domenica 28 febbraio 2021

Affidabilità

Sarà perché ho avuto un'educazione costrittiva, quel tipo di educazione che non consentiva di sgarrare a regole comuni create apposta per ragazzini allo stato brado, che mantenevano una libertà d'azione condizionata; sintetizzabile in: siete liberi di fare come più vi aggrada, ma poi le buscate a pareggio del conto. E non erano carezze: a scuola, in chiesa, in ricreatorio, in cortile, nelle rare occasioni della visione di film in quello che pomposamente chiamavamo "salone" quando in realtà era un largo corridoio con lunghe panche, forse residue da qualche chiesa, alle quali erano stati tranciati gli inginocchiatoi e i poggiamani.
A scuola bisognava perlomeno fingere di studiare, salvo che nelle interrogazioni in cui il fingere di non sapere era realtà sacrosanta; ed era sincerità mai premiata.
In chiesa si andava per pregare, mai volentieri, poiché essere strappati al sonno ogni beata mattina, qualunque fosse il tempo esterno, alle coperte, la monotonia delle cantilene imparate a memoria, ma soprattutto quei comandi ufficialmente taciti (in ginocchio, in piedi, seduti, solitamente indotti dall'amen della preghiera precedente) interrompevano bruscamente una sonnolenza endemica per cerimonie di cui non si capiva l'utilità, tanto meno la logica. Unico passatempo era il dar di gomito a compagni vicini di banco quando emettevano sibili simiglianti al ronfare di un gatto, ma che l'assistente avrebbe potuto interpretare come russamenti, pur se sommessi, prima che questi intervenisse dando scrollate violente a tutto il banco, con traumatici bruschi risvegli.
Le parolacce non erano tollerate, ma avevamo un vocabolario talmente limitato che le più verbalmente violente si riducevano a 'stupido', 'cretino', 'imbecille'... per dire, gli stronzi erano il frutto delle defecazioni, mai offerti come insulto. I moderni 'vaffa' non erano neanche concepiti o concepibili. Le bestemmie? Non sapevamo neanche cosa fossero. Ne fosse sfuggita una, non per sbaglio ma per semplice ignoranza dei termini, il rischio sarebbe stato la lapidazione, col doppio guadagno della punizione esemplare dell'incauto blasfemo e della possibilità di ripulire il cortile dalle già scarse pietre.
Nel tempo c'era stata una simil-bestemmia che un assistente aveva ritenuto di captare da una discussione neanche tanto accesa, forse in merito a un contestato fallo di gioco. Al 'colpevole' era sfuggito un Diu mac, profferito da un ragazzo indigeno, che il custode aveva interpretato come un Dio in rumeno, con la certezza che il mac fosse un'offesa diretta a quello. Il poveretto era stato salvato dall'intervento dell'arbitro (altrimenti detto prefetto), per sua fortuna indigeno quanto lui, che aveva tradotto, giustamente in un innocente "dico solo".
Anche la puntualità non aveva alternative: non eravamo pecorelle che potessero smarrirsi, il gregge viaggiava sempre compatto, e non c'erano appuntamenti o impegni disattendibili.
Crescendo, fino a quasi invecchiare, qualche bestemmia talvolta scappa, i suini sono entrati in una espressività verbale da cui nel passato giovanile erano assolutamente assenti. 
La puntualità e il rispetto degli impegni mi sono rimasti pelle su pelle, e ne vado orgoglioso.
Nel quasi ventennio di lavoro interno, con la timbratura del famigerato cartellino, sarò arrivato in ritardo (di non più di qualche minuto) in pochissime occasioni. In seguito, col lavoro all'esterno in piena libertà di decisioni e di orari, senza cartellino appresso, avevo considerato il lavoro come impegno da mantenere, senza deroghe. E così le ore contrattuali finivano per dilatarsi come un elastico, pur di mantenere impegni da me stesso medesimo assunti.
Questo per dire che mi sono sempre ritenuto persona affidabile: se una cosa risultava per me fattibile la portavo a compimento, a costo di rimetterci del tempo e, più raramente, anche del denaro.
In tempi recenti, anzi attuali, sto provando sulla mia pelle quanto questa mia dote sia poco/nulla diffusa.
Si tratta di un paio di professionisti che, con il loro comportamento, stanno mettendo a dura prova la mia convinzione di essere nel giusto, rispettando impegni e persone.
Per semplicità riporto integralmente i messaggi intercorsi con i due miei corrispondenti.

Il geometra. La vicenda risale al 1917, e riguardava il disbrigo di alcuni documenti inerenti la casa e il giardino. Parto da fine 2019 per abbreviare il cumulo di messaggi intercorsi da allora in poi, ritenendo i precedenti come prescritti, come fossero reati penali nel mentre sono solo gag comico-assurde. 
Con una precisazione preliminare: nessuno degli appuntamenti dati ha avuto il benché minimo riscontro, né di persona né a voce né in messaggi (salvo la segnalazione di rinvii, puntualmente non rispettati).
Vista la lungaggine dell'iter burocratico il 2 settembre gli avevo scritto: 
"Una volta la stretta di mano era un impegno,oggi è una presa per il culo".
3 settembre 2019: "Scusami sono a letto con la febbre".
20 settembre: "Lo chiedo all'Agenzia?".
 "Ti tel 1o minuti. Ci vediamo martedì mattina perché adesso faccio un corso per la sicurezza a xxxxx e finisco lunedì scusami ciao".
25 Settembre: "la visura catastale senza deleghe, guarda la data. È una presa per il culo?".
14 ottobre: "In attesa della fantomatica busta verde, di cui sento parlare da settembre 2017, che non arriverà mai, la domanda è: la delega che hai voluto nell'ultima visita, a cosa diavolo serve?".
6 novembre: " Per la cronaca: ancora niente".
"Veramente mi è arrivata a me stamattina ti tel e ti fik6".
11 novembre: "Sei diventato un incubo, ti sogno di notte...".
"Che bello tranquillo ci vediamo mercoledì".
13 novembre: "Quando vuoi, noi ci siamo".
"Venerdì mattina".
15 novembre: "È venerdì, ti aspetto?"
"Sono a xxxxx in tribunale per giuramento di una perizia più tardi mi fermo".
22 novembre: "Quando vieni fammi uno squillo sono giù alle olive".
"Ok".
6 dicembre: "Buona sera. Fra poco scade l'Imu. Vado tranquillo sia per il terreno che per il magazzino?".
"Sì ci vediamo domani mattina e ne parliamo".
9 dicembre: "La domanda è sempre la stessa: mi fido a non pagare?".
10 dicembre: "No ti tel più tardi".
E venne il Covid19, per cui il nuovo primo approccio era saltato a maggio 2020, per un'altra operazione.
1° maggio: "Mi si è sfasciato il pannello solare e per la sostituzione, tra le altre carte, viene richiesta la visura catastale. Quella nuova, che hai sempre dato per uscita, c'è? O devo dare quella vecchia, che però non riporta le modifiche apportate? Ciao".
"mi Tel".
2 maggio: "Lista documenti richiesti per pannello solare. Cosa mi puoi passare tu?".
"tutto lunedì ti dico".
"OK, ci vediamo o sentiamo".
4 maggio: "Cosa fai?".
Pausa feriale primavera/estate.
8 settembre: "Come è poi finita l'indagine sulla classe e categoria dell'alloggio?".
"Ti saprò dire martedì prossimo ho appuntamento al catasto con il responsabile".
"Wow!".
17 ottobre: "Si parla troppo di tassa sulla prima casa. Come siamo messi noi?".
"Tutto postò. Tutto ok".
"Ma classe categoria e categoria sono state ridotte, come dici di aver richiesto a suo tempo?".
"Sì".
"Non è possibile avere una visura catastale aggiornata?".
"Giovedì mattina".
"OK".
24 ottobre: "Niente per noi?".
"No sono chiusi appuntamento mercoledì".
1° novembre: "Ancora niente per noi?".
"Sì giovedì mi danno la ricevuta":
6 novembre: "Novità?".
"È alla firma. Stamattina me l hanno confermato".
"Come dire 'campa cavallo' ".
"Tranquillo siamo in zona rossa".
"Quindi tutto bloccato?.
"No lavoriamo da casa".
"Sì, ma loro rispondono?".
"Sì".
"Fusse che fusse... qui la situazione si fa tragica".
"No tranquillo".
16 dicembre: "Per noi ancora niente?".
"Martedì mi fanno tutto".
"Speriamo, sarebbe un bel regalo per Natale".
"Ok".
24 dicembre: "Io gli auguri te li mando, tu cosa mi porti?".
"Ci vediamo lunedì auguri di buon Natale con famiglia".
14 gennaio 2021: "A quale lunedì ti riferivi?".
10 febbraio: "A che punto siamo?".
"venerdì vado a xxxxx".
13 febbraio: "Hai risolto qualcosa?".
"sì ci vediamo martedì mattina amico mio".
16 febbraio: "Se conti di venire ti aspetto".
"oggi no sono a xxxxx ci dobbiamo vedere venerdì mattina".
Siamo al 28 febbraio e nulla appare dalla nebbia delle chiacchiere.
Fine interludio del geometra.

E passiamo al secondo professionista: l'idraulico. 
Non un idraulico della mutua, quello che gira con una chiave a pappagallo, rotolini di fil di ferro agricolo, con nastro isolante e sputo di lumaca per interventi a tempo determinato, che solitamente non vanno oltre il pagamento della parcella, in nero, che non lascia tracce né del lavoro né fiscali... no, il mio ha un negozio fornito di tutto, emette fatture a richiesta, ha più furgoni che un polipo tentacoli. Qui il fatto da raccontare è assai più breve, ma ugualmente esilarante (che è un modo di dire, per evitare altri termini che potrebbero coinvolgere suoi avi e discendenti per generazioni).
Questa la sequenza dell'evento, il cui inizio risale a fine estate 2019. Avevo notato che dal serbatoio del pannello solare (quello che fornisce acqua calda a gogò, purché il sole semini i suoi raggi con dovizia accettabile) scendevano gocce d'acqua, non dovute all'allentamento di un raccordo. Avevo chiamato il medico lattoniere che aveva diagnosticato una perforazione del serbatoio stesso, guaio curabile solo con il cambio della parte danneggiata.
L'impianto aveva oltre vent'anni, quindi un guasto poteva starci, senza imprecare al destino infame.
Aveva prospettato due soluzioni: cambio del serbatoio a tot euro, ovvero cambio di tutto l'impianto, pannelli e montaggio compreso, per un totale di tot euro seconda ipotesi. La seconda costava esattamente il doppio del cambio del pezzo. Avevo chiesto un preventivo per un contratto di installazione, prima di Natale mi aveva mandato il tutto, depliant e dettagli dell'operazione, con lo smontaggio e il ritiro dei pezzi vecchi compreso nel lavoro.
Con l'inverno, ovviamente il pannello era andato in letargo, per cui avevamo ripreso il discorso nella primavera del 2020. Nel frattempo, complice Covid19, si era fermato il mondo, per cui tutto era stato rinviato a tempi migliori.
Verso metà maggio si era aperto uno spiraglio e la pratica era stata avviata. Una delle condizioni sine qua non per procedere era stato l'invio di un bonifico a saldo totale della fattura, nel frattempo prontamente inviata dal produttore/venditore delle parti materiali dell'impianto.
Era sopravvenuta l'estate, e il montaggio era stato rinviato a causa del lavoro eccessivo per le manutenzioni urgenti di impianti difettosi in seconde case, che alla riapertura estiva dopo il sonno invernale presentavano guai di urgente riparazione.
Pazienza, tanto nel frattempo il pannello antico continuava imperterrito a funzionare, ignaro di essere ormai in stato comatoso. 
Verso metà ottobre, finalmente era venuto a completare il cambio.
E qui ha inizio l'avventura, con una messaggistica che riporto e che si aggancia perfettamente sia al titolo di questo post che alla parte precedente questa.
31 ottobre, sabato: "Buon pomeriggio, scusa se turbo il tuo giusto riposo, ma nel pannello qualcosa non va. Viste le giornate di sole buono e caldo, abbiamo spento il gas, sperando in un'acqua almeno tiepida. Zero assoluto. Te lo passo come compito a casa, da studiare. Intanto buon week end e ciao".
"Buonasera lunedì passo".
2 novembre: "Buongiorno.Ti aspetto o hai altro da fare?".
"Buongiorno, pomeriggio passo".
5 novembre: "Se vieni, quando puoi venire fammi uno squillo, se non piove siamo in giardino per lavori. Buonasera".
"Buonasera scusami domani o al massimo sabato vengo".
18 novembre. " 'Perdete ogni speranza' scriveva Dante. La stessa frase che ripetiamo noi, a distanza di secoli".
31 dicembre: arrivano i suoi auguri, di quelli preconfezionati che aprono con un beneaugurante "Possa questo anno spazzare via il male che ha portato... E con l'augurio più grande che tutto possa ritornare a splendere anche più di prima", completato dal logo del suo negozio.
1 febbraio: "31-10-2020/31-01-2021: fanno tre mesi tondi".
"Buonasera hai ragione con il fatto che piove sempre il pannello non funziona e non mi sonno affrettato cerco di venire in questi giorni".
Fine del dialogo, sono ancora fermo in paziente attesa.
Anche qui siamo al 28 febbraio; una giornata splendida, come altrettante ne abbiamo avute da ottobre in poi, alternate ad altre di pioggia che sembrava essere incessante. L'acqua calda, bollente e abbondante, mi viene fornita dal termocamino, per cui dei pannelli possiamo fare ancora a meno. Prima della primavera/estate spero di vedere risolto il problema.

Nel frattempo ho inviato alla Santa Sede Apostolica Romana un pre-curriculum, da tenere in evidenza per una santificazione immediata, senza se e senza ma e senza miracoli, non appena abbia esalato l'ultimo respiro. Chiederò di essere nominato santo protettore dei 'gatti pazienti', categoria ignorata poiché risultano essere una minoranza insignificante; tanto limitata che so che alla fine sarò santo protettore di me stesso medesimo.

Comunque, incredibilmente, queste due vicende mi divertono: hanno talmente sbracato che perfino alterarsi sarebbe ira sprecata. Inoltre questi due capolavori di affidabilità non leggeranno queste righe, per cui non potrò vedere le reazioni immediate. So anche che una lettera da un legale li porterebbe a collassarsi, non per la presa visione dell'assurdo comportamento, ma per la sicumera che tra amici queste cose non si fanno. Appunto, tra amici...

2 commenti:

  1. mi sono "adirato" io solo a leggere questo post.
    Purtroppo non sono professionisti seri e se hai speso dei soldi forse la lettera del tuo legale sarebbe il minimo, anche se in italia con le lungaggini di cui soffre la giustizia forse non ne vale proprio la pena.
    Buona fortuna

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    1. Quando ho scritto che mi sto divertendo non lo dicevo per dire. Le vicende sono talmente assurde che le vivo come una piece teatrale, una lunga gag comica. Il pensiero del legale non mi ha neanche sfiorato poiché, pur non avendo mai avuto necessità di affidarmi a questi esimi professionisti, li ritengo una delle categorie da cui è meglio stare lontani. Finché si può. E questi sono due casi penosi che non meritano che mi sporchi la fedina. Devo altresì precisare che i due elementi descritti non sono due blatte isolate, lo sono in un territorio che ne abbonda, dove la puntualità e la precisione sono ritenute optional non necessariamente applicabili.
      Spero di avere ancora abbastanza tempo per vedere la fine di queste due storielle. Quando sarà mi limiterò a togliere il saluto a questi due bei tomi.

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