Lettera aperta a TIM.it
Gentile signora Tim,
essendo stata abolita, circa ottant'anni fa, la forma comunicativa del Lei, e parendomi il tu troppo confidenziale, rispolvero il rispettoso quanto desueto Voi nell'inoltrarVi la missiva che segue.
Un "Voi" che è rispettoso omaggio verso il Vostro ente metafisico, ma che ha valore di un "voi" diretto al Vostro sterminato (letto come infinito, senza confini; mai che alcuno leggesse distrutto, annientato; che è pensiero anni luce lontano dal mio conscio; dal mio inconscio non più di mezzo metro) gruppo che è supporto indispensabile alle Vostre molteplici attività.
Ivi compreso il sottobosco che Voi ufficialmente disconoscete e ufficiosamente foraggiate.
Come Voi ben sapete, con l'abolizione del "lei" era stata vietata anche la stretta di mano, che fino ad allora, tra contraenti, aveva più valore di qualunque contratto; non per motivi igienici (Papa docet), ma perché il braccio doveva essere teso verso l'alto, in memoria dell'antico impero romano.
Nel seguito di questa lettera non vado a rimestare la stretta di mano, ma il valore (sic!) del Vostro contratto.
Chiedo venia per la pubblicazione di una corrispondenza che dovrebbe essere privata, ma non avendo avuto risposta alcuna alla miriade di domande posteVi attraverso i canali cosiddetti istituzionali, provo a scriverVi su quelli che, oggi e domani, vanno per la maggiore: i social, che probabilmente Voi leggete e commentate più volentieri che gli scritti e le parole dei Vostri diletti e preziosi clienti.
Nel Vostro caso specifico, l'ultra millenaria locuzione "verba volant, scripta manent" è completamente priva di ogni significato.
Infatti, per quanto riguarda i verba rivolti al Vostro figlio prediletto (che Voi proteggete e vantate con la sigla numerica 187, e a cui affidate la gestione di ogni problema, assicurandone la pronta precisa soluzione), sappiamo che vengono regolarmente registrati e quindi ogni chiamata sono verba che, tecnologicamente, diventano scripta, che un domani Voi potreste usare nel caso ai tapini chiamanti sfuggisse qualche parola non rispondente ad un rispettoso ossequio.
Bene, sia i verba registrati, quando rispettosi e umilmente fantozziani, che gli scripta, anch'essi con le stesse caratteristiche, per Voi non sono carta straccia, termine troppo abusato: per Voi sono carta igienica che, come ben sapete, è termine d'uso più comune, senza per questo essere abusato; la caratteristica di quest'ultima è di essere usa-e-getta, senza neanche la possibilità di riciclo.
In tutte le mie comunicazioni, sia verbali che scritte, ho sempre mantenuto un profilo che (purtroppo) mi è dote, pur se ormai morto e sepolto, e persino disprezzato: quello dell'educazione. Vi preciso che l'ho applicato per rispetto a chi, dall'altro capo del filo o al tavolo di lavoro o al computer, sta lì per lavorare, sta lì per campare. E che, sicuramente, non è pagato a sufficienza per sopportare insulti a difesa di un ente fantasma, quale Voi siete.
Vi scrivo a titolo strettamente personale, sono certo che per qualche milione di Vostri fan queste righe appariranno come elucubrazioni di uno squilibrato.
Nel caso mio, le propongo, queste squinternazioni, proprio per il fatto che alle centinaia di telefonate, alle lettere via fax, a quelle via PEC, ai tentativi via e-mail, ai contatti con punti che si onorano di esporre l'insegna Tim, non riesco ad avere non dico una soluzione ai problemi esposti, ma neanche una risposta accettabile come tale.
Cara Signora, sono Vostro cliente dai primi anni '70, passando attraverso tutte le Vostre metamorfosi, non comprensibili ai comuni mortali, virtualmente camaleontiche, fino a quest'ultima.
Ho cambiato numero una prima volta, a causa di uno spostamento lavorativo che mi ha portato a 1200 km di distanza dal luogo di lavoro e residenza; all'epoca non era possibile portarsi appresso il numero acquisito, e per averne uno nuovo nel domicilio prescelto ho atteso pazientemente un paio d'anni. L'apparecchio 'banana' datomi in comodato col primo contratto lo avevo restituito, onde evitare addebiti che probabilmente mi avrebbero perseguitato fino alla fine dei miei giorni; pensiero già allora angosciante, senza immaginare lontanamente cosa avrei dovuto affrontare in seguito.
Oggi, appunto.
Da allora, gentile Signora, potreste scavare, nel lungo periodo e nei Vostri archivi, senza trovare un solo giorno di ritardo nel pagamento delle fatture, o bollette che dir si voglia. Se lo stuolo dei Vostri studi legali (questi presumo lautamente retribuiti) dovesse campare risolvendo diatribe con me, sarebbero tante braccia strappate all'agricoltura.
Se mai trovassero qualcosa di non quadrato, mi impegno a dichiarare ufficialmente che questo post è stato solo un esercizio di scrittura, e amici come prima.
Non esageriamo: amici mai, forse meno nemici. Ma questo pericolo non esiste...
Dopo questa breve premessa, passo al dunque precipuo di questa missiva.
Ai primi di luglio dello scorso anno mi ero fatto abbindolare da una proposta allettante proveniente da un'agenzia che si era qualificata, ribadendolo a più riprese, come Tim.
Era stata una proposta che, a fronte di vantaggi quasi stratosferici, prevedeva il cambio del numero e della variazione del nome utente.
Sarebbe stato il secondo cambio di numero in mezzo secolo...
Pur trovando strana l'offerta, e ritenendo (stupidamente, lo ammetto) che Tim fosse una garanzia, quasi alla pari con il famoso salume della stella, avevo accettato.
Me meschino, me sciagurato...
Dopo la nottata ristoratrice, il giorno dopo avevo chiamato la Vostra colonna portante 187 per avere lumi su quanto avvenuto il giorno precedente.
Intanto mi ero beccato dalla gentilissima operatrice un poco metaforico "deficiente" per avere aderito all'offerta di una fantomatica Tim. Offerta che solo un minus habens avrebbe accettato. Infatti...
A margine: il vecchio numero era stato già cassato e il nuovo era in lavorazione; impossibile il ripensamento, a meno di disdettare la linea e richiedere un nuovo contratto, con le relative spese. Impossibile, altresì, sapere gli sviluppi contabili della vicenda, per entrambi i numeri, quello defunto e quello neonato.
In seguito, nelle ormai quotidiane richieste di chiarimenti, avevo appreso che della proposta ricevuta dall'agenzia fasulla non era rimasto neanche un capoverso; non solo, a ogni chiamata il canone previsto per il nuovo numero era altalenante, tendente al rialzo; le spese di cessazione e di attivazione, datemi per inesistenti, sarebbero state addebitate... invito ad attendere le fatture per sapere gli importi precisi.
Cosa fatta, capo ha, dicono al polo Sud, per cui mi ero messo l'animo in pace, per modo di dire, accettando le pene (pecuniarie) che mi sarebbero state irrogate.
Così, fino a tutto settembre sono arrivati addebiti a pioggia, sia su un numero che sull'altro.
Verso fine settembre era arrivato il contratto per il nuovo numero, lo scipta che avrebbe dovuto mettere la parola fine a una parte della vicenda.
Incredibilmente, il canone stampato corrispondeva a quello proposto dalla fantomatica agenzia Tim.
Beh, qualcosa avevo ottenuto, mi ero sentito un pelino meno deficiente, la mia autodisistima aveva ricevuto una iniezione corroborante.
Avevo iniziato una pratica legale, detta (non so perché) di conciliazione. Con il ricevimento del contratto, che rispondeva alle mie aspettative, l'avevo bloccata, convinto (ahimè!) che quello stampato fosse la cassazione della vicenda.
Era troppo bello per essere vero...
Infatti siamo a fine gennaio 2020 e dal mese di attivazione in poi è stato applicato il canone previsto nel contratto, maggiorato del 50%.
Per dirla in soldoni, in un contratto stampato che prevede un ipotetico 120 € in un anno, con questo andazzo ne pagherò 180. Il che fa apparire la famigerata operazione "28 giorni" una barzelletta. Con la differenza che quella era stata concordata con tutti gli altri gestori (tutti bella gente!), mentre questo è un f̶u̶r̶t̶o̶ prelievo ad personam che non ha l'attenuante del "così fan tutti" d'infelice memoria.
Inoltre, nello stesso contratto, era prevista un'opzione per avere 200 mega (pleonastico spiegare a Voi cosa sono, anche perché a me non è affatto chiaro di cosa si tratti; dovrebbe essere qualcosa che riguarda la potenza e la velocità dell'adsl, ma di più non so), di cui non ho necessità, e che prevedeva, tra l'altro, il cambio del modem di ricezione (mai avvenuto), anziché i 100 mega in corso dall'arrivo in zona della fibra.
Non l'avevo richiesta ed era stata applicata d'ufficio. Segnalato il "disguido", l'addebito è cessato, con la pronta riduzione dei mega a 30.
In termini bellici, una palese ritorsione...
Telefonate ("apro la segnalazione"), fax, PEC, e-mail... nessun riscontro.
Questo per il nuovo numero.
Per il vecchio: ho solo visto cifre in uscita, rinunciando a soppesarle, in paziente rassegnata attesa che la pratica fosse definitivamente chiusa.
Risultava da saldare un addebito rateizzato per il modem (lo stesso rimasto sul nuovo numero, per la stessa linea) € 1,99 fino al raggiungimento delle 48 rate previste; restavano 19,04 € per chiudere la pratica.
Buon senso avrebbe detto di accorparle in un'unica soluzione e chiudere così la vicenda.
Buon senso, appunto... richiesta avanzata per telefono (un simbolico "ghe pensi mi...", la risposta), per fax verso Fiumicino, nella Pec riassuntiva spedita al relativo recapito Telecom (Vostra precedente sigla, ufficialmente abortita ma tuttora in uso).
Dal momento della cessazione Voi mi avete tempestivamente avvisato sulla emissione delle nuove fatture: prima con messaggio su cellulare, poco dopo via mail; Vi racconto l'iter, se casualmente non lo conosceste.
"Ti informiamo che è disponibile online la tua fattura mensile per la linea xxxxx", la mia vecchia linea; più sotto
Lo so, irrisoria con questi chiari di luna...
L'accorpamento su tre mesi della rata c'è; in cambio, in questa bolletta vengono addebitate le spese spedizione fattura, una per mese, compreso quello non c'è nulla da pagare.
La cifra a saldo è di circa 19 €; come si accorpano tre mesi, è così fuori logica ritenere possibile un unico saldo, magari con unico addebito per spese postali?
Non volendo essere questo scritto denigratorio nei Vostri confronti, in chiusura mi piace citare anche una recente operazione, in chiave positiva.
Dopo l'estate, ormai abbondantemente trombato con la faccenda del cambio numero, avevo fatto richiesta di rimborso per i citati famigerati "28 giorni".
A fine novembre ho ricevuto, in stampato cartaceo, una nota di credito per il rimborso di quanto illecitamente, e proditoriamente, a suo tempo prelevato.
Uno stampato, pur senza altri accenni né saluti, è pur sempre una sicurezza, come dimostra la parte di questo testo inerente il contratto.
Non essendo prevista una scadenza per l'accredito, ho comunque la certezza che avverrà quanto prima.
Nonostante tale fiducia ho pensato bene di inserire nel testamento un codicillo che segnali il credito da specificare nella pratica d successione.
Perlomeno morirò con la speranza che i nipoti dei miei nipoti alla fine incasseranno il maltolto.
Baciando le mani a Vossia, porgo distinti saluti.
essendo stata abolita, circa ottant'anni fa, la forma comunicativa del Lei, e parendomi il tu troppo confidenziale, rispolvero il rispettoso quanto desueto Voi nell'inoltrarVi la missiva che segue.
Un "Voi" che è rispettoso omaggio verso il Vostro ente metafisico, ma che ha valore di un "voi" diretto al Vostro sterminato (letto come infinito, senza confini; mai che alcuno leggesse distrutto, annientato; che è pensiero anni luce lontano dal mio conscio; dal mio inconscio non più di mezzo metro) gruppo che è supporto indispensabile alle Vostre molteplici attività.
Ivi compreso il sottobosco che Voi ufficialmente disconoscete e ufficiosamente foraggiate.
Come Voi ben sapete, con l'abolizione del "lei" era stata vietata anche la stretta di mano, che fino ad allora, tra contraenti, aveva più valore di qualunque contratto; non per motivi igienici (Papa docet), ma perché il braccio doveva essere teso verso l'alto, in memoria dell'antico impero romano.
Nel seguito di questa lettera non vado a rimestare la stretta di mano, ma il valore (sic!) del Vostro contratto.
Chiedo venia per la pubblicazione di una corrispondenza che dovrebbe essere privata, ma non avendo avuto risposta alcuna alla miriade di domande posteVi attraverso i canali cosiddetti istituzionali, provo a scriverVi su quelli che, oggi e domani, vanno per la maggiore: i social, che probabilmente Voi leggete e commentate più volentieri che gli scritti e le parole dei Vostri diletti e preziosi clienti.
Nel Vostro caso specifico, l'ultra millenaria locuzione "verba volant, scripta manent" è completamente priva di ogni significato.
Infatti, per quanto riguarda i verba rivolti al Vostro figlio prediletto (che Voi proteggete e vantate con la sigla numerica 187, e a cui affidate la gestione di ogni problema, assicurandone la pronta precisa soluzione), sappiamo che vengono regolarmente registrati e quindi ogni chiamata sono verba che, tecnologicamente, diventano scripta, che un domani Voi potreste usare nel caso ai tapini chiamanti sfuggisse qualche parola non rispondente ad un rispettoso ossequio.
Bene, sia i verba registrati, quando rispettosi e umilmente fantozziani, che gli scripta, anch'essi con le stesse caratteristiche, per Voi non sono carta straccia, termine troppo abusato: per Voi sono carta igienica che, come ben sapete, è termine d'uso più comune, senza per questo essere abusato; la caratteristica di quest'ultima è di essere usa-e-getta, senza neanche la possibilità di riciclo.
In tutte le mie comunicazioni, sia verbali che scritte, ho sempre mantenuto un profilo che (purtroppo) mi è dote, pur se ormai morto e sepolto, e persino disprezzato: quello dell'educazione. Vi preciso che l'ho applicato per rispetto a chi, dall'altro capo del filo o al tavolo di lavoro o al computer, sta lì per lavorare, sta lì per campare. E che, sicuramente, non è pagato a sufficienza per sopportare insulti a difesa di un ente fantasma, quale Voi siete.
Vi scrivo a titolo strettamente personale, sono certo che per qualche milione di Vostri fan queste righe appariranno come elucubrazioni di uno squilibrato.
Nel caso mio, le propongo, queste squinternazioni, proprio per il fatto che alle centinaia di telefonate, alle lettere via fax, a quelle via PEC, ai tentativi via e-mail, ai contatti con punti che si onorano di esporre l'insegna Tim, non riesco ad avere non dico una soluzione ai problemi esposti, ma neanche una risposta accettabile come tale.
Cara Signora, sono Vostro cliente dai primi anni '70, passando attraverso tutte le Vostre metamorfosi, non comprensibili ai comuni mortali, virtualmente camaleontiche, fino a quest'ultima.
Ho cambiato numero una prima volta, a causa di uno spostamento lavorativo che mi ha portato a 1200 km di distanza dal luogo di lavoro e residenza; all'epoca non era possibile portarsi appresso il numero acquisito, e per averne uno nuovo nel domicilio prescelto ho atteso pazientemente un paio d'anni. L'apparecchio 'banana' datomi in comodato col primo contratto lo avevo restituito, onde evitare addebiti che probabilmente mi avrebbero perseguitato fino alla fine dei miei giorni; pensiero già allora angosciante, senza immaginare lontanamente cosa avrei dovuto affrontare in seguito.
Oggi, appunto.
Da allora, gentile Signora, potreste scavare, nel lungo periodo e nei Vostri archivi, senza trovare un solo giorno di ritardo nel pagamento delle fatture, o bollette che dir si voglia. Se lo stuolo dei Vostri studi legali (questi presumo lautamente retribuiti) dovesse campare risolvendo diatribe con me, sarebbero tante braccia strappate all'agricoltura.
Se mai trovassero qualcosa di non quadrato, mi impegno a dichiarare ufficialmente che questo post è stato solo un esercizio di scrittura, e amici come prima.
Non esageriamo: amici mai, forse meno nemici. Ma questo pericolo non esiste...
Dopo questa breve premessa, passo al dunque precipuo di questa missiva.
Ai primi di luglio dello scorso anno mi ero fatto abbindolare da una proposta allettante proveniente da un'agenzia che si era qualificata, ribadendolo a più riprese, come Tim.
Era stata una proposta che, a fronte di vantaggi quasi stratosferici, prevedeva il cambio del numero e della variazione del nome utente.
Sarebbe stato il secondo cambio di numero in mezzo secolo...
Pur trovando strana l'offerta, e ritenendo (stupidamente, lo ammetto) che Tim fosse una garanzia, quasi alla pari con il famoso salume della stella, avevo accettato.
Me meschino, me sciagurato...
Dopo la nottata ristoratrice, il giorno dopo avevo chiamato la Vostra colonna portante 187 per avere lumi su quanto avvenuto il giorno precedente.
Intanto mi ero beccato dalla gentilissima operatrice un poco metaforico "deficiente" per avere aderito all'offerta di una fantomatica Tim. Offerta che solo un minus habens avrebbe accettato. Infatti...
A margine: il vecchio numero era stato già cassato e il nuovo era in lavorazione; impossibile il ripensamento, a meno di disdettare la linea e richiedere un nuovo contratto, con le relative spese. Impossibile, altresì, sapere gli sviluppi contabili della vicenda, per entrambi i numeri, quello defunto e quello neonato.
In seguito, nelle ormai quotidiane richieste di chiarimenti, avevo appreso che della proposta ricevuta dall'agenzia fasulla non era rimasto neanche un capoverso; non solo, a ogni chiamata il canone previsto per il nuovo numero era altalenante, tendente al rialzo; le spese di cessazione e di attivazione, datemi per inesistenti, sarebbero state addebitate... invito ad attendere le fatture per sapere gli importi precisi.
Cosa fatta, capo ha, dicono al polo Sud, per cui mi ero messo l'animo in pace, per modo di dire, accettando le pene (pecuniarie) che mi sarebbero state irrogate.
Così, fino a tutto settembre sono arrivati addebiti a pioggia, sia su un numero che sull'altro.
Verso fine settembre era arrivato il contratto per il nuovo numero, lo scipta che avrebbe dovuto mettere la parola fine a una parte della vicenda.
Incredibilmente, il canone stampato corrispondeva a quello proposto dalla fantomatica agenzia Tim.
Beh, qualcosa avevo ottenuto, mi ero sentito un pelino meno deficiente, la mia autodisistima aveva ricevuto una iniezione corroborante.
Avevo iniziato una pratica legale, detta (non so perché) di conciliazione. Con il ricevimento del contratto, che rispondeva alle mie aspettative, l'avevo bloccata, convinto (ahimè!) che quello stampato fosse la cassazione della vicenda.
Era troppo bello per essere vero...
Infatti siamo a fine gennaio 2020 e dal mese di attivazione in poi è stato applicato il canone previsto nel contratto, maggiorato del 50%.
Per dirla in soldoni, in un contratto stampato che prevede un ipotetico 120 € in un anno, con questo andazzo ne pagherò 180. Il che fa apparire la famigerata operazione "28 giorni" una barzelletta. Con la differenza che quella era stata concordata con tutti gli altri gestori (tutti bella gente!), mentre questo è un f̶u̶r̶t̶o̶ prelievo ad personam che non ha l'attenuante del "così fan tutti" d'infelice memoria.
Inoltre, nello stesso contratto, era prevista un'opzione per avere 200 mega (pleonastico spiegare a Voi cosa sono, anche perché a me non è affatto chiaro di cosa si tratti; dovrebbe essere qualcosa che riguarda la potenza e la velocità dell'adsl, ma di più non so), di cui non ho necessità, e che prevedeva, tra l'altro, il cambio del modem di ricezione (mai avvenuto), anziché i 100 mega in corso dall'arrivo in zona della fibra.
Non l'avevo richiesta ed era stata applicata d'ufficio. Segnalato il "disguido", l'addebito è cessato, con la pronta riduzione dei mega a 30.
In termini bellici, una palese ritorsione...
Telefonate ("apro la segnalazione"), fax, PEC, e-mail... nessun riscontro.
Questo per il nuovo numero.
Per il vecchio: ho solo visto cifre in uscita, rinunciando a soppesarle, in paziente rassegnata attesa che la pratica fosse definitivamente chiusa.
Risultava da saldare un addebito rateizzato per il modem (lo stesso rimasto sul nuovo numero, per la stessa linea) € 1,99 fino al raggiungimento delle 48 rate previste; restavano 19,04 € per chiudere la pratica.
Buon senso avrebbe detto di accorparle in un'unica soluzione e chiudere così la vicenda.
Buon senso, appunto... richiesta avanzata per telefono (un simbolico "ghe pensi mi...", la risposta), per fax verso Fiumicino, nella Pec riassuntiva spedita al relativo recapito Telecom (Vostra precedente sigla, ufficialmente abortita ma tuttora in uso).
Dal momento della cessazione Voi mi avete tempestivamente avvisato sulla emissione delle nuove fatture: prima con messaggio su cellulare, poco dopo via mail; Vi racconto l'iter, se casualmente non lo conosceste.
"Ti informiamo che è disponibile online la tua fattura mensile per la linea xxxxx", la mia vecchia linea; più sotto
VAI ALLA FATTURA
(per i social in bianco e nero, lettere bianche su sfondo blu cobalto)
Anche un incompetente, quale io sono, sa che per visualizzare un testo o un'immagine è necessario cliccare sulla finestrella. Che porta alla richiesta di digitazione del numero di cui si chiede la bolletta.
Altro clic, altra nota:
"Il servizio al momento non è disponibile. Ti preghiamo di riprovare più tardi"
(sempre per i social in bianco e nero, colore rosso vivo)
(sempre per i social in bianco e nero, colore rosso vivo)
Riprovato per giorni, senza alcun risultato.
In cambio ho sempre ricevuto la bolletta in cartaceo per via postale, che ogni volta comporta un addebito di 65 centesimi di € per spese spedizione fattura.
In cambio ho sempre ricevuto la bolletta in cartaceo per via postale, che ogni volta comporta un addebito di 65 centesimi di € per spese spedizione fattura.
Centesimi che, uniti ad altro importo più consistente, passano inosservati. Balzano all'attenzione quando vengono abbinati a una cifra ridicola, tipo 1,19 €, che è la rata mensile rateizzata del vecchio modem.
Dicembre, messaggio cellulare, avviso mail, riferito a novembre; cartaceo postale... more solito, che mi comunica che "Attenzione, non c'è nulla da pagare".
Wow, doppio, forse è finita.
Gennaio: fattura relativa a dicembre, € 5,52.Lo so, irrisoria con questi chiari di luna...
L'accorpamento su tre mesi della rata c'è; in cambio, in questa bolletta vengono addebitate le spese spedizione fattura, una per mese, compreso quello non c'è nulla da pagare.
La cifra a saldo è di circa 19 €; come si accorpano tre mesi, è così fuori logica ritenere possibile un unico saldo, magari con unico addebito per spese postali?
Non volendo essere questo scritto denigratorio nei Vostri confronti, in chiusura mi piace citare anche una recente operazione, in chiave positiva.
Dopo l'estate, ormai abbondantemente trombato con la faccenda del cambio numero, avevo fatto richiesta di rimborso per i citati famigerati "28 giorni".
A fine novembre ho ricevuto, in stampato cartaceo, una nota di credito per il rimborso di quanto illecitamente, e proditoriamente, a suo tempo prelevato.
Uno stampato, pur senza altri accenni né saluti, è pur sempre una sicurezza, come dimostra la parte di questo testo inerente il contratto.
Non essendo prevista una scadenza per l'accredito, ho comunque la certezza che avverrà quanto prima.
Nonostante tale fiducia ho pensato bene di inserire nel testamento un codicillo che segnali il credito da specificare nella pratica d successione.
Perlomeno morirò con la speranza che i nipoti dei miei nipoti alla fine incasseranno il maltolto.
Baciando le mani a Vossia, porgo distinti saluti.
Grazie a te per la visita. Deduco che non sei membro di Tim.it.
RispondiEliminaI signori di cui sopra appartengono a una cricca di neghittosi cronici. E, purtroppo, come dicono in Toscana, li si campa noi!
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