mercoledì 5 aprile 2023

Oltre una notizia di cronaca

"Ragazza cade dal balcone di una palazzina", questo il titolo di una comune notizia di cronaca, seguito dalla sintetica descrizione di quanto accaduto. Vaga, poiché le notizie definitive sono ancora frammentarie, per un fatto successo un paio di giorni fa.

Succede, si dice. 
Ma quando succede sotto casa propria è un 'succede' che non era previsto succedesse.
Una ragazza cade dal balcone del piano di sopra, pochi metri, al di sotto dei quali terra bagnata, che attutisce il botto della caduta. Un cagnolino abbaia furiosamente, i gatti in giardino che corrono come impazziti, spaventati non si sa da cosa.
Una donna, abitante col marito nell'appartamento sottostante, cercando di capire cosa stesse succedendo, si è affacciata e ha visto qualcosa, uno straccio, un vestito, adagiato sul terreno. Succede sovente che, malamente stesi, indumenti cadessero in quel giardinetto...
Ma stavolta dentro al vestito c'era una persona, una ragazzina poco più che quindicenne; riversa nel prato, appoggiata al fianco sinistro, il viso rivolto verso terra, gli occhi chiusi, chiaramente incosciente.
Alle grida di allarme della donna, il marito, in assenza di altra entrata a quel sito, era saltato dal suo terrazzino, non molto alto, circa un metro e mezzo, ma che la sua età ne aveva reso ardua la scesa; non sapeva nulla di primo soccorso, durante una vita affatto breve non gli era mai successo di dover intervenire in un tentativo di salvataggio, nulla che lo potesse aiutare, a parte i "sentito e visto" televisivi. 
Il suo primo pensiero non era stato che fosse viva o che non lo fosse più: intanto aveva pensato ad allontanare il viso dalla terra, l'aveva con delicatezza messa supina, e aveva pensato che potesse prendere freddo; infatti sia la maglia della salute, e un'altra maglietta, che il pantalone di quello che sembrava un pigiama, nella caduta le avevano lasciato scoperto l'addome. Con una pioggerellina costante e raffiche di vento gelido, era stato proprio il pensiero che questa poco più che bambina potesse prendere freddo, viva o meno che fosse, che lo aveva spinto a chiedere alla moglie delle coperte e un cuscino da metterle sotto la testa...
Mentre le picchiettava sulle gote nel tentativo di rianimarla, aveva lanciato grida disperate, con tutto il fiato che aveva in gola; in questi casi non c'è fumo di sigaretta che tenga, urlare a squarciagola, ripetendo il richiamo, chiedendo aiuto... che era rimasto senza risposta per quasi mezz'ora. 
Maledetti doppi vetri?... Non riusciva a credere che si trattasse di indifferenza elevata a potenza. Sarebbe stato da criminali.
Occhi chiusi, palpebre tremolanti, il gargarozzo che si muoveva, un respiro appena percettibile, facevano ritenere che fosse ancora in vita. L'uomo non conosceva altri modi per risvegliare un'incosciente, o forse l'agitazione glieli aveva fatti dimenticare: buffetti sulle guance, tenerle la mano nelle mani. Che era fredda, la sua, ma piano piano stava riprendendo calore dalle sue... ma senza altre reazioni apparenti.
Poi era arrivata gente, qualche decina di persone, che stavano affacciate dal terrazzino, chiedendo, commentando; altre se ne stavano appoggiate alla cancellata che delimita la strada soprastante. A nessuno era venuto in mente di saltare giù per dare una mano a scaldare, a tentare qualcosa in attesa dei soccorsi ufficiali... poi qualcuno, alla buon'ora, aveva chiamato il 118, un altro aveva rintracciato la madre della ragazza, una movimentazione che aveva dell'incredibile a fronte del silenzio assoluto alle urla precedenti.
All'arrivo dell'ambulanza... gli occhi della ragazza si erano aperti, ma restando fissi in un vuoto da buco nero. Portata al nosocomio provinciale, circa 140 chilometri, con un posto di primo intervento a un paio di chilometri... È la sanità locale che dimostra ancora una volta la propria (in)efficienza.
Erano arrivati anche i carabinieri, avevano preso atto di quanto presumibilmente accaduto, avevano relazionato su quanto erano riusciti a raccogliere, tempi e modalità del ritrovamento, e... buonanotte.
In serata la ragazza si era risvegliata, dando l'impressione che tutto fosse a posto, perlomeno a livello di fisicità. 
Solo lei, se lo vorrà, potrà dire cosa sia successo, se incidente o evento voluto, cercato...
Questa la cronaca, nuda e cruda. E questa cronaca è presentata in terza persona, come da prassi, a indicare un distacco formale dai fatti.

I sentimenti successivi, invece, li voglio esporre con la prima persona, visto che di quel fatto sono stato involontario, tremante, protagonista.
Dietro il freddo del racconto ci sono punti che mi fanno agitare più dell'intervento effettuato. 
Come primo (e unico per oltre mezz'ora) soccorritore ho prestato i primi soccorsi (per carità di patria, chiamiamoli così) chiedendo alla ragazza di svegliarsi, picchiettandole le guance, fissandole il viso in cerca di una reazione qualunque fosse, scaldandole la mano sperando in una stretta di ricambio...
Delle urla di richiamo ho detto; ribadisco che preferisco pensare ai doppi vetri delle abitazioni che ad altro. Anche se il successivo arrivo, quasi in combinata, di tante persone mi lascia il dubbio che il passaparola abbia avuto più effetto delle mie urla.
Non sapevo come si chiamasse la ragazza. Pur abitando al piano sotto il suo, pur avendola incrociata sulle scale un sacco di volte, con un sorriso e un ciao ricambiati a ogni casuale incontro... non sapevo il suo nome. Non avevo mai avuto modo di chiederglielo, sia perché non c'era motivo, sia come reazione (probabilmente inconscia) ad evitare un contatto che, con l'aria che tira di caccia alle streghe, avrebbe potuto essere interpretato come molestia.
Anche perché i nostri rapporti con i suoi genitori non sono mai stati idilliaci: l'ancestrale conflitto tra chi, in un palazzo, abita al piano di sopra e si comporta poco civilmente, e chi, al piano di sotto, è costretto a subire la mala educazione di chi sta più in alto. La stesura di panni grondanti, malamente stesi e lasciati al sole e alle piogge per giorni, che regolarmente cadevano nel nostro giardino,  il lavaggio del terrazzo con acqua corrente indirizzata verso il basso con la scopa, oggetti vari lanciati di sotto, grida e rumori esasperanti nelle ore più strane del giorno e della notte... 
Ai primi tentativi per chiarire i nostri rapporti, avevano avuto una reazione talmente violenta che avevamo rinunciato. All'inizio, circa due anni fa, il fatto che fossero stranieri ci aveva spinto ad offrire una collaborazione particolare, sì da renderli meno soli in una contrada affatto benevola nei confronti degli estranei. Ma la loro alcuna civiltà ci aveva costretti al ritiro formale degli ambasciatori.
Il buongiorno/buonasera negli occasionali incontri era rimasto, ma niente più; la ragazza, questa ragazza, invece, non aveva motivo di essere coinvolta in una diatriba tra grandi (grandi più piccoli di lei), per cui il ciao sorridente e reciproco veniva spontaneo.
Ma non era il peggio: nell'ora successiva, molto prima del 118 e dei carabinieri, nessuna delle decine di persone che erano venute ad osservare, tutte abitanti nei dintorni, alcune addirittura dirimpettaie, nessuna sapeva quale fosse il nome di questa ragazza, poco più che bambina.
Una terza cosa mi ha lasciato in bocca un amaro da fiele: nella chiamata al 118 era stato specificato l'accaduto, sintetizzato in "una ragazza è caduta dal balcone", che sottintendeva una gravità che solo un medico avrebbe potuto valutare; sul posto, magari con un intervento più immediato, forse salvavita, viste le sue condizioni. Pare ci fosse solo un'ambulanza medicalizzata, in servizio altrove, per cui si erano presentati due portantini, che, preso atto dell'incoscienza della ragazza, l'avevano caricata su una specie di tavola, fermandone il corpo con una lentezza esasperante. 
Per me, ignorante, dopo una caduta del genere almeno un collare di fermo della cervicale ci sarebbe stato tutto. 
È la nostra sanità, che non è più solo malasanità ma mortasanità. Salvo quando, molto, troppo sovente, gli elisoccorso vengono chiamati anche per un semplice malore, che di solito non richiede neanche un ricovero osservativo...
Bene, di tutta la vicenda, forse conclusa positivamente, non mi interessa tanto se quanto successo sia stato incidente domestico o altro: sono sconvolto dal fatto che una persona, vivente in un consesso ufficialmente 'urbano', in una contrada piccina piccina e quasi picciò, non abbia potuto tentare il risveglio di una ragazzina che forse aspettava solo di sentirsi chiamare per nome per aprire gli occhi e rispondere "ci sono!". 
Da tafazzarsi con un bidone pieno da venti litri, o col battacchio di una campana, tanta è la delusione di un mondo che non è più mondo ma solo fredda, stupida, anacronistica tecnologia.

Ci siamo chiusi a riccio, per difenderci da altri, a loro volta chiusi a riccio. Con gli eventi che, come onde violente di mare, finiranno per scaraventarci sulla spiaggia, rinsecchiti dal sole, inariditi dalla salsedine, avvelenati da acidità reciproche, via via accentuate, come per accelerare la nostra stessa fine. 
  

2 commenti:

  1. Grazie per il tempo e la dedizione che hai dedicato a questo blog

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    1. Grazie a te per il tempo che hai dedicato alla lettura di un post che non voleva essere di sola cronaca.

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