Ha detto il Presidente...
"No alla demagogia"
«Ben 454 mila euro per la Zelkova!». Letta la notizia,
i siciliani hanno pensato: «Deve essere una slava del giro delle Olgettine».
Macché: è una pianta rara che la Regione vuol
tutelare iniziando con l’assumere («appurata l’esiguità di personale in organico»:
sic) un consulente da 150 mila euro. Fulgido esempio di come le Regioni, in
nome dell’autonomia, siano spesso sorde agli appelli a stringere la cinghia.
Scrive Raffaele Lombardo sul suo blog che quella varata giorni fa «è una
finanziaria di straordinario rigore». Sarà... Ma certo gli stessi giornali
isolani denunciano da settimane come l’andazzo sia sempre lo stesso.
Ed ecco la decisione
di salvare il Cefop (uno dei carrozzoni della «formazione professionale» che da
decenni ingoiano da 250 a 400 milioni l’anno dando lavoro a circa ottomila
formatori pari al 46% del totale nazionale) seguendo il modello Alitalia con la
creazione d’una «bad company» su cui caricare i debiti pari a 82 milioni per
dare vita a una nuova società «vergine » da sfamare subito con altri 29 milioni
e mezzo. Ecco la scelta di chiedere al governo di usare 269 milioni di fondi
Fas (destinati alle aree sottosviluppate) per tappare una parte della voragine
sanitaria. Ecco l’idea di accendere un nuovo mutuo da 500 milioni. Ecco la
delibera che autorizza i Comuni, nel caso siano in grado di farsene carico
(aria fritta elettorale: le casse comunali sono vuote) ad assumere 22 mila
precari in deroga ai divieti nazionali. E via così.
Fino alle storie più stupefacenti, come
quella di Zorro, il vecchio cavallo donato dal governatore a Villa delle Ginestre,
dove curano i pazienti con lesioni spinali, perché sia usato per l’ippoterapia
e messo a pensione a 2.335 euro al mese (il doppio di quanto costa il
trattamento di un purosangue compresa la fisioterapia in piscina…) senza che
ancora sia stata comprata, per i malati, manco la sella. Passi lo Stretto
risalendo verso nord e leggi sul Corriere di Calabria che Pietro Giamborino,
dopo una sola legislatura da consigliere regionale, è appena andato in pensione
a 55 anni (rinunciando al 5% del vitalizio), dopo che milioni di italiani hanno
visto allontanarsi il giorno dell’agognato ritiro dal lavoro fino a 67 anni. O
che per le «spese di rappresentanza» del presidente dell’assemblea regionale
Francesco Talarico sono stati stanziati per il 2012 la bellezza di 185 mila
euro. Più del doppio di quanto costò ai tedeschi nel 2006, sotto quella voce,
il presidente della Repubblica Horst Köhler.
Risali ancora verso nord e scopri che la
maggioranza di destra che governa la Campania si è appena liberata dell’ingombro di
dover trovare i soldi prima di fare una legge. C’erano voluti 9 anni per
mettere dei vincoli seri. Nel 2002, ai tempi del primo Bassolino, era stata
fatta una norma che imponeva di verificare, prima di ogni atto, la copertura
finanziaria. Ma non era mai diventata operativa. Finalmente, nel marzo 2011,
era stata votata l’istituzione presso la giunta regionale di un ufficio
delegato a controllare la copertura finanziaria delle proposte arrivate in
Consiglio. L’unico argine possibile ai deliri clientelari ed elettoralistici.
Giorni fa, a dispetto della crisi e dei moniti del governo, ecco la
retromarcia: grazie al voto di 24 consiglieri, le proposte di legge regionale
non dovranno più avere il «visto di conformità» della struttura dedicata a fare
le verifiche finanziarie. Per avviare l’iter di una legge, magari spendacciona,
basterà una «relazione tecnica » degli «uffici della giunta regionale
competenti in materia di finanze e bilancio». Tutta un’altra faccenda.
Gli autori del blitz? Gli stessi
sostenitori, come dicevamo, del governatore Stefano Caldoro che proprio su quel
filtro abolito contava per arginare gli incontenibili rivoli di spesa. Caldoro,
preoccupato per i conti, è passato al contrattacco con la proposta di
introdurre anche nello statuto regionale il principio del pareggio di bilancio
appena entrato nella Costituzione. Ce la farà? Mah… Assomiglia tanto a una
lotta contro i mulini a vento.
«Autonomia!», insorgono in coro i
governatori tutte le volte che lo Stato centrale prova a sfiorare le loro prerogative.
E sulla Consulta piovono valanghe di cause, quasi sempre coronate da successo.
Ricorsi contro il limite di cilindrata delle auto blu. Contro la
privatizzazione dei servizi pubblici locali. Contro i pedaggi sulle strade
dell’Anas. Contro l’Imu. Per non dire delle sollevazioni contro i tagli ai
Consigli regionali: sono addirittura undici le Regioni che hanno contestato
davanti alla Corte Costituzionale l’articolo 14 della manovra dello scorso
agosto, l’ultima firmata da Giulio Tremonti, che imporrebbe alle loro
assemblee, dalle prossime elezioni, una cura dimagrante di 343 poltrone.
Undici. Motivazione? «È assolutamente necessario contrastare l’ondata di
provvedimenti indirizzati contro le nostre prerogative», ha spiegato il
governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci. Il guaio è che, rivendicando
stizzite questa autonomia («tocca semmai a noi tagliare le Province, tocca
semmai a noi tagliare le indennità, tocca semmai a noi tagliare le poltrone…»)
tutte e venti le Regioni si sono trasformate in zone franche, dove la spesa
pubblica va alla deriva.
La prova? Fra 2000 e 2009, mentre il Pil
pro capiterestava fermo per poi addirittura arretrare di cinque punti, le uscite
delle Regioni italiane sono lievitate da 119 a 209 miliardi di euro. Ormai
rappresentano più di un quarto di tutta la nostra spesa pubblica. La crescita,
dice la Cgia di Mestre, è stata del 75,1%: un aumento in termini reali, contata
l’inflazione, del 53%. Oltre il doppio del pur astronomico incremento reale
(25%) registrato nello stesso periodo dalla spesa pubblica complessiva, passata
al netto degli interessi sul debito da 581 a 727 miliardi. Parliamo di 89,7
miliardi «in più» ogni anno, di cui appena la metà, ovvero 45,9 miliardi,
addebitabili a quella sanità che rappresenta la voce più problematica dei
bilanci regionali. In testa tra gli enti che più hanno accelerato c’è l’Umbria,
dove le spese sono salite del 143%, seguono l’Emilia-Romagna (+125%), la
Sicilia (+125,7%), la Basilicata (115,2%), il Piemonte (+91,8%) e la Toscana
(+84,6%). Fosse aumentata così anche la nostra ricchezza, saremmo a posto. Il
diritto (giusto) all’autonomia può giustificare certi bilanci colabrodo? È
accettabile che la spesa sanitaria, dal 1978 di competenza regionale, presenti
qua e là differenze abissali? O che ogni lombardo sborsi per il personale
regionale 21 euro l’anno contro i 70 della Campania, i 173 del Molise o i 353
della Sicilia tanto che se tutte le Regioni si allineassero ai livelli lombardi
risparmieremmo 785 milioni l’anno? Possiamo ancora permetterci le cosiddette
«leggi mancia» che ad esempio hanno visto il Lazio spendere con 250 delibere a
pioggia (tutte finite, dice l’Espresso, nel mirino della Corte dei Conti)
qualcosa come 8,6 milioni di euro per iniziative che andavano dalla
Rievocazione storica della battaglia di Lepanto a Sermoneta alla Sagra del
carciofo di Sezze? Per non dire dei progetti faraonici, delle società miste
nate a volte solo per distribuir poltrone, delle megalomanie. Venti Regioni,
ventuno sedi di rappresentanza a Bruxelles: solo quella del Veneto è costata
3,6 milioni di euro. Venti Regioni, 157 piccole «ambasciate» all’estero, dagli
Stati Uniti alla Tunisia. Venti Regioni, centinaia di sedi e immobili sparsi
per tutta Italia.
Spese inenarrabili. Un caso? Denunciano
quelli di Sel che oltre alle sedi istituzionali la Regione Lazio dispone di 13
fabbricati a uso residenziale e 367 appartamenti.Malgrado ciò, spende ogni anno
20 milioni per affittare altri immobili. E ha deciso di dare il via a lavori di
ampliamento della sede della Pisana, con la costruzione di due nuove palazzine.
Costo previsto: dieci milioni. Una spesa indispensabile? Ed era indispensabile,
di questi tempi, investire 16,3 milioni di euro come ha fatto il Consiglio
regionale del Piemonte per rilevare e ristrutturare la ex sede torinese del
Banco di Sicilia? O stanziare 87 milioni per la nuova sede del Consiglio
regionale della Puglia, appaltata nello scorso mese di agosto? O spenderne
addirittura 570 per la nuova sede della Regione Lombardia, una reggia con tanto
di eliporto e di foresteria per il governatore costata 127 mila euro di soli
arredamenti?
Sergio Rizzo - Gian Antonio Stella
(Corriere della Sera -26 aprile 2012)
Qui c'è il "problema" puttane nei boschi dove passa la statale del Tronto e la giunta regionale per risolvere il problema ha pensato bene di radere al suolo il bosco.
RispondiEliminaAmico Gattonero, io ho un sogno nel cuore: bruciare il tricolore.
RispondiEliminaVero che non va bene guardare in casa d'altri ma pensiamo come erano messi nel 1945 i 3 paesi che hanno perso la 2^ guerra mondiale: noi, i tedeschi ed i giapponesi addirittura nuclearizzati.
Guardiamo ora?
Non solo, si può fare di meglio: nel 1948 nasceva una nuova realtà.
http://www.ilgiornale.it/esteri/israele_e_sfide_impossibili/anniversario_stato_ebraico-israele/26-04-2012/articolo-id=584991-page=0-comments=1
Io non li invidio ma sicuramente li ammiro.
L'Italia è solo un espressione geografica.
Un popolo è altro.
Ma smettetela di parlare a vanvera! Basta con questa demagogia! Sapranno ben loro cosa è meglio fare per il bene della Nazione,no? Sono lì apposta! La colpa è solo nostra. Se invece di sfogarci tra di noi nei nostri inutili blog cominciassimo seriamente a prendere lezioni di tiro, a procurarci un'arma e a "far diminuire" giorno dopo giorno il numero dei politici, forse cambierebbe davvero qualcosa. Forse.
RispondiEliminaio continuo a vedere poche persone negli scioperi e in manifestazione...
RispondiEliminann aggiungo altro.
ottimo post!
RispondiEliminaBuon fine settimana. Un abbraccio.
Non abbiamo ancora toccato il fondo, altrimenti avremmo da tempo dato alle fiamme qualche palazzo.
RispondiEliminaUn abbraccio e buon venerdì!
C'è ancora troppo poca gente seriamente "indignata", per non dire altro...
RispondiEliminavieni in Irlanda con me .. bacio
RispondiEliminaConcordo con Kylie e riri, forse abbiamo bisogno di altro per una vera e propria rivoluzione, si vede che non siamo né alla fame né ci manca niente, sono solo lamentele improduttive.
RispondiEliminaIo sono per il colpo di Stato, ma non c'é nemmeno una persona in grado di farlo...
Dobbiamo scendere in piazza tutti e bloccare non solo l'Italia, ma l'Europa.
RispondiEliminaUna follia, quella dell'aumento delle spese delle Regioni, veramente fatta sinora passare sotto silenzio!
RispondiEliminaCiao,
RispondiEliminapasso per ringraziarti del commento e lasciarti un caloroso saluto.
mi sa che l'indignazione sta crescendo ......
RispondiEliminaSconfortante
RispondiEliminaMi domando quando lo scontento porti alla rivoluzione, quella della gente povera intendo, zappe e raschielli da terra...
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