ICE non ice

Pubblicità&Progresso: ICE non ice

No, non ice come ghiaccio, ICE come In Case (of) Emergency, ovvero, per chi non mastica il latino, In Caso (di) Emergenza.
Si tratta di un acronimo poco noto e ancora meno applicato, che andrebbe invece divulgato, perlomeno come i più ben noti dpcm o INPS, o MES o BCE... e quant'altri, ormai divenuti d'uso comune, nel bene come nel male.

La vita è fatta a scale, chi le scende e chi le sale: fa parte del bagaglio proprio, dalla nascita, quando già si sa chi le salirà e chi, invece, le scenderà. Poi succedono i miracoli, che consentono ad alcuni di salire pur essendo all'origine destinati a scenderle. Fa parte dell'imponderabile. Lo stesso può succedere all'inverso: ad esempio al figlio di un re, stabile sul trono, è facile prevedere una vita da principe... in attesa (talvolta perenne, cit. un certo Carlo) di salire sul trono paterno o materno, abbandonato per morte o per abdicazione o per cacciata. Con discese, talvolta a valanga, da maestosi scaloni che diventano strette scale a chiocciola, scomode e malferme.
Quando nella vita capita un fatto positivamente eclatante, tipo una vincita sostanziosa o un'eredità inattesa, non ci vuole molto che il fortunato sia subissato di affetti e attenzioni: è un passaparola telepatico che invita a festeggiare e, possibilmente, partecipare attivamente alla spartizione di una torta che tradizione vuole appartenga a tutti. Con i parenti in prima fila, seguiti da amici e poi dagli amici degli amici... perfino quelli che fino a poco prima erano ufficialmente anonimi se non apertamente nemici, si accodano pronti a raccogliere almeno le briciole di tanta fortuna.

In quell'imponderabile, però, ci sono accadimenti che colpiscono le persone, quando in via diretta e quando per vie traverse. Succede, e succede, che una persona esca di casa per fare due passi o sbrigare una commissione, e una tegola o una buca nella strada ne segni la fine del cammino.
Sono i casi in cui basta un urlo per trasmettere l'allarme, la notizia, a tutto un vicinato, che conosce, di vista o di persona, la vittima del fatto. I parenti, gli amici e i conoscenti ne vengono prontamente a conoscenza... e chi deve sapere lo sa in pochi minuti.
Diversa è la situazione, quando un fatto avviene al di fuori delle immediate vicinanze dell'abitazione; basta che un incidente si verifichi al di fuori del comprensorio, e il malcapitato si trova sconosciuto tra sconosciuti. Pensiamo a un incidente stradale in autostrada: quando tutto va bene, chi vi è coinvolto riesce a comunicare quanto successo a persone vicine, di cuore o di professione. Ha la possibilità di avvisare dove i soccorritori lo, o li, porteranno, in modo da poter essere raggiunti o fortunatamente rassicurare gli interlocutori.
La stessa cosa può capitare a un anziano che, nel fare la spesa o in fila alle poste o in farmacia, venga colpito da un attacco cardiaco o una crisi apoplettica o diabetica. Se perde conoscenza, il primo pensiero di chi si presta al soccorso è quello del ricorso a interventi sanitari che diano la speranza di rimetterlo in sesto, di salvargli la vita. Il secondo pensiero è quello di avvisare qualcuno di quanto accaduto. Il peggio viene quando un poveretto innalza la bandiera bianca, arrendendosi a un evento che non gli ha lasciato scampo. In questi casi, sono le forze dell'ordine a cercare chi possa essere interessato a una dipartita inattesa. Ricerca che richiede tempo... e che talvolta rimane senza esito.

In tempi andati, molto andati, avevo, ed ho tuttora, una piccola agendina (11x8x0,5 cm), in cui ho annotato centinaia di numeri di telefono, con la località e il cognome del titolare; c'è di tutto, alberghi, recapiti di possibile interesse... Raramente usata, i numeri di maggior uso li avevo memorizzati (a quel tempo avevo una discreta memoria) e gli altri erano lì, immobili e inusati, in attesa di chiamata.
Erano tutti numeri fissi, i cellulari stavano appena nascendo e il maggior sollazzo per chi ancora li vedeva col binocolo era la comica ricerca di campo da parte di supertecnologici colleghi. Mentre loro cercavano una linea, noi antidiluviani trovavamo un bar, un box stradale, un albergo, una stazione, e sbrigavamo i nostri compiti, solitamente tramite il 10 di Telecom che provvedeva pure all'addebito delle chiamate al corrispondente di turno.
Se avessi perso, o mi avessero fregato, con la valigetta, l'agendina, la perdita sarebbe stata limitata, poiché non conteneva numeri compromettenti; in fondo il maggior dispiacere sarebbe venuto dalla perdita del contenitore (anche quello appoggiato in casa da qualche parte, come residuato di un periodo attivo e relativamente felice. 
Poi i cellulari presero piede, e quei numeri fissi sono più che mai immobili e inusabili, visto che la più parte di essi sarà stata dismessa.
Per la maggior parte della giornata ero irrintracciabile, e se da una parte questo era un bene dall'altra era un problema, in particolare per i rapporti con la famiglia. Che solo alla sera, puntualmente ogni sera, contattavo per lo scambio reciproco di notizie sulla giornata trascorsa. Sovente provavo un senso di smarrimento, col pensiero che se fosse successo qualcosa di grave, o qualcosa di veramente brutto a casa, al mattino, fino alla sera non lo avrei saputo; stessa cosa se fosse successo a me, lontano da casa...  con la conseguenza che avrei dovuto intanto affrontare un pronto rientro, che raramente era a un tir di schioppo; e dopo una giornata di gironzolamenti non era proprio, come si dice, ciò che Dio fece.
Una sola volta, in una decina d'anni, avevo subito un incidentuccio (frattura del perone e punti alla testa, fatto già raccontato in un vecchio post, e che qui non ripeto per non tediare il lettore). Ero rientrato a casa con l'osso fratturato e cinque punti alla sommità del capo, non avevo voluto spaventare i miei che mi avevano visto rientrare ampiamente claudicante e "con un fiore infilato nei capelli" (cit. mia suocera quando mi aveva visto spuntare dalla porta di casa).
Ecco, forse uno dei pochi pregi dei telefoni mobili consiste nella possibilità di contattare prontamente gli interessati qualora qualcosa nei piani dovesse andare storto.

Ormai quasi tutti, anche gli anziani e i ragazzi, hanno appresso quei marchingegni, nella più parte dei casi proprio per mantenere i contatti, sia per affetti che per necessità lavorative. Che poi in molti casi l'uso di questi aggeggi sia causa prima di fatti accidentali, sovente mortali o invalidanti, è un altro discorso...
In tutti i cellulari è presente una rubrica, in cui vengono memorizzati i numeri di proprio interesse; si tratta di pochi numeri o di molti, l'incredibile capacità di contenerli non pone limiti. Se la nostra memoria fosse in grado di fagocitare tutti quei numeri, quella memoria tecnologica sarebbe superflua. Ma nell'eventualità di un sinistro come sopra accennato ci impedirebbe di comunicarli ad altri per avere sollievo in un momento drammatico.
E qui entra in ballo l'ICE.
Non costa nulla, non consuma la batteria, non intasa le possibilità mnemoniche del cellulare ed è di aiuto in qualsiasi evenienza, soprattutto negativa, che ne richieda l'uso.
È sufficiente decidere verso chi debba partire la prima segnalazione che qualcosa non va: mettendo questa sigla accanto al nome del destinatario: o dei destinatari, visto che non ha limiti d'uso.
È semplice: nella rubrica, accanto al nome prescelto che si vuole sia avvisato in caso di accidente, è sufficiente inserire la sigla ICE, per avere la certezza che il soccorritore sappia al volo chi chiamare per avvisare che qualcosa non va come dovrebbe. E, come detto, la sigla si può mettere a più nominativi, per accelerare quanto possibile il contatto utile al caso. Per dare precedenze è possibile segnare le priorità di chiamata, segnando accanto alla sigla un numero di precedenza (esempio: Rossi A. ICE1, Verdi B. ICE2, ecc.).
Il soccorritore, cercando di risalire all'identità dello sfortunato utente, oltre al documento personale, cercherà il cellulare, nel quale trovando quella sigla eviterà, intanto, di perdere tempo a provare a chiamare persone non interessate, o scarsamente interessate, alle vicissitudini del disgraziato. 
E gli eviterà anche inutili e rischiose gaffes, che potrebbero ulteriormente aggravare la situazione; penso a un contatto con amanti, segnate in rubrica sotto voci fasulle, onde evitare incursioni muliebri, sempre possibili.

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