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Visualizzazione dei post da 2019

Botti... la notte di santo Stefano!

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Era prevedibile, non per niente avevo aggiunto al post degli auguri l'anatema contro gli stramaledetti botti, in particolare verso quelli notturni. Che fino a pochi anni fa iniziavano dai primi di novembre per finire dopo l'Epifania. Sicuramente per esaurimento delle merci... dell'esaurimento delle vittime, umane ed animali, le carogne che li sparano se ne fottono allegramente; anzi, più scassano gli zebedei più lo scopo prefisso è raggiunto. Come detto, fino a pochi anni fa. Da allora, vuoi per le campagne di prevenzione, vuoi per i sequestri di quelle che erano diventate vere e proprie bombe, vuoi per le numerose dita gettate ai cani e i tanti bulbi oculari gettati ai gatti, negli ultimi tempi devo ammettere che il fenomeno ha assunto limiti di sopportabilità più... sopportabili. Inducendo a ritenere i pochi che ancora li provocano come dei poveri handicappati, come tali da compatire; non fino al punto di pietirli. Un tempo erano molti stronzi, oggi pochi, ma sempre stro...

Semplicemente, a tutti

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E, visto che ci siamo,

Quando si fa notte

Due poesie di Leonardo Mantoni, tenerezza e calore che, in vista dell'inverno, coi suoi freddi e le sue solitudini, propongono entrambe sentimenti ormai desueti. Int e' scur     ............   Nel buio              "Stà dria a me  ...........   "Vieni accanto a me            adés ch'u slonga  ...........  adesso che si allunga          l'ombra  dla nòta"  ...........  l'ombra della notte".   Cun la ligaza  ............  Col fardello                  di an adòs  ...........  degli anni addosso         e' cor u s'è ardòt  ...........  il cuore si è ridotto        un nid d' paura  ...........  un nido di paura     ènca se u j è la luna.  ...........  anche se c'è la lun...

Goccia su goccia

(Le 'gocce' precedenti sono del 31 luglio e del 27 novembre). La chiusura della 'goccia' precedente accennava velocemente alla cena di fine giornata lavorativa. Ed è proprio una di quelle cene a fare da trampolino di lancio a questa 'goccia'. L'epoca: primavera inoltrata di un anno che fu. Le prime due parti di questo raccontino erano state pollizzate per renderle più commestibili. Questo racconto parla anche di cose serie, quindi sarà umanizzato: i polli saranno ufficialmente colleghi, in veste forzosa di esseri umani; il pollaio resterà pollaio, ristoranti e albergo continueranno ad essere quello che sono da sempre, enti commerciali con fini di lucro.. Oltre l'aggiornamento della diaria e i rimborsi chilometrici, accennati nella precedente 'goccia', altro punto importantissimo era la scelta del ristorante per la cena.  La mensa del pollaio era aperta fino a sera tardi, ma un distacco totale dall'ambiente dopo un'intera giornata son...

Me lavadur (al lavatoio)

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L'articolo su un quotidiano che raccontava di una donna 96enne, Maria Salti, ultima lavandaia di Milano ai Navigli, mi ha portato alla mente questa poesia di F. Gamberini, del 1979, pubblicata nel prezioso libretto  "Garnël 'd guàzza",  editato nell '84 dall'appassionato bibliofilo parmense R. Battaglini. La pubblico in omaggio a quella signora, non senza una considerazione fattuale: le lavandaie antiche sono scomparse, i lavatoi antichi pure; il Parlamento, per antico che sia, rimane, vivo e vegeto più che mai, sempre più astutamente vorace, con panni sporchi e manovre zozze che le lavatrici attuali non riuscirebbero mai a ripulire. Forse le strizzate e le sbattute sulle pietre dei lavatoi di quelle lavandaie raggiungerebbero lo scopo... Forse, ma la speranza che i membri di quel consesso possano 'ripulirsi' e cambiare, va scemando, scomparendo, come quelle lavandaie, le vere 'onorevoli' di fatto. Un altro piccolo grande mondo che se ne va. ...

Altra goccia di un passato lontano

(La puntata precedente ha visto la luce il 31 luglio. Tra ferie, caldo, disastri, strani ribaltamenti e altri eventi mai positivi, siamo arrivati a oggi, 27 novembre. Metto in tavola questa seconda parte, servita in un bacile d'argento, come fosse un  pissin d'or). La vita esterna dei pollastri aveva delle regole precise. Come tutte le regole, ciascun pollo, gatto compreso, le interpretava a modo suo. La chioccia, salvo casi smaccati di stronzaggine, non metteva becco. Purché non le si rompessero le ovaie, andava tutto bene. Periodicamente, lo sparuto gruppo esterni veniva convocato in rapide riunioni presso il pollaio centrale. Di solito, queste coincidevano con la presentazione di un nuovo megadirettore (talvolta addirittura galattico). 'Presentazione', in effetti, è un termine un pochino esagerato: c'era la nomina di questo nuovo megadirettore, il cui nome già circolava da tempo nell'ambiente, le sue funzioni, il suo essere mega, venivano annunciati in pompa ...

Un volo pindarico

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Lo è, a mio modesto parere, già dal titolo, dove il pensare agli angeli, a questo loro volare, porta da subito all'attesa di trovare nel testo un racconto di fantasia, a un qualcosa che si trova solo vagando ben al di sopra delle nuvole. Nel prosieguo della lettura, tale impressione iniziale è confermata da una serie di interpretazioni espresse in un libero pensiero e in un altrettanto scioglimento dialettico, che butta alle ortiche ogni vincolo scritturale. Una libertà assoluta, senza remore o falsi pudori, un caleidoscopio di stili descrittivi, dove il voltare pagina, o al capitolo successivo, non hanno un seguito diretto, restando libera espressione che sembra a sé stante e che invece è tassello da inserire in un mosaico, un puzzle le cui tessere, per essere incastrate, devono essere esaminate attentamente una per una, per arrivare infine ad una creazione artistica uniforme che, nel suo insieme, dà la piacevolezza della visione di un quadro finale di pregio. Ecco, ogni sing...

Greta Tintin

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Un paio di premesse, doverose e preventive, per evitare note infamanti a quanto vado ad esporre. La prima: abbiamo finito la vendemmia, poca roba, ma sempre piacevole e, a modo suo, divertente. Trattandosi di una vendemmia casereccia, chi poco ne sappia sa che per un certo periodo bisogna rimestare il mosto, in lenta ebollizione nel tino. Un'incombenza che non è pesante, ma che ha un inconveniente, insignificante e passeggero: nel rimestare il mosto, in questo si provocano 'fumi' (per gli astemi accaniti, o per gli alcolisti anonimi in recupero, miasmi; ma non lo sono, sia chiaro). Per delicati che siano, questi fumi sono, come dire, ubriacanti. Niente di che, un mezzo litro di rosso ingollato al mattino a digiuno crea lo stesso effetto. Non ho le prove, e temo che un alcoltest sarebbe a rischio sanzione e perdita punti. Col testo a seguire ci c'entra (la poesia non è vino annacquato) niente: è solo un mettere le mani avanti se nel prosieguo dessi un'idea di ...