domenica 22 agosto 2021

Favolacce (aggiornamento)

C'era una volta, ma tanto tempo fa, un governo in Italia che, finalmente, aveva trovato la soluzione a tutti i problemi che chiedevano un intervento pronto e soprattutto efficace.
Primo fra tutti, la povertà che imperversava da sempre in ogni angolo della Penisola.
E questo problema venne risolto brillantemente con l'emissione di un reddito che assicurava a ogni cittadino, purché munito del relativo certificato valido, una vita dignitosa, non più legata alla necessità ancestrale del dover lavorare: il lavoro non nobilitava più, il lavoro rendeva gli umani sempre più simili alle bestie. Nonostante gli orari ridotti, nonostante la flessibilità oraria raggiunta, nonostante retribuzioni che in alcuni casi (più rari, ma per questo più evidenti) avessero raggiunto vette inimmaginabili ai più.
A livello di dipendenti pubblici, i parlamentari, i senatori, i commessi delle due Camere, e poi i governatori, i consiglieri regionali e tutti gli staff attorno a questi creati; più gli Enti inventati ad hoc per dare presidenze e relativi contorni e dintorni (e ritorni in soldoni) a gente meritevole di essere premiata per ignoti alti servigi prestati alla Patria... Bene, tutti costoro sono da tempo fuori classifica: gestiscono i soldi pubblici come fossero loro proprietà privata, si sono creati orti, orticelli e giardini che curano maniacalmente, difendendo diritti acquisiti da loro stessi e, di volta in volta, da noi alimentati.
Miliardi e miliardi di dollaroni (nonostante la stabilità dell'euro, i dollari nelle citazioni fanno sempre più effetto, sanno più di Paperon de' Paperoni, che tali sono i nostri beati percipienti), fiumi di denaro che scorrono senza sosta e senza crisi nelle tasche, o meglio nei conti, di una pletora di personaggi il cui numero è impossibile ormai catalogare; tanti sono, troppi..
Tutti questi erano stati, presumibilmente, esclusi dal beneficio del reddito di cui sopra; anzi, sarebbe stato offensivo includerli nel novero dei beneficiari, pur essendo anch'essi cittadini italiani e pur essendo, visti gli emolumenti accreditatisi, anch'essi ridotti quasi alla fame, che incombeva su di loro in maniera più visibile di quella che era la vera povertà, definita estrema. Non per niente i tagli ai salari e agli stipendi colpivano un po' tutti i lavoratori, ma non questi che si reputavano lavoratori a tutto campo e a tutto tempo, salvo rare ma prolungate assenze dal posto di lavoro, ampiamente giustificate da millanta motivi, che in altri settori prevederebbero il licenziamento in tronco, senza buonuscita. Furbetti del cartellino che aggiravano l'ostacolo eliminando del tutto il cartellino, anche quello virtuale.
Torniamo al reddito di cittadinanza: un'idea brillante, ma molto opaca nelle disposizioni applicative. Tant'è che non passava giorno che non si scoprissero percettori che di povero avevano solo la poca voglia di lavorare; di genti che di quel reddito facevano mantello a copertura di attività più redditizie ma occultate al fisco (salvo poi scoprire come fossero possessori di autovetture con cilindrate che ne escludevano l'uso su strada, di palazzi interi, di barchette da venti-trenta-cinquanta metri; scoperti... dopo assai...). O, più terra-terra, come binario aggiuntivo a un lavoro detto 'in nero', che portava i poveri in canna a metter su, finalmente, un po' di pancia; senza rischiare il troppo pieno che, si sa, potrebbe stroppiare.
Lo champagne (ma forse era solo spumante o prosecco o acqua minerale gassata) era scorso a fiumi da un balcone già noto per altri eventi, nella memoria di chi la memoria ancora la usa, affatto piacevoli da ricordare. Quella comparsata era stata una specie di lavacro di quei ricordi.
La povertà era stata dichiarata latitante, povero era solo chi, per scelta francescana, voleva restare tale; i posti di lavoro continuavano a calare, migliaia di attività cessavano nel silenzio assoluto; altri posti di lavoro sparivano, e la loro drammaticità numerica era evidenziata da proteste di gente disperata che non chiedeva redditi purchessia, ma solo di poter lavorare, di poter tornare ad essere simili alle bestie, visto che le bestie anche in questo frangente riuscivano a vivere, nel mentre gli umani continuavano a morire, non più di lavoro ma sul lavoro, su quel poco lavoro rimasto.
L'operazione aveva consentito, quasi a margine, di inventare un paio di migliaia di posti di non-lavoro, discretamente retribuito, a tempo determinato;  i neo assunti dovevano solo navigare, offrendo posti di lavoro... che non c'erano. Sui risultati di quell'esperimento è sceso un pietoso velo di prosciutto...  
Vabbè, è andata. È andata come è andata, ma è andata.
Non era ancora arrivata la tegola del virus, oggi dimenticato, catalogato come evento del passato, un ricordo tragico come tanti altri. Quanto prima, nel corso degli anni a venire, sarà ricordata, quella tegola, con una specifica giornata della memoria, come le tante altre che costellano il firmamento delle esistenze umane. Anche se, coi vuoti di memoria ricorrenti, verrà un giorno in cui sarà emessa una giornata della non memoria, a indicare tutte le giornate di cui non si ricorda più per cosa furono pensate.
La storia si sa: impreparati, quella pandemia fu affrontata con la stessa determinazione e capacità organizzativa già sperimentate per il reddito di cittadinanza. Giorno dopo giorno il motto era stato "o la va o la spacca!", tentativi su tentativi, sovente in contrasto l'uno con gli altri, una torre di Babele in cui chi meno sapeva più parlava; il più delle volte sparlava, aggiungendo confusione a confusione. C'erano i missionari del tranquillizzare a tutti i costi e altri che predicavano la fine del mondo: tutti professionisti qualificati, nei quali la fiducia era cieca, su due sponde di pensiero nettamente contrapposte.
Tra la battaglia contro la povertà e quella successiva contro la pandemia, c'era stato il tempo di fare una pensata che distraesse i cittadini dall'una e dall'altra: la battaglia al contante. Che, per chi non ha dimestichezza con i verbi, sarebbe il participio presente del verbo contare; e, su questo, non ci piove...
Ma poiché i verbi e le loro coniugazioni ormai hanno una loro giornata della memoria, il volgo e l'erudito sanno che per contante si intende denaro, in particolare quello solitamente usato per le piccole spese quotidiane, dal caffè al bar alla spesa del supermercato, alla parcella del lattoniere, all'elemosina allungata all'elemosinante fuori dalla chiesa o in giro per il mercatino settimanale; per queste ultime operazioni si parla di denaro cantante, poiché le monetine di metallo tintinnano nei piattini o nei barattoli di fagiuoli, accuratamente svuotati in precedenza. Per contante strusciante si intendono i biglietti cartacei, dal 5 euro in su, fino ai tagli da cinquecento che sono introvabili, forse incettati da collezionisti senza scrupoli; e anche quelli da cento e duecento sono ormai merce rara. Le spese grosse o ripetitive si fanno con RID, con bonifici, con accrediti virtuali in cui il contante appare solo come forma virtuale di pagamento.
Questa guerra veniva giustificata come lotta senza quartiere all'evasione. Fiscale, si presume. Il denaro, cantante o strusciante, in circolazione era troppo, di difficile tracciatura, era un fiumicello visto alla fonte: un rivolo costante, facile da individuare nel suo luogo di sgorgo, che poi, scendendo a valle, si dipana in mille altri rivoli la cui foce definitiva è difficile da trovare, tra l'altro passando da canali anche sotterranei, nei quali una parte finiva dispersa senza possibilità di recupero; e di tassazione, soprattutto.
La pandemia avrebbe dovuto suggerire una motivazione evidente, in questo duello improbo: mascherine, distanziamenti, guanti, lavaggio mani (guantate o meno), disinfezioni e sanificazioni... tutte protezioni date per indispensabili come salvaguardia minima dall'essere infettati. 
Ma già da molto prima dell'accidente virale in fresca circolazione, si sapeva che uno dei migliori diffusori di malattie (a parte i baci, gli abbracci, i rapporti direttamente sessuali e le coltellate) era proprio il maneggio dei soldi, un tempo lire, poi euri. Cartacei, erano, e sono, maneggiati da migliaia di mani, che si passano questi foglietti con una indifferenza assoluta, pieni, bene che vada, di virus innocui, ma probabilmente pregni di quest'ultimo che si dice sia particolarmente sensibile a un passamano amichevole, attaccaticcio, più che fraterno.
Questa versione forse sarebbe stata sufficiente a provocare una soppressione immediata e totale del contante. Impossibile, manco a pensarci. Bisognava trovare un qualcosa che 'costringesse' il popolame a collaborare direttamente a questa battaglia, a scendere in campo coi mezzi propri.
L'Italia è un Paese che procede a forza di incentivi, che sovente prendono il nome di mazzette, ma queste destinate ad ottenere favori o licenze che stentano a prendere consistenza; un po' a parte, ma sempre facenti parte degli incentivi, c'è il cosiddetto pizzo, che non è il femminile della pizza ma una vera e propria estorsione.
All'italiano piace ricevere una spintarella, ogni volta che gli viene richiesto di collaborare ad azioni ufficialmente destinate a meglio inquadrare il vivere civile, solitamente allo sbando. Tornando alla pandemia: sono stati spesi, e si spendono tuttora, fior di quattrini per convincere le persone a vaccinarsi, con la prospettiva di salvare almeno la pelle. A milioni hanno aderito di propria sponte, convinti della validità dei messaggi che si incrociano da ogni parte della Terra. È solo un'ipotesi, magari strampalata, ma come il reddito di cittadinanza si era rivelato utile nello stanare i tanti poveri che altrimenti sarebbero rimasti nell'ombra, ignorati dalle istituzioni salvo alcune non ong, se qualche soldino fosse stato stanziato come premio a chi si fosse vaccinato, oggi non ci sarebbero tanti no-vax, gruppi refrattari alla punturina con motivazioni che sovente non hanno nulla di scientifico, anzi sono chiaramente false informazioni, nebulose e chiaramente campate in aria.
Non dico tanto: dieci euri, magari in due tranches, cinque alla prima dose e cinque alla seconda; e altri cinque alla probabilissima terza fra qualche mese. Da istituzionalizzare per le dosi future che, si dice, saranno ripetitive nei prossimi decenni. 
Si incentiva ormai tutto, dalle autovetture ai monopattini, dagli interventi edilizi ai televisori, dalle dentiere agli spazzolini da denti, ai banchi da scuola motorizzati... con un miliarduzzo ci saremmo cavati lo sfizio di avere come minimo il 110% di vaccinati nel giro di due-tre mesi (il 10% in più messo in previsione è sia per l'inflazione in atto che per i furbetti del vaccino che, profittando del caos, che sarebbe stato comunque garantito, si sarebbero presentati per ulteriori dosi, visto che questi, i vaccini, erano dichiarati innocui da fonti sanitarie attendibili e pure dal garante della privacy).
Lo Stato spende e spande senza ritegno, a proposito e a sproposito... poi non riesce a privarsi del valore aggiunto su un bene "di lusso" come sono ritenuti gli assorbenti igienici, solitamente femminili. 
Le lamette da barba godono di un'imposta privilegiata al 4% (che poi, con l'avanzata della moda talibans [scritto alla transalpina che fa più chic], gli attrezzi da barba usuali saranno i rastrelli e le cesoie che, adesso, essendo strumenti agricoli da lavoro, contribuiscono con il 22% d'imposta a oliare i rugginosi ingranaggi del nostro sopravvivere quotidiano; come i pannolini dei neonati e, appunto, i detti assorbenti). Quello che avanza (ammesso che) va a finanziare giochini e giochetti che rendono felici i cittadini: il pane manca, ma il circo continua ad attirare e divertire, soprattutto gli adulti. 
Torniamo alla battaglia anticontante: sull'onda di quanto detto poc'anzi sugli incentivi, una mente eccelsa aveva escogitato un modo per spingere dolcemente i manovranti abituali di soldi, sonanti e non, ad aderire a questa guerra sacrosanta. Un premio in soldoni a chi avesse usato la carta di debito per i pagamenti correnti, quantificato nel 10% delle spese sostenute, fino a un massimo di 150 euri a fronte di una spesa di almeno 1500; in un periodo temporale dal 1° gennaio al 30 di giugno, anno corrente. Cinquanta operazioni in tutto quel periodo erano il minimo indispensabile per partecipare in maniera attiva alla tenzone. 
Il tutto non era una riffa, un sorteggio tra tutti i partecipanti: era proprio un premio ad personam, sufficiente al consumo di qualche pizza, in vista anche della previsione di riapertura a tempo pieno delle pizzerie. E poiché dalla spesa preventivata era avanzato qualche dollaruzzo, per solleticare di più la partecipazione, a questo premio finale era stata abbinata una lotteria, con tanto di estrazione mensile per cifre variamente oscillanti, ma veramente appetitose. Che non sto a descrivere più di tanto, poiché più di tanto non mi aveva interessato: l'unica mia vincita andata a buon fine risale agli anni '60, a una bancarella detta di beneficenza, ed era consistita in una lattina di tonno da mezzo chilogrammo, consumata a rate serali consecutive, nella cameretta ammobiliata che era stata mio nido per diversi anni. 
Escluso a priori da tutti gli incentivi in atto, per i quali era necessaria la compilazione di scartoffie e asseveramenti da enti vari, questa operazione mi sarebbe costata niente, visto che da anni la cartellina di plastica è entrata nell'uso abituale, per gli acquisti che ne giustificassero l'estrazione dal portafoglio.
Per la partecipazione al premio ci si doveva iscrivere a piattaforme virtuali, ben specificate, ovvero scaricando un'apposita app sul cellulare. L'app specifica era chiamata IO e la mia nulla capacità tecnologica mi aveva impedito di installarla (forse per via di un cellulare leggermente difettoso a causa di una caduta dal 4° piano che mi aveva costretto a un assemblaggio dei pezzi, peraltro riuscito senza avanzarne manco una scaglia); però avevo un conto alle PosteItaliane.it, che era inserito tra le piattaforme abilitate ad operare con il Cashback (questo il nome della brillante pensata governativa), letteralmente "soldi indietro", o semplicemente 'rimborsi'. Con i limiti prima descritti di tempo e di spesa, appunto, rimborso di un di più speso.
Quanto alla lotteria, detta proprio degli scontrini, che avrebbe regalato, tramite la classica estrazione, migliaia di euri ai fortunati partecipanti, prevedeva estrazioni settimanali, mensili e un super premio finale a chi avesse raggiunto la vetta massimissima di spesa. Già i pagamenti con carta erano mal visti dagli esercenti, questa lotteria per loro era un pugno in un occhio, tant'è che le adesioni all'iniziativa restarono al palo a lungo prima di installare sulle loro macchinette l'accettazione di questo nuovo, inedito modo di combattere l'evasione incolpando il contante: si trattava di combattere la loro, di evasione, che l'emissione degli scontrini numerati all'uopo avrebbe compromesso, quindi avevano tutte le ragioni per quanto meno diffidare.
Ormai da molto tempo uso la carta per le spese superiori agli spiccioli, tipo quelle per il classico caffè al bar o il pacchetto di fascette dai cinesi. Per cui aderire alla 'lodevole' iniziativa non avrebbe cambiato di molto la consuetudine.
Sull'app di PosteItaliane.it era stata confermata la registrazione alla corsa al rimborso, veniva promessa un'informativa puntuale sul numero delle operazioni e sull'importo totale delle stesse. Per i primi tre mesi il numerale segnalava 0 (zero) operazioni, ma tranquillo: sarebbero state conteggiate appena superata la soglia delle 50. Infatti allo scadere del sesto mese il mio contatore diceva ancora 0 (zero). E il messaggio era stato completato così:

In calce al messaggio c'era pure una classifica di non so cosa, che mi aveva collocato al 7914654° posto su 7914653, presumo partecipanti. Mi rendo conto di essere particolarmente gnocco, ma questa proprio non l'avevo capita: risultavo come ulteriore ultimo dopo l'ultimo ufficiale...
Centocinquanta euri non mi avrebbero arricchito più di tanto, poco più di tre stecche di sigarette che sarebbe andata letteralmente in fumo in un paio di mesi; ma essere preso in giro non mi andava giù.
Per i reclami era stato creato un portale apposito, e qui sono andato a cercare conforto, tra l'altro garantito da una risposta entro 30 giorni dall'inoltro, con la motivazione specifica dell'accoglimento o della respinta del ricorso stesso. Iscrizione semplice, direi perfino accattivante, sul tipo dell'evangelico "chiedete e avrete risposta".
Entrato nel sito, si chiedeva la compilazione del modulo di reclamo, corredato dei file degli scontrini di spesa e un documento d'identità valido, fronte-retro. Avevo preso spunto da quello per la compilazione del modulo, specificando che in nessun sito era richiesta la tenuta a riprova degli scontrini; era "consigliato" tenere quelli della ridicola lotteria, ma per il resto era garantito un conteggio ripulito da spese di farmaci, da bollette, da giochi e da tabacchi e altro specificato.
Ormai ero in rampa di lancio: ho tirato tutto l'estratto conto del periodo in esame, che prevedeva l'intestazione del conto, la data,  l'importo, il numero della carta di debito e il luogo di spesa. Avevo un totale di poco meno di cento operazioni, per un importo che era poco sotto i 3000 euri; una quindicina di operazioni al mese per una spesa media di circa 500 euri  Allegato al reclamo, ritenevo che questo documento avesse più valore degli scontrini non tenuti. Inviato.
La risposta, in effetti, non aveva tardato ad arrivare, ed era chiaramente motivata nel suo diniego, così:

Senza possibilità di contrappello. La Consap, gestore delegato all'erogazione delle sentenze non prevede richieste di ulteriori spiegazioni. Che poi, visto il 'tu' spontaneo, questa signora mi conosce, pur se non ricordo di averla mai incontrata.
Pietra tombale su questa ennesima pagliacciata da parte di un governo che non teme di svergognarsi con operazioni di incentivo di una stupidità senza limiti. Infatti la seconda tratta è stata subito sospesa dal nuovo subentrante, benedetto da alcuni, stramaledetto da altri.
Mi richiamo a quello statista, mi pare dell'800 che, al popolo che reclamava per le tasse, pontificava: "purché le paghino, hanno tutti i diritti di protestare". Ecco, io turlupinato senza possibilità di rivalsa, pubblico questo racconto, ribadendo che non lo faccio per rimpianto dei 150 euri, che so bene quanto mi spettassero, ma come ritorsione per la presa in giro, fine a se stessa.
Torno più sereno alla mia scatoletta di tonno degli anni '60, che magari era pure scaduta, ma non aveva dato sintomi di rigetto: con l'appetito e l'età di allora, ci fossero stati germi o virus si sarebbero trovati loro molto a malpartito.
Maturando, sinonimo di invecchiando ma più soft, la digestione è più lenta e ci sono bocconi che non scendono, manco ingoiando un barattolo intero di bicarbonato. Questo è uno di quelli.
Fossi rimasto il bambino dispettoso che fui, per un certo periodo preleverei al bancomat (acronimizzato in ATM, che non so cosa significhi) i contanti che mi servono per la vita quotidiana, metterei la carta in un cassetto, e tutte le spese le farei per contante, cantante e strusciante; anzi, dove possibile chiederei espressamente la non emissione dello scontrino a fronte di un paio di centesimi di sconto sul prezzo dell'acquisto.
Sarebbe una reazione infantile che, purtroppo, non fa più parte del mio agire e che difficilmente riuscirei a mettere in atto. Con il rischio, memore della mia sfortuna endemica, di cadere in braccio alla GdF che, su milioni di persone evadenti, beccherebbe proprio me. E non mi va di affrontare anni e anni di galera solo per l'evasione di pochi spiccioli; anche questo so, cioè che per un caffè, pagato e consumato ma non documentato, il rischio dell'ergastolo è dietro l'angolo, mentre le truffe miliardarie in pieno sole ricevono un seggio in Parlamento, a vita e con diritti successori assicurati fino alla decima generazione. 
Tanto per non infierire, riporto anche la rassicurazione di Poste Italiane sulla sua app, dove a corredo dell'iscrizione alla maratona, aggiungeva:


Ho poi mandato a Consap, via Pec, un reclamo al reclamo, rifiutando come "motivato" il ribadire tout court che non avevo raggiunto il limite previsto dal bando di concorso.
Come previsto, nessun riscontro, tanto meno risposta. Cos'altro avrei dovuto fare per seguire il decorso dei conteggi?
Tra l'altro, iscritto sul Banco Posta, cioè sulla piattaforma che di me sa perfino più di me stesso: ogni mio respiro economico questo lo registra, sia se inspirato sia quando espirato. Chiaramente quelli espirati (detti anche 'uscite') sono inversamente sproporzionali alle scarse inspirazioni (leggi 'entrate'). Per cui il conteggio delle prime dovrebbe essere più agevole, trovandosi in una colonna senza soluzione di continuità, mentre nell'altra gli spazi vuoti hanno il senso del vuoto infinito.
Non è un fatto riferito esplicitamente alla somma non concessa, ma è la presa in giro evidente che mi fa, diciamo, alterare.
Per portare nel post queste tre immagini, malamente visibili, ho appreso come si effettua lo screenshot dal cellulare, ed è l'unica conquista concessami nella vicenda. A parte lo spunto per queste quattro righe che altrimenti mai sarebbero state concepite.
Non piove, ma 'governo ladro' sempre è.
Lo so, il "mannaggia a Consap!" che esce spontaneo allo sfortunato lettore non si riferisce al fatto del non avermi pagato il dovuto, ma a quello ben più grave di avere procacciato il detto spunto... Bisogna capire che la vita è allietata da qualche rosa, ma soprattutto è frastagliata da tante spine... come questa.
Fermo restando, e questo non mi stancherò mai di ribadirlo, che i milioni destinati a questa e ad altre operazioni simili, incentivanti a pioggia, meglio avrebbero potuto essere spesi, o semplicemente destinati, alle migliaia di lavoratori i quali, in un lontano passato, vedevano felici la fine del mese, che coincideva sempre col il 27, giorno canonico di paga di salari e stipendi; oggi, è l'inizio di ogni nuovo mese che si prospetta come un salto in un vuoto di casse integrazioni che hanno il sapore di una pietosa elemosina da parte di uno Stato che preferisce buttare i soldi in giochini e giochetti, anziché impegnarli in un rafforzamento serio di strutture che diano lavoro e sicurezza. 
Dice, ormai, l'articolo 1 della Costituzione: l'Italia è una Repubblica democratica. Punto e basta. 
Già sul democratica ci sarebbe da discutere: dove si trova la democrazia nello scempio delle sue prerogative istituzionali, che prevederebbero i cittadini uguali non solo davanti alla legge ma davanti alla stessa coscienza civile? Ma è la parte finale del detto articolo che è ormai da cancellare del tutto, anacronistica di fronte all'assenza del lavoro e all'indifferenza verso quel poco che ne resta. Parole tante, troppe, fatti pochi; rendono di più i giochini, molto a livello di consensi, che le urne prontamente premieranno. 

Passata la festa della spesa di quanto l'Europa ci presta oggi e che "qualcuno" domani dovrà restituire; non noi che abbiamo contratto il debito, noi avremo qualche anno  per spenderli e spanderli, ma quando sarà ora di restituirli saremo ormai assenti (e pure ampiamente giustificati da epigrafi che racconteranno di quanto fummo previdenti nel pensare al nostro futuro... attuale. Il problema lavoro continuerà a pesare in maniera sempre più assillante. Verranno gli altri, gli stranieri (gli americani, i cinesi, i russi, gli arabi...) che 'investiranno' nelle nostre industrie e commerci più redditizi, noi li ringrazieremo e osanneremo alla loro munificenza... poi succederà quello che sta già succedendo: ritiro dei capitali investiti, con i dovuti interessi e gli incentivi ricevuti, e trasferimento altrove di tutte le attività. Un altrove che non è una località prossima, dentro i nostri confini, ma un luogo lontano in cui, con investimenti minori, otterranno più di quello che avrebbero ottenuto proseguendo qui da noi.
Una green economy che lascia prevedere solo il verde delle nostre tasche, oggi bucate nello scialare, domani vuote, piene solo di parole... di rimpianto per quello che si sarebbe potuto fare e che, a tempo debito, non fu fatto.

Aggiornamento ed epilogo

Come citato nel post il 15 agosto avevo inviato, via PEC questa lettera a Consap, chiedendo, per la seconda volta, la motivazione del rifiuto all'accredito dei 150 €. La risposta precedente, che si basava sul mio reclamo del 24/7, era stata molto semplice, quasi stringata: non hai raggiunto le 50 operazioni richieste.


Lo sbianchettato nel testo era la mia età la quale, pur non essendo ancora veneranda, avrebbe potuto indurre a considerazioni sul mio possibile, quasi certo, rincitrullimento. Meglio evitare...

Ieri sera, ancora per poco 1° settembre, ho trovato in posta elettronica questo messaggio:

Gentile utente,
in relazione al tuo reclamo n. 52846 ti informiamo che nella tua area riservata del Portale Reclami Cashback è presente una comunicazione.

Ti invitiamo a collegarti al portale utilizzando le credenziali di accesso.

Cordiali saluti,

Team Assistenza Reclami Cashback

Consap Spa

Era troppo tardi, e il sonno bussava alle palpebre, così ho rimandato a stamane la lettura della comunicazione, che (oh, sorpresa!) è risultata così espressa:


... che finalmente ha chiarito l'arcano nella maniera da me richiesta.

Fine del discorso. Ricorso respinto sulla base del reclamo del 24/7, quello del 15/8 saltato a pie' pari. Non ho idea su chi sia questa fantomatica Autorità competente, e d'altra parte non ci perdo altro tempo. Fumando un paio di sigarette in meno al giorno per un paio di mesi avrò recuperato il dovuto e non assegnato.


2 commenti:

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  2. Caro Roger, potevi lasciarlo, tanto l' sarà stato rilevato da altri. Errore voluto, poiché questa moneta suscita in me sentimenti contrastanti. Da una parte mi rendo conto che senza questa adesione saremmo finiti ancora di più nel guano, ma dall'altra non riesco ancora, a quasi vent'anni dalla sua creazione, a vederla come un toccasana della nostra economia. Continuo a pensare, andando oltre al prezzo del caffè al bar, ad esempio, agli stipendi. Il milione era salario discreto, oggi ridotto ai circa 500 €, è soglia della povertà. Il confronto, pur approssimato, della lira con l'€ dimostra una svalutazione a mio parere eccessiva... ma soprattutto ignorata. Ci si adegua, non ci sono alternative, ma saranno le prossime generazioni ad accettare impassibili una rivoluzione che ai giovani "attempati" (parlo per me, sia chiaro...) ancora stenta ad apparire normale. Come diceva il filosofo Ciu-Cian-ciò, pensiamo alla nostra salute, che al futuro qualcuno penserà; dovrà pensarci, più di quello che abbiamo fatto noi (sempre riferito a me, qui in plurale majestatico, che bene si sposa con gli euri del testo).

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