lunedì 9 luglio 2018

Poesie dimenticate...

Cerchi qualcosa e non la trovi, magari 'na sciocchezza che non cambierebbe la tua giornata se la trovassi, ma poi ti impunti e butti all'aria la casa per cercarla, diventa un principio ("ricordo benissimo che c'era, non sono rincoglionito a tal punto", assicuri e ti assicuri), e nel bel mezzo del trambusto ti trovi per le mani un libriccino, umile, quasi insignificante tanto è minuscolo.
Lo spulci indifferente, poi leggi, poi fai, come si dice, mente locale (non l'ho mai capita: quando si fa "mente locale" vai sempre a ravanare nel passato, e più questo è lontano e più vieni costretto a fare mente locale; bah!, misteri della fede), e ricordi da dove viene, chi te lo ha dato... ricostruisci  un ennesimo pezzetto della tua vita, uno di quei tanti scampoli trascurati poiché ritenuti ininfluenti sul cammino della tua esistenza.
Cammino allora percorso al galoppo, poi andante con brio, poi divenuto trotto e, infine, passo trascinato...
Poesiole, pensieri di un collega di lavoro con cui non ho avuto la fortuna di incrociare il cammino, lui finiva e io cominciavo. Un passaggio di testimone, pur su sponde diverse, mai avvenuto.
Ma l'affetto e l'ammirazione per l'opera di una persona sono senza tempo; oserei dire che il tempo, e la casualità come in questo caso, ne evidenziano il valore sempre attuale.
Le poesie sono di Aldo Collacchioni, datate 1981, furono date alla stampa dal piccolo e allora giovanile editore Ruggero Battaglini nel 1983, l'anno successivo alla morte di Aldo; in edizione limitata e copie numerate, me ne fece dono e, non come riciclo di regalo, con altrettanto affetto le affido a voi.
Erano inserite in una collana (Il grano del faraone, con il titolo Cocci de Roma, poetica visione futuristica di quello che oggi sono).
Una curiosità: rompiglione e pignolo come sono, non poteva sfuggirmi una noticina, stampata con caratteri a favore di lente, che denotano l'amore di un vecchio editore per un suo piccolo grande prodotto. La propongo, come fosse un antipasto al paio di poesie che qui offro:

Amerai come me questo libriccino. Non sciuparlo. Volta la
pagina prendendola in alto. Conservalo in biblioteca, si salverà
dalla polvere a dalla luce. Il tuo amico editore.

Il gatto Ricimero 2
Ostia, 19 aprile 1981

- Perché hai cambiato posto e sei al Traiano? -
gli dissi al gatto nero Ricimero
che vidi accovacciato in modo strano
contro il muro in un piccolo sentiero.

- Sta fermo - mi rispose, - vacci piano,
non mi toccà, che non son tutto intero,
lo sento appena allunghi quella mano, 
che tutto ho abbruciacchiato il pelo nero.

Cercavo una gattina un poco 'squilla'
fra questi avanzi antichi del mercato,
quando qualcun m'annaffia e 'na scintilla

mi manda a fuoco in mezzo a questo prato.
Scherzi der cazzo de 'sta gente brilla
che fa con la benzina un ammazzato! -

Il gatto Ricimero 5
Ostia, 7 settembre 1981

Io non voglio gatti in mezzo ai piedi,
ma misi Ricimero in una cesta
e dal veterinario me ne andièdi,
ch'avea piaghe nel dorso e sulla testa.

- Lo so che tu non vuoi che qui m'insèdi -
mi disse quello con la voce mesta -
ma ci hai buon cuore se una volta cedi
e accogli in casa tua quel che mi resta. -

- Non è niente di grave - dissi corto -
è sempre l'abbruciata di benzina
che ti ridusse quasi mezzo morto.

Fra qualche giorno torni all'aria fina
e manco crederai d'esser risorto,
ma nun mi fà la lagna e la manfrina. -

Per chiudere in bellezza, ho dimenticato quel che cercavo... ma non me ne preoccupo, ormai succede tanto spesso che lo considero pregio acquisito, pur essendo vero che la rima c'è in quell'ito finale che ad altri la dice lunga sul mio dolce, da me falsamente ignorato, declino.


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