martedì 26 dicembre 2023

Meccanica celeste



Ho letto questo libro attirato da una recensione su Facebook, su cui non sempre queste rispondono al reale valore dei testi, forzando talvolta a un acquisto di tipo prettamente commerciale.
 
Premiato nel 2017 con lo Stresa, e già il fatto mi aveva lasciato perplesso poiché da sempre guardo con diffidenza ai premi librari troppo altisonanti; in più il titolo mi dissuadeva dall'iniziarne la lettura per via di una "meccanica" che mi aveva portato a ritenerlo zeppo di matematiche che, ancorché celesti, non erano proprio pane per i miei denti.

Presentato come romanzo, dopo poche pagine mi sono reso conto che, sì, di un romanzo si tratta, ma non un romanzo di quelli a perdere, di quelli che, terminata la lettura, pensi "avanti un altro!" e lo passi direttamente nel dimenticatoio.
 
C'è di tutto in questo lungo racconto, dal bucolico al teologico, dal tragico al comico, al filosofico... ogni capitolo costringe a una sosta per approfondire in sé quanto letto, a constatare nel proprio intimo di quanta ignoranza si è intrisi; ignoranza magari non sempre colpevole, ma pur sempre ignoranza.
 
C'è, nel testo, un personaggio che mi ha riportato alla mia seconda infanzia, affatto felice, in cui avevo avuto modo di vedere, conoscere, quasi frequentare, un 'raccoglitore' di foglie; non le suonava, le metteva semplicemente in tasca e rifuggiva da chiunque cercasse di portargliele via. Ma questo è solo un episodio, che mi ha colpito poiché, appunto, personale, e che ha tracciato nel cuore un moto di simpatia specifica verso la poesia insita del personaggio.

Il continuo inserimento nel testo di termini dialettali calabresi, lungi dall'essere stroncante nella lettura invoglia a 'tradurre' i termini affidandosi alla logica del discorso. Alcuni finiscono per entrare nel lessico corrente, per altri è necessario indovinare, alcuni (lasciata ogni speranza) sono rimasti incomprensibili, senza peraltro nulla togliere al valore del racconto sempre coinvolgente. Anzi arricchendolo di fantasie obbligate, forse non rispondenti al pensiero dell'Autore, ma rimaste pendule come grappoli bianchi di vischio dai rami di una grande quercia.

Si tratta di un libro d'una dolcezza amara nella più parte, di una perfidia incredibile in altre, ovunque di una profondità di pensiero che mai mi sarei aspettato da un romanzo, iniziato senza entusiasmo e finito con le mani alzate in un tacito applauso.


4 commenti:

  1. In effetti titolo e copertina non invogliano...

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    1. L'ho scritto di getto, spinto dalla consapevolezza che non sempre quello che si vede (appunto copertina e titolo) rispondono al contenuto che, effettivamente, mi ha emozionato. Ferma restando la mia idiosincrasia verso le matematiche... Buon anno, antico amico.

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  2. Bella recensione. Dopo un paio di anni di pausa ho ricominciato a leggere libri. Seguirò il tuo consiglio sperando che la mia biblioteca di riferimento c'è l' abbia. Ciao.

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    1. Ciao. Merita. Buon anno, anche se le premesse sono tutt'altro che buone.

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