venerdì 20 gennaio 2012

C'è di peggio

Avevo abbandonato l'idea di parlarne, poiché il troppo alla fine stroppia.
E questo 2011 mi ha stroppiato, fino ad averne nausea perfino a parlarne ancora.
Un articolo su LIBERALVOX di ieri, 19 gennaio, titolato "Batteria scarica. La macchina non parte", descrive molto bene il disappunto, talvolta l'angoscia, di una panne improvvisa che ti mette in ginocchio, soprattutto se capita in un momento in cui l'uso della vettura è urgente ed indispensabile.
E dà consigli sui possibili interventi per rimetterla in moto.
Ho commentato: "C'è di peggio", rimandando a questo post in cosa consista questo 'peggio'.
Torno all'ultimo Natale.
Proprio al giorno di Natale.
Nei giorni precedenti questa festività, avevamo pensato (Elena, Roberta ed io) di prelevare Angela dalla struttura di ricovero e portarcela a casa, per un pranzo tutti insieme e per un pomeriggio in compagnia fuori dall'ambiente assistenziale.
Avevamo concordato tutto, con tutti; la psicologa era particolarmente interessata alle reazioni del ritorno nell'ambiente familiare, foss'anche per una sola giornata.
L'avrebbero preparata per l'uscita verso le 10/10,30 del mattino di quel giorno.
Natale: Elena aveva preparato un pranzo speciale, fatto di cose che Angela un tempo avrebbe divorato (in un tempo in cui la cucina era il suo regno).
Eravamo partiti in orario, facendo un piccolo errore: avevamo preso le chiavi della macchina piccola (una C1 Citroen), e, visto che il tempo sembrava discreto, per non tornare a cambiarle, ci eravamo avviati con quella.
Da casa nostra alla struttura di Angela c'è tutta una serie di viadotti a superare vallate, una appresso all'altra; e in queste vallate tira in continuazione vento, che investe le fiancate delle vetture, fino a farle sbandare quando è particolarmente forte; e ogni tanto a far coricare sulla carreggiata camion, anche di grandi dimensioni.
Alla partenza, da noi era tutto quasi fermo, solo una leggera brezzolina che non ci aveva allarmato più di tanto.
All'uscita di un paio di gallerie avevamo notato che il vento si era fatto forte, ma ne avevamo sottovalutato la violenza.
Ma all'approssimarsi di un paio di ponti più lunghi, col vento sempre più impetuoso e la vettura traballante sotto la sua spinta, avevamo deciso di fare una deviazione, che ci avrebbe consentito di evitare quei ponti passando da una strada più lunga, che correva a ridosso delle colline, fino a passarci sotto e trovarci poi in pieno paese.
Era una deviazione da sempre usata anche dai mezzi pesanti che volevano evitare la trappola di quei viadotti. Ed aveva sempre dato una buona copertura.
A Natale, questo Natale, no: ci siamo trovati in mulinelli di vento, in una strada che dopo ogni tornante ce li faceva trovare più impetuosi.
Avanzavamo marciando sulla sinistra, nel tentativo di trovare un po' di riparo sotto la collina; la destra la evitavamo anche per via dei guard-rail molto bassi, dovuti alla classificazione di strada secondaria, nel timore che ogni colpo di vento fosse quello buono per farci volare nella profonda scarpata sottostante.
Senza girarci troppo intorno: eravamo terrorizzati.
Arrivati proprio sotto il ponte più lungo, avevamo deciso di rinunciare a prelevare Angela, preoccupati di riuscire a fare inversione e tornare indietro.
Avevo fermato la macchina, spegnendo il motore, e, col pianto nell'anima, avevo telefonato per annullare l'appuntamento con Angela. Avevamo da subito pensato al rinvio a Capodanno.
All'avvio, la macchina aveva risposto picche: batteria morta.
E vento sempre più violento.
E neanche un mezzo di passaggio cui chiedere soccorso.
Avevo telefonato a Roberta, che era rimasta a casa in attesa del nostro ritorno, chiedendo il numero di un autosoccorso in zona.
Era Natale: fuori servizio.
Avevo chiamato il 116: numero inesistente.
Il 115: non abilitati a questi interventi, chiamare l'800.116.
Non avendone, per fortuna, mai avuto bisogno, ero fermo al vecchio 116, ora modificato; bene, 800.116: inesistente.
Provo col 113: mi passano il numero del soccorso stradale, 803.116.
Nel frattempo Roberta da casa aveva avvisato un nipote, indicandogli, più o meno, dove eravamo in panne, ma senza specificare di che guasto si trattasse.
Con le speranze ormai al lumicino, avevo chiamato l'803.116, e finalmente avevo avuto un riscontro di interesse al problema.
"E' socio ACI?".
Non lo sono.
"Già solo l'uscita le costerà 120 euro, oltre il costo dell'intervento o il traino".
Il classico: mangia 'sta minestra...
Mentre davo l'adesione al soccorso, era arrivato il nipote, con una macchina più massiccia; senza cavi per un avvio in congiunzione.
Che comunque non saremmo riusciti a piazzare: come ridere, all'apertura del cofano motore, se lo sarebbe portato via, altro che collegamento.
Avevo deciso di lasciare la macchina dov'era, che andasse al diavolo, l'importante era toglierci da quel guano.
Tolti i documenti, ci eravamo trasferiti sulla macchina del nipote, camminando quasi carponi, e aprendo con la forza le portiere, anch'esse a rischio di decollo.
Il pranzo si era poi ridotto a uno sbocconcellare malinconico; avremmo dovuto essere in quattro a ballare l'hully-gully, eravamo rimasti in tre, e avendo 'ballato' veramente nelle tre ore precedenti, non avevamo più voglia di zompare.
Al pomeriggio ancora a vuoto il tentativo di andare da Angela.
All'indomani ero tornato alla macchina insieme al nipote, con i cavi e una batteria nuova.
Vento sempre fortissimo.
Il collegamento dei cavi era andato a vuoto, io aggrappato al cofano per tenerlo ancorato, evidentemente la batteria non era moribonda, era proprio defuntissima.
Cambio batteria nelle stesse condizioni, e rientro a casa con i due mezzi.
Lo stesso pomeriggio, nella visita ad Angela: non aveva protestato con noi per la mancata visita del giorno precedente, ma la coltellata ce la siamo presa ugualmente.
Il giorno prima, nel prepararla, le avevano detto che saremmo andati a prenderla, che doveva farsi trovare bella e pronta.
Saltato l'incontro, il suo commento era stato: "Ma tanto lo sapevo che non sarebbero venuti a prendermi".
Dopo circa 150 giorni era il primo giorno che mancavo di andarla a trovare.
Ma era Natale, e il mio cuore ha pianto.

22 commenti:

  1. Se ti dico che sei jellato è poco, Pietro. Immagino solo la tua rabbia e ancor più quel vento che t'ha tenuto lontano dal tuo volere.
    Ma perchè, mi chiedo, perchè tutte le sciagure s'abbattono sempre e soltanto su una sola persona?
    Che c'è di male a far felice chi si ama? A onarle un giorno diverso, nel calore di un ricordo, d'una speranza?
    Non trovo parole per dirti quanto mi coinvolgi nei tuoi scritti che sono la tua vita, la tua voglia di non mollare mai!
    Il tuo cuore ha pianto, Pietro ed il mio lo ha seguito!
    Elisena

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    1. Il 28, tre giorni dopo, Angela si è fratturato il metacarpo della mano sinistra, quindi anche Capodanno a casa è poi saltato. RX in un ospedale senza presidio ortopedico, quindi consulenza in un altro ospedale a un centinaio di chilometri dal primo. Siamo rientrati nella struttura alle 7,30 di sera, con il personale preoccupato, che aveva messo da parte la cena. Pioveva, tanto per gradire.
      Grazie e un abbraccio.

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  2. Quando ci mettiamo in macchina non pensiamo mai che ci possa accadere il "di peggio". Mi hai fatto ricordare lo scoppio di una ruota in autostrada che mi capitò anni fa in Francia. Rimasi bloccato senza un soldo, con la famiglia, per una settimana in un paese chiamato Avallon. Ricordo ancora l'aria di sospetto con cui mi guardava l'albergatrice.
    ciao

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    1. Purtroppo mi sono allenato a pensarci sempre e dappertutto, non solo in macchina. La prima cosa che ho fatto, andando a pagare il bollo, è associarmi all'ACI. Sotto ricatto della malasorte.

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  3. E' che non ce la possiamo contro tutto gatto, non ce la possiamo...

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    1. Dobbiamo, non c'è scelta. Non posso neanche dire "speriamo che cambi il vento" perché da qualunque parte tiri sono rimasto troppo colpito da questa esperienza, e manco mi accorgerei del cambio di direzione. Però un pizzico di fortuna non guasterebbe.
      Ciao.

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    2. ..poi coi numeri telefonici dei soccorsi, davvero diventa una lotteria...

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  4. Io ho la C1 e confermo che basta un'alitata di chihuahua per farla volare.
    Che storia incredibile, tristemente incredibile.
    Dovremmo chiamarti Superpietro.
    Come il personaggio di un fumetto sei nobile ed eroico e nonostante il tuo cuore spesso pianga affronti le "avversità" con una ostinazione ed una dignità che NOI umani neanche conosciamo.
    Un abbraccio tenero..

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    1. Nei giorni successivi mi sono fatto una cultura sui venti della zona. Se il vento è "di monte", scende dall'alto delle colline verso il mare, che appare increspato dalla riva verso il largo, incanalandosi in tutte le valli; sul tragitto trova questi viadotti che ostacolano il suo progredire, rendendoli pericolosi. Se il vento è "di mare" lo si vede dai marosi che si abbattono con violenza contro gli scogli; tende a salire lungo le valli, passando sotto quei viadotti, che restano immuni dalla sua violenza, per risalire verso la cima delle colline, rendendo pericoloso l'inoltro nelle stesse. Ora so che quel giorno era vento di mare.
      Il 'super' e l'eroico li accetto come iperbole: sono convinto che sono doti di qualunque umano che non abbia altre scelte.

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  5. Mi dispiace davvero tanto credimi, ma secondo me le parole di Maraptica sono importanti, a volte non ce la facciamo. Non ti sentire in colpa mi raccomando, una abbraccio forte a tutti!

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    1. Ernest, non mi sento in colpa, perlomeno intesa come tale: ma è stato un dispiacere troppo grande quel giorno di festa trasformato in un giorno di tristezza, per Angela soprattutto e per noi tutti.
      Grazie, ricambio l'abbraccio.

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  6. Penso al commento di Angela. Davvero triste.

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    1. Di tutta la vicenda è quello che più ha lasciato il segno.
      Un abbraccio.

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  7. Era un'occasione davvero importante. Mi dispiace per Angela. Coragagio comunque, sono cose che capitano.

    Un abbraccio e buon sabato!

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    1. Aspetterò la prossima occasione, cercando di non farla coincidere con festività troppo vistose.
      Ricambio l'abbraccio e che il sole scaldi e illumini il tuo fine settimana.

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  8. Ciao. Senza parole. Ti abbraccio. Buona domenica e un abbraccio ad Angela anche da parte mia quando andrai a trovarla: senza vento, questa volta.

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    1. Da allora, non dico che è sparito ma da 'molto forte' è diventato 'moderato', ogni tanto perfino 'debole'.
      Sicuramente la canzone "Vento... portami via con te" non rientra le mie preferite.
      Ciao e buona domenica.

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  9. Ma che jella... tutto pronto e quanti "intoppi" sono capitati.
    Immagino come ti sei sentito... da piangere.
    Però reagisci... sei un tesoro di marito.
    Ti auguro una buona settimana e senza neanche un minimo "intoppo"
    Un bacio ad Angela

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    1. So solo che "questo" giorno non tornerà più, ma me ne sto facendo una ragione: mi guardo in giro e non sono il solo 'intoppato'. Posso dire "mal comune" ma non posso aggiungere "mezzo gaudio", poiché non c'è proprio niente da godere.
      Grazie, lo passerò oggi stesso.

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  10. Beh, ma chi si chiama "gattonero" dovrebbe saperlo che la sfiga ci vede benissimo.
    Scherzi a parte, davvero una brutta avventura e spero che almeno a Capodanno Angela sia stata in famiglia.
    Comunque lo scorso sabato anche la mia batteria mia ha abbandonato, meno male che avevo l'elettrauto davanti a casa.
    La prossima volta mi compro una chitarra: mai sentito che una chitarra ti lascia in panne :)

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    1. No, neanche a Capodanno; il 28 si è fratturato il metacarpo della sinistra, e anche quella festa è finita in... gloria.
      Ma le chitarre che voltaggio portano?
      (Qualcosa ho già letto, il resto a mozzichi. Ciao.).

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  11. Buongiorno, ho letto e sono senza parole.
    Immagino il dolore del tuo cuore.
    forse conoscendo la zona dovevi aspettartela
    una cosa del genere?
    Ciao gattonero

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