Abbattimento delle liste d'attesa nella sanità pubblica

Un piccolo guaio sanitario aveva richiesto un controllo ecografico, un eco-addome completo. Impegnativa, fila allo sportello ticket per prenotare. Se ne sarebbe parlato l'anno prossimo, da febbraio in poi.
Troppo, per un esame di cui non puoi mai sapere in anticipo l'esito.
Alternativa? A pagamento.
Ricerca di uno studio privato, telefonata per prenotare: ci vogliono tre-giorni-tre.
Lo specialista contattato? Lo stesso dell'ospedale.
Fatto l'esame, esito immediato, con sarebbero 20 € in più, senza sarebbero 20 € in meno.
Dove il con e il senza non si riferiscono all'uso o meno del preservativo, ma alla signora Iva; che lo dico a fare, non la Zanicchi, ma l'Imposta sul Valore Aggiunto.

Una settimana dopo: richiesta gastroscopia, alla ricerca di un apparentemente piccolo guaio cardiaco che aveva coinvolto anche la parte digerente. Impegnativa, prenotazione al solito sportello, incredibilmente a tre giorni dopo.
Esame fatto, con sedazione totale: risultano alcuni polipetti. Prelievo bioptico, l'esito dopo un mese.
Il ritiro del referto era risultato più difficile del previsto, per via di un infermiere che, forse a causa di corna sue, non voleva saperne di dare il cartaceo. 
Avuto questo, consegnato con la grazia che avrebbe un elefante imbizzarrito, frenando la voglia di mandarlo a quel paese, avevamo chiesto di parlare col dottore per avere lumi sul referto appena ricevuto. Il dottore non può: fare impegnativa e prendere appuntamento.
Medico di base: stupito, aveva compilato l'impegnativa per una visita gastrologica. Ignaro dei tempi di attesa aveva messo il termine per la visita entro i trenta giorni (si era raccomandato: trenta, non uno di più altrimenti l'impegnativa scade).
Sportello ticket: visita prevista per fine febbraio 2023.
Un po' troppo. Memore dell'ecoaddome appena effettuato, avevo richiesto se quel medico avesse uno studio privato. Non risulta, ma è possibile anticipare l'incontro, pagando il ticket per una visita intra moenia, dentro le mura nella traduzione letterale.
Riepilogo: martedì 8 ritiro esame, il giorno stesso (accantonata la previsione per febbraio) eravamo tornati all'ambulatorio. Stesso strano infermiere: in un primo momento aveva dato l'impressione di volerci sbattere giù dalla finestra, sentita la richiesta per la visita veloce, era rientrato nello studio e... il dottore dice che va bene per giovedì 10, alle ore 12.
Ottanta euro, con la signora Iva compresa, per sentirsi leggere e spiegare il cartaceo appena ritirato.

Aggiornamento: dalle ore 12 previste siamo finiti alle 13,30; cinque minuti per dire che non c'è da preoccuparsi, che quei polipetti sono provocati dall'assunzione di specifici medicinali, che non sono tra quelli di possibile trasformazioni tumorali. Cura di pillole per un paio di mesi, pausa, riprendere e tornare per controllo tra sei mesi circa. Fine dell'avventura... per ora.

Commento: non ho nulla contro la sanità privata... fino a che è di supporto a quella pubblica. Sono d'accordo sulla necessità di assunzioni di medici e paramedici nel pubblico, visto che tra baronati, chiusure di plessi ospedalieri, pensionamenti senza sostituzione, e quant'altro sta mandando in malora un servizio sanitario che per decenni è stato fiore all'occhiello di una Repubblica altrimenti allo sbando. 
In una Regione che, fatti i bandi per nuove assunzioni, questi vanno letteralmente deserti, per cui si ricorre all'assunzione di medici cubani per far fronte a un'emergenza sanitaria che è ormai tragica. Con costi presumibilmente altissimi per una Regione che, a causa di politiche criminali, si trova con un deficit sanitario spaventoso, a fronte di disservizi che forse neanche nel Terzo mondo.
Bene, ritengo semplicemente immorale, sulla base dei due esempi esposti, che questa sanità privata sia esercitata dagli stessi professionisti che operano nel pubblico, lautamente retribuiti, fatto il confronto con gli stipendi, e ancora di più con i salari, correnti nel resto della popolazione. I tre mesi, i sei mesi e più di attesa per una visita (magari per un controllo che potrebbe essere vitale) gridano vendetta e incitano al vituperio di una classe medica che dovrebbe essere modello di rettitudine.
Diogene è morto da un pezzo, avendo finito l'olio della sua lanterna, e quanto a Ippocrate qualcosa mi dice che non sia in buone condizioni. Ucciso dagli stessi che su di lui giurano e spergiurano.

Commenti

  1. Che tristezza, caro Pietro. Niente da aggiungere. Sì, anzi: l'augurio di cuore che sia tutto ok. Un abbraccio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, Maria. Ho messo giù queste righe imbufalito da una situazione troppo assurda per essere ignorata. Oggi alle 12 andremo a sentire del referto, la tentazione sarebbe di portargli in lettura questo post...

      Elimina
    2. Bravo come sempre Pietro, l'abbraccio (r. batt)

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Lettera aperta ad Amazon

Meccanica celeste

Senza bussare