'Tolo Tolo', digressioni di un befano
Tolo Tolo è il film che scassa i botteghini, tra polemiche, apprezzamenti e stroncature, visualizzazioni sociologiche, analisi pro e contro; recensioni che, agli apprezzamenti, accoppiano rovesci di medaglia che lasciano talvolta sconcertati.
Sono uno di quei quasi tre milioni di persone che in pochi giorni hanno contribuito a sbancare il banco... dei botteghini.
Non essendo esperto, né di filmati né dei vari temi che quest'opera va a toccare, esco dal seminato e parlo d'altro.
Tolo Tolo, tradotto dallo stesso Zalone, sta a significare Solo Solo, che si riferisce a un bimbo color cioccolato, nero fondente, che per buona parte del film appare, appunto, solo e, a sprazzi, abbandonato
Non conosco gli idiomi o i dialetti africani, e poco so di quelli pugliesi.
Il tolo/solo mi porta invece alla Sardegna, alla parte nordica dell'isola, alla provincia di Sassari.
Dove Sassari è nota come Tattari, e i sassaresi come tattaresu.
In provincia, uno fra diversi, Pozzomaggiore, ridente (e fortunato) borgo poco a sud del capoluogo, è letto come Puttumajori; gli abitanti sono puttumajoresu.
Che, giustamente, chissenefrega...
Ma digredire su un argomento che attanaglia le viscere a un popolo intero, a questo befano è utile per scaldare i polpastrelli surgelati da un freddo osseo che fa pensare di essere quasi in inverno.
Per scaldarli meglio, riguardo al film, parto da lontano.
Il lancio del prodotto, distribuito da Medusa e prodotto da TaoDue, è tuttora in corso e lo presenta con un trailer che, a ben vedere, è una fregatura.
È come se, mi si perdoni la volgarità, andando a donne, come si diceva un tempo delle camminate giovanili alla scoperta del sesso, adocchiata quella adatta all'uopo, bella, capelli fino al coccige, occhi verde smeraldo, denti che colgate se li sogna, seni a balconcino, gambe scolpite da Michelangelo, ecc. ecc.
Ma, oggi, sul web, chattando, come si dice, e trovando le stesse caratteristiche su descritte, sognando un rendez vous di circa un'ora e mezzo, distensivo, rilassante, come un film che si prevede piacevole.
Che l'incontro avvenga dietro un pagamento o solo per simpatia, poco importa.
Importa che giunti al nido, la prescelta cominci a sgusciarsi un occhio di vetro verde smeraldo, posi sul comodino la dentiera, si sfili la parrucca lasciando scoperti quattro capelli color trump o johnson, i seni annodati per tenerli all'altezza del torace anziché all'ombelico...
Ecco, la persona sarebbe comunque salva, poiché non ci sono difetti fisici sufficienti ad annullarla, ma probabilmente non si tratterebbe di quello che uno si aspettava.
Il trailer di Tolo Tolo appariva come la bella donna testé chattata, dal primo lancio aveva suscitato le polemiche tuttora non sopite, invogliando gli spettatori a recarsi a frotte non ad un'alcova ma verso le poltroncine imbottite delle sale cinematografiche.
Qui trovando una visione simile a quella descritta nella donna che si disfa: non ciò che ci si aspettava. Al di là della piacevolezza del film, che resta comunque soggettiva.
Ha una sua originalità il fatto che nella clip di lancio venga proposta una canzone sull'immigrato, simpatica, come simpatica è tutta la sequenza di contorno. Che avrebbe avuto un senso come semplice proposta, o anche come messaggio. È originale il fatto che nel trailer non ci sia l'ombra di una sola scena del film che andava a sponsorizzare; a parte un momentaneo erigersi mussoliniano del protagonista, non c'è altro.
Ci sono invece scene comiche che uno spettatore si aspetterebbe di rivedere, ampliate, nel corso dello spettacolo.
In quello spettacolo, dei fotogrammi della clip non c'è la minima traccia. Eppure quelle immagini sarebbero dovute apparire, come sono apparse, traino alla corsa ai botteghini.
La fregatura non è nel film, che più o meno ricalca il filone comico di Zalone, un po' più amaricantato di altre sue produzioni; quella che, forse impropriamente, io chiamo fregatura sta proprio nel fatto di avere prospettato un tipo di visione per poi ignorarne completamente la promessa.
Mi ha ricordato un po' la famigerata operazione Adrian, da poco seppellita; con la differenza che questa semi buggeratura sta rendendo fior di soldini, mentre l'altra è finita come è finita.
È come aver chiesto un tè al limone ben zuccherato e trovarsi in tazza un consommè di cipolle, bollente...
Non sono esperto di cose legali, per cui non mi azzardo ad avanzare l'ipotesi di falso ideologico, ma un pensierino al proposito l'ho fatto.
Sballato, come questo testo.
Sono uno di quei quasi tre milioni di persone che in pochi giorni hanno contribuito a sbancare il banco... dei botteghini.
Non essendo esperto, né di filmati né dei vari temi che quest'opera va a toccare, esco dal seminato e parlo d'altro.
Tolo Tolo, tradotto dallo stesso Zalone, sta a significare Solo Solo, che si riferisce a un bimbo color cioccolato, nero fondente, che per buona parte del film appare, appunto, solo e, a sprazzi, abbandonato
Non conosco gli idiomi o i dialetti africani, e poco so di quelli pugliesi.
Il tolo/solo mi porta invece alla Sardegna, alla parte nordica dell'isola, alla provincia di Sassari.
Dove Sassari è nota come Tattari, e i sassaresi come tattaresu.
In provincia, uno fra diversi, Pozzomaggiore, ridente (e fortunato) borgo poco a sud del capoluogo, è letto come Puttumajori; gli abitanti sono puttumajoresu.
Che, giustamente, chissenefrega...
Ma digredire su un argomento che attanaglia le viscere a un popolo intero, a questo befano è utile per scaldare i polpastrelli surgelati da un freddo osseo che fa pensare di essere quasi in inverno.
Per scaldarli meglio, riguardo al film, parto da lontano.
Il lancio del prodotto, distribuito da Medusa e prodotto da TaoDue, è tuttora in corso e lo presenta con un trailer che, a ben vedere, è una fregatura.
È come se, mi si perdoni la volgarità, andando a donne, come si diceva un tempo delle camminate giovanili alla scoperta del sesso, adocchiata quella adatta all'uopo, bella, capelli fino al coccige, occhi verde smeraldo, denti che colgate se li sogna, seni a balconcino, gambe scolpite da Michelangelo, ecc. ecc.
Ma, oggi, sul web, chattando, come si dice, e trovando le stesse caratteristiche su descritte, sognando un rendez vous di circa un'ora e mezzo, distensivo, rilassante, come un film che si prevede piacevole.
Che l'incontro avvenga dietro un pagamento o solo per simpatia, poco importa.
Importa che giunti al nido, la prescelta cominci a sgusciarsi un occhio di vetro verde smeraldo, posi sul comodino la dentiera, si sfili la parrucca lasciando scoperti quattro capelli color trump o johnson, i seni annodati per tenerli all'altezza del torace anziché all'ombelico...
Ecco, la persona sarebbe comunque salva, poiché non ci sono difetti fisici sufficienti ad annullarla, ma probabilmente non si tratterebbe di quello che uno si aspettava.
Il trailer di Tolo Tolo appariva come la bella donna testé chattata, dal primo lancio aveva suscitato le polemiche tuttora non sopite, invogliando gli spettatori a recarsi a frotte non ad un'alcova ma verso le poltroncine imbottite delle sale cinematografiche.
Qui trovando una visione simile a quella descritta nella donna che si disfa: non ciò che ci si aspettava. Al di là della piacevolezza del film, che resta comunque soggettiva.
Ha una sua originalità il fatto che nella clip di lancio venga proposta una canzone sull'immigrato, simpatica, come simpatica è tutta la sequenza di contorno. Che avrebbe avuto un senso come semplice proposta, o anche come messaggio. È originale il fatto che nel trailer non ci sia l'ombra di una sola scena del film che andava a sponsorizzare; a parte un momentaneo erigersi mussoliniano del protagonista, non c'è altro.
Ci sono invece scene comiche che uno spettatore si aspetterebbe di rivedere, ampliate, nel corso dello spettacolo.
In quello spettacolo, dei fotogrammi della clip non c'è la minima traccia. Eppure quelle immagini sarebbero dovute apparire, come sono apparse, traino alla corsa ai botteghini.
La fregatura non è nel film, che più o meno ricalca il filone comico di Zalone, un po' più amaricantato di altre sue produzioni; quella che, forse impropriamente, io chiamo fregatura sta proprio nel fatto di avere prospettato un tipo di visione per poi ignorarne completamente la promessa.
Mi ha ricordato un po' la famigerata operazione Adrian, da poco seppellita; con la differenza che questa semi buggeratura sta rendendo fior di soldini, mentre l'altra è finita come è finita.
È come aver chiesto un tè al limone ben zuccherato e trovarsi in tazza un consommè di cipolle, bollente...
Non sono esperto di cose legali, per cui non mi azzardo ad avanzare l'ipotesi di falso ideologico, ma un pensierino al proposito l'ho fatto.
Sballato, come questo testo.
mah… non ho visto il film, però chi pensava di trovare un film “sovranista” probabilmente non ha mai visto nulla di Zalone. Direi che quel trailer visto i numeri degli incassi ha ottenuto il suo scopo.
RispondiEliminaa presto
Come detto, ho visto il film. Corrisponde alla comicità di Zalone, in questo caso piuttosto amarognola per via del tema trattato, pur se proposto con la leggerezza di un ottimo personaggio che nel comico inserisce motivi di pensieri; il che non è da tutti. Ma, come ho detto, quel trailer gli ha fatto guadagnare i milioni di spettatori che il film in sé forse non avrebbe attirato, se presentato con una clip più aderente allo stesso. Per dire, ho visto anche Il primo Natale e già sapevo cosa aspettarmi. È stato come mettere una bottiglia di un vino discreto dentro un contenitore di champagne...
EliminaCiao, buon anno per tutti i giorni che restano.