Una storia calabrese (quinta parte)
Alla fine, visti ignorati tutti gli appelli, per costringere il Comune a dare una risposta, qualsiasi fosse, ho aderito a un servizio PEC. Appena accettata la registrazione non ho neanche atteso che si raffreddasse e ho inviato un messaggio in cui, con una gentilezza affatto corrispondente al mio stato d'animo, ho chiesto una spiegazione di quella che ritengo una colpevole inerzia.
A questo punto, non è più tanto la non emissione del documento a irritarmi, quanto il silenzio assordante in merito a una vicenda che, ripeto, ha quanto meno dell'incredibile. Una vicenda che, per la sua fantomatica evoluzione, avrebbe richiesto una pronta risposta, una mossa tendente a insabbiarla, onde evitare la sua divulgazione.
Inattesa, vista la sollecitudine passata, è arrivata la segnalazione del protocollato del messaggio, seguita da altro messaggio che in poche righe, tipicamente tecniche, mi dava i dati numerici della domanda, a far data dal 1986.
Il 29 giugno ho mandato una pec all'Ufficio Tecnico chiedendo notizie in merito; il 1° luglio ha risposto con una terminologia che risulta non meno offensiva del silenzio del Sindaco:
POSTA CERTIFICATA: Prot.N.0010442/2025 - RICHIESTA DEL RILASCIO DEL PERMESSO DI COSTRUIRE IN SANATORIA PER IL COMPLETAMENTO DELLA PRATICA DI CONDONO EDILIZIO AI SENSI DELLA L. 47/85 - PROT. N. PROT. N. 2688 DEL 21/04/1986 (PRATICA N. 327 ? RICHIEDENTE DE CRISTOFARO ANGELA) ? U.I.U. FOGLIO 41 PARTICELLA 164 SUB 30. - RISC. PROT. N. 0010360/2025 DEL 30/06/2025.
Così come pervenuta, col più becero dei maiuscoli burocratici... senza dare neanche la soddisfazione dei saluti canonici.
Non so se collegato a questo, lo stesso 1° luglio aveva chiamato il tecnico che indirettamente (molto indirettamente; meglio, a essere benevolo, distrattamente) aveva seguito la vicenda dall'inizio, testimone partecipe della sfuriata in Regione. Da quel fatidico 21 febbraio era sparito dalla circolazione, non lo avevo cercato poiché era ormai incontrollabile il desiderio di sbranarlo.
Gli serviva la fotocopia del documento d'identità e la delega... non ho capito a cosa, sarebbe passato l'indomani mattina a ritirarla. Preannunciato l'arrivo si era presentato, stranamente, puntuale.
Con un faldone di documenti alto almeno cinque centimetri. Allegata a questi la fotocopia, mi aveva spiegato di dovere 'scaricare' sulla piattaforma dedicata del Comune tutte queste carte per ottenere (ma va? così presto?) la Concessione in sanatoria. Scusa: ma queste carte il Comune non le ha già in cassa dal 2013? No, le mandava lui e la pratica si sarebbe "rapidamente" chiusa. Sulla 'delega' non una parola...
Mi prendo una pausa, poiché ho l'impressione di essere leggermente ignorante... e ormai scivolante verso una paranoia irreversibile. Ricapitolo in maniera schematica:
* 1986 parte la domanda di condono, presumibilmente dotata dei documenti richiesti per l'avvio, altrimenti sarebbe rimasta lettera morta sul nascere;
* 2013 dopo 27 anni di sonno, il Comune invia alla Regione la richiesta di quantificazione del Danno Ambientale, presumibilmente dotata dei documenti necessari per la sua valutazione;
* 2025 un fortunoso intervento del 16 febbraio consente di rilevare che: alla richiesta del 2013 mancavano gli allegati che avrebbero consentito la detta valutazione; chi aveva ricevuto la richiesta incompleta nel 2013 l'aveva semplicemente accantonata senza chiederne l'integrazione; gli Uffici regionali avevano ignorato la pec che, nel 2017, comunicava il cambio di titolarità del procedimento in seguito a decesso, presumibilmente non avendo trovato una pratica cui abbinarla;
* dal 17 al 20 febbraio in Regione era scoppiato il finimondo: il 17 l'addetto alla presa in carico della pratica giustificava la sua ignoranza in merito col non essere, all'epoca, presente in quell'ufficio; provvedeva in giornata alla richiesta dell'integrazione da parte del Comune, documentazione inoltrata il giorno stesso; richiedeva la copia della successione, inoltrata il 18, per cambiare la titolarità della pratica; pratica che il 19 era andata in Commissione, presumibilmente dotata di quanto utile a stabilire l'importo della sanzione; il 20 veniva firmato il decreto sanzionatorio, versato il giorno stesso; il 21 la Regione inviava al Comune la pec di "chiusura del procedimento".
* Passati due mesi senza risposta, avevo inviato al Sindaco la richiesta di interessamento diretto, specificando in sintesi tutta la vicenda; i due mesi erano diventati quattro, sempre silenziati, sia dall'ufficio tecnico che dalla segreteria del Sindaco; 13 giugno, mia pec di richiesta informazioni, 14 presa in carico, 15 comunicava i dati della richiesta, a far data dal 1986, completi dei riferimenti normativi in materia; il 15 stesso si presentava a casa il tecnico che annunciava l'immediata trasmissione al Comune del progetto dell'abitazione e degli allegati, prodromo della chiusura del tutto.
La domanda, anzi le domande (detta alla Marzullo) sorgono presumibilmente spontanee:
* la richiesta di condono in prima battuta del 1986, nel 2013 era risultata completa tanto da poterla inoltrare alla Regione con la richiesta di valutazione del Danno ambientale?
* gli allegati mancanti alla richiesta del 2013, nel 2025 erano stati completati e ritenuti validi per avere accesso all'esame della Commissione in merito a quel Danno? Su quali documenti era stata redatta quella dannata valutazione che, iniziata con la lira, oggi mi è costata fior di euro?
Se la risposta fosse 'sì' a entrambe le domande: perché quegli stessi documenti sarebbero da caricare "oggi" sul sito comunale? In tutti questi anni (e non sono pochi, sono ormai quasi quaranta) su quali documenti ha giostrato tutta la vicenda?
Che dire, la chiusa è rimandata alla Storia.
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