa d'atto che se qualcosa è da cambiare si può fare 'anche' con l'apporto degli indigeni...
E votum non olet, magari turandosi il naso in sacrestia, che cade a fagiolo con il rosario e il vangelo del giuramento.
Ave dio Po, i tempi cambiano, gli uomini pure.

Terza particella di un unico testo.
Con i commercialisti non ho fortuna. A mia discolpa mi dichiaro "nebbia assoluta" in fatto di contabilità, di norme e leggi relative e di formule matematiche e algebriche in genere.
D'altra parte non è che lo Stato mi abbia messo in condizione di farne a meno. Forse lo fa puntando alla piena occupazione dei ragionieri che i licei sfornano a grappoli, e a cui è obbligatorio assicurare un futuro dignitoso.
Un po' quello che fa per favorire la sistemazione di tutti gli altri lavoratori, in tutti gli altri settori.
No, non ho ricevuto fregature da nessuno dei pochi professionisti (due, diluiti nel tempo) che ho avuto modo di frequentare. Quando ci sono stati versamenti da fare, ho preso il papier e sono andato in posta o in banca direttamente. Cielo, è pur vero che si è sempre trattato di cifre talmente modeste che neanche un accattone avrebbe preso in considerazione...
È cosa nota che dietro ogni grande uomo c'è (quasi) sempre una grande donna che lo sostiene sempre, quando sbaglia o quando sbanda.
Ho sentito di un noto politico che, avendo una zia suora, ogni volta che lo riteneva opportuno la citava nei suoi incontri con collaboratori o possibili sostenitori.
Era una specie di cartina di tornasole che sbandierava come prova della purezza dei suoi, di lui, pensieri e opere. Sulla purezza di lei non posso mettere la mano sul fuoco poiché di lei so nulla; sulla purezza di lui non metterei la mano sul fuoco poiché di lui ne so fin troppo. La suora zia, che era già anzianotta, nel frattempo forse è già salita in cielo, dato da parecchio non viene più tirata in ballo.
È un po' la storia dei politici di un tempo passato: se uno di questi aveva la fortuna di avere tra i famigli un prete o almeno una suora, questi erano garanzia di correttezza senza discussioni o approfondimenti. Poi è venuta fuori la storia dei preti pedofili e delle suore violente, e, quasi in parallelo, sono venute fuori magagne e corruttele prima nascoste nel segreto dei confessionali.
La faccenda si è poi allargata a macchia d'olio, per cui ormai tutti i preti si sospetta siano pedofili, tutte le suore passano per violente, tutti i politici sono corrotti (o corruttibili, dipende dal peso dell'offerta).
Per il mio commercialista la cartina di tornasole era un fratello, maresciallo dei carabinieri, comandante di una stazione in un paesotto dell'interno. Ero andato a trovarlo un paio di volte, nel corso dei miei giri, portandogli i saluti del fratello.
Devo essere sincero: non che fossi affezionato alla coppia, ma il farmi vedere ogni tanto lo vedevo come una specie di 'mi tenga presente' per il caso di accidenti stradali nella zona di sua competenza. Ho preso multe dal sapore inimmaginabile in ogni contrada che ho avuto il piacere di attraversare, tanto da avere il dubbio che gli addetti si passassero la voce per fregarmi, subito dopo il passaggio dei confini delle varie contee. Avere una zona presumibilmente franca mi dava un senso di fiducia, che peraltro non ho avuto modo di mettere alla prova.
Del maresciallo non ho più avuto notizie, il fratello, qualche tempo dopo il mio abbandono (di cui non ricordo il motivo, ma sicuramente non inerente la sua professione) avevo letto sul giornale del suo arresto per traffici di cui non ho capito la natura. Poi non ho più avuto notizie neanche di lui.
Da questo secondo ragioniere non so come ci sono arrivato, probabilmente perché compaesano di mia moglie, visto che delle conoscenze operative non ero e non sono pratico. A parte il fatto che l'applicazione ai miei affari è ridotta all'Isee ogni tanto, alla denuncia dei redditi una volta all'anno e alla richiesta di lumi a ogni nuovo aborto sputato dalla nostra prolifica burocrazia.
Sono con lui da poco più di vent'anni. Ci sono matrimoni appassionati che durano meno assai.
La sua cartina di tornasole consiste(va) nel suo essere casa-ufficio-chiesa, senza deviazioni note da questi binari.
La sua presenza in ufficio, fino a un po' di tempo fa, era assicurata, non era necessario prenotare un suo consulto.
In famiglia non sapevo, e poco mi interessava.
In chiesa: cantore nel coro, insieme alla moglie, forse partecipe alle iniziative parrocchiali (dico forse, poiché in questo sono io mancante; nel coro perché stonato cronico, nel resto perché no).
Qualche giorno fa sono incappato in un manifesto elettorale che mi ha abbagliato.
Di solito faccio come Scesa, tiro innanz senza guardarli più di tanto, li considero un po' come i wanted appesi ai muri degli sceriffi del vecchio west: tutti ricercati, che prima o poi qualche cacciatore di taglie prenderà a revolverate ("vivi o morti" recitavano i bandi di ricerca).
L'abbagliamento iniziale era dovuto alla vista di una figura a me ben nota, che si presentava candidato al senato in vista delle prossime elezioni.
Era lui, il mio commercialista tutto casa-ufficio-chiesa.
Beh, quando si conosce una persona da oltre vent'anni, quando ci si dà del tu e ci si informa a vicenda delle rispettive famiglie, della salute, della situazione politica nazionale o locale... beh, dai, un pizzico di orgoglio riflesso viene spontaneo.
Abbaglio e orgoglio che affogano nella (scusate l'eufemismo) merda nello scoprire con "chi" si presenta candidato.
Si tratta di un (per ora) piccolo partito, il cui simbolo è una tartaruga.

Mi sento, e mi vedo, come uno che della vita non ha capito ancora niente, di avere sbagliato tutto (o quasi) e di non avere più il tempo necessario per rimediare a tanta ignoranza.
Non mi guardo più allo specchio, nel timore di scoprire in me un altro individuo che non è quello che credevo fosse.









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